Nessun sostegno alle mamme per continuare la razza. Le donne del Coordinamento donne dell'ANPI di Roma invitano a ricordare e riflettere.
La lotta di Liberazione vide le donne
protagoniste della Resistenza Civile e della guerra armata, donne combattenti e
armate, in prima linea, membri dei GAP e
delle SAP. Le donne abbandonarono il focolare per impegnarsi
nella guerra partigiana. Si veniva da anni di politica anti-femminista, basata
sull'idea di donna madre e casalinga. Il fascismo fece della donna una macchina
della riproduzione e della maternità, un oggetto di pubblica esaltazion, a
sostegno della forza nazionalista dello Stato. Le donne furono escluse dalla
partecipazione alla vita pubblica e politica. la questione demografica fu
affrontata in nome del superiore interesse dello Stato, in termini di quantità,
anziché di qualità. lo Stato fascista vietò l'uso di anticoncezionali e il ricorso
all'aborto per aumentare il numero delle nascite. le donne furono private del
diritto di voto e della possibilità di prendere decisioni di natura commerciale
o giuridica senza l'autorizzazione del padre o del marito. Ogni aspetto della
vita delle donne fu subordinato agli interessi dello Stato, al punto da negare,
in assoluto, ogni forma di emancipazione femminile. L'unico scopo della vita
della donna erano i figli. Il proseguo degli studi e le possibilità lavorative
si ridussero in maniera drastica fino allo scoppio della Seconda Guerra
Mondiale quando le donne iniziarono a prendere il posto degli uomini ,chiamati
alle armi, al fine di provvedere al sostentamento di famiglie con prole
numerosa. Nel 1948 con la Costituzione si volle dar vita ad una nuova società
italiana attraverso principi che miravano allo sviluppo della scocietà,
necessariamente interconnesso con la crescita e lo sviluppo personale e
professionale di ogni individio, uomo o donna che fosse. L'articolo 3 esprime
chiaramente questo principio di Uguaglianza: "Tutti i cittadini hanno pari
dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso,
di razza, di lingua, di religione,di opinioni politiche, di condizioni
personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di
ordine economico e sociale che,limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza
dei citta dini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva
partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e
sociale del Paese". L'articolo 37
aggiunge: "la donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di
lavoro,le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di
lavoro devono consentire l'adempimento della sua essenziale funzione familiare
e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione".