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27 febbraio 2019
28 febbraio 1978 - 2019: Roberto Scialabba - 41 anni ma non dimentichiamo. Porta un fiore a Roberto - Piazza Don Bosco ore 17,00
Il 28 febbraio 1978 i fascisti dei N.A.R. assassinavano Roberto Scialabba.
Nella tarda serata del 28 febbraio otto fascisti si avviano con tre auto verso Cinecittà, il loro scopo è ammazzare i “compagni” . L’obiettivo è lo Stabile Occupato di Calpurnio Fiamma, luogo di aggregazione di centinaia di giovani del quartiere. A quell’ora, sono circa le 23, davanti lo stabile non trovano nessuno; i fascisti allora puntano verso Piazza S. G. Bosco altro posto storico d’incontro dei compagni della zona. Due auto vengono lasciate in una stradina vicina e con una FIAT 132, in cinque, raggiungono la piazza; sono Valerio e Cristiano Fioravanti, Alessandro Alibrandi, Franco Anselmi e Francesco Bianco. Dall’auto scendono i due fratelli Fioravanti e Anselmi, puntano verso un gruppetto di giovani, seduti a parlare su una panchina, ritenuti di sinistra per i capelli lunghi e l’abbigliamento. Sparano quasi subito, colpiscono due fratelli, Nicola e Roberto Scialabba. Nicola riesce a mettersi in salvo. Roberto (24 anni) ferito cade a terra, Valerio Fioravanti gli monta sopra e gli spara due colpi alla testa.
Il vile e criminale raid è compiuto. Qualche ora dopo i fascisti rivendicano l’assassinio con una telefonata al “Messaggero” a nome della “Gioventù Nazional Popolare”.
Nella tarda serata del 28 febbraio otto fascisti si avviano con tre auto verso Cinecittà, il loro scopo è ammazzare i “compagni” . L’obiettivo è lo Stabile Occupato di Calpurnio Fiamma, luogo di aggregazione di centinaia di giovani del quartiere. A quell’ora, sono circa le 23, davanti lo stabile non trovano nessuno; i fascisti allora puntano verso Piazza S. G. Bosco altro posto storico d’incontro dei compagni della zona. Due auto vengono lasciate in una stradina vicina e con una FIAT 132, in cinque, raggiungono la piazza; sono Valerio e Cristiano Fioravanti, Alessandro Alibrandi, Franco Anselmi e Francesco Bianco. Dall’auto scendono i due fratelli Fioravanti e Anselmi, puntano verso un gruppetto di giovani, seduti a parlare su una panchina, ritenuti di sinistra per i capelli lunghi e l’abbigliamento. Sparano quasi subito, colpiscono due fratelli, Nicola e Roberto Scialabba. Nicola riesce a mettersi in salvo. Roberto (24 anni) ferito cade a terra, Valerio Fioravanti gli monta sopra e gli spara due colpi alla testa.
Il vile e criminale raid è compiuto. Qualche ora dopo i fascisti rivendicano l’assassinio con una telefonata al “Messaggero” a nome della “Gioventù Nazional Popolare”.
Il 30 settembre del ‘77 era stato ucciso dai fascisti Walter Rossi, Roberto lo aveva così ricordato:
«Una lacrima scivola sul viso,
una lacrima che non doveva uscire,
il cuore si stringe,
si ribella,
i suoi tonfi accompagnano slogan che si alzano verso il cielo
"non basta il lutto pagherete caro pagherete tutto"».
«Una lacrima scivola sul viso,
una lacrima che non doveva uscire,
il cuore si stringe,
si ribella,
i suoi tonfi accompagnano slogan che si alzano verso il cielo
"non basta il lutto pagherete caro pagherete tutto"».
26 febbraio 2019
2 marzo 2019 ANPI Monterotondo
ANPI Sezione Edmondo Riva - Monterotondo invita a partecipare all'evento che si terrà SABATO 2 MARZO a partire dalle ore 19,30 presso Il Cantiere, in Via Aldo Moro snc a Monterotondo Scalo.
Il programma della serata sarà il seguente:
• Presentazione del libro "Gli uomini di Mussolini" con l'autore Davide Conti consulente dell'Archivio storico del Senato della Repubblica.
Le carriere nell’Italia democratica di alcuni dei principali uomini del regime di Mussolini.
Alla fine della Seconda guerra mondiale molti tra i più alti vertici militari delle Forze armate italiane vennero accusati da Jugoslavia, Grecia, Albania, Francia e dagli angloamericani di crimini di guerra. Nessuno venne mai processato in Italia o epurato, nessuno fu mai estradato all’estero o giudicato da tribunali internazionali, tutti furono reinseriti negli apparati dello Stato postfascista con ruoli di primo piano.
A salvarli furono gli equilibri della Guerra fredda e il decisivo appoggio degli alleati occidentali grazie a cui l’Italia eluse ogni forma di sanzione per i suoi militari. Tanti di loro furono reintegrati negli apparati dello Stato come questori, prefetti, responsabili dei servizi segreti e ministri della Repubblica e poi coinvolti nei principali eventi del dopoguerra: il referendum del 2 giugno; la strage di Portella della Ginestra; la riorganizzazione degli apparati di forza anticomunisti e la nascita dei gruppi neofascisti coinvolti nel «golpe Borghese» del 1970 e nel «golpe Sogno» del 1974. Il loro reinserimento diede corpo a quella «continuità dello Stato» che rappresentò una pesante ipoteca sulla storia repubblicana.
• Spettacolo Teatrale DRUG GOIKO interpretato da Pietro Benedetti sulla vita del partigiano Nello Marignoli, che dopo aver aderito alla lotta partigiana e aver contribuito a liberare la sua terra, il viterbese, raggiunge la zona al confine tra Italia e Slovenia per continuare a combattere l'oppressore nazifascista.
