26 febbraio 2010

A.N.P.I. Consiglio Nazionale di Cervia. Una nota di Massimo Rendina

Le conclusioni cui è giunto il Consiglio Nazionale dell'A.N.P.I. nella riunione di Cervia 19-21 febbraio u.s.) non hanno determinato, essendo il Consiglio Nazionale solo organo consultivo, la data e il luogo del congresso nazionale che si svolgerà presumibilmente nel mese di marzo dell' anno venturo. Il Comitato Nazionale preciserà data e luogo e criteri delle rappresentanze provinciali. Siamo entrati comunque nella fase precongressuale che si concentrerà nelle assemblee di sezione il cui svolgimento sarà da ottobre a gennaio 2010-2011.

La relazione introduttiva del Presidente Nazionale dell'A.N.P.I. Sen. Raimondo Ricci, a Cervia, e gli interventi che ne sono seguiti hanno messo in rilievo le difficoltà politiche e sociali che attraversa il Paese, la deriva populista e autoritaria governativa, la crescita del disagio sociale dovuto alla crisi economica, assegnando alla nostra associazione un ruolo che per mandato storico induca le forze politiche di opposizione a formare un fronte comune che, avendo come riferimento la Costituzione, ne difenda i valori di democrazia avanzata e porti alla loro attuazione. L' A.N.P.I. si farà promotrice di iniziative in tal senso, attraverso assemblee locali e una manifestazione popolare nazionale. La Segreteria Nazionale procede a ritmi serrati a completare la struttura associativa nelle province che ne sono carenti.

La delegazione romana e laziale a Cervia ha insistito, anche a fronte della situazione internazionale, sulla necessità di acquisire e trasmettere una nuova cultura che, anche sulla base di ricerche antropologiche, riproponga i temi resistenziali aggiornati al presente. Da ciò la collaborazione sistematica con partiti, sindacati, associazionismo culturale e sociale. Ha posto in rilievo la frattura venutasi a creare nelle coscienze dei cittadini che rifiutano il passato, storicizzandolo, e rifiutano quindi pretese di leadership inficiate dal trasformismo personale che finisce con l’incidere negativamente sulla compagine politica e sulla sua credibilità progettuale. Chiedono quindi che il rinnovamento della politica, da contrapporre a quella della destra, sia determinata anche dal radicale rinnovamento - problema che si porrà anche al congresso dell' A.N.P.I. in relazione alle proprie strutture - della classe dirigente e dei metodi di gestione delle forze democratiche.


Massimo Rendina


24 febbraio 2010

Lettera aperta al Prefetto di Roma



Di seguito la “lettera aperta” al Prefetto di Roma su la questione ed i problemi posti dalla crisi economica, sottoscritta per adesione anche dall'A.N.P.I. di Roma.
Massimo Rendina (Presidente A.N.P.I. di Roma e del Lazio)

Se la vera risposta alla crisi sta diventando la crisi della democrazia quello che sta avvenendo nell’ultimo periodo è degno di riflessione se ancora si hanno a cuore gli spazi di libertà e di agibilità politica nel nostro paese. Ancor di più dovrebbe interessare chiunque voglia ancora denunciare la dilagante e sistematica svolta autoritaria intrapresa negli ultimi anni. Stiamo assistendo quotidianamente al tentativo di risoluzione di gravissimi problemi sociali con provvedimenti di ordine pubblico. Un trattamento particolare già avviato da tempo dentro quel generale laboratorio repressivo che l’attuale governo ha inteso attuare all’interno di una profonda svolta autoritaria. Si va costituendo in Italia la forma dell’eccezionalità sulla norma, nel senso specifico della sospensione dell’ordinamento che la sorregge, trasformando in prassi consolidata la gestione autoritaria della crisi economica e sociale. Il rischio è che prevalga l’idea che dall’emergenza si esca con la sospensione dei diritti, la limitazione delle tutele, delle manifestazioni, del dissenso. E' un disegno intimidatorio che accompagna l'aggravarsi della crisi economica e sociale; proprio mentre chi gestisce politicamente la crisi stessa si vuole esente da ogni giudizio, denuncia, processo.


La conseguenza diretta di questo dispositivo è che nella crisi economica prende forma la crisi democratica. La penalizzazione delle lotte sociali, dell’agibilità politica dei movimenti indipendenti, il bavaglio mediatico imposto alle opposizioni, significano molto di più e rappresentano un tratto ancor più inquietante se considerati all’interno nel contesto politico e sociale più generale nel quale si ascrivono. Il restringimento degli spazi di libertà sta colpendo ampi settori sociali, dalle cariche della polizia sui i lavoratori che stanno perdendo il posto di lavoro come nel caso Alcoa e di altre migliaia di situazioni che potremmo citare agli sgomberi e agli sfratti delle case avvenuti a Roma e poi la limitazione degli spazi di dissenso degli studenti, dei comitati territoriali contro le grandi opere e le speculazioni. E ancora, il sovraffollamento delle carceri, di cui la stragrande maggioranza della popolazione è ancora in attesa di giudizio all’applicazione del pacchetto sicurezza e delle leggi razziste che istituiscono i famigerati CIE, tutto ciò contribuisce a rendere nauseabondo il clima che questo governo ci vuole far respirare.

