Inizialmente rivendicato da gruppi neofascisti, l'attentato fu successivamente riconosciuto quale opera di una assai opaca rete di esecutori legati alla camorra e a Cosa Nostra: il principale responsabile fu riconosciuto nel mafioso Giuseppe Calò, in stretti rapporti con la banda della Magliana, la P2 e gli ambienti del Vaticano.
Si trattava del primo atto della strategia eversiva e stragista della mafia, destinata a culminare nel biennio 1992-1993 con gli attentati ai giudici Falcone e Borsellino, la strage di Via dei Georgofili, gli attentati contro alcune chiese di Roma e numerosi altri atti terroristici. Recentemente, ulteriori indagini hanno messo in luce il supporto offerto agli esecutori della strage da parte degli ambienti neofascisti e dei servizi segreti deviati.