Un vibrante monologo che è un passaggio di testimone, un invito a non dimenticare e soprattutto a costruire dialogo e amicizia tra i popoli.
L'evento sarà preceduto da un aperitivo
Il Direttivo ANPI Sezione Edmondo Riva - Monterotondo
Il programma della serata sarà il seguente:
• Presentazione del libro "Gli uomini di Mussolini" con l'autore Davide Conti consulente dell'Archivio storico del Senato della Repubblica.
Le carriere nell’Italia democratica di alcuni dei principali uomini del regime di Mussolini.
Alla fine della Seconda guerra mondiale molti tra i più alti vertici militari delle Forze armate italiane vennero accusati da Jugoslavia, Grecia, Albania, Francia e dagli angloamericani di crimini di guerra. Nessuno venne mai processato in Italia o epurato, nessuno fu mai estradato all’estero o giudicato da tribunali internazionali, tutti furono reinseriti negli apparati dello Stato postfascista con ruoli di primo piano.
A salvarli furono gli equilibri della Guerra fredda e il decisivo appoggio degli alleati occidentali grazie a cui l’Italia eluse ogni forma di sanzione per i suoi militari. Tanti di loro furono reintegrati negli apparati dello Stato come questori, prefetti, responsabili dei servizi segreti e ministri della Repubblica e poi coinvolti nei principali eventi del dopoguerra: il referendum del 2 giugno; la strage di Portella della Ginestra; la riorganizzazione degli apparati di forza anticomunisti e la nascita dei gruppi neofascisti coinvolti nel «golpe Borghese» del 1970 e nel «golpe Sogno» del 1974. Il loro reinserimento diede corpo a quella «continuità dello Stato» che rappresentò una pesante ipoteca sulla storia repubblicana.
• Spettacolo Teatrale DRUG GOIKO interpretato da Pietro Benedetti sulla vita del partigiano Nello Marignoli, che dopo aver aderito alla lotta partigiana e aver contribuito a liberare la sua terra, il viterbese, raggiunge la zona al confine tra Italia e Slovenia per continuare a combattere l'oppressore nazifascista.
Un vibrante monologo che è un passaggio di testimone, un invito a non dimenticare e soprattutto a costruire dialogo e amicizia tra i popoli.
L'evento sarà preceduto da un aperitivo
Il Direttivo ANPI Sezione Edmondo Riva - Monterotondo
25 febbraio 2019
3 marzo 2019: Il Carnevale dei colori - 2 edizione
iniziativa organizzata in prossimità del martedì grasso dall’Anpi Villa Gordiani, in collaborazione con l’Associazione “Nonna Roma” e la libreria Todomodo. Si tratta di una manifestazione interculturale - il “Carnevale dei colori - 2a edizione” - per dire no ad ogni forma di razzismo e discriminazione. Bambine e bambini di diverse culture e nazionalità sfileranno in maschera per le vie del quartiere Tor de Schiavi, per poi ritrovarsi in libreria e fare merenda insieme (la merenda sarà offerta dalle associazioni coinvolte). L’iniziativa si svolgerà domenica 3 marzo dalle ore 15.30.
Iscritti e cittadini del quartiere sono stati invitati a partecipare alla raccolta di abiti di Carnevale usati che saranno donati per l’occasione ai bambini provenienti da famiglie a rischio di esclusione sociale. Gli abiti potranno essere portati dal 27 febbraio al 1 marzo presso la libreria Todomodo negli orari d’apertura.
PROSEGUE SENZA SOSTA IL PERCORSO DELL'ANPI NELLE SCUOLE DI ROMA.
PROSEGUE SENZA SOSTA IL PERCORSO DELL'ANPI NELLE SCUOLE DI ROMA. PARTECIPAZIONE ATTENTA ED ENTUSIASTA DEGLI STUDENTI AI PROGETTI.
Come al liceo Giordano Bruno il 22 febbraio e al Margherita di Savoia il giorno 21, stamattina all’Istituto Faraday di Ostia si è svolta la terza conferenza del progetto promosso dall’amministrazione capitolina “Italia e Jugoslavia nella Seconda Guerra Mondiale”, curato dall’ANPI Provinciale di Roma. Nei diversi incontri si sta registrando la partecipazione entusiasta degli studenti e dei docenti e una forte richiesta di approfondimento storico. Proponendosi di promuovere la conoscenza storica del contesto e dei drammatici eventi che caratterizzarono i rapporti tra Italia e Jugoslavia, il progetto, attraverso una lezione frontale, prende in esame l’occupazione nazista e fascista di quei territori, affronta lo sviluppo del movimento di Resistenza e arriva infine alla ricostruzione delle violenze consumatesi nei confronti delle popolazioni italiane alla fine della guerra. Portato avanti con fonti e documentazioni riconosciute in ambito nazionale ed internazionale e basato sulla massima e curata serietà storiografica, il progetto, nel valorizzare i principi fondamentali espressi nell’articolo 11 della Costituzione Italiana, ha come obiettivo cardine la formazione di una coscienza cittadina incentrata sul carattere inclusivo e di amicizia del rapporto e delle relazioni tra i popoli. Oltre agli obiettivi formativi, il messaggio di pace e amicizia tra i popoli lanciato attraverso la ricostruzione storica di momenti drammatici, è la base portante dell’intero percorso. Il confronto e l’interazione con gli studenti, sono poi senza dubbio gli aspetti che fanno di questa iniziativa un momento di crescita collettiva. Nonostante gli esponenti di un gruppo neofascista denominato “Blocco Studentesco” avessero annunciato, con minacce, di impedire “anche fisicamente”, con argomentazioni revisioniste e negazioniste, la realizzazione del progetto, questo va avanti e prosegue come previsto senza saltare un appuntamento. All’unico, non riuscito, tentativo di interruzione (quello al liceo Giordano Bruno il giorno 22 che ha portato un lieve, inconsistente e insignificante disturbo e nulla più) fatto attraverso un’irruzione, studenti, docenti e dirigente scolastico hanno insieme isolato il gruppo neofascista estraneo alla comunità scolastica e l’hanno allontanato dalla scuola per poi proseguire nello svolgimento della conferenza insieme all’ANPI. Le iniziative nelle scuole ci insegnano anche questo: la risposta democratica, civile e responsabile alla violenza è ciò che meglio può contrastare la politica intrisa di prepotenza e di intolleranza propria dei gruppi neofascisti. Con i valori propri della democrazia e della solidarietà, della pace e della libertà, sanciti dalla Costituzione nata dalla Resistenza, che sono alla base della Repubblica, continuiamo il nostro cammino con gli studenti di tutto il Paese come abbiamo sempre fatto, raccontando la storia e le storie, tutta la storia e tutte le storie, nessuna esclusa.
24 febbraio 2019
L'ANPI provinciale di Roma saluta Gilberto Maggi, l'ultimo partigiano di Tivoli.
Il Comitato Provinciale dell'ANPI di Roma saluta il partigiano Gilberto Maggi, l'ultimo partigiano di Tivoli, e si stringe alla famiglia e alla sezione di Tivoli.
Ciao Gilberto, sarai sempre nella memoria di chi ti ha conosciuto; rimarranno in noi i valori di voi partigiani e la forza che ci avete trasmesso, l'esempio luminoso nel combattere le ingiustizie, nel sognare ed ottenere un mondo migliore, libero e solidale. L'orgoglio che proviamo nell'avervi conosciuti ci guiderà sulla strada da voi segnata.
Che la terra ti sia lieve. R.i.p.
Ora e sempre Resistenza!
I funerali si svolgeranno Lunedì 25 febbraio alle ore 10 presso la chiesa di San Biagio a Tivoli.
Ciao Gilberto, sarai sempre nella memoria di chi ti ha conosciuto; rimarranno in noi i valori di voi partigiani e la forza che ci avete trasmesso, l'esempio luminoso nel combattere le ingiustizie, nel sognare ed ottenere un mondo migliore, libero e solidale. L'orgoglio che proviamo nell'avervi conosciuti ci guiderà sulla strada da voi segnata.
Che la terra ti sia lieve. R.i.p.
Ora e sempre Resistenza!
I funerali si svolgeranno Lunedì 25 febbraio alle ore 10 presso la chiesa di San Biagio a Tivoli.
22 febbraio 2019
L'ANPI provinciale di Roma sul tentato blitz dei fascisti al Liceo Giordano Bruno di Roma. Si acquisisca il fimato e si proceda a norma di legge.
Il comitato provinciale dell’ANPI di Roma denuncia quanto è
accaduto questa mattina al Liceo Giordano Bruno di Roma: una iniziativa dell’ANPI
dedicata alla ricostruzione delle vicende accadute sul confine Giuliano-Dalmata
negli anni Trenta e Quaranta del Novecento (trattavasi di conferenza legata ad
un ciclo organizzato dall'Anpi di Roma in collaborazione con il Comune di Roma
Capitale) è stata brevemente sospesa a causa dell’irruzione nella sala di un
gruppo di facinorosi di Blocco Studentesco, tutte persone estranee alla scuola.
Tali personaggi, con fare aggressivo e intimidatorio, con megafoni e striscioni
volevano impedire la continuazione dell’iniziativa per imporre la loro distorta e
irreale visione della storia.
Si ringrazia il dirigente scolastico che ha sospeso l’iniziativa
in corso e invitato gli studenti a tornare temporaneamente nelle classi. Si
ringraziano gli studenti, i docenti, i relatori e il dirigente scolastico, che
con fermezza e intelligenza hanno isolato i fascisti e li hanno costretti ad
allontanarsi dalla scuola. Si è potuto così riprendere da dove si
era sospeso, con ancora maggiore interesse. La giornata si è conclusa con
confronto e dibattito, come previsto dal programma.
Il comitato provinciale dell’ANPI di Roma chiede alle
autorità di pubblica sicurezza di acquisire il filmato girato dagli stessi
protagonisti del fallito blitz e pubblicato in rete su giornali e siti web (La
Repubblica e Primato Nazionale), individuare i responsabili di tale atto e
sanzionarli a norma di legge.
20 febbraio 2019
L'ANPI provinciale di Roma, con le sezioni di Villa Gordiani e Centocelle sull'aggressione a due studenti al Liceo Benedetto da Norcia di Roma
Il comitato provinciale dell'ANPI di Roma si unisce allo sdegno per l'aggressione subita dagli studenti del Benedetto da Norcia. Chiede con forza che le autorità competenti si attivino e al più presto mettano in condizione di non più nuocere gli autori vigliacchi di tale aggressione.
Il Comunicato della Sezione ANPI Villa Gordiani:
L’Anpi Villa Gordiani esprime solidarietà ai due studenti del Benedetto da Norcia aggrediti in mattinata da 15 esponenti di Blocco studentesco (organizzazione di estrema destra afferente a Casapound). Il ragazzo e la ragazza sono stati aggrediti con calci e pugni dopo aver rifiutato un volantino del gruppo neofascista. È la seconda aggressione in meno di un anno davanti a questo liceo presidio territoriale di cultura democratica e centro di formazione alla cittadinanza costituzionale antifascista.
L'Anpi si schiera a sostegno di tutte le iniziative di mobilitazione che verranno promosse come forma di contrasto al riemergere di gruppi ed istanze regressive sconfitte dalla storia e dalla Resistenza partigiana.
Il Comunicato della Sezione ANPI Centocelle:
Ancora una volta un gruppo di fascisti del blocco studentesco, giovanile di Casa Pound, ha aggredito, all'entrata di scuola del Benedetto da Norcia, degli studenti che sono stati portati al pronto soccorso. Immediata la risposta degli studenti che si sono riuniti in assemblea con il corpo docente. E’ già la seconda volta che questo avviene nel giro di un anno. Si attacca vigliaccamente una scuola che è sempre stato un presidio dei valori inscritti nella nostra Costituzione. Esprimiamo la nostra solidarietà agli studenti e al corpo docente del Benedetto da Norcia. I covi di Casa Pound e delle organizzazioni fasciste, vanno chiusi. Ora e sempre Resistenza
La denuncia di Francesco Sirleto, docente di storia e di filosofia del Liceo Benedetto da Norcia
Comunicato della CGIL e FLC CGIL Rieti Roma Est Valle dell’Aniene
Il Comunicato della Sezione ANPI Villa Gordiani:
L’Anpi Villa Gordiani esprime solidarietà ai due studenti del Benedetto da Norcia aggrediti in mattinata da 15 esponenti di Blocco studentesco (organizzazione di estrema destra afferente a Casapound). Il ragazzo e la ragazza sono stati aggrediti con calci e pugni dopo aver rifiutato un volantino del gruppo neofascista. È la seconda aggressione in meno di un anno davanti a questo liceo presidio territoriale di cultura democratica e centro di formazione alla cittadinanza costituzionale antifascista.
L'Anpi si schiera a sostegno di tutte le iniziative di mobilitazione che verranno promosse come forma di contrasto al riemergere di gruppi ed istanze regressive sconfitte dalla storia e dalla Resistenza partigiana.
Il Comunicato della Sezione ANPI Centocelle:
Ancora una volta un gruppo di fascisti del blocco studentesco, giovanile di Casa Pound, ha aggredito, all'entrata di scuola del Benedetto da Norcia, degli studenti che sono stati portati al pronto soccorso. Immediata la risposta degli studenti che si sono riuniti in assemblea con il corpo docente. E’ già la seconda volta che questo avviene nel giro di un anno. Si attacca vigliaccamente una scuola che è sempre stato un presidio dei valori inscritti nella nostra Costituzione. Esprimiamo la nostra solidarietà agli studenti e al corpo docente del Benedetto da Norcia. I covi di Casa Pound e delle organizzazioni fasciste, vanno chiusi. Ora e sempre Resistenza
La denuncia di Francesco Sirleto, docente di storia e di filosofia del Liceo Benedetto da Norcia
Comunicato della CGIL e FLC CGIL Rieti Roma Est Valle dell’Aniene
19 febbraio 2019
18 febbraio 2019
La guerra sporca di Mussolini: Strage di civili greci a Domenikon nel '43; per i criminali italiani disposta l'archiviazione
Nessun colpevole per la strage di Domenikon, in Grecia, dove durante la seconda Guerra mondiale, il 16 febbraio 1943, almeno 140 civili greci furono uccisi dai militari italiani. L'archiviazione, disposta dal gip militare di Roma Elisabetta Tizzani nei mesi scorsi, si è appresa solo ora.
La lunga indagine, avviata dall'allora procuratore militare di Roma Marco De Paolis, si è conclusa con una richiesta di archiviazione per 9 degli 11 indagati, perché morti, e per gli altri due perché non è stato possibile identificarli compiutamente.
A Domenikon, piccolo villaggio della Tessaglia, un attacco partigiano contro un convoglio italiano provocò la morte di nove soldati delle Camicie Nere. Come reazione il generale Cesare Benelli, comandante della Divisione 'Pinerolo', ordinò la repressione secondo l'esempio nazista: centinaia di soldati circondarono e dettero alle fiamme il paese, rastrellarono la popolazione e, nella notte, fucilarono circa 140 uomini e ragazzi dai 14 agli 80 anni. La storia di questo massacro dimenticato venne raccontata in un documentario - "La guerra sporca di Mussolini" - trasmesso nel marzo 2008 su History Channel. Fu proprio in seguito a questa trasmissione e ad alcuni articoli di stampa che venne incardinato un primo procedimento, archiviato nell'ottobre 2010. Un anno dopo, però, la denuncia di un cittadino greco, rappresentante dei familiari delle vittime della strage e nipote di uno dei civili fucilati, indusse il procuratore De Paolis (oggi procuratore generale militare) a disporre "ulteriori e più approfonditi accertamenti". Le indagini hanno in primo luogo ricostruito l'organigramma della Divisione 'Pinerolo', responsabile dell'eccidio, e poi i fatti avvenuti a Domenikon. Tutto ciò attraverso l'esame di una gran quantità di rapporti, relazioni e documenti trovati in diversi archivi militari dello Stato, una consulenza tecnica realizzata dalla storica Lidia Santarelli, della Columbia University, e le testimonianze delle pochissime persone "informate dei fatti" ancora in vita. All'esito di queste attività, undici persone sono state iscritte nel registro degli indagati per il reato di "violenza con omicidio contro privati nemici", aggravato dalla crudeltà e dalla premeditazione.
Un crimine di guerra più grave del delitto di rappresaglia, ipotizzato nella precedente inchiesta archiviata, e riguardante la "uccisione deliberata e consapevole di persone civili estranee alle operazioni belliche". L'elenco degli indagati includeva - insieme al generale Benelli, comandante della Pinerolo - il generale Angelo Rossi, comandante del terzo corpo d'armata e nove graduati, in gran parte del Gruppo Battaglioni d'assalto Camicie nere "L'Aquila". Ma tutti i principali autori del fatto - e cioè, scrive il pm, sia "chi dispose e organizzò la spedizione criminale", sia chi "ebbe a eseguire materialmente le uccisioni, obbedendo ad ordini manifestamente criminosi" - risultano essere morti o "ignoti", come i due Capi Manipolo delle Camicie Nere Penta e Morbiducci, che non è stato possibile localizzare e individuare compiutamente. Ugualmente "ignoti" tutti quei militari che hanno proceduto alle fucilazioni, che sono rimasti del tutto sconosciuti. Da qui la richiesta di archiviazione, poi disposta dal gip.
17 febbraio 2019
23 febbraio 2019 - Sez. ANPI XIV Municipio: Intolleranza oggi: analogie e differenze con il fascismo.
prima iniziativa pubblica della sezione ANPI - XIV Municipio.
L’urgenza di ripensare e praticare forme efficaci di diffusione la cultura della democrazia costituzionale fondata sull’antifascismo, ci ha portato a proporre l’incontro su:
Intolleranza oggi: analogie e differenze con il fascismo.
A partire da un intervento di Michele Prospero, dell'Università La Sapienza, vogliamo aprire il confronto con tutti gli iscritti, le associazioni attive nei nostri quartieri e le scuole.
L’occasione sarà data anche dall'annuncio della scelta di intitolare la sezione a Valentino Gerratana e Olga Apicella.
L'incontro sarà sabato 23 febbraio alle ore 17.30, presso la sede della associazione Carpet, in Via Luigi Morandi 9 a Roma.
15 febbraio 2019
15 febbraio 2019: è morto il prof. Adriano Ossicini, partigiano, psichiatra, senatore, ministro nel governo Dini
Il comitato provinciale dell'ANPI di Roma saluta con gratitudine il prof. Adiano Ossicini, morto stamattina 15 febbraio.
Militante nella sinistra cattolica, partigiano, psichiatra, senatore nel PCI, ministro per la famiglia e la solidarietà sociale nel governo Dini.
La Camera Ardente al Senato dalle 17,00 di oggi 15 febbraio a domani fino alle ore 13,00.
I funerali si terranno Lunedì 18 febbraio presso la Basilica di Santa Sabina all'Aventino in orario ancora non definito.
Medaglia d'argento al valor militare; questa la motivazione del riconoscimento:
«Già detenuto per antifascismo contraeva in carcere grave
malattia e, riconquistata la libertà alla caduta della dittatura, si ergeva
nobile assertore di ogni libero principio contro gli oppressori. Organizzava
una valorosa forte formazione partigiana alla cui testa compiva numerosi atti
di sabotaggio e azioni di guerriglia costituenti numeroso serto di eroismi che
infiora il periodo della lotta clandestina dalle giornate di Porta San Paolo a
quelle della liberazione di Roma. Braccato, dalle polizie nazifasciste che
avevano posto sulla sua persona elevata taglia, riusciva due volte ad evitare
l'arresto occultando documenti importantissimi che, se fossero caduti in
possesso del nemico, avrebbero compromesso il movimento partigiano locale e le
personalità in esso implicate. Perseguitato sugli affetti famigliari e, benché
fisicamente menomato, non desisteva dalla lotta e persisteva nella sua azione
di comando dei suoi prodi infondendo in essi l'ardire e la fede per il conseguimento
della vittoria. Bello esempio di valoroso combattente e di capace
organizzatore.»
Roma, 8 settembre 1943 - 4 giugno 1944.
Insieme al prof. Pietro Borromeo inventò un famigerato "morbo K" per salvare molti ebrei dalla deportazione.
La terra ti sia lieve, R.i.p.
notizia della morte con biografia - La Repubblica
Il suo libro: Un Isola sul Tevere. Il fascismo al di là del ponte
Il suo libro: Un Isola sul Tevere. Il fascismo al di là del ponte
Un’isola sul Tevere (Editori Riuniti) – il volume nel quale Adriano Ossicini racconta dieci anni fondamentali della nostra storia attraverso le straordinarie esperienze di un giovane antifascista, studente di medicina nell’ospedale Fatebenefratelli, protagonista della Resistenza, il tutto legato a un’isola sul Tevere che diviene via via un emblema di libertà e di antifascismo – ha avuto un particolare successo e la prima edizione si è rapidamente esaurita. Era perciò evidente che fosse necessaria una seconda edizione, e il dibattito molto ampio che il libro ha suscitato ha indirizzato l’autore ad accettare la richiesta di approfondire quella parte riguardante il suo ruolo nelle precoci esperienze di lotta contro il fascismo e nella Resistenza, visto che venivano segnalati avvenimenti e documenti di straordinaria importanza. L’autore, abbastanza a malincuore, ma rendendosi conto dell’utilità di queste richieste, ha inserito nel volume notazioni e documenti inediti di grande interesse pur ribadendo che questo saggio non vuol essere un volume di storia, ma, attraverso la narrazione di un’affascinante esperienza clinica, un tributo di riconoscenza per tutti coloro che, dal ’37 al ’47, con lui vissero nell’ospedale Fatebenefratelli una straordinaria esperienza umana. Le integrazioni assumono un singolare valore, proprio in un momento nel quale si celebra la ricorrenza del sessantesimo anniversario della Liberazione. Cioè in un quadro politico e culturale dai forti contrasti, nel quale da un lato atteggiamenti revisionistici tendono ad assumere una straordinaria rilevanza, dall’altro il presidente della Repubblica, in modo autorevole, non si stanca mai di riproporre il valore fondante della Resistenza nella nostra realtà democratica.
Ora, Ossicini sente la responsabilità di essere uno dei pochi e, per alcuni aspetti, anche l’unico testimone autorevole di avvenimenti fondamentali che, dal ’37 al ’47, impegnarono una minoranza, all’inizio molto esigua – specialmente quella di orientamento cattolico –, in una lotta sistematica, coraggiosa e con duri pedaggi, contro il fascismo e contro il nazismo. Documenti legati a un’esperienza personale (che iniziò nel 1937), attraverso i quali è possibile percorrere dieci anni decisivi della nostra vita nazionale, sono proposti in modo organico e permettono di formulare giudizi abbastanza precisi su problematiche spesso discusse e controverse. Quando recentemente al professor Giovanni Borromeo, primario del Fatebenefratelli, al quale è dedicato questo libro, è stato dato in modo ufficiale, in una solenne cerimonia, il riconoscimento di “uomo giusto” dall’ambasciata di Israele in Italia, è stato chiamato proprio Ossicini a testimoniare ciò che nel libro viene ampiamente documentato: che cosa significò, cioè, l’invenzione della “sindrome K”. Per riconoscere gli ebrei ricoverati, per salvarli dai nazisti, si metteva sulle cartelle un “K” che significava sindrome di… Kesselring! Le pagine nelle quali viene raccontato come Ossicini e i suoi amici del Fatebenefratelli fanno fuggire gli ebrei al momento della razzia sono drammatiche, ma straordinarie. È importante la documentazione attraverso cui è possibile rendersi conto dell’ampiezza e del valore della Resistenza a Roma, con la testimonianza dell’ultimo rimasto dei membri del comando militare che la guidò e che, appunto per questo, essendo testimone dei combattimenti di Porta San Paolo, è stato chiamato proprio a Porta San Paolo dal presidente della Repubblica a ricordare quell’avvenimento. Di indubbio interesse è la documentazione di una serie di incontri politici: nel 1938 con De Gasperi e poi con Moro, e in particolare con Andreotti nella Fuci; il sodalizio con Guido Calogero e i rapporti precoci con i comunisti nella Resistenza, in particolare con Giorgio Amendola e con Pietro Ingrao; e poi, ancora, gli incontri con Riccardo Bauer, con la medaglia d’oro Cordero di Montezemolo e con don Morosini! C’è anche il racconto della prima e sistematica esperienza di un gruppo di cristiani organizzati in una formazione antifascista; furono rinchiusi nel carcere di Regina Coeli a disposizione del Tribunale speciale, e Pio XII intervenne presso Mussolini per la concessione a Ossicini della “grazia” che lui, ovviamente, rifiutò. In sostanza, l’autore ha completato la parte narrativa su avvenimenti di carattere storico con documenti di carattere specifico. Questo è importante per due ragioni. Innanzitutto per testimoniare ancora la qualità e il valore di un certo tipo di esperienze nell’antifascismo e nella Resistenza, che non fu una guerra civile, ma una vera guerra di liberazione. In secondo luogo per documentare il tipo di partecipazione di una limitata ma singolare parte del laicato cristiano alla Resistenza e alla lotta contro il nazismo e il fascismo, in un periodo storico in cui purtroppo la collusione fra Vaticano e fascismo era stata molto ampia. Paolo Emilio Taviani, quando volle che nel museo di via Tasso fosse posta in un quadro la foto segnaletica della polizia fascista che poneva una taglia su Adriano Ossicini «sovversivo, latitante, responsabile di omonima banda armata», disse che era giusto che quella foto fosse conservata lì, non solo perché raffigurava uno dei responsabili della Resistenza a Roma, ma perché era anche un modo per testimoniare come la Resistenza non sia stata una specie di guerra civile fra comunisti e fascisti, ma un largo moto popolare nel quale si erano impegnati in modo significativo anche giovani e non giovani di formazione cristiana. Per tutto questo pensiamo che la nuova edizione del libro di Ossicini riaprirà un ampio dibattito su tali temi.
http://www.30giorni.it/articoli_id_8835_l1.htm
Ora, Ossicini sente la responsabilità di essere uno dei pochi e, per alcuni aspetti, anche l’unico testimone autorevole di avvenimenti fondamentali che, dal ’37 al ’47, impegnarono una minoranza, all’inizio molto esigua – specialmente quella di orientamento cattolico –, in una lotta sistematica, coraggiosa e con duri pedaggi, contro il fascismo e contro il nazismo. Documenti legati a un’esperienza personale (che iniziò nel 1937), attraverso i quali è possibile percorrere dieci anni decisivi della nostra vita nazionale, sono proposti in modo organico e permettono di formulare giudizi abbastanza precisi su problematiche spesso discusse e controverse. Quando recentemente al professor Giovanni Borromeo, primario del Fatebenefratelli, al quale è dedicato questo libro, è stato dato in modo ufficiale, in una solenne cerimonia, il riconoscimento di “uomo giusto” dall’ambasciata di Israele in Italia, è stato chiamato proprio Ossicini a testimoniare ciò che nel libro viene ampiamente documentato: che cosa significò, cioè, l’invenzione della “sindrome K”. Per riconoscere gli ebrei ricoverati, per salvarli dai nazisti, si metteva sulle cartelle un “K” che significava sindrome di… Kesselring! Le pagine nelle quali viene raccontato come Ossicini e i suoi amici del Fatebenefratelli fanno fuggire gli ebrei al momento della razzia sono drammatiche, ma straordinarie. È importante la documentazione attraverso cui è possibile rendersi conto dell’ampiezza e del valore della Resistenza a Roma, con la testimonianza dell’ultimo rimasto dei membri del comando militare che la guidò e che, appunto per questo, essendo testimone dei combattimenti di Porta San Paolo, è stato chiamato proprio a Porta San Paolo dal presidente della Repubblica a ricordare quell’avvenimento. Di