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30 settembre 2017
28 settembre 2017
ANPI Provinciale di Roma - Ordine del Giorno del 23 settembre 2017
L’ANPI
Provinciale di Roma nella riunione del 23 settembre 2017 richiama con
allarme le ormai attuali minacce alla pace mondiale ed il rigurgito
in tutta l’Unione Europea, ormai anche in Germania, del fascismo e
del nazismo e dei fenomeni di violenza ed intolleranza.
Anche
nel nostro Paese, ancora profondamente ferito dalla crisi economica,
brodo di coltura delle formazioni fasciste che soffiano sul fuoco
delle difficoltà a vivere e lavorare di larga parte della
popolazione, a cominciare dalle province e dalle periferie delle
grandi metropoli, additando a capro espiatorio le persone immigrate,
il fenomeno di tali rigurgiti chiama alla definitiva risposta di
tutta la società e di tutte le Istituzioni.
Non
è più possibile parlare di semplici provocazioni fasciste, ma è
ormai necessario fronteggiare, a cominciare dall’educazione
all’antifascismo, un disegno politico eversivo che va ormai oltre i
gruppuscoli estremisti, che debbono essere sciolti a norma della
legislazione vigente, ma coinvolge nei suoi contenuti altre forze
politiche di destra in tutta l’Unione Europea, contro le
Costituzioni democratiche ed in Italia contro la Costituzione
Repubblicana nata dall’antifascismo, dalla Resistenza e dalla
Guerra di Liberazione. Alcuni partiti o pezzi di essi in questi anni
hanno collaborato, flirtato e finanziato il neofascismo, anche
alleandosi elettoralmente con esso e così giocando col fuoco, come
fecero le nostre classi dominanti all’inizio degli Anni ’20,
finendo per incoraggiare il fenomeno fino a perderne il controllo.
Il
Comitato impegna gli organismi alla promozione di un Comitato
Permanente Antifascista provinciale con le Istituzioni, i partiti, i
movimenti, i sindacati e i cittadini antifascisti. Impegna altresì i
propri organismi a lavorare per l'adozione da parte dei Comuni e
delle municipalità di chiare linee di indirizzo antifascista per la
concessione di spazi e autorizzazioni a forze politiche e movimenti.
Si impegna inoltre a promuovere la costituzione di un Osservatorio
Regionale sul neofascismo e sul razzismo da realizzare insieme alle
istituzioni (Regione Lazio per prima) al fine di monitorare
costantemente l'emergere e lo sviluppo di tali fenomeni nella società
e di fornire gli strumenti per intervenire tempestivamente.
Impegna
altresì alla costruzione di una grande giornata di mobilitazione
contro il fascismo e il razzismo per il 28 ottobre, da concordare con
partiti, movimenti, sindacati e associazioni antifascisti,
promuovendo incontri con i cittadini e nelle scuole, proponendo
manifestazioni pubbliche e di piazza ed organizzando manifestazioni e
spettacoli in ogni quartiere.
Impegna
inoltre gli organismi al ricordo, nel mese di ottobre, della
deportazione di migliaia di Carabinieri il 7 ottobre del 1943 e degli
ebrei romani il 16 ottobre 1943.
27 settembre 2017
40° dall'uccisione di Walter Rossi: l'ANPI Provinciale di Roma aderisce alla giornata organizzata in suo ricordo
"L'ANPI Provinciale di Roma in
occasione del quarantennale dell'omicidio di Walter Rossi per mano
fascista, aderisce alla giornata antifascista organizzata per ricordarlo
ed invita tutti a partecipare Sabato 30 Settembre
la giornata sarà così articolata:
- ore 9.00, cerimonia istituzionale a Piazza Walter Rossi, ridipingiamo il murales con Invisibile (progetto di street art);
- ore 16.00, appuntamento alla lapide in Viale delle Medaglie d'Oro, un fiore per Walter;
- dalle ore 17.00, concentramento a Largo Millesimo per poi partire in corteo ed arrivare a Piazza Walter Rossi;
- all'arrivo del corteo in Piazza Walter Rossi, festa popolare con musica, racconti e ricordi."