23 febbraio 2010

La Giornata della Memoria. Veramente?


Un articolo del Segretario dell’A.N.P.I. di Roma, Ernesto Nassi.

Sono dieci anni che in Italia, ufficialmente, il 27 gennaio si ricordano gli orrori dei campi di sterminio nazisti, una delle pagine più vergognose e crudeli della storia dell’umanità.
Le Istituzioni, la scuola, le associazioni dei deportati, della RESISTENZA e dei perseguitati dal nazifascismo, in quel giorno sono impegnate a ricordare il senso della “Giornata della Memoria”, specialmente tra i giovani. Nelle scuole, nelle aule Consiliari dei Comuni e dei Municipi, presso le associazioni di riferimento, i superstiti dei campi incontrano giovani e meno giovani, per raccontare il loro dramma, l’umiliazione sofferta nei lager.
Ho partecipato, come relatore o come uditore, alle assemblee o convegni, per ricordare gli assassinati nei campi di sterminio e posso dire di aver visto diversi stati d’animo tra i partecipanti, alcuni sinceramente commossi altri presenti solo con le parole, senza cuore.
Quando fu istituita questa giornata, lo scopo era (ed è) di tenere vivo il ricordo di quanto accaduto nella seconda guerra mondiale ma, anche, le ragioni politiche ed ideologiche che hanno scatenato questo orrore che, è bene ricordare, riguarda lo sterminio di ebrei e zingari, oltre l’assassinio di migliaia di soldati sovietici, testimoni di Geova, asociali (tra cui le lesbiche) disabili, omosessuali, partigiani, oppositori politici al nazismo, lavoratori scioperanti, polacchi, jugoslavi, greci e tanti altri, per oltre 11 milioni di morti.
Una cosa è certa: i nostalgici del nazismo e del fascismo, questa legge l’hanno digerita malvolentieri, tanto è vero che da sempre tentano di raccontare un’altra storia in merito, cercando di “sminuire le responsabilità” del nazifascismo o quanto meno, in casa nostra, raccontando di un fascismo con lievi responsabilità rispetto al nazismo oppure, addirittura omettendole.
In questa giornata ci sono forti richiami a non dimenticare, anche da parte di rappresentanti delle Istituzioni, politicamente di destra, orgogliosamente fasciati dal Tricolore, pronti a condannare quanto accaduto e in alcuni casi (come a Roma) lo stesso regime fascista.
Però, nei fatti, credo sia molto difficile, per chi è cresciuto nella retorica dell’Italia fascista, comprendere il significato più vero della memoria condivisa, ed ecco allora, con tanta superficialità, la contrapposizione “Foibe” ai campi di sterminio, le vittime delle “Stragi nascoste” alle vittime del “triangolo rosso”; quasi come voler mettere nella bilancia della storia, il peso della morte, omettendo le dovute differenze numeriche e dando una fastidiosa impressione di equiparazione storico-politica delle responsabilità, così come l’aberrante proposta di legge di equiparazione tra repubblichini e Partigiani, asserendo il diritto di un riconoscimento perché combattenti, comunque, appropriandosi di un distorto uso della storia.

Il "popolo viola" di nuovo in piazza. L’adesione dell’A.N.P.I. di Roma

L’A.N.P.I di Roma e del Lazio aderisce alla manifestazione nazionale in difesa della Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza, contro il legittimo impedimento ed a sostegno degli organi di garanzia costituzionale, promossa dagli organizzatori del No-B-Day del 5 dicembre 2009.
Roma, 27 febbraio Piazza del Popolo, appuntamento alle ore 14 con striscioni e fazzoletti della nostra Associazione.

19 febbraio 2010

All Reds Frames. Mostra fotografica sulla prima squadra di rugby “partigiana”

Gareggiano con il logo dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia sul braccio per coniugare lo sport con l’impegno civico, per recuperare il valore sociale del gioco e dimostrare che il rugby non è una attività per ‘uomini duri’. Sono i ragazzi e le ragazze della All Reds Rugby Roma, squadra romana di serie C, che hanno fondato la Sezione A.N.P.I. intitolata a Renato Biagetti, un ragazzo di 26 anni ucciso a Roma nel 2006 da un gruppo di fascisti. Alla squadra maschile degli All Reds è dedicata la mostra fotografica che si svolgerà domenica 21 febbraio dalle ore 18 presso la Casa del Popolo Trionfale, piazzale degli Eroi 9. La mostra è stata promossa dalle Sezioni A.N.P.I. di Roma "Martiri de La Storta" e "Renato Biagetti". Saranno presenti la squadra di rugby e il Segretario dell’A.N.P.I. di Roma, Ernesto Nassi. Fotografie di Silvia Pettini, art director Luca Attenni. Ingresso libero con aperitivo, buffet e dibattito.


