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31 gennaio 2020
31 gennaio 1944: l'eccidio di Forte Bravetta
L'eccidio di Forte Bravetta e quei martiri della Resistenza
CLAUDIO RENDINA
ROMA è sotto il controllo militare dell'esercito tedesco, agli ordini di Albert Kesserling, e della Gestapo, guidata da Herbert Kappler e dal comandante delle SS Karl Wolff, quando il 31 gennaio 1944 vengono arrestati dieci cittadini, accusati di tramare contro il "governo tedesco". Sono
Giovanni Andreozzi, nato a Roma il 2 agosto 1912, iscritto al PCI di Monte Sacro- Val Melaina;
Mariano Buratti, nato a Bassano di Sutri il 25 gennaio 1902, professore di filosofia, iscritto al Partito d'Azione;
Mario Capecci, nato a Roma il 25.11.1925, iscritto a Bandiera Rossa Roma;
Enrico De Simone, nato a Napoli il 15.7.1901, ufficiale di cavalleria;
Augusto Latini, nato a Roma il 6 novembre 1897, del poligono di tiro per l'esercito, luogo iscritto a Bandiera Rossa Roma nel periodo fascista;
Vittorio Mallozzi, nato ad Anzio nel 1909, fornaciaio, iscritto al Partito Comunista Italiano; Paolantonio Renzi, nato a Montebono Sabino il 6 marzo 1894, muratore, iscritto al Partito d'Azione;
Raffaele Riva, nato a Sant'Agata Bolognese il 29 dicembre 1896, operaio del Movimento dei cattolici comunisti;
Franco Sardone, nato a Tornarella il 22 gennaio 1893, insegnante, iscritto al Partito d'Azione;
Renato Traversi, nato a Velletri il 6 marzo 1899.
Sottoposti a torture i dieci cittadini vengono condotti a Forte Bravetta, una costruzione fortificata progettata da Durand de la Penne tra il 1877 e il 1883. L'edificio sorge nella periferia occidentale della capitale, al terzo chilometro della via omonima verso la metà circa della via di Bravetta, dalla quale si diparte la via Portuense, nella Riserva naturale della Valle dei Casali, estesa per più di 10 ettari; gli uomini sono stati condannati alla fucilazione «perché preparavano atti di sabotaggio contro le forze armate germaniche e capeggiavano altri attentati contro l'ordine pubblico della città di Roma».
Si saprà poi che uno dei partigiani, Raffaele Riva, ha rifiutato la benda, dopo aver fumato l'ultima sigaretta; l'altro comunista Vittorio Mallozzi sarà ricordato in un volantino dalla sezione romana del Partito Comunista. A questa esecuzione faranno seguito nei mesi successivi, fino alla liberazione della capitale nel giugno '44, le uccisioni di altre 111 persone.
Dopo le fucilazioni di Forte Bravetta, i familiari delle vittime con l'aiuto di alcuni cittadini membri della Resistenza e di alcuni dipendenti del cimitero del Verano, riescono a entrare di notte nel cimitero e riesumare le salme sepolte anonimamente in fosse comuni, ma riconosciute da documenti o indumenti che hanno addosso. Pochi mesi dopo però i familiari delle vittime delle Fosse Ardeatine eseguiranno, alla luce del sole e con l'aiuto di un medico legale, la stessa operazione di riconoscimento, che vanifica il tentativo dei nazisti di nascondere l'azione criminale. Nel film di Roberto Rossellini "Roma città aperta" è narrata la vicenda della fucilazione di don Giuseppe Morosini, interpretato da Aldo Fabrizi, eseguita nel forte il 3 aprile 1944; era assistente spirituale dei partigiani, ma impegnato anche nel procurare loro armi e vettovaglie. E di quel film è rimasta famosa anche la corsa e l'uccisione di Pina (Anna Magnani) dietro al camion che porta via il marito catturato dai tedeschi. Oggi il forte è un'area adibita a verde pubblico, denominato "Parco dei martiri di Forte Bravetta", essendo diventato proprietà del Comune di Roma dal 29 aprile 2009, con tanto di cerimonia di inaugurazione alla presenza del sindaco Alemanno. E' quanto ha ottenuto la figlia di uno dei martiri, Eugenia Latini, che nel 2005 avanzò richiesta al governo perché il forte potesse diventare "un centro della memoria" aperto al pubblico, con lo scopo di raccontare agli studenti una delle pagine più sofferte della Resistenza.
29 gennaio 2020
7 febbraio 2020: Sezione ANPI Marconi: Omaggio a De André
'ANPI: OMAGGIO A
DE ANDRE''
La sezione ANPI 'RAGAZZE DELLA RESISTENZA' di Roma
(Marconi) è lieta di invitare iscritti e simpatizzanti romani alla lezione in
forma di spettacolo 'De Andrè. Quando
canta il poeta' di Andrea Barbetti, evento organizzato congiuntamente dai
licei dei Municipi Xl e XII 'Montale' e 'Morgagni' con la partecipazione della
cover band 'Le comari di un paesino' e dell'associazione culturale
'NoiNuvolaRossa'.
Lo spettacolo si svolgerà venerdì 7 febbraio alle ore 18 presso il
teatro del liceo 'Morgagni', a via Fonteiana 125, ad ingresso gratuito e
libero fino ad esaurimento posti.
Le Commari del Paesino e i NoiNuvolaRossa
in
“DE ANDRE.
QUANDO CANTA IL POETA”
di Andrea Barbetti
1
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Pier
Paolo Pasolini
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Il pianto della scavatrice
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da
“Le ceneri di Gramsci”, 1956
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Fabrizio
De André
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Sally
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da
“Rimini”,
Dischi Ricordi, 1978 (1° ed)
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2
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Alfonso
Gatto
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Lamento di una mamma napoletana
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da
“La storia delle vittime” (1944-1965)
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Fabrizio
De André
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Volta la carta
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da
“Rimini”,
Dischi Ricordi, 1978 (1° ed)
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3
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Cesare
Pavese
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You, wind of March
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da
“Verrà la morte e avrà i tuoi occhi” , 1950
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Fabrizio
De André
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Verranno a chiederti del nostro amore
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da
“In concerto (arrang.PFM)”, vol.2°, 1980
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4
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Alda
Merini
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Alda Merini
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da
“La gazza ladra”, 1991
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Alda
Merini
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Io ero un uccello
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da
“Terra Santa”, 1984
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Alda
Merini
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Laggiù dove morivano i dannati
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da
“Terra Santa”, 1984
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Fabrizio
De André
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Hotel Supramonte
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da
“L’Indiano”, 1981
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5
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Dino
Campana
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Buenos Aires
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da
“Canti 0rfici”, 1914 (datazione complessa)
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Fabrizio
De André
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Il pescatore
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da
“Fabrizio De André”, 1970
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6
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Alfonso
Gatto
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25 aprile
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da
“La storia delle vittime” (1944-1965)
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Fabrizio
De André
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Don Raffae’
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da
“Nuvole”, 1990
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7
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Eugenio
Montale
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Il sogno del prigioniero
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da
“La bufera e altro”, (1940-1954)
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Fabrizio
De André
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Il testamento di Tito
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da
“La buona novella”, 1970
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8
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Sandro
Penna
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Poesie scelte
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da
“Poesie”, (1927-1957)
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Fabrizio
De André
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Andrea
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da
“Rimini”,
Dischi Ricordi, 1978
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9
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Salvatore
Quasimodo
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Auschwitz
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da
“Il falso e vero verde”, 1954
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Fabrizio
De André
|
Fiume Sand Creek
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da
L’Indiano, 1981
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10
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G.
