Domenica 23 settembre alle ore 11:00, nel quartiere di Casalbertone in piazza Enrico Cosenz l’ANPI, insieme alle associazioni dei deportati (ANED), dei perseguitati politici antifascisti (ANPPIA) degli ex internati (ANEI) e alla Federazione Italiana Associazioni Partigiane (FIAP), ricorderà il partigiano Giorgio Marincola nell’anniversario della sua nascita (23 settembre 1923).
Marincola nacque in
Somalia a Mahaddei Uen da un sottufficiale italiano, Giuseppe Marincola e da
una donna somala Aschirò Hassan.
A Roma Giorgio Marincola
fu allievo del professor Pilo Albertelli, comandante del Partito d’Azione assassinato
dai nazifascisti alle Fosse Ardeatine il 24 marzo 1944.
La sua formazione
culturale all’antifascismo si intrecciò con la sua vicenda personale, facendo
di Marincola non solo un partigiano italiano dalla pelle nera ma un esempio «visivo»
dei valori di libertà, uguaglianza, emancipazione sociale e democrazia che la Resistenza oppose
irriducibilmente, come idea alternativa di società, contro la barbarie
nazifascista.
Entrato in clandestinità
nel 1943 nelle fila del Partito d’Azione, Giorgio Marincola divenne uno dei
protagonisti della Resistenza a Roma proseguendo poi la lotta antifascista sia
nel viterbese sia nelle fila dell’intelligence militare britannica, lo Special
Operations Executive.
Aviolanciato nell’agosto
1944 nella zona di Biella per alimentare la guerriglia partigiana in Piemonte
venne catturato dai nazisti nel gennaio 1945 e successivamente deportato a
Bolzano da dove venne liberato il 30 aprile 1945.
Aggregatosi ad una banda
partigiana della Val di Fiemme venne ucciso il 4 maggio del 1945 a Stramezzino nel corso
di uno scontro a fuoco contro un’autocolonna di SS in ritirata.
La vita di Giorgio
Marincola rappresenta una delle tante e straordinarie storie della Resistenza
che giungono da tempi lontani ed approdano ai giorni del nostro incerto
presente.
Un presente caratterizzato
da pericolosi ritorni al nazionalismo, alla discriminazione etnica e razziale,
alla paura della diversità percepita come minaccia «identitaria» ad un presunto
«corpo unico della nazione» che al contrario riuscì a riemergere dalle macerie
del fascismo, nella sua forma democratica e costituzionale, solo grazie al portato
valoriale concreto della Lotta di Liberazione che fu: internazionale, multiculturale,
socialmente egualitaria, politicamente inclusiva e partecipativa.
Le paure di oggi hanno trovato e trovano alimento dal
crescere incessante di diseguaglianze sociali intollerabili, dal ricorso
continuo alla guerra come strumento di governo degli equilibri internazionali
e, in Italia, dalla sistematica disapplicazione e violazione della Costituzione
repubblicana nel suo asse essenziale ed indispensabile di diritti dei
cittadini: dal lavoro alla salute, dall’istruzione al diritto alla casa, dal
ripudio della guerra alla solidarietà sociale fino al rifiuto di ogni
discriminazione di sesso, razza, religione, condizioni personali e sociali.
Sottratta ad ogni forma di retorica celebrativa la storia di
Giorgio Marincola, combattente antifascista dalla pelle nera, riemerge
vivissima nelle piaghe materiali della crisi del nostro presente, e per questo
ricordarla deve servire a spingerci all’azione ed alla lotta per la
riaffermazione dei valori e della «moralità della Resistenza». Allo stesso
tempo ci ammonisce, una volta di più, a ribadire l’esistenza di una sola razza,
unico vero patrimonio collettivo dell’Italia e dell’Europa di ieri e di oggi:
la razza di quelli come Marincola. Razza partigiana.
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