Presentazione del Libro "Soldato della Resistenza"



17 febbraio 2010

Regionali: Massimo Rendina, il calendario su Mussolini e' apologia del fascismo

Roma, 16 feb. - (Adnkronos) - ''L'idea cervellotica del candidato a consigliere regionale del Lazio Luigi Celori del Popolo delle liberta', di accompagnare gli appelli a votarlo con un calendario con le foto di Mussolini, piu' che indignare gli appartenenti alla citta' medaglia d'oro della Resistenza per apologia del fascismo che la Costituzione e le leggi dello Stato vietano, suscita, con ilarita', la domanda se chi e' privo di decenza civica possa ricoprire cariche pubbliche''. Lo dichiara Massimo Rendina, presidente di Anpi Roma e Lazio

11 febbraio 2010

La Giornata del Ricordo - Comunicato Stampa

Soldati italiani e fascisti in Kosovo, 1941



In occasione della Giornata del Ricordo dedicata ieri ai martiri occultati nelle foibe carsiche dai partigiani di Tito e dalla popolazione locale, l' ANPI di Roma e Lazio ha riconfermato la condanna delle azioni criminali compiute nella ex Jugoslavia durante il secondo conflitto mondiale e a pace conclusa. Ha anche espresso solidarietà ai famigliari delle vittime e a quanti italiani furono costretti ad abbandonare terra e averi per rifarsi una vita altrove. Non può tuttavia esimersi dal riconoscere l'apporto degli italiani alla Guerra di Liberazione nei Balcani, non rievocare il sacrificio di oltre sessantamila nostri militari là caduti, come non può tacere sulla strumentalizzazione dei crimini fatta ieri dalla destra per indurre a qualificare nello stesso modo i combattenti della libertà e i nazifascisti quasi che i delitti delle foibe, incerto il numero degli uccisi -non oltre i diecimila nella stessa storiografia fascista- possano equipararsi a quelli dei campi di sterminio tedeschi e giapponesi ove perirono 26 milioni di esseri umani

L'ANPI di Roma e Lazio non indugia certamente sul conteggio dei morti, ma rileva come nella Giornata del Ricordo si sia data alla storia una interpretazione parziale tacendo sugli orrori commessi dal fascismo in Jugoslavia durante il Ventennio con la forzata accolturazioine della popolazione diventata italiana alla fine della Prima Guerra Mondiale, e poco prima della Repubblica Sociale, e durante il suo corso, mediante fucilazioni di massa e distruzione di villaggi in Slovenia e Croazia sulla base di semplici sospetti di collusione con la Resistenza. .

Ritiene pertanto che alla completezza dell'informazione mancata ieri si provveda facendo piena luce sugli avvenimenti, rendendo finalmente note anche le conclusioni delle commissioni italojugoslave istituite con il Trattato di Osimo,in parte secretate. Manca inoltre la ricostruzione storica della protezione offerta ai criminali nel dopoguerra rifiutando la richiesta della Jugoslavia che voleva processarli, e va rilevata la tolleranza verso il colpevole più noto, il generale Roatta lasciato fuggire dall' Italia per rifugiarsi nella Spagna. di Franco.

Tali vuoti storici e tali ambiguità si accompagnano alla omissione relativa alla commissione interparlamentare sulle stragi nazifasciste nel nostro Paese, scoperto l'"armadio della vergognosa", non ricostituita in questa legislatura, conclusa la precedente con un nulla di fatto.

05 febbraio 2010

GIOVEDÌ 4 FEBBRAIO 2010 Appello alla società civile, ai partiti, ai candidati, agli eletti

Di seguito il testo dell'appello presentato dalle Associazioni antifasciste e partigiane di Roma nel corso di una Conferenza stampa.
Il presente appello vuole essere un accordo e un rinnovo del patto costituzionale che ogni cittadino ed ogni eletto nelle istituzioni democratiche e nei partiti dovrebbe aver ben saldo nella propria coscienza e nel proprio DNA.
Visti i recenti fatti, dalle scritte alle dichiarazioni di molti esponenti politici sul fascismo, l’antisemitismo e il razzismo e il costante attacco ai valori della nostra Carta Costituzionale e della nostra nazione, chiediamo agli aderenti di:
- rispettare la Carta Costituzionale in tutte le sue parti impegnandosi a valorizzarla e difenderla
- respingere ogni azione tesa al revisionismo storico sulla lotta antifascista durante il ventennio, sulla Resistenza e allo screditamento delle forze alleate e partigiane.
- non finanziare associazioni che promuovano dis-valori quali l’intolleranza, il razzismo e la discriminazione esplicitamente o celandoli all’interno dei loro dettami ideologici

Ripuliamo l'Esquilino dai manifesti abusivi (e fascisti)! 2° round



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