Ungaretti
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12 settembre 1966
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da
“Sentimento del tempo”, 1933
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Fabrizio
De André
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Geordie
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da
Fabrizio De André vol. 2, 1968
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11
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Umberto
Saba
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Città vecchia
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da
“Il Canzoniere “(1900-1954)
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Fabrizio
De André
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Creuza de ma
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da
“Creuza de ma”, 1984
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2020, spettacolo
organizzato
dal 'Liceo
scientifico Morgagni' e dal liceo 'Montale' di Roma
27 gennaio 2020
il 27 gennaio 1945 i soldati sovietici liberavano il campo di concentramento di Auschwitz
Nei lager nazisti sono morte almeno 15 milioni di persone, di cui tra i 5 e i 6 milioni erano ebrei, 500mila rom e sinti, almeno 200mila disabili, 10mila omosessuali. Avversari politici, prigionieri di guerra, civili rastrellati, preti cattolici, testimoni di Geova ... È l’Olocausto, la strage che ha travolto milioni di persone di nazionalità e religioni diverse.
Nei regimi fascisti il terrore e il genocidio furono funzionali ad un modello di società senza conflitti e senza diversi, e in cui il razzismo e la disuguaglianza costituivano il fondamento dell’ordine interno, dell’imperialismo, della sottomissione e dell’annientamento di altri popoli sul piano internazionale.
I campi di concentramento sorsero sul territorio tedesco dopo poche settimane dalla presa del potere da parte di Hitler e la costruzione dell’universo concentrazionario seguì i successivi sviluppi della politica nazista di esclusione e persecuzione che investì prima gli oppositori politici (quando non furono ammazzati subito), poi i portatori di handicap, i devianti e gli “asociali”, e infine gli ebrei.
Portatori di handicap e malati incurabili furono i primi ad essere uccisi in camere a gas e poi cremati, pratica che verrà utilizzata su vasta scala a partire dal 1942 nei campi di sterminio, nell'ambito della “soluzione finale” contro gli ebrei.
La repressione contro tutte le minoranze non assimilabili fu sempre più violenta: i Testimoni di Geova furono deportati in massa perché la loro fede non consentiva il servizio militare; nei Lager finirono anche molti esponenti cristiani e sacerdoti cattolici. Intere categorie di individui, “asociali” – alcolizzati, vagabondi, mendicanti, rom, prostitute, omosessuali, delinquenti abituali - erano ritenuti dal Terzo Reich irrecuperabili, portatori di tare sociali ereditarie e quindi destinati al lavoro forzato nei Lager e all’eliminazione fisica immediata, come per i portatori di handicap.
In Italia Mussolini, conquistato il pieno controllo e il consenso nel paese attraverso l’uso massiccio della violenza, il monopolio sui mezzi di informazione e una martellante propaganda politica, ottenuto anche il riconoscimento della Chiesa cattolica, nel 1935 decide la conquista dell’Etiopia, conclusasi nel 1936. La guerra di Etiopia fu affiancata dalla diffusione di una cultura razzista, sostenuta dal concetto della superiorità della razza e dalla missione civilizzatrice che spettava all’Italia. Furono varate quindi le prime norme antiebraiche. La persecuzione degli ebrei si protrasse fino al 1945 e riguardò tutti gli ambiti della vita sociale: esclusione dall’insegnamento, divieto di iscrizione a scuole statali, espulsione dalle Accademie, Istituti Scientifici, ecc.
A partire dal 1943, con la costituzione della Repubblica di Salò, iniziò anche in Italia la deportazione di massa verso i Lager degli ebrei italiani, ormai sottoposti alle leggi del Terzo Reich.
Furono circa 40mila i deportati dall’Italia, di cui solo 4.000 tornarono per testimoniare. Di questi circa 12mila erano operai accusati di boicottaggio della produzione bellica, di collaborazione con la Resistenza e di aver partecipato a scioperi. Gli ebrei deportati dall’Italia furono circa 8.000; soltanto pochi di loro fecero ritorno.
Ci furono poi gli internati militari italiani, cioè i militari rastrellati e arrestati dai tedeschi dopo l’armistizio dell’8 settembre ’43. I circa 600mila militari italiani catturati dai tedeschi furono messi di fronte ad una scelta: o aderire alla Repubblica Sociale di Salò e continuare a combattere o essere inviati al lavoro coatto. Solo un’esigua minoranza aderì alla RSI; gli altri furono privati della dignità militare e furono considerati “schiavi militari”. Almeno 70mila di loro morirono per le condizioni disumane di vita, le angherie e le violenze.
27 gennaio 2020 - Giorno della memoria. Le leggi razziali: "Il fascismo è un crimine"
Riproproniamo 5 video per far conoscere, in particolare ai giovani, le leggi razziali.
I video sono opera di Silvia Folchi, Presidente dell’ANPI Provinciale di Siena. Uno strumento di educazione e memoria per il futuro.
Di seguito, la dichiarazione della presidente nazionale Carla Nespolo, che accompagna i video, e il link a repubblica.it per vederli:
“Le leggi razziali rappresentano il volto vero del fascismo. E c'è un bisogno enorme di farle conoscere in particolare alle giovani generazioni. L'ANPI lo sente come un dovere e ha così realizzato questi cinque video con l'auspicio di una larghissima diffusione. Dobbiamo contrastare culturalmente la novella del fascismo “buono” che offende il Paese intero”.
Carla Nespolo - Presidente nazionale ANPI
Giornata memoria, l'Anpi 'ripubblica' le leggi razziali: "Il fascismo è un crimine" / 3. La famiglia
26 gennaio 2020
31 gennaio 2020 - Nel centenario della nascita ricordiamo il "Comandante Max" Prof. Massimo Rendina
Nel centenario della nascita ricordiamo il Comandante Max, Prof. Massimo Rendina
31 gennaio 2020 ore 17,00 Sala del Carroccio in Campidoglio.