evento su facebook
1 ottobre 2017 - Sez. ANPI Trullo - Magliana: DIAMO UN CALCIO AL RAZZISMO DIRITTI, SOLIDARIETA’, INTEGRAZIONE, LEGALITA’
DIAMO UN CALCIO AL RAZZISMO
DIRITTI,
SOLIDARIETA’, INTEGRAZIONE, LEGALITA’
La sezione ANPI Trullo-Magliana “Franco Bartolini”
in collaborazione con Calciosociale,
Atletico Diritti, Pablo Produzioni, Lokomotiv Trullo e con il patrocinio
del Municipio Roma XI Arvalia Portuense
e della Regione Lazio scende in
campo. Fatelo anche voi
Domenica 1 ottobre dalle ore 10.30 si terrà un quadrangolare amatoriale di
calcio a 8 in
cui mettere al centro i valori della solidarietà, dell’accoglienza,
dell’integrazione e per chiedere, come sancito dalla nostra costituzione, il
riconoscimento dei diritti inviolabili per tutti gli esseri umani.
Consapevoli dell’importanza e della
passione per lo sport che tutti noi abbiamo fin da piccoli, siamo certi che la
pratica sportiva può assumere un valore sociale e di coscienza civile
facilitando l’interazione tra mondi, ceti sociali, culture, lingue e religioni
differenti. Per questo motivo vi invitiamo
a scendere in campo in nome dell’integrazione,
della legalità, dell’anti-razzismo e dei diritti per tutti, in nome di uno
sport quale strumento di coesione e di coinvolgimento.
Il torneo si svolgerà presso il Campo dei Miracoli in via di Poggio
Verde 455 a
Corviale che si distingue per essere un centro polifunzionale innovativo,
riconosciuto come il primo esperimento di architettura sociale in una periferia romana e vedrà la
partecipazione delle seguenti squadre:
26 settembre 2017
In ricordo di Lucia Ottobrini, scomparsa due anni fa
Due anni fa, il 26 settembre del 2015, moriva Lucia Ottobrini, Partigiana combattente, tra le figure più rappresentative della Resistenza romana. Decorata con medaglia d’argento al valore militare.
la partigiana più odiata da Kappler
Nata a Roma il 2 ottobre del 1924, seconda di nove figli, Lucia
Ottobrini è vissuta a Mulhouse in Alsazia fino all’età di 15 anni, città
dove i genitori si erano trasferiti quando lei aveva ancora cinque mesi.
I bisnonni materni si erano insediati nella industriale e ricca città alsaziana alla ne dell’Ottocento e lì avevano impiantato una solida attività commerciale. A Mulhouse Lucia è cresciuta a contatto con un ambiente socialmente povero, formato perlopiù da minatori e operai, che le ha consentito di conoscere lo sfruttamento, la miseria, le ingiustizie. Tuttavia, era un ambiente cosmopolita e multietnico, dove convivevano la cultura e la religione ebraica, protestante e cattolica. In un clima di tolleranza religiosa e di solidi legami affettivi, la cattolica Lucia si è fortemente legata all’ambiente ebraico: «La mia migliore compagna di scuola era polacca, e per qualche tempo frequentai un doposcuola ebraico. Un giorno il rabbino mi pose la mano sul capo e mi benedisse. Non ho mai dimenticato quel gesto, da allora ho sempre amato gli ebrei, la loro dolcezza e saggezza» (Partigiani a Roma). Il padre Francesco faceva il carpentiere e la madre, Domenica De Nicola, apparteneva a un’agiata e numerosa famiglia di commercianti, per cui la famiglia Ottobrini conduceva una vita più che dignitosa. Poi con l’occupazione dell’Alsazia da parte dell’esercito tedesco, nove persone della famiglia di origine ebraica vennero prelevate e deportate nei campi di sterminio dove hanno trovato la morte. Auschwitz entrò con violenza nella vita di Lucia lacerando il suo vissuto di adolescente: tutto un mondo di legami affettivi familiari, di amicizie, di studi, crollava improvvisamente e irreparabilmente e nella sua mente rimarrà scolpito il ricordo dei simboli delle SS naziste. La scelta antifascista di Lucia poteva ormai dirsi compiuta e definitiva. La guerra a caccia dell'ebreo oltre ad aver smembrato la famiglia la ridussero in povertà, e i coniugi Ottobrini, con al seguito ben nove figli, decisero nel ’40 di rientrare a Roma dove venne loro assegnata una casa popolare nella borgata di Primavalle, da poco costruita dal regime fascista per dare un alloggio a molti degli sfrattati in seguito agli sventramenti del centro storico. Nella remota borgata romana Lucia conosce la fame e la miseria vere e per aiutare la famiglia si impiega all’Ufficio Valori del Tesoro. Per la famiglia Ottobrini sono anni terribili: ora Lucia, che aveva già sperimentato la ferocia nazista, poteva toccare con mano i risultati delle leggi razziali e della guerra volute dal fascismo.
