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30 maggio 2025

30 maggio 1944: morte di Eugenio Colorni

Il 30 maggio 1944, esattamente ottanta anni fa, Eugenio Colorni moriva all'Ospedale San Giovanni a seguito delle conseguenze di una ferita infertagli durante un conflitto a fuoco con alcuni militi fascisti.

Nato a Milano nel 1909, sin dagli anni degli studi giovanili, avviati presso il Liceo Manzoni e proseguiti poi presso l'Università Statale di Milano, dimostrò una spiccata propensione per la filosofia: in questi anni aderì alla corrente idealistica adunata attorno a Benedetto Croce e iniziò la propria attività antifascista nell'ambiente studentesco.

Dopo alcuni anni di studio trascorsi in Germania, ove conobbe e sposò Ursula Hirschmann, rientrò in Italia nel 1933 e si dedicò all'insegnamento nei licei, prima a Voghera e poi presso l'Istituto Magistrale "Giosuè Carducci" di Trieste, intensificando la propria attività politica con l'adesione prima al gruppo di Giustizia e Libertà e poi al Centro socialista interno di Milano: qui conobbe, tra gli altri, Lelio Basso, Rodolfo Morandi e Lucio Luzzatto. Dopo aver ufficialmente aderito al Partito Socialista Italiano nel 1937, fu arrestato l'anno successivo e confinato a Ventotene, ove aderì alle idee federaliste e collaborò assieme a Manlio Rossi Doria, Ernesto Rossi e Altiero Spinelli alla stesura del Manifesto di Ventotene. Grazie al trasferimento a Melfi, in Lucania, riuscì a sfruttare l'occasione di una visita medica per poter evadere e riprendere in clandestinità l'attività politica. Dopo la caduta del fascismo, nell'agosto 1943, contribuì attivamente alla nascita del Partito Socialista di Unità Proletaria.

Sin dall'8 settembre, Colorni fu particolarmente attivo nella struttura militare clandestina del partito: assieme al ferroviere Alessandro Sideri, anch'egli socialista, mise in piedi l'organizzazione dei ferrovieri del partito e contribuì assieme alla federazione giovanile del partito alla nascita della prima Brigata Matteotti. Fu inoltre, assieme a Saverio Tunetti, caduto a La Storta, a capo della III zona operativa, comprendente una vasta area che andava da Ponte Milvio sino al Tiburtino III.

Il 28 maggio 1944, mentre si recava ad una riunione clandestina in vista della prevista insurrezione cittadina, si imbatté in Via Livorno, nei dintorni di Piazza Bologna, in una pattuglia di militi della Banda Koch, i quali gli spararono mentre tentava di fuggire: raggiunto da una raffica di mitra, morì due giorni dopo per la gravità delle ferite ricevute.