Saluti di:
On. Virginia Raggi, sindaca di Roma;
On. David Sassoli, presidente del Parlamento Europeo;
On. Walter Veltroni, già sindaco di Roma;
On. Roberto Zaccaria, già presidente RAI;
Giovanni Bizzoli, medaglia d'oro benemeriti cultura e arte;
Intervengono:
Marcello Aranci - giornalista; Davide Conti - storico, vicepres. ANPI Roma; Gastone Malaguti - partigiano GAP Bologna; Dario Marcucci - presidente Associazione Roma Upgrade; Paolo Masini - presidente Roma Best Practices Award; Dino Pesole - giornalista; Sabina Magrini - direttrice dell'Istituto Centrale per i Beni Sonori ed Audiovisivi; Augusto Pompeo - storico; Antonino Zarcone - storico militare;
Modera Fabrizio De Sanctis - presidente dell'ANPI provinciale di Roma
Nel corso dell'iniziativa ascolteremo una breve selezione di un’intervista rilasciata da Massimo Rendina nel 2007 all’Istituto Centrale per i Beni Sonori ed Audiovisivi.
23 gennaio 2020
25 gennaio 2020: L'ANPI aderisce alla Giornata di mobilitazione internazionale per la pace
Sabato 25 gennaio ore 15,00 a Piazza dell'Esquilino
https://www.retedellapace.it/2020/01/25-gennaio-2020-giornata-di-mobilitazione-internazionale-per-la-pace/
Sabato 25 gennaio 2020 giornata di mobilitazione internazionale per la pace Spegniamo la guerra, accendiamo la Pace! contro le guerre e le dittature a fianco dei popoli in lotta per i propri diritti
“La guerra è un male assoluto e va ‘ripudiata’, come recita la nostra Costituzione all’Art. 11: essa non deve più essere considerata una scelta possibile da parte della politica e della diplomazia”.
Il blitz del presidente Trump per uccidere il generale iraniano Soleimani, il vicecapo di una milizia irachena ed altri sei militari iraniani, è un crimine di guerra compiuto in violazione della sovranità dell’Iraq. Insieme alla ritorsione iraniana si è abbattuto anche sui giovani iracheni che da tre mesi lottano contro il sistema settario instaurato dall’occupazione Usa e contro le ingerenze iraniane, in un paese teatro di guerre per procura ed embarghi da decenni.
Irak, Iran, Siria, Libia, Yemen: cambiano i giocatori, si scambiano i ruoli, ma la partita è la stessa. Nella crisi del vecchio ordine internazionale, potenze regionali e globali si contendono con la guerra aree di influenza sulla pelle delle popolazioni locali. La sola alternativa consentita al momento è il mantenimento dei regimi teocratici o militari – comunque illiberali e non rispettosi dei diritti umani - con i quali si fanno affari, chiudendo occhi e orecchie su repressione, torture e corruzione. La guerra non produce solo distruzione, ma cancella anche dall’agenda politica la questione sociale, oramai incontenibile ed esplosa nelle proteste delle popolazioni che hanno occupato pacificamente le piazze e le strade.
Non possiamo stare a guardare. Dobbiamo gridare il nostro no alla guerra, alla sua preparazione, a chi la provoca per giustificare la produzione e la vendita di armi. Guerre che, in ogni momento, possono fare da miccia ad un conflitto globale tanto più preoccupante per il potenziale degli armamenti nucleari oggi a disposizione dei potenti del mondo.
Le vittime innocenti dell'aereo civile abbattuto "per errore" da un missile, dimostrano una volta di più che la guerra è un flagello per tutti, nessuno può chiamarsi fuori, siamo tutti coinvolti. Manifestiamo il nostro sostegno alle popolazioni, vere vittime delle guerre, a chi si rivolta da Baghdad a Teheran, da Beirut ad Algeri, da Damasco, al Cairo, a Gerusalemme, a Gaza.
Quel che sta avvenendo nel Golfo Persico, aggiungendosi alle sanguinose guerre e alle crescenti tensioni in corso, mette in luce la drammatica attualità e il vero realismo dei ripetuti ma inascoltati appelli di Papa Francesco per l’avvio di un processo di disarmo internazionale equilibrato.
L’UE, nata per difendere la pace, deve assumere una forte iniziativa che – con azioni diplomatiche, economiche, commerciali e di sicurezza – miri ad interrompere la spirale di tensione e costruisca una soluzione politica, rispettosa dei diritti dei popoli, dell’insieme dei conflitti in corso in Medio Oriente e avviare una rapida implementazione del Piano Europeo per l’Africa (Africa Plan) accompagnandolo da un patto per una gestione condivisa dei flussi migratori.
Fermare la spirale di violenze è responsabilità anche italiana e chiediamo al nostro Governo di farlo con atti concreti:
• opporsi alla proposta di impiego della Nato in Iraq e in Medio Oriente;
• negare l’uso delle basi Usa in Italia per interventi in paesi terzi senza mandato ONU;
• bloccare l’acquisto degli F35;
• fermare la vendita di armi ai paesi in guerra o che violano i diritti umani come sancito dalla L. 185/90;
• ritirare i nostri soldati dall’Iraq e dall’Afghanistan, richiedendo una missione di peacekeeping a mandato ONU ed inviare corpi civili di pace;
• adoperarsi per la sicurezza del contingente italiano e internazionale in missione UNIFIL in Libano;
• aderire al Trattato per la messa al bando delle armi nucleari eliminandole dalle basi in Italia;
• sostenere in sede europea la necessità di mantenere vivo l’accordo sul nucleare iraniano implementando da parte italiana ed europea le misure di revoca dell’embargo
• porre all’interno dell’Unione europea la questione dei rapporti USA-UE nella NATO. Per tutto questo invitiamo a aderire ed a partecipare alla giornata di mobilitazione internazionale di sabato 25 gennaio 2020, promossa dal movimento pacifista statunitense contro la guerra, che per noi sarà una grande mobilitazione contro tutte le guerre e tutte le dittature, a fianco dei popoli che si battono per il proprio futuro.
