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28 aprile 2025

28 aprile 1945: Mussolini è giustiziato a Giulino di Mezzegra dietro ordine del CLNAI



Nelle prime ore del 27 aprile 1945, un posto di blocco della 52ᵃ Brigata Garibaldi "Luigi Clerici" ferma poco oltre l'abitato di Musso, sulle sponde del lago di Como, un'autocolonna tedesca in ritirata composta di una trentina di automezzi e forte di duecento uomini. Dopo lunghe trattative, ai tedeschi viene concesso di proseguire verso nord, mentre i fascisti presenti a bordo dovranno essere trattenuti in custodia dai partigiani. Nel corso dell'ispezione, il partigiano Giuseppe Negri nota sotto il pianale del camion numero 34 uno strano tedesco, rivestito di un lungo pastrano militare tedesco e con l'elmetto calcato sugli occhi: è Benito Mussolini. Nel tentativo di scappare ingloriosamente alla giustizia popolare, il duce del fascismo non aveva esitato a travestirsi da sergente tedesco e a fingersi ubriaco. Mussolini viene prontamente consegnato a Urbano Lazzari "Bill", vicecomandante della brigata, il quale lo porta nella sede comunale della vicina cittadina di Dongo e gli sequestra la borsa che aveva portato con sé. Durante la perquisizione, sugli altri camion vengono trovati Claretta Petacci, amante del duce, e numerosi esponenti del governo della RSI, tra cui Alessandro Pavolini, segretario del Partito Fascista Repubblicano, Francesco Maria Barracu, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio della RSI, e Fernando Mezzasoma, Ministro della Cultura Popolare. Nelle ore successive, la responsabilità della custodia di Mussolini passa direttamente a Pier Luigi Bellini delle Stelle "Pedro", comandante del distaccamento "Puecher" della 52ᵃ Brigata Garibaldi che aveva fermato l'autocolonna tedesca, e il duce viene trasferito assieme alla Petacci prima a Germasino, nelle montagne sopra Dongo e infine, la notte tra il 27 e il 28 aprile, non senza notevoli difficoltà, a Bonzanigo.

Frattanto, la notizia dell'arresto di Mussolini è stata comunicata a Milano. Si riunisce il Triumvirato insurrezionale, formato da Sandro Pertini, Leo Valiani ed Emilio Sereni, il quale decreta che Mussolini debba essere giustiziato in ottemperanza all'art. 5 del decreto sull'amministrazione della giustizia emanato dal CLNAI il 25 aprile 1945: «i membri del governo fascista e i gerarchi fascisti colpevoli di aver contribuito alla soppressione delle garanzie costituzionali, d’aver distrutto le libertà popolari, creato il regime fascista, compromesso e tradito le sorti del paese e di averlo condotto all’attuale catastrofe, sono puniti con la pena di morte e, nei casi meno gravi con l’ergastolo». Dell'esecuzione della sentenza sono incaricati Aldo Lampredi "Guido" e Walter Audisio, il "Colonnello Valerio", ufficiale addetto al comando generale del CVL il quale viene per l'occasione munito di un lasciapassare firmato dal generale Raffaele Cadorna. Giunto a Bonzanigo con una nutrita scorta, Audisio preleva Mussolini e lo conduce presso Giulino, oggi frazione del comune di Tremezzina, scortato da Lampredi e da Michele Moretti "Pietro Gatti", già commissario politico del distaccamento "Puecher" della 52ᵃ Brigata Garibaldi. Posizionato il duce contro il muro di cinta di Villa Belmonti, in Via XXIV Maggio, Audisio pronuncia la sentenza: «Per ordine del Comando Generale del Corpo Volontari della Libertà sono incaricato di rendere giustizia al popolo italiano». Il Thompson del "Colonnello Valerio" però si inceppa: è Moretti a passargli allora il suo MAS di fabbricazione francese: alle ore 16:30, cinque colpi al cuore pongono fine definitivamente alla vita del duce e della sua amante Claretta Petacci, che aveva fatto scudo con il proprio corpo ai proiettili a lui destinati. Poco più di un'ora dopo, vengono fucilati sul lungolago di Dongo quindici dei gerarchi catturati assieme a Mussolini il giorno precedente, lo stesso numero dei partigiani fucilati a Piazzale Loreto il 10 agosto 1944.


Mussolini ultimo atto film italiano del 1974 diretto da Carlo Lizzani. Narra degli ultimi giorni (tentativo di fuga ed esecuzione) di Benito Mussolini.