I bisnonni materni si erano insediati nella industriale e ricca città alsaziana alla ne dell’Ottocento e lì avevano impiantato una solida attività commerciale. A Mulhouse Lucia è cresciuta a contatto con un ambiente socialmente povero, formato perlopiù da minatori e operai, che le ha consentito di conoscere lo sfruttamento, la miseria, le ingiustizie. Tuttavia, era un ambiente cosmopolita e multietnico, dove convivevano la cultura e la religione ebraica, protestante e cattolica. In un clima di tolleranza religiosa e di solidi legami affettivi, la cattolica Lucia si è fortemente legata all’ambiente ebraico: «La mia migliore compagna di scuola era polacca, e per qualche tempo frequentai un doposcuola ebraico. Un giorno il rabbino mi pose la mano sul capo e mi benedisse. Non ho mai dimenticato quel gesto, da allora ho sempre amato gli ebrei, la loro dolcezza e saggezza» (Partigiani a Roma). Il padre Francesco faceva il carpentiere e la madre, Domenica De Nicola, apparteneva a un’agiata e numerosa famiglia di commercianti, per cui la famiglia Ottobrini conduceva una vita più che dignitosa. Poi con l’occupazione dell’Alsazia da parte dell’esercito tedesco, nove persone della famiglia di origine ebraica vennero prelevate e deportate nei campi di sterminio dove hanno trovato la morte. Auschwitz entrò con violenza nella vita di Lucia lacerando il suo vissuto di adolescente: tutto un mondo di legami affettivi familiari, di amicizie, di studi, crollava improvvisamente e irreparabilmente e nella sua mente rimarrà scolpito il ricordo dei simboli delle SS naziste. La scelta antifascista di Lucia poteva ormai dirsi compiuta e definitiva. La guerra a caccia dell'ebreo oltre ad aver smembrato la famiglia la ridussero in povertà, e i coniugi Ottobrini, con al seguito ben nove figli, decisero nel ’40 di rientrare a Roma dove venne loro assegnata una casa popolare nella borgata di Primavalle, da poco costruita dal regime fascista per dare un alloggio a molti degli sfrattati in seguito agli sventramenti del centro storico. Nella remota borgata romana Lucia conosce la fame e la miseria vere e per aiutare la famiglia si impiega all’Ufficio Valori del Tesoro. Per la famiglia Ottobrini sono anni terribili: ora Lucia, che aveva già sperimentato la ferocia nazista, poteva toccare con mano i risultati delle leggi razziali e della guerra volute dal fascismo.
Improvvisamente uno spiraglio: nel gennaio del ’43 conosce Mario Fiorentini, «una fiammata che non si è mai spenta né attenuata»,
e finalmente Lucia può entrare in contatto con l’ambiente intellettuale
e antifascista romano. Per lei, così giovane e sensibile alle
ingiustizie, è l’inizio di un importante impegno politico e culturale.
Insieme a Laura Lombardo Radice ottiene il suo primo incarico politico
nella raccolta di materiale per i detenuti e, contemporaneamente,
insieme a Mario, si dedica al teatro civile con i migliori attori e
registi della nuova generazione. Lucia ricorda questi primi mesi del ’43
come un periodo felice: «Quello fu un periodo splendido, Mario e
Plinio De Martiis avevano formato una compagnia teatrale che doveva far
conoscere gli “autori classici del teatro di prosa al popolo, evitando
le rappresentazioni degli autori cosiddetti borghesi”. Ciò doveva
avvenire nei cinema di periferia, in modo da raggiungere un pubblico
popolare no ad allora escluso dal teatro. Iniziammo dal cinema Mazzini
ma avemmo subito delle difficoltà finanziarie; né il proletariato né il
ceto medio corse ai nostri spettacoli. Attori e registi si ridussero la
paga e qualcuno rinunciò. Facemmo una sola rappresentazione al Tetro
delle Arti. Avevamo progettato che Gassmann saltasse sopra un tavolo e
cantasse l’Internazionale in francese. I registi della nostra compagnia erano Luigi Squarzina, Adolfo Celi, Gerardo Guerrieri, Vito
Pandolfi, Mario Landi, gli attori erano Gassman, (stupendo per la sua
classe, il suo ardore, la sua cultura), Lea Padovani... e tanti altri.
Ho dimenticato molti nomi, ma erano tutti giovani, entusiasti ed
antifascisti» (Partigiani a Roma)
24 settembre 2017
Cefalonia: il più grande massacro
Cefalonia: il più grande massacro
Claudio Toninel, Vice Presidente Nazionale dell’Associazione Nazionale Divisione Acqui: “Cefalonia e Corfù furono teatro di un gravissimo crimine di guerra compiuto dalla Wermacht contro l’esercito regolare italiano”. Il primo e straordinario atto di Resistenza
Claudio Toninel è Vice Presidente Nazionale dell’Associazione Nazionale Divisione Acqui. Suo zio era di stanza a Cefalonia nel settembre ’43. Scampò alla strage e venne deportato in un campo di prigionia a Salonicco. Liberato dai partigiani greci, combatté nella Resistenza ellenica. Abbiamo conversato con lui durante gli incontri del 6 dicembre sulla mozione sulle stragi nazifasciste approvata dalla Camera lo stesso giorno.
Toninel, cosa rappresenta per l’Associazione Nazionale Divisione Acqui l’approvazione, alla Camera della Deputati, della mozione sulle stragi nazifasciste?
Cefalonia e Corfù furono teatro di un gravissimo crimine di guerra compiuto dall’esercito regolare della Germania, la Wermacht contro l’esercito regolare italiano. Ora si è fatto, finalmente, un primo passo per rendere giustizia alla memoria dei 10mila militari italiani della Divisione Acqui che scegliendo di non combattere al fianco dei tedeschi furono massacrati in massa. E molti altri vennero deportati nei campi di prigionia. Perché non si realizzò una Norimberga italiana? Il fascicolo con i fatti avvenuti nelle isole greche finì invece tra i 695 nascosti nell’Armadio della vergogna. La strage divenne ostaggio della politica internazionale postbellica, ma sollevava anche il problema della responsabilità dei nostri vertici militari e politici. Fino all’armistizio eravamo stati alleati dei tedeschi. Dopo l’8 settembre ‘43, migliaia di soldati semplici, sottoufficiali e ufficiali furono lasciati senza ordini, abbandonati al loro destino. E nel dopoguerra molti appartenenti alle gerarchie militari italiane, anche quanti avevano la coscienza poco pulita, restarono al loro posto. La stessa cosa avvenne in Germania.
Dal punto di vista storico e politico, cosa significa rendere giustizia ai morti e ai deportati di Cefalonia?
L’Associazione Divisione Acqui fa parte della FVL, i militari inquadrati nella Resistenza, perché a Cefalonia i soldati italiani furono i protagonisti del primo atto della Resistenza. Che avvenne all’estero, prima che si organizzasse in territorio nazionale la lotta contro l’occupazione. Eravamo in Grecia perché il regime fascista aveva invaso la terraferma e le isole greche. Noi stessi eravamo stranieri occupanti.
Alla conferenza stampa a Montecitorio quei fatti sono stati rievocati…
L’eccidio di Cefalonia e Corfù dimostra che gli eccidi fecero parte della strategia di guerra tedesca. La grandissima parte dei soldati della Acqui decise di non consegnare le armi e di combattere. Il Comandante della Divisione, il generale Antonio Gandin, aveva chiesto un aiuto aereo, per affrontare la nuova situazione. I rinforzi non arrivarono mai, permettendo ai tedeschi di organizzarsi. Nonostante ciò, i militari italiani non vollero arrendersi alla Wermacht. Ci fu un referendum tra i soldati, ricordiamolo. Fu la stragrande maggioranza a scegliere. Mio zio, Mario Toninel, sopravvissuto alla strage e scomparso nel 2002 lo ha sempre confermato. Era caporale, da scampato alla morte, fu deportato in un campo di prigionia tedesco, a Salonicco. Nel ’44 venne liberato dai partigiani greci, nascosto e curato da una famiglia di partigiani greci e, una volta guarito, tornò a combattere con la Resistenza in terra ellenica. È stato riconosciuto dal nostro Paese “partigiano combattente all’estero”. Era iscritto all’ANPI.