22 gennaio 2020
21 gennaio 2020
20 gennaio 2020
Commissione Segre - Sezione ANPI Anzio - Nettuno - Lettera aperta al Sindaco e al Consiglio comunale di Nettuno
Lettera aperta al Sindaco e al Consiglio comunale di Nettuno
Sostenere la Commissione Segre senza citare il valore fondante della democrazia, senza menzionare l’esperienza politica e culturale che ha portato all'ordinamento istituzionale che regge il Paese, senza chiarire chi furono le vittime e chi i carnefici di quel terribile momento storico che fu il fascismo in Europa. Questo è successo a Nettuno. Liliana Segre, vittima delle leggi razziali e sopravvissuta alla Shoah, donna impegnata ogni giorno per l’affermazione dei valori di uguaglianza e solidarietà scritti nella Costituzione, dovrà, dopo gli insulti e le banalizzazioni di alcuni politici italiani riguardo la sua tragica esperienza, assistere anche a questa strumentalizzazione messa in atto dal Consiglio Comunale di Nettuno. Restiamo sconcertati ancora una volta da ciò che accade in questo territorio ogni qualvolta si parli di storia e di memoria. Le persecuzioni, le deportazioni, le stragi, le discriminazioni su base razziale ed etnica le fece il fascismo perché quella era l’ideologia fascista, perché quella era la linea politica del fascismo. Liliana Segre fu vittima del fascismo e della sua politica. Le idee razziste e xenofobe, l’intolleranza e l’omofobia, la discriminazione e la guerra ai principi democratici le fece il fascismo di allora e le propagandano i fascisti di oggi. Don Minzoni (cattolico), Giacomo Matteotti (socialista), Antonio Gramsci (comunista), i fratelli Rosselli (liberalsocialisti), Piero Gobetti (liberale), sono solo alcuni di coloro che dal fascismo vennero assassinati perché antifascisti. Ripudiare il fascismo è sempre e comunque dovere delle Istituzioni perché la loro stessa natura è antifascista e tutti i rappresentanti istituzionali ricoprono un ruolo all'interno di Istituzioni nate dalla Guerra di Liberazione dal nazifascismo. L’antifascismo, è bene sottolinearlo in quanto pare che neanche il Sindaco lo sappia, non è solo e unicamente la contrapposizione dei democratici (di tutte le estrazioni politiche, siano esse di destra o di sinistra) al fascismo di ieri e di oggi, ma è una teoria dello Stato. Anzi, è LA teoria dello Stato. È la teoria su cui i padri costituenti si sono basati per costruire la Repubblica italiana, quella in cui “Tutti i cittadini… sono eguali davanti alla legge, senza distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di opinioni politiche…”, la Repubblica in cui oggi viviamo. È quella teoria dello Stato che univa Raffaele Cadorna (monarchico) e Luigi Longo (comunista), Ferruccio Parri (azionista) ed Enrico Mattei (cattolico), Sandro Pertini (socialista) e Mario Argenton (liberale), e così via. Uomini di diverse famiglie politiche, differenti per idee e percorsi, ma in quel momento uniti per guidare il Corpo Volontari della Libertà, uniti nel movimento di Resistenza, sulla cui esperienza è fondata la Repubblica, sui quali caduti è stata scritta la Costituzione. Chiediamo quindi al Sindaco ed ai consiglieri che hanno voluto togliere il termine “antifascista” dalla mozione: quali valori vogliamo trasmettere alle giovani generazioni? Vogliamo dire che i democratici sono uguali ai fascisti? Vogliamo dire che gli assassinati nei campi di eliminazione sono uguali ai fascisti che si sono adoperati per farli catturare e deportare nei vagoni piombati? Vogliamo raccontare ai giovani di oggi che chi si è reso complice e protagonista delle stragi di civili e dei massacri (e lo ha fatto per un preciso disegno politico e militare, per una precisa ideologia, il fascismo appunto) è uguale a chi ha combattuto ed è caduto per la libertà? Invitiamo tutti, soprattutto il Sindaco, a ragionare e a rendersi conto di quanto sia importante fare memoria, costruire memoria e di quali siano i rischi che si corrono se questa funzione viene svolta con superficialità. Invitiamo inoltre tutti coloro che hanno ritenuto opportuno non usare il termine “antifascista” a rendersi conto che il ruolo che ricoprono è di natura antifascista, in quanto la Repubblica è fondata sull'antifascismo e i valori da diffondere e trasmettere alle future generazioni sono: pace, libertà e democrazia, il contrario quindi del fascismo.
Sostenere la Commissione Segre senza citare il valore fondante della democrazia, senza menzionare l’esperienza politica e culturale che ha portato all'ordinamento istituzionale che regge il Paese, senza chiarire chi furono le vittime e chi i carnefici di quel terribile momento storico che fu il fascismo in Europa. Questo è successo a Nettuno. Liliana Segre, vittima delle leggi razziali e sopravvissuta alla Shoah, donna impegnata ogni giorno per l’affermazione dei valori di uguaglianza e solidarietà scritti nella Costituzione, dovrà, dopo gli insulti e le banalizzazioni di alcuni politici italiani riguardo la sua tragica esperienza, assistere anche a questa strumentalizzazione messa in atto dal Consiglio Comunale di Nettuno. Restiamo sconcertati ancora una volta da ciò che accade in questo territorio ogni qualvolta si parli di storia e di memoria. Le persecuzioni, le deportazioni, le stragi, le discriminazioni su base razziale ed etnica le fece il fascismo perché quella era l’ideologia fascista, perché quella era la linea politica del fascismo. Liliana Segre fu vittima del fascismo e della sua politica. Le idee razziste e xenofobe, l’intolleranza e l’omofobia, la discriminazione e la guerra ai principi democratici le fece il fascismo di allora e le propagandano i fascisti di oggi. Don Minzoni (cattolico), Giacomo Matteotti (socialista), Antonio Gramsci (comunista), i fratelli Rosselli (liberalsocialisti), Piero Gobetti (liberale), sono solo alcuni di coloro che dal fascismo vennero assassinati perché antifascisti. Ripudiare il fascismo è sempre e comunque dovere delle Istituzioni perché la loro stessa natura è antifascista e tutti i rappresentanti istituzionali ricoprono un ruolo all'interno di Istituzioni nate dalla Guerra di Liberazione dal nazifascismo. L’antifascismo, è bene sottolinearlo in quanto pare che neanche il Sindaco lo sappia, non è solo e unicamente la contrapposizione dei democratici (di tutte le estrazioni politiche, siano esse di destra o di sinistra) al fascismo di ieri e di oggi, ma è una teoria dello Stato. Anzi, è LA teoria dello Stato. È la teoria su cui i padri costituenti si sono basati per costruire la Repubblica italiana, quella in cui “Tutti i cittadini… sono eguali davanti alla legge, senza distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di opinioni politiche…”, la Repubblica in cui oggi viviamo. È quella teoria dello Stato che univa Raffaele Cadorna (monarchico) e Luigi Longo (comunista), Ferruccio Parri (azionista) ed Enrico Mattei (cattolico), Sandro Pertini (socialista) e Mario Argenton (liberale), e così via. Uomini di diverse famiglie politiche, differenti per idee e percorsi, ma in quel momento uniti per guidare il Corpo Volontari della Libertà, uniti nel movimento di Resistenza, sulla cui esperienza è fondata la Repubblica, sui quali caduti è stata scritta la Costituzione. Chiediamo quindi al Sindaco ed ai consiglieri che hanno voluto togliere il termine “antifascista” dalla mozione: quali valori vogliamo trasmettere alle giovani generazioni? Vogliamo dire che i democratici sono uguali ai fascisti? Vogliamo dire che gli assassinati nei campi di eliminazione sono uguali ai fascisti che si sono adoperati per farli catturare e deportare nei vagoni piombati? Vogliamo raccontare ai giovani di oggi che chi si è reso complice e protagonista delle stragi di civili e dei massacri (e lo ha fatto per un preciso disegno politico e militare, per una precisa ideologia, il fascismo appunto) è uguale a chi ha combattuto ed è caduto per la libertà? Invitiamo tutti, soprattutto il Sindaco, a ragionare e a rendersi conto di quanto sia importante fare memoria, costruire memoria e di quali siano i rischi che si corrono se questa funzione viene svolta con superficialità. Invitiamo inoltre tutti coloro che hanno ritenuto opportuno non usare il termine “antifascista” a rendersi conto che il ruolo che ricoprono è di natura antifascista, in quanto la Repubblica è fondata sull'antifascismo e i valori da diffondere e trasmettere alle future generazioni sono: pace, libertà e democrazia, il contrario quindi del fascismo.