indubbio interesse è la documentazione di una serie di incontri politici: nel 1938 con De Gasperi e poi con Moro, e in particolare con Andreotti nella Fuci; il sodalizio con Guido Calogero e i rapporti precoci con i comunisti nella Resistenza, in particolare con Giorgio Amendola e con Pietro Ingrao; e poi, ancora, gli incontri con Riccardo Bauer, con la medaglia d’oro Cordero di Montezemolo e con don Morosini! C’è anche il racconto della prima e sistematica esperienza di un gruppo di cristiani organizzati in una formazione antifascista; furono rinchiusi nel carcere di Regina Coeli a disposizione del Tribunale speciale, e Pio XII intervenne presso Mussolini per la concessione a Ossicini della “grazia” che lui, ovviamente, rifiutò. In sostanza, l’autore ha completato la parte narrativa su avvenimenti di carattere storico con documenti di carattere specifico. Questo è importante per due ragioni. Innanzitutto per testimoniare ancora la qualità e il valore di un certo tipo di esperienze nell’antifascismo e nella Resistenza, che non fu una guerra civile, ma una vera guerra di liberazione. In secondo luogo per documentare il tipo di partecipazione di una limitata ma singolare parte del laicato cristiano alla Resistenza e alla lotta contro il nazismo e il fascismo, in un periodo storico in cui purtroppo la collusione fra Vaticano e fascismo era stata molto ampia. Paolo Emilio Taviani, quando volle che nel museo di via Tasso fosse posta in un quadro la foto segnaletica della polizia fascista che poneva una taglia su Adriano Ossicini «sovversivo, latitante, responsabile di omonima banda armata», disse che era giusto che quella foto fosse conservata lì, non solo perché raffigurava uno dei responsabili della Resistenza a Roma, ma perché era anche un modo per testimoniare come la Resistenza non sia stata una specie di guerra civile fra comunisti e fascisti, ma un largo moto popolare nel quale si erano impegnati in modo significativo anche giovani e non giovani di formazione cristiana. Per tutto questo pensiamo che la nuova edizione del libro di Ossicini riaprirà un ampio dibattito su tali temi.
http://www.30giorni.it/articoli_id_8835_l1.htm
13 febbraio 2019
11 febbraio 2019
Gennaio e Febbraio, mesi micidiali: in ricordo dei partigiani caduti. Porteremo degnamente il testimone che ci hanno consegnato
Gennaio e Febbraio sono mesi micidiali. Massimo Rendina moriva nel febbraio del 2015. Solo lo scorso anno morirono, alla fine di gennaio Elio Calisti, Armando Baffioni, Lina Fibbi e a febbraio Vito Polcaro, Angelo Lombardo, Ivo Maggi e Gioacchino D'Ignazi. Quest'anno già piangiamo Giampaolo Baglioni e Elio Pacioni.
E' il corso della vita, la generazione dei Resistenti e dei Partigiani rimane indomita ma si assottiglia. Faremo di tutto per portare degnamente il testimone che ci hanno affidato.
Ora e sempre Resistenza!!
E' il corso della vita, la generazione dei Resistenti e dei Partigiani rimane indomita ma si assottiglia. Faremo di tutto per portare degnamente il testimone che ci hanno affidato.
Ora e sempre Resistenza!!
Gioacchino D'Ignazi |
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Ivo Maggi |
![]() |
Vito Francesco Polcaro |
E' morto Elio "Piccolo" Pacioni, l'ultimo partigiano di Monterotondo
Riposa in pace Elio, l'ultimo partigiano a Monterotondo, già presidente della Sez. ANPI "Edmondo Riva" di Monterotondo. Oggi ci sentiamo tutti più poveri e soli. Grazie
Operò nelle Marche all'età di 16 anni con il nomignolo di "Piccolo", in contatto con i GAP romani e di Monterotondo.
Il comitato provinciale dell'ANPI di Roma si unisce al cordoglio della famiglia, della sezione ANPI di Monterotondo, di chi lo ha conosciuto.
Il comitato provinciale dell'ANPI di Roma si unisce al cordoglio della famiglia, della sezione ANPI di Monterotondo, di chi lo ha conosciuto.
I funerali si terranno domani alle 15 alla chiesa di Santa Maria.
In ricordo di Vito Francesco Polcaro
Un anno fa moriva il compagno presidente Vito Francesco Polcaro.
Già presidente provinciale dell’Associazione ne raccolse il testimone dal comandante Massimo Rendina. Di spirito profondamente religioso e di convinzioni sinceramente comuniste, dette lustro all’Associazione rappresentando gli ideali e le aspirazioni di tutti i combattenti e di tutti gli antifascisti con l'intelligenza della sua cultura, lo stile della sua ferma cortesia e con l’esperienza del suo impegno, che spaziava dalla lotta per la casa all'archeologia astronomica, dalla lotta per l’istruzione alla battaglia per la pace. Sempre attivo nel coagulare i sentimenti democratici del mondo scientifico, attento all'evoluzione del dibattito politico, scientifico, teologico, abbiamo perso con Francesco un uomo e un compagno straordinario, che ha arricchito tutti coloro che hanno avuto la fortuna di frequentarlo. Anche per questo Francesco non sarà dimenticato.
Già presidente provinciale dell’Associazione ne raccolse il testimone dal comandante Massimo Rendina. Di spirito profondamente religioso e di convinzioni sinceramente comuniste, dette lustro all’Associazione rappresentando gli ideali e le aspirazioni di tutti i combattenti e di tutti gli antifascisti con l'intelligenza della sua cultura, lo stile della sua ferma cortesia e con l’esperienza del suo impegno, che spaziava dalla lotta per la casa all'archeologia astronomica, dalla lotta per l’istruzione alla battaglia per la pace. Sempre attivo nel coagulare i sentimenti democratici del mondo scientifico, attento all'evoluzione del dibattito politico, scientifico, teologico, abbiamo perso con Francesco un uomo e un compagno straordinario, che ha arricchito tutti coloro che hanno avuto la fortuna di frequentarlo. Anche per questo Francesco non sarà dimenticato.