La mozione approvata chiede l’esecuzione da parte della Germania delle condanne comminate dai tribunali militari italiani e azioni concrete di memoria…
Sono venuto a Roma da Verona, dove l’Associazione ha la sede principale, per seguire il dibattito e il voto in Parlamento. L’Associazione Nazionale Divisione Acqui venne fondata subito dopo a fine della guerra. I reduci hanno ricostruito le vicende, sono tornati in Grecia per cercare i poveri resti umani dei loro commilitoni. Da soli, senza sostegno alcuno da parte dei governi italiani. E praticamente da soli abbiamo portato avanti l’azione di memoria. Un encomio solenne del ministero della Difesa ai soldati di Cefalonia ha dovuto attendere il 1993. Mio zio non ha potuto neppure vedere il processo istruito dalla Procura militare italiana contro Alfred Stork per le fucilazioni degli ufficiali italiani alla Casetta Rossa. Tre anni fa è stato condannato all’ergastolo, in contumacia. Con la mozione approvata a Montecitorio si è impegnato il nostro Governo a operare per il rispetto in Germania delle sentenze dei Tribunali militari italiani. Per i condannanti, tutti molto avanti negli anni non chiediamo il carcere ma non accettiamo la totale impunità.
Quali iniziative per la memoria realizza l’Associazione Nazionale Divisione Acqui?
Andiamo spesso nelle scuole. Con fatica, per l’avanza età dei sopravvissuti alla strage. A Verona, luogo di origine della gran parte dei militari della Acqui c’è il monumento più importante, dove ogni anno si celebrano le commemorazioni in occasione degli anniversari. Ma soprattutto vogliamo ricostruire la memoria storica dei nostri militari in Grecia. Per cominciare, la Casetta Rossa, che era stata distrutta dai terremoti, è stata ricostruita grazie all’impegno dell’Associazione. Ad Argostoli, a Cefalonia, su un lembo di terra acquistato dal governo italiano, abbiamo eretto un monumento in ricordo dell’eccidio della Acqui. Abbiamo anche un piccolo museo nella via principale della cittadina. Però è difficile mantenerli: le risorse sono esigue. Si limitano alle donazioni dei familiari dei reduci e a uno scarso contributo statale annuale, distribuito dalla FVL. Grazie alla collaborazione col comune di Corfù, abbiamo realizzato un altro monumento e vorremmo aprire un museo pure lì e in altre località della Grecia. Purtroppo siamo in balia della politica locale. A Cefalonia avevamo installato una segnaletica stradale, ma è stata più volte divelta nel corso degli anni: la destra reazionaria ellenica punta a mostrarci alla popolazione come nemici. Noi vorremmo ripristinare i pannelli e tutelarli. Costruire la memoria di Cefalonia nelle località dove avvennero i fatti, tutte molto frequentate da turisti italiani ed europei, è importante per il futuro delle nostre democrazie.
http://www.anpi.it/storia/165/atti-del-convegno-il-sacrificio-della-divisione-acqui
http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntate/cefalonia-1943/455/default.aspx
http://www.divisioneacqui.com/
Salvo D'Acquisto
Salvo D'Acquisto
Nato a Napoli nel 1920, fucilato a Palidoro (Roma) il 23 settembre 1943, carabiniere, Medaglia d'Oro al valor militare alla memoria.