18 gennaio 2020
2 febbraio 2020: Apollon - una fabbrica occupata. Proiezione film al Sally Brown Rude Pub
DOMENICA 2 FEBBRAIO 2020 ORE 19,00 - SALLY BROWN PUB - VIA DEGLI ETRUSCHI, SAN LORENZO, ROMA.
Il film è la cronaca della lunga occupazione della tipografia romana Apollon durata oltre un anno, sul finire degli anni '60, ed è interpretato dagli stessi giovani operai della fabbrica, con la voce narrante di Gian Maria Volontè. Una testimonianza di lotta e fratellanza umana che attraverso numerose proiezioni in giro per l'Italia, grazie al sostegno della comunità dei cineasti ed intellettuali italiani, cominciando da Cesare Zavattini, portò agli operai dell'Apollon 60 milioni di lire raccolti in segno di solidarietà dai lavoratori italiani.
Il film nasce dalla collaborazione tra un gruppo di cineasti, coordinato da Ugo Gregoretti, e gli operai che occupano l'industria tipografica Apollon, sita sulla via Tiburtina a Roma. In forma di docu-fiction, il film ricostruisce le vicende della lunga occupazione della fabbrica, iniziata il 4 giugno 1967 e terminata nel dicembre 1968. Gli operai interpretano se stessi e vari altri ruoli (la polizia, i crumiri etc.), ma sono anche coautori del film, che non è una semplice cronaca degli avvenimenti, ma una lettura analitica della realtà della fabbrica, la storia della conquista di strumenti di lotta e democrazia, con l'indicazione di strategie di attacco al potere padronale. La storia, infatti, con un procedimento di ricostruzione narrativa, parte da molto prima, dal 1960, rievocando i primi scioperi operai, la lotta contro il padrone paternalista, la creazione di una cooperativa di consumo interna.
La voce narrante di Gian Maria Volonté dà continuità al racconto e commenta i fatti.
Il film ottenne il nulla osta dal Ministero nel 1969, con il divieto della visione per i minori di 14 anni.
Presentato al Festival internazionale del documentario e del cortometraggio di Lipsia 1969.
Il film è stato restaurato in digitale, a cura di Guido Albonetti, nel 2002
17 gennaio 2020
16 gennaio 2020
29 gennaio 2020: Discriminazione, persecuzione e sterminio degli omosessuali. Incontro con gli studenti delle scuole superiori
L'iniziativa intende ricostruire la storia degli omosessuali durante i regimi fascista e nazista con particolare attenzione alle discriminazioni alle quali erano sottoposti e alle politiche di persecuzione e sterminio alle quali si arrivò negli anni della Seconda Guerra Mondiale.
Oltre alla ricostruzione delle vicende storiche in questione, l'incontro intende poi affrontare anche le vicende legate alle discriminazioni e alle persecuzioni che gli omosessuali vivono nel mondo attuale.
Interverranno:
- Lorenzo Benadusi (Professore di Storia Contemporanea Università Roma Tre)
- Simone Alliva (Giornalista)
- Sebastiano Secci (Presidente del Circolo di Cultura Omosessuale “Mario Mieli”)
- Valerio Bruni (ANPI provinciale di Roma)
27 gennaio 2020: La discriminazione: dalle leggi razziali ai giorni nostri. Incontro con gli studenti delle scuole superiori
L’iniziativa affronterà il tema dell’evoluzione delle discriminazioni razziali ed etniche, delle idee razziste e xenofobe e la loro diffusione nella società. Partendo dalle leggi razziali del 1938, passando per gli anni della II guerra mondiale, attraversando lo sviluppo e l’evoluzione delle idee razziste nella seconda metà del XX secolo fino ad arrivare ai giorni nostri, la conferenza ha l’obiettivo di fornire gli strumenti per l’apprendimento delle vicende storiche legate all'argomento in questione e di descrivere il percorso che ha portato alla stesura dell’art. 3 della Costituzione.
Dopo una ricostruzione storica del razzismo in Italia ed in Europa durante i regimi fascisti si passa ad una ricostruzione dei momenti che hanno caratterizzato il riemergere di idee razziste nella seconda metà del XX secolo.
Tenendo presente questo contesto, l’iniziativa ha infine lo scopo di spiegare e trasmettere i
valori di uguaglianza e solidarietà contenuti nella Costituzione, la loro nascita, la loro affermazione, il ruolo fondamentale che hanno nell'ordinamento italiano.
Interverranno:
- Augusto Pompeo (Storico, Archivista di Stato)
- Paola Marsocci (Docente di Diritto Costituzionale Università La Sapienza)
- Guido Caldiron (Giornalista e scrittore)
- Valerio Bruni (ANPI provinciale di Roma)
15 gennaio 2020
12 gennaio 2020
Ci ha lasciato Giuseppe Mogavero
Ci ha lasciato a 79 anni Giuseppe Mogavero. Una dolorosa perdita per l’antifascismo e per l’intera città di Roma. La camera ardente si terrà lunedì 13 gennaio dalle 10,30 alle 12,00 presso la camera mortuaria del Policlinico Umberto I.
Il suo impegno per la memoria storica della Resistenza svolto sia nell’ANPI (era nel collegio di garanzia dell'ANPI provinciale di Roma), sia presso il Museo Storico della Liberazione di via Tasso (ne era il direttore), nonché attraverso la sua importante pubblicazione “I MURI RICORDANO”, resta come un seme nella terra. Continueremo a raccoglierne i frutti. Ti sia lieve la terra caro Pino.
https://www.anpi.it/libri/57/i-muri-ricordano-la-resistenza-a-roma-attraverso-le-epigrafi-1943-1945
INTERVISTA A GIUSEPPE MOGAVERO, AUTORE DEL LIBRO "I MURI RICORDANO" ( MASSARI EDITORE )
http://xoomer.virgilio.it/pagina348/intemuri.html
TRA I TANTI PERSONAGGI INCONTRATI NEL LAVORARE AL TUO LIBRO, MILITARI, PARTIGIANI, PRETI, DONNE E UOMINI COMUNI, CE NE SONO ALCUNI CHE TU RITIENI INGIUSTAMENTE TRASCURATI DAGLI STORICI CHE SI SONO OCCUPATI DELL'OCCUPAZIONE NAZISTA A ROMA ?
