Nato a Palermo nel 1937, Mario Amato si trasferisce a Roma, ove svolge mansioni dirigenziali in vari ministeri per poi dedicarsi alla professione notarile. Dopo aver vinto nel 1970 il concorso in magistratura, durante il periodo di tirocinio ricopre l'incarico di uditore giudiziario, assumendo successivamente quale proprio primo incarico il ruolo di sostituto procuratore presso la Procura della Repubblica di Rovereto, a capo della quale viene posto nel 1976. Tornato nella capitale nell'estate del 1977, il giudice Amato indaga in qualità di sostituto procuratore presso la Procura della Repubblica di Roma sugli ambienti eversivi del neofascismo romano, agendo in un isolamento quasi totale e mettendo in luce i legami di importanti esponenti dei NAR e del disciolto movimento Ordine Nuovo con l'élite borghese romana e la rete di connivenza che all'interno di tali contesti li protegge e li tutela dalle indagini della magistratura, spesso più impegnata a fronteggiare il terrorismo di sinistra. Nel far ciò, si riallaccia alle indagini svolte dal giudice Vittorio Occorsio, assassinato dal militante dei NAR Pierluigi Concutelli il 10 luglio del 1976 a causa delle sue indagini sui legami tra movimenti neofascisti, logge massoniche segrete e apparati deviati dello Stato, nonché sulle rispettive responsabilità nell'ambito dell'elaborazione di quella che già al tempo venne definita "strategia della tensione".
Amato riesce così a mettere a fuoco i legami tra i neofascisti e i componenti della nascente banda della Magliana ed intuisce i legami tra sottobosco finanziario, economico e potere pubblico, comprendendo che, nella clandestinità, i NAR si stavano organizzando in maniera non dissimile da analoghe sigle terroristiche della sinistra estrema quali le Brigate Rosse. Isolato all'interno della Procura e sottoposto addirittura agli attacchi di colleghi legati ai gruppi neofascisti, ad Amato viene persino negata la scorta, sino al tragico epilogo della sua attività in quel mattino del giugno 1980. Di lì a poco, gli stessi autori del suo assassinio si sarebbero resi responsabili della più efferata tra le stragi della storia dell'Italia repubblicana, la strage di Bologna.
Vogliamo ricordare la figura e l'opera di Mario Amato quale tenace e leale servitore dello Stato e della Costituzione antifascista, nel cui nome assolse alle proprie mansioni contribuendo in maniera decisiva all'eradicamento del terrorismo neofascista: nel suo ricordo proseguiamo la nostra battaglia quotidiana per la messa al bando delle organizzazione neofasciste nel segno dell'antifascismo.