Come tanti meridionali, si era arruolato nei Carabinieri nel 1939. L'anno successivo, aggregato alla 608a Sezione dell'Aeronautica, era stato trasferito in Africa settentrionale. Era tornato in Italia, nel 1942, per seguire un corso per sottufficiali a Firenze. L'8 settembre 1943 lo colse a Roma, dove con il grado di vicebrigadiere, fu assegnato alla caserma dei carabinieri di Torre in Pietra. In quella località, la sera del 22 settembre, un'esplosione, avvenuta in una vicina caserma abbandonata dalle Guardia di Finanza, uccise due militari tedeschi e ne ferì alcuni altri che vi si erano acquartierati. Alcune bombe a mano, dimenticate dalle "Fiamme gialle" in una cassa, erano esplose quando i tedeschi vi si erano messi a curiosare. Fu il pretesto per organizzare un rastrellamento e il mattino i tedeschi si presentarono alla Stazione dei carabinieri trascinandovi 22 civili, fermati casualmente nei dintorni: per dare una sembianza di legalità a quello che si proponevano di fare, chiesero la presenza del comandante della Stazione. Il maresciallo non c'era e il vice brigadiere D'Acquisto fu costretto a seguire i tedeschi con i loro prigionieri sino a Palidoro. Dopo un sommario interrogatorio, durante il quale ciascuno professò la propria estraneità al fatto, l'ufficiale che comandava il drappello tedesco ordinò che a tutti i 22 civili fosse data una pala perché si scavassero la fossa. A questo punto il vice brigadiere, compreso che i tedeschi avrebbero ucciso tutti i prigionieri, per salvare 22 innocenti si accusò del preteso attentato. D'Acquisto fu fucilato sul posto. I civili vennero tutti rilasciati. Questa la motivazione della Medaglia d'Oro al VM: "Esempio luminoso d'altruismo, spinto fino alla suprema rinuncia della vita. Sul luogo stesso del supplizio, dove, per barbara rappresaglia, era stato condotto dalle orde naziste, insieme con 22 ostaggi civili del territorio della sua stazione, pure essi innocenti, non esitava a dichiararsi unico responsabile di un presunto attentato contro le forze armate tedesche. Affrontava così - da solo - impavido la morte, imponendosi al rispetto dei suoi stessi carnefici e scrivendo una nuova pagina indelebile di purissimo eroismo nella storia gloriosa dell'Arma".
http://anpi.it/media/uploads/patria/2010/10/35_FILATELIA.pdf
22 settembre 2017
14 settembre 2017
La paura, l’orizzonte nero e il “fascismo perenne” - Patria Indipendente
La paura, l’orizzonte nero e il “fascismo perenne”
Un comune sentire che è presente in alcune componenti della nostra società e che fa da brodo primordiale per la rinascita del fascismo. Odio contro il “diverso”, ma anche il rifiuto dell’eguale. La strutturale connessione col razzismo. L’imbroglio demagogico del «Né di destra né di sinistra». Il moderno antifascismo
Il passato non ritorna, semmai è questo eterno presente che non passa. E così facendo, invece che permetterci di superare ciò che è avvenuto, ricordandolo infine come storia trascorsa, ci consegna la sgradita sorpresa di vedere tornare a galla quello che avremmo voluto cancellare una volta per sempre. Forza Nuova, astro brillante nel firmamento della destra radicale nostrana, annuncia per il 28 ottobre una «marcia dei patrioti» a Roma, novantacinque anni dopo la lugubre passeggiata delle camicie nere. È solo l’ultimo atto, in ordine di successione, di una lunga stagione di provocazioni in crescendo e, come tali, destinate a ripetersi. Se ne può stare certi.
13 settembre 2017
09 settembre 2017
Allarme fascismo e razzismo: appello alle Istituzioni, alle realtà associative e ai cittadini tutti. Comunicato ANPI Provinciale di Roma
L’Anpi Provinciale di Roma esprime soddisfazione per il divieto ed il blocco
da parte delle Autorità preposte della annunciata manifestazione di Forza Nuova
contro gli immigrati a Tiburtino III prevista per l'8 settembre scorso. Bene è stato fatto nel denunciare
immediatamente i 3 organizzatori e nell’allontanare i 59 partecipanti, per i
quali si preannunciano altrettante denunce.
L’allarme dell’Anpi è stato recepito anche nel VI Municipio, che comprende Torbellamonaca e Torre Angela, dove il consiglio
municipale ha votato due ordini del giorno (su iniziativa della sezione ANPI “Nascimben”
e del locale Coordinamento Antifascista) che impegnano l’ente locale a negare
ogni agibilità a chi non si riconosce nel divieto costituzionale di ricostituzione
del partito fascista. D’ora in poi le domande per l’uso e
occupazione degli spazi pubblici dovranno contenere specifica dichiarazione con
la quale il richiedente attesta di
riconoscere e rispettare la XII
disposizione transitoria e finale della Costituzione Italiana. Si esigerà
inoltre il pieno rispetto delle c.d. leggi Scelba e Mancino, contro le
manifestazioni di fascismo e di razzismo. Per supportare tale lavoro il Consiglio Municipale si è impegnato a costituire un “Osservatorio” PER LA LEGALITA’
COSTITUZIONALE contro ogni violenza e discriminazione.
Tale risultato deve essere esteso a tutti i Municipi ed al
Comune di Roma, che di fronte a tali rigurgiti devono riaffermare la natura
antifascista delle Istituzioni. Per questo l’annunciato consiglio straordinario
del IV Municipio, convocato su pressione di Casapound (per chiudere il
centro di accoglienza di Tiburtino III),
organizzazione che si definisce fascista e che ha premuto per detto consiglio
facendo irruzione nei locali dell’Ente, non si deve tenere. Facciamo appello
anzitutto alla Presidente del Municipio perché annulli detta convocazione,
perché le assemblee elettive non possono agire e non possono neanche dare l’idea
di agire, sotto la pressione di gruppi che fanno della violenza e del fascismo
la loro bandiera.
Vi sono problemi drammatici che le assemblee elettive sono
chiamate a risolvere, di fronte ad uno stato di disagio reale della
popolazione, in particolare nelle periferie delle nostre metropoli. Il richiamo
al fascismo costituisce già di per sé una grave distrazione da questi compiti,
oltre che una soluzione inaccettabile e già condannata senza appello dalla
storia.
Per questo anche la prossima provocazione di Forza Nuova, marciare
su Roma il prossimo 28 ottobre come fossimo nel 1922, dovrà essere severamente
vietata ed ogni tentativo di concentramento dovrà essere disperso dalle
Autorità preposte. L’Anpi sarà presente con tutte le iniziative che saranno
messe in campo la settimana prossima dal Comitato Nazionale e chiama nuovamente
fin d’ora le Istituzioni, le assemblee elettive, i partiti politici, i
movimenti sociali, i sindacati, le associazioni dei cittadini, gli
intellettuali antifascisti, i lavoratori e i cittadini tutti ad esprimersi, ad isolare i fascisti, a mettere fine a queste crescenti provocazioni con lo scioglimento delle dette
organizzazioni.
08 settembre 2017
Le Istituzioni impediscano senza indugio la manifestazione di Forza Nuova. È apologia del fascismo - Comunicato della Segreteria nazionale dell'ANPI
http://www.anpi.it/articoli/1808/le-istituzioni-impediscano-senza-indugio-la-manifestazione-di-forza-nuova-e-apologia-del-fascismo
Le Istituzioni impediscano senza indugio la manifestazione di Forza Nuova. È apologia del fascismo
8 Settembre 2017
Il testo del comunicato della Segreteria nazionale ANPI
Comunicato della Segreteria nazionale dell'ANPI sull'annunciata manifestazione del 28 ottobre a Roma di Forza Nuova
La Segreteria nazionale dell'ANPI, vista la gravissima provocazione che i movimenti neofascisti intendono porre in essere per il 28 ottobre, data carica di ricordi negativi e profondamente significativa per tutte le nefaste conseguenze che ne sono derivate, ritiene di non potersi limitare ad una protesta, pur doverosa e ferma, ma assume l'impegno con tutta l'ANPI di contrastare con forza una simile iniziativa, qualora essa non venga impedita dalle autorità pubbliche, non solo con la presenza nelle piazze di Roma il 28 ottobre, ma in tutte le piazze d'Italia, in cui le nostre organizzazioni ricorderanno e spiegheranno ai cittadini che cosa è stato il 28 ottobre e quanti lutti, dolore e sangue ne sono derivati per i cittadini e il Paese nel suo complesso durante il tragico ventennio fascista.
Rivolge un appello alle Istituzioni pubbliche competenti affinché assumano i provvedimenti necessari a proibire la preannunciata manifestazione, rilevando che è loro compito e dovere primario quello di pretendere e assicurare il rispetto della Costituzione nei suoi contenuti profondamente democratici e antifascisti. Peraltro non occorre la ricerca di chiare e particolari motivazioni, essendo manifesto che il riferimento al 28 ottobre è – di per sé – una evidente manifestazione di apologia del fascismo, repressa dalle leggi vigenti e respinta dall'intero contenuto della Costituzione.
Rivolge altresì un caldo appello a tutte le forze democratiche, partiti, associazioni e a tutti i cittadini affinché prendano posizione apertamente contro l'escalation di tipo neofascista e razzista che si sta verificando nel Paese.
In particolare è dovere degli intellettuali che amano la democrazia, non solo farsi sentire, ma usare gli strumenti della cultura e della informazione per far vivere la memoria, rivolgendosi particolarmente ai giovani che non hanno vissuto la tremenda esperienza del fascismo. Spetta a chi comprende e ricorda rendere evidente che siamo di fronte ad un vero, autentico e grave pericolo per la democrazia.
Si riserva di sottoporre al Comitato Nazionale, convocato per la prossima settimana, ulteriori proposte, perché la voce dell'ANPI si levi sempre più alta e forte in tutte le sedi d'Italia, non solo contro l'aberrante iniziativa che ci si propone di realizzare oggi, ma contro ogni tentativo di inquinamento della nostra democrazia, col rischio effettivo di un grave peggioramento delle condizioni complessive della convivenza civile. Abbiamo assistito a troppe manifestazioni neofasciste, abbiamo letto sul WEB cose addirittura raccapriccianti, per il loro contenuto di fascismo e razzismo. Ora basta!
La Segreteria nazionale ANPI
Roma, 8 settembre 2017
06 settembre 2017
Smuraglia: "Le Istituzioni impediscano la marcia su Roma di Forza Nuova"
"Le Istituzioni impediscano la marcia su Roma di Forza Nuova"
6 Settembre 2017
Carlo Smuraglia intervistato dal quotidiano la Repubblica sulla "Marcia dei Patrioti" indetta dal movimento neofascista per il 28 ottobre
http://www.anpi.it/articoli/1807/le-istituzioni-impediscano-la-marcia-su-roma-di-forza-nuova
05 settembre 2017
NO al razzismo, NO all'apologia del fascismo, NO alle sfilate dei fascisti l'8 settembre. Comunicato ANPI e ARCI di Roma
Ora basta con le provocazioni fasciste!
NO al razzismo, NO all'apologia del fascismo, NO alle sfilate dei fascisti.
Riciclando un manifesto razzista del fascismo di Salò, Forza Nuova e Roma ai romani diffondono propaganda razzista e fascista e annunciano una non meglio precisata iniziativa "per le strade" di Tiburtino III la sera dell'otto settembre, festa della Repubblica nel 74° anniversario dell'armistizio e dell'inizio della Resistenza e della Guerra di Liberazione, data che rappresenta la fine della guerra di aggressione e sterminio a fianco dei nazisti voluta da Mussolini e dal fascismo.
Evidentemente le due fantomatiche organizzazioni di cui sopra intendono rinnovare la fedeltà alla scelleratezza nazifascista.
Ora basta con queste provocazioni!
Costituzione e Leggi dello Stato proibiscono tassativamente e senza margini di discrezionalità e la ricostituzione e la propaganda del partito fascista e ogni tipo di manifestazione di razzismo. E' preciso compito dello Stato rispettare e far rispettare tali norme e impedire questo scempio perseguendo i responsabili.
Le Autorità competenti per l’ordine pubblico vigilino inoltre per garantire l’incolumità dei residenti e degli ospiti del presidio della Croce Rossa, tra i quali ci sono anche donne e bambini. Forza Nuova è movimento incline all'uso della violenza, come riferito dal viceministro dell'Interno on. Bubbico lo scorso 1 giugno, quando ha comunicato alle Camere che tra il 2011 e il 2016 è stata protagonista di quattro episodi al mese, uno a settimana! Gruppo che si ispira direttamente alla Guardia di Ferro rumena, uno dei più sanguinari movimenti antisemiti che l'Europa abbia mai conosciuto. La natura nazifascista di Forza Nuova è inoltre stata già sentenziata dalla Corte di Cassazione, quale portatrice di "valori" quali la xenofobia, il razzismo, la violenza e l'antisemitismo.
L’ANPI Provinciale di Roma e L’ARCI di Roma chiedono pertanto che eventuali autorizzazioni concesse a presidi e/o cortei ai fascisti vengano revocate e, qualora mai concesse, si perseguano gli autori di adunate sediziose e manifestazioni non autorizzate. Chiedono inoltre a tutte le forze politiche di condannare senza appello questi rigurgiti del passato, senza infingimenti, isolandoli con forza.