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Fuori la guerra dalla storia

Le nostre sezioni

15 giugno 2011

Una nota di Massimo Rendina sul Referendum del 12-13 giugno

Il commento ai risultati dei quattro referendum, sull'acqua, il nucleare e la parità dei cittadini di fronte alla legge, sembrerebbe superfluo, dato il risultato clamoroso che non lascia spazio a dubbi e illazioni e rende ridicole le conclusioni di taluni personaggi della destra che hanno visto fallire i tentativi di impedire l'espressione della volontà popolare e screditare l'iniziativa attraverso la diserzione alle urne. Il problema che si pone va al di là della manifestazione referendaria dedicata a temi specifici. Investe il cambiamento in atto nella società e le conseguenze che esso assume nello scenario politico. E conferma, con l'essere assecondato dalla comunità nazionale, quanto pertinenti siano le iniziative, pur nella modestia numerica, assunte dall'ANPI di Roma addirittura da qualche anno, dedicando osservazioni, studi e documentazione all'antropologia -ne fanno fede gli articoli sul periodico "Persona e società"- riportando al centro della società la persona umana e i rapporti che essa stabilisce con gli altri nell'impegno della crescita democratica.
Un intendimento accolto e perseguito anche in talune sezioni e circoli di Roma e Lazio ma non sufficientemente apprezzato dagli stessi vertici nazionali dell'ANPI sollecitati a riprendere, aggiornare, riproporre in funzione propedeutica i temi della Resistenza. Non si tratta solo di un intendimento, ma di una scelta politica che ha portato l'ANPI di Roma a formare il "fronte di rigenerazione democratica" con partiti, sindacati, associazionismo laico e religioso, avendo presenti le intuizioni profetiche di Aldo Moro sulla presenza di una società, specie giovanile, in evoluzione e formazione multiforme. al di fuori dei partiti ma che i partiti, elemento fondamentale del sistema democratico, avrebbero dovuto interpretare e rappresentare.
Se va riconosciuta la coerenza dell'ANPI nel considerare la Costituzione come compendio delle istanze resistenziali promotrici di propositi e nonne non si può non rilevare la insufficienza di elaborazione politica culturale, considerando la stessa Costituzione come esaustivo punto di arrivo e non di avvio, approfondendone e aggiornandone i temi, a fronte di un mondo che pone la persona di fronte a nuove responsabilità, derivate dalla globalizzazione, dalle tecniche di comunicazione, dal progresso scientifico, da una nuova cultura a salvaguardia del pianeta e dell' impiego delle risorse. Ci chiediamo anche se gli organi nazionali dell'ANPI stanno seguendo l'evoluzione culturale, cogliendone i tratti essenziali e le differenze, dei movimenti insurrezionali arabi, e dei processi culturali nelle realtà delle nuove aree industrializzate. Il presidente nazionale Smuraglia ha compiuto il 2 giugno un intervento largamente apprezzato sulla situazione politica italiana , una presenza autorevole della nostra associazione nel contesto nazionale. Ma occorre che sia seguita da un programma significativo, ampiamente e capillarmente partecipato, nella costituzione della nuova ANPI auspicata dal congresso di Torino.