10 febbraio 2019
L'8 febbraio 2015 moriva Massimo Rendina, il Comandante Max
L'8 febbraio 2015 moriva Massimo Rendina, il Comandante Max
In foto Massimo Rendina, comandante "Max"
Partigiano - fu Vice Presidente nazionale ANPI
e Presidente dell'ANPI provinciale di Roma
Guarda ed ascolta:
Memorie di un Partigiano. Intervista.
07 febbraio 2019
Milano: i fascisti deturpano il murale per Franca Rame. Comunicato del Coordinamento Donne dell'ANPI di Roma
Il Coordinamento Donne dell'Anpi provinciale di Roma
condanna il gesto vile e lo sfregio fascista perpetrato al murales dedicato a
Franca Rame a Milano.
E’ un gesto che esprime chiaramente il razzismo, l'omofobia,
la volontà di violenza e sopraffazione, il disprezzo per le donne che
caratterizzano i fascisti da sempre. Noi ci richiamiamo invece ai valori di
solidarietà, fratellanza, inclusione e accoglienza. Noi rispondiamo coi valori
dell’amore e della Resistenza perché come diceva Franca “ la società si cambia
partendo dall’amore tra due persone”.
O.d.G. sulla crisi in Venezuela approvato all'unanimità dal Comitato Nazionale ANPI il 6 febbraio 2019
O.d.G. sulla crisi in Venezuela
Approvato all'unanimità dal Comitato Nazionale ANPI il 6 febbraio 2019
Il Comitato Nazionale dell'Anpi esprime grande preoccupazione per la situazione creatasi in Venezuela e per i suoi contraccolpi internazionali. Vanno tutelati i principi fondamentali della convivenza internazionale: il principio dell'autodeterminazione dei popoli e della non ingerenza negli affari interni di un altro Stato sovrano, la difesa dello stato di diritto, la tutela dei diritti umani, il ripudio di qualsiasi violenza.
Il Comitato Nazionale dell'Anpi, nel pieno rispetto dell'autonomia del Venezuela, auspica che tutte le forze in campo in quel Paese – governo, opposizione, esercito, magistratura, società – compongano l'attuale crisi ritornando tutti alle regole dello stato di diritto, bandendo qualsiasi forma di violenza e garantendo assieme sia la libertà di espressione e di associazione sia i diritti delle forze d'opposizione.
Il Comitato Nazionale dell'Anpi critica ogni forma di ingerenza esterna, a cominciare dall'immediato riconoscimento da parte del presidente americano Trump e di numerosi Paesi europei di chi si è autoproclamato presidente.
L'ingerenza negli affari interni di Stati sovrani, in questo scorcio del nuovo secolo, è spesso sfociata in aggressioni armate o guerre civili, sempre con conseguenze catastrofiche, come in Afghanistan, Iraq, Libia, Siria, Ucraina.
La presa di posizione del Presidente degli Stati Uniti ha profondamente diviso la comunità internazionale innescando reazioni e tensioni mondiali pesanti e molto pericolose. Nel nuovo mondo attuale, così carico di conflitti e di guerre, occorre invece una nuova spinta per la pacifica convivenza, per una fattiva collaborazione internazionale, per il pieno rispetto di ciascun popolo.
Le politiche dell'UE si devono ispirare ai principi del diritto, della solidarietà e della non ingerenza.
Il Comitato Nazionale ritiene necessario un intervento dell'ONU per scongiurare qualsiasi ingerenza esterna e per una pacifica composizione della crisi venezuelana.
05 febbraio 2019
04 febbraio 2019
6 febbraio 2019 a Monterotondo - proiezione film "Un sacchetto di biglie"
La sezione ANPI "Edmondo Riva" di Monterotondo, con il patrocinio del Comune di Monterotondo, organizzano la proiezione del Film “Un sacchetto di biglie”, presso il cinema Mancini - Corso G. Matteotti, 56 Monterotondo,
mercoledì 6 febbraio, ore 18:00.
Ingresso libero.
Un sacchetto di biglie è tratto dall'autobiografia di Joseph Joffo, pubblicata nel 1973. Narra la vicenda di due ragazzi, la separazione dalla propria famiglia ebrea e la fuga nella Francia occupata dall'avanzata dell’esercito tedesco. Il film offre diversi spunti d’attualità per riflettere sulla insensatezza della guerra e sui tanti minori soli che oggi arrivano da territori in guerra o dalle zone depresse e depredate nel sud del mondo.
Il Direttivo ANPI Sezione Edmondo Riva - Monterotondo
E' morto il dott. Giampaolo Baglioni, medico romano testimone delle brutalità razziste del fascismo. Condoglianze alla moglie Luciana Romoli, staffetta partigiana
Il comitato provinciale dell'ANPI di Roma esprime le più sentite condoglianze per la morte del dott. Giampaolo Baglioni, marito della instancabile staffetta partigiana Luciana Romoli, alla quale si stringe.
Medico romano, essendo la madre una ebrea di origini polacche, visse la brutalità delle leggi razziali fasciste e della guerra nazifascista e sempre si è prodigato, soprattutto nelle scuole, non solo per salvaguardare la memoria del passato storico, ma anche affinché tali orrori non abbiano più a ripetersi.
I funerali si terranno mercoledì 6 febbraio alle ore 11,00 al Tempietto Egizio del Verano.
R.i.p.
Medico romano, essendo la madre una ebrea di origini polacche, visse la brutalità delle leggi razziali fasciste e della guerra nazifascista e sempre si è prodigato, soprattutto nelle scuole, non solo per salvaguardare la memoria del passato storico, ma anche affinché tali orrori non abbiano più a ripetersi.
I funerali si terranno mercoledì 6 febbraio alle ore 11,00 al Tempietto Egizio del Verano.
R.i.p.