Ve ne sono molti: innanzitutto i deportati politici, coloro che, al contrario di preti, miltari, partigiani combattenti e donne martiri, ebbero, ai fini della memoria storica, un destino particolare, individuale e non corale, non facendo parte delle "categorie" resistenziali, ai grandi tragici eventi quali le Fosse Ardeatine, la deportazione degli ebrei, Porta S.Paolo, non morirono a Forte Bravetta. Antonio Atzori, Ferdinando Persiani, Fernando Nuccitelli, Ercole Cerasari, Vittorio Fattori, Giuseppe De Simone, Ernesto Sansone, Giovanni Gallinella, subirono un dramma nascosto, personale, morendo nei campi di concentramento o lungo il percorso. E' come se, compiendosi il loro destino fuori Roma, essi non facciano parte o comunque non da protagonisti della storia dell'occupazione tedesca di Roma; al contrario di Luigi Collanti, sopravvissuto a Mathausen e spentosi appena arrivato a Roma, la cui vicenda è nota ai più. Stesso destino di poca riconoscenza per il ricordo di alcuni martiri, nobilissime figure di partigiani che, dopo aver combattuto in città durante l'occupazione e aver festeggiato la Liberazione, ritennero "imperfetto" e incompiuto il loro compito e continuarono a combattere in Toscana ( Achille Tomei ), in Umbria ( Virgilio Bianchini ), in Liguria ( Omero Ciai ), nel Biellese ( Roberto Simeoni ) ove caddero combattendo. In precedenza - nel settembre/ottobre 1943 - erano caduti Dionigi Tortora tra i partigiani albanesi, Arcangelo Fabiani con quelli friulani e Mario Bata' nelle montagne del Maceratese : anch'essi negletti e dimenticati nella storia della resistenza romana.
CI SONO, SECONDO TE, OLTRE ALLE ARDEATINE E AI LUOGHI PIU' CONOSCIUTI, DEGLI ALTRI LUOGHI "FISICI" CHE TRASMETTONO ANCORA OGGI FINO IN FONDO LA DRAMMATICITA' DI QUEI GIORNI ?
In genere, a Roma, solamente le Fosse Ardeatine sono conosciute. Poi, c'è il vuoto assoluto, a cominciare da Forte Bravetta. Molti la citano e pochissimi ne conoscono la storia e il suo ruolo di luogo di esecuzione tramite fucilazione, iniziato nel Ventennio e ripristinato dall'occupante nazista. Si deve essenzialmente alle ricerche del dottor Augusto Pompeo e alla loro divulgazione da parte dell'ANPI di Roma, la scoperta e lo studio degli eccidi compiuti colà nei confronti di centinaia di sloveni fucilati come disertori. Ancor meno conosciuta è la storia di Valle Aurelia ( o Valle dell'Inferno ), luogo legato alla storia dei fornaciari, antifascisti da sempre e protagonisti della resistenza armata ma anche protagonisti per l'assistenza e protezione degli ex prigionieri alleati : per questa attività molti di essi morirono alle Fosse Ardeatine o a Forte Bravetta. Voglio segnalare il 1° binario della stazione Tiburtina, da dove partivano, fin dal 16 ottobre '43, i treni piombati verso i campi di sterminio ; lì Michele Bolgia - la cui moglie era morta in piazzale Prenestino durante il primo bombardamento di Roma - spiombava di notte i vagoni, permettendo così la fuga di ebrei e di prigionieri civili e politici. Infine il Quadraro, anche se invero, da circa due anni, per merito di un gruppo di cittadini e dei due Municipi, il rastrellamento e la deportazione in Germania di 900 cittadini non è più un oscuro evento : pubblicazioni, pubblici dibattiti, apposizione di una lapide sono attestazioni ( anche se c'è bisogno di una maggiore divulgazione nel quartiere di tale evento ) del ricordo di quel 17 aprile 1944. Ma in ogni caso rimangono in ombra le figure di cinque partigiani, la cui memoria epigrafica fronteggia, in via dei Quintili, quella citata che ricorda il rastrellamento ; tre di essi finirono alle Ardeatine, uno a Forte Bravetta, mentre il quinto andò a combattere in alta Italia ma il loro ricordo è sprofondato nell'oblio.
QUALI LIBRI CONSIGLIERESTI A DEI GIOVANI CHE VOLESSERO COMINCIARE A CONOSCERE LA STORIA DELLA NOSTRA CITTA' DI QUEL PERIODO ?
La bibliografia della resistenza romana, o meglio del periodo 19 luglio 1943 ( 1° bombardamento ) - 4 giugno 1944 ( Liberazione della città ) è vastissima. La madre di tutte le fonti è "Roma e Lazio 1930-1950. Guida per le ricerche" a cura di Antonio Parisella. Il volume è disponibile presso il Museo della Liberazione in via Tasso 145. Comunque "Storia della resistenza romana" di E.Piscitelli è un valido testo a carattere generale, insieme a "Roma sotto il terrore nazifascista" di A.Troisio, e "Roma città prigioniera" di De Simone. Più nello specifico e in estrema sintesi : "Venti angeli su Roma" di De Simone ( sul bombardamento di S.Lorenzo ). "La difesa di Roma e i Granatieri di Sardegna nel settembre 1943" di E.Cataldi e R.Di Nardo e "L'Italia lacerata" di F.Manacorda per l'evento della Difesa di Roma. "16 ottobre 1943" di G.De Benedetti e "Sabato nero" di R.Katz per il rastrellamento del ghetto. "Achtung Banditen !" di R.Bentivegna e "L'ordine è già stato eseguito" di A.Portelli, incentrati su via Rasella e le Fosse Ardeatine. "Bandiera Rossa nella resistenza romana" di S.Corvisieri, "La resistenza in Roma" di S. Perrone Capano e "Roma clandestina" di F.Ripa di Meana trattano delle formazioni operanti in Roma. Devo aggiungere anche e necessariamente i due volumi di F.W.Deakin "Storia della Repubblica di Salò" ( che comunque è un vasto panorama sulle disfatte militari, l'implosione del Regime sfociato nella seduta del Gran Consiglio che delegittimò Mussolini, il pre-armistizio, l'8 settembre, la costituzione e la fine della RSI ). Infine "Con cuore di donna" della scomparsa partigiana Carla Capponi, un' autobiografia toccante. Per ricerche più specifiche e dettagliate, il sottoscritto è volentieri a disposizione e ricordo che la Biblioteca di via Tasso, l'IRSIFAR ( Istituto Romano per la Storia d'Italia dal fascismo alla Resistenza ) l'Istituto Ebraico di cultura e decine di associazioni, enti e istituzioni possono essere luoghi di ricerca.
CHE DIFFICOLTA' HAI TROVATO LAVORANDO AL TUO LIBRO ? E DA CHI SEI STATO AIUTATO ?
Devo ringraziare molte persone e per tutti gli aspetti dell'opera : per le foto Goffredo D'Orazio, il fotografo della memoria della Resistenza, per la documentazione centinaia di persone che nel loro insieme sono i veri autori del testo, ma devo segnalare soprattutto Nicoletta Stame dell'ANFIM, vero sacrario delle vittime ardeatine e di Bravetta. Ma se tenacia e passione hanno contribuito a dare un senso a questo percorso per luoghi ed eventi, senza la revisione scientifica del prof.Parisella, presidente del Museo della Liberazione di via Tasso, il lavoro rischiava di essere lacunoso e poco accurato. Difficoltà ? Moltissime e tutte legate alla ricerca delle epigrafi nei luoghi più impensati, nascosti o riservati, in una città come Roma che non immaginavo così vasta e complessa.
HO TROVATO MOLTO TOCCANTE IL TUO RACCONTO SULLA SUORA UCCISA ALLA MONTAGNOLA DA UN SOLDATO TEDESCO. SI PASSA TANTE VOLTE DA QUELLE PARTI MA NON SI IMMAGINA CHE PROPRIO LI' SIA STATO COMMESSO UN TALE CRIMINE. VORRESTI PARLARE DI QUESTO EPISODIO A CHI NON ERA ALLA PRESENTAZIONE DEL LIBRO ?
Innanzitutto una premessa. Per "Montagnola" generalmente si intende il nucleo abitativo all'inizio della Laurentina, a sinistra della Colombo. Ma chi in auto è in attesa del verde al semaforo tra la Colombo e la Laurentina, poco prima dello svincolo di destra per viale Marconi, può scorgere ai due lati della Colombo due gruppi di abitazioni rossicce. Il tutto, fino all'ampia piazza della chiesa di piazza Caduti della Montagnola, costituiva la borgata Montagnola di San Paolo, divisa dalla via Imperiale, ma ora maggiormente spezzata dall'imponente Cristoforo Colombo. In quel luogo - in cima al semaforo, appunto - si era attestato l'ultimo avamposto dei Granatieri che fronteggiavano, insieme a decine di civili, la macchina di guerra nazista. Il 10 settembre, quasi al termine degli scontri, suor Teresina di S.Anna ( 29 anni ) si accorse di un tedesco che "camminava come una jena sul campo di battaglia tra i cadaveri" : costui stava depredando dal collo di un Granatiere caduto la catenina d'oro. La suora allora, brandendo un crocefisso d'ottone, colpì il tedesco in fronte, che reagì colpendola alla testa con il calcio del fucile. Suor Teresina, ricoverata in clinica, rimase in coma sino all'8 maggio 1944 data della sua morte. La suora e il granatiere sono raffigurati ora in due artistici altorilievi presso la Cripta Votiva dei Martiri della Montagnola, sul retro della Chiesa di Gesù Buon Pastore. La Cripta è un luogo ignoto ai più, negletto e degradato a causa di un vergognoso oblio ; è comunque visitabile, soprattutto la domenica mattina dopo la funzione religiosa.
Il suo impegno per la memoria storica della Resistenza svolto sia nell’ANPI (era nel collegio di garanzia dell'ANPI provinciale di Roma), sia presso il Museo Storico della Liberazione di via Tasso (ne era il direttore), nonché attraverso la sua importante pubblicazione “I MURI RICORDANO”, resta come un seme nella terra. Continueremo a raccoglierne i frutti. Ti sia lieve la terra caro Pino.
https://www.anpi.it/libri/57/i-muri-ricordano-la-resistenza-a-roma-attraverso-le-epigrafi-1943-1945
INTERVISTA A GIUSEPPE MOGAVERO, AUTORE DEL LIBRO "I MURI RICORDANO" ( MASSARI EDITORE )
http://xoomer.virgilio.it/pagina348/intemuri.html
TRA I TANTI PERSONAGGI INCONTRATI NEL LAVORARE AL TUO LIBRO, MILITARI, PARTIGIANI, PRETI, DONNE E UOMINI COMUNI, CE NE SONO ALCUNI CHE TU RITIENI INGIUSTAMENTE TRASCURATI DAGLI STORICI CHE SI SONO OCCUPATI DELL'OCCUPAZIONE NAZISTA A ROMA ?
Ve ne sono molti: innanzitutto i deportati politici, coloro che, al contrario di preti, miltari, partigiani combattenti e donne martiri, ebbero, ai fini della memoria storica, un destino particolare, individuale e non corale, non facendo parte delle "categorie" resistenziali, ai grandi tragici eventi quali le Fosse Ardeatine, la deportazione degli ebrei, Porta S.Paolo, non morirono a Forte Bravetta. Antonio Atzori, Ferdinando Persiani, Fernando Nuccitelli, Ercole Cerasari, Vittorio Fattori, Giuseppe De Simone, Ernesto Sansone, Giovanni Gallinella, subirono un dramma nascosto, personale, morendo nei campi di concentramento o lungo il percorso. E' come se, compiendosi il loro destino fuori Roma, essi non facciano parte o comunque non da protagonisti della storia dell'occupazione tedesca di Roma; al contrario di Luigi Collanti, sopravvissuto a Mathausen e spentosi appena arrivato a Roma, la cui vicenda è nota ai più. Stesso destino di poca riconoscenza per il ricordo di alcuni martiri, nobilissime figure di partigiani che, dopo aver combattuto in città durante l'occupazione e aver festeggiato la Liberazione, ritennero "imperfetto" e incompiuto il loro compito e continuarono a combattere in Toscana ( Achille Tomei ), in Umbria ( Virgilio Bianchini ), in Liguria ( Omero Ciai ), nel Biellese ( Roberto Simeoni ) ove caddero combattendo. In precedenza - nel settembre/ottobre 1943 - erano caduti Dionigi Tortora tra i partigiani albanesi, Arcangelo Fabiani con quelli friulani e Mario Bata' nelle montagne del Maceratese : anch'essi negletti e dimenticati nella storia della resistenza romana.
CI SONO, SECONDO TE, OLTRE ALLE ARDEATINE E AI LUOGHI PIU' CONOSCIUTI, DEGLI ALTRI LUOGHI "FISICI" CHE TRASMETTONO ANCORA OGGI FINO IN FONDO LA DRAMMATICITA' DI QUEI GIORNI ?
