Il 7 ottobre 1943, in ossequio alle direttive diramate il giorno precedente dal colonnello delle SS Herbert Kappler, le truppe tedesche e i militi fascisti della Polizia dell'Africa Italiana procedettero al rastrellamento e alla deportazione nei campi di prigionia in Germania di tutti i carabinieri di stanza nella capitale: vi era il timore che, come accaduto a Napoli, i militari avrebbero potuto ostacolare la deportazione degli ebrei o addirittura sollevarsi in armi contro l'occupante nazista. Fu il generale Rodolfo Graziani, capo delle forze armate della RSI, a firmare l'ordine per effettuare l'operazione. Tedeschi e fascisti sapevano che i Carabinieri sarebbero rimasti fedeli alla monarchia, e che avrebbero operato secondo gli ordini del governo del Sud.
Molti militari dell'Arma che scamparono alla deportazione diedero vita al Fronte Clandestino di Resistenza dei Carabinieri, dipendente dal Fronte Militare Clandestino al comando del generale Filippo Caruso, contribuendo in maniera determinante alla causa della Resistenza a Roma e nell'Italia centrale.