In genere, a Roma, solamente le Fosse Ardeatine sono conosciute. Poi, c'è il vuoto assoluto, a cominciare da Forte Bravetta. Molti la citano e pochissimi ne conoscono la storia e il suo ruolo di luogo di esecuzione tramite fucilazione, iniziato nel Ventennio e ripristinato dall'occupante nazista. Si deve essenzialmente alle ricerche del dottor Augusto Pompeo e alla loro divulgazione da parte dell'ANPI di Roma, la scoperta e lo studio degli eccidi compiuti colà nei confronti di centinaia di sloveni fucilati come disertori. Ancor meno conosciuta è la storia di Valle Aurelia ( o Valle dell'Inferno ), luogo legato alla storia dei fornaciari, antifascisti da sempre e protagonisti della resistenza armata ma anche protagonisti per l'assistenza e protezione degli ex prigionieri alleati : per questa attività molti di essi morirono alle Fosse Ardeatine o a Forte Bravetta. Voglio segnalare il 1° binario della stazione Tiburtina, da dove partivano, fin dal 16 ottobre '43, i treni piombati verso i campi di sterminio ; lì Michele Bolgia - la cui moglie era morta in piazzale Prenestino durante il primo bombardamento di Roma - spiombava di notte i vagoni, permettendo così la fuga di ebrei e di prigionieri civili e politici. Infine il Quadraro, anche se invero, da circa due anni, per merito di un gruppo di cittadini e dei due Municipi, il rastrellamento e la deportazione in Germania di 900 cittadini non è più un oscuro evento : pubblicazioni, pubblici dibattiti, apposizione di una lapide sono attestazioni ( anche se c'è bisogno di una maggiore divulgazione nel quartiere di tale evento ) del ricordo di quel 17 aprile 1944. Ma in ogni caso rimangono in ombra le figure di cinque partigiani, la cui memoria epigrafica fronteggia, in via dei Quintili, quella citata che ricorda il rastrellamento ; tre di essi finirono alle Ardeatine, uno a Forte Bravetta, mentre il quinto andò a combattere in alta Italia ma il loro ricordo è sprofondato nell'oblio.
QUALI LIBRI CONSIGLIERESTI A DEI GIOVANI CHE VOLESSERO COMINCIARE A CONOSCERE LA STORIA DELLA NOSTRA CITTA' DI QUEL PERIODO ?
La bibliografia della resistenza romana, o meglio del periodo 19 luglio 1943 ( 1° bombardamento ) - 4 giugno 1944 ( Liberazione della città ) è vastissima. La madre di tutte le fonti è "Roma e Lazio 1930-1950. Guida per le ricerche" a cura di Antonio Parisella. Il volume è disponibile presso il Museo della Liberazione in via Tasso 145. Comunque "Storia della resistenza romana" di E.Piscitelli è un valido testo a carattere generale, insieme a "Roma sotto il terrore nazifascista" di A.Troisio, e "Roma città prigioniera" di De Simone. Più nello specifico e in estrema sintesi : "Venti angeli su Roma" di De Simone ( sul bombardamento di S.Lorenzo ). "La difesa di Roma e i Granatieri di Sardegna nel settembre 1943" di E.Cataldi e R.Di Nardo e "L'Italia lacerata" di F.Manacorda per l'evento della Difesa di Roma. "16 ottobre 1943" di G.De Benedetti e "Sabato nero" di R.Katz per il rastrellamento del ghetto. "Achtung Banditen !" di R.Bentivegna e "L'ordine è già stato eseguito" di A.Portelli, incentrati su via Rasella e le Fosse Ardeatine. "Bandiera Rossa nella resistenza romana" di S.Corvisieri, "La resistenza in Roma" di S. Perrone Capano e "Roma clandestina" di F.Ripa di Meana trattano delle formazioni operanti in Roma. Devo aggiungere anche e necessariamente i due volumi di F.W.Deakin "Storia della Repubblica di Salò" ( che comunque è un vasto panorama sulle disfatte militari, l'implosione del Regime sfociato nella seduta del Gran Consiglio che delegittimò Mussolini, il pre-armistizio, l'8 settembre, la costituzione e la fine della RSI ). Infine "Con cuore di donna" della scomparsa partigiana Carla Capponi, un' autobiografia toccante. Per ricerche più specifiche e dettagliate, il sottoscritto è volentieri a disposizione e ricordo che la Biblioteca di via Tasso, l'IRSIFAR ( Istituto Romano per la Storia d'Italia dal fascismo alla Resistenza ) l'Istituto Ebraico di cultura e decine di associazioni, enti e istituzioni possono essere luoghi di ricerca.
CHE DIFFICOLTA' HAI TROVATO LAVORANDO AL TUO LIBRO ? E DA CHI SEI STATO AIUTATO ?
Devo ringraziare molte persone e per tutti gli aspetti dell'opera : per le foto Goffredo D'Orazio, il fotografo della memoria della Resistenza, per la documentazione centinaia di persone che nel loro insieme sono i veri autori del testo, ma devo segnalare soprattutto Nicoletta Stame dell'ANFIM, vero sacrario delle vittime ardeatine e di Bravetta. Ma se tenacia e passione hanno contribuito a dare un senso a questo percorso per luoghi ed eventi, senza la revisione scientifica del prof.Parisella, presidente del Museo della Liberazione di via Tasso, il lavoro rischiava di essere lacunoso e poco accurato. Difficoltà ? Moltissime e tutte legate alla ricerca delle epigrafi nei luoghi più impensati, nascosti o riservati, in una città come Roma che non immaginavo così vasta e complessa.
HO TROVATO MOLTO TOCCANTE IL TUO RACCONTO SULLA SUORA UCCISA ALLA MONTAGNOLA DA UN SOLDATO TEDESCO. SI PASSA TANTE VOLTE DA QUELLE PARTI MA NON SI IMMAGINA CHE PROPRIO LI' SIA STATO COMMESSO UN TALE CRIMINE. VORRESTI PARLARE DI QUESTO EPISODIO A CHI NON ERA ALLA PRESENTAZIONE DEL LIBRO ?
Innanzitutto una premessa. Per "Montagnola" generalmente si intende il nucleo abitativo all'inizio della Laurentina, a sinistra della Colombo. Ma chi in auto è in attesa del verde al semaforo tra la Colombo e la Laurentina, poco prima dello svincolo di destra per viale Marconi, può scorgere ai due lati della Colombo due gruppi di abitazioni rossicce. Il tutto, fino all'ampia piazza della chiesa di piazza Caduti della Montagnola, costituiva la borgata Montagnola di San Paolo, divisa dalla via Imperiale, ma ora maggiormente spezzata dall'imponente Cristoforo Colombo. In quel luogo - in cima al semaforo, appunto - si era attestato l'ultimo avamposto dei Granatieri che fronteggiavano, insieme a decine di civili, la macchina di guerra nazista. Il 10 settembre, quasi al termine degli scontri, suor Teresina di S.Anna ( 29 anni ) si accorse di un tedesco che "camminava come una jena sul campo di battaglia tra i cadaveri" : costui stava depredando dal collo di un Granatiere caduto la catenina d'oro. La suora allora, brandendo un crocefisso d'ottone, colpì il tedesco in fronte, che reagì colpendola alla testa con il calcio del fucile. Suor Teresina, ricoverata in clinica, rimase in coma sino all'8 maggio 1944 data della sua morte. La suora e il granatiere sono raffigurati ora in due artistici altorilievi presso la Cripta Votiva dei Martiri della Montagnola, sul retro della Chiesa di Gesù Buon Pastore. La Cripta è un luogo ignoto ai più, negletto e degradato a causa di un vergognoso oblio ; è comunque visitabile, soprattutto la domenica mattina dopo la funzione religiosa.