A partire dal maggio 1944, sei vaste operazioni di rastrellamento interessano la zona di Monte Sole, sull'Appennino romagnolo, al confine tra Toscana e Romagna: obiettivo principale dei tedeschi e dei fascisti è la Brigata "Stella Rossa" attiva nel territorio dei comuni di Marzabotto, Monzuno e Grizzana Morandi, guidata dal leggendario comandante Mario Musolesi "Lupo" e attivamente sostenuta dalla popolazione locale. L'attività di "bandenbekämpfung" ("guerra alle bande") assume proporzioni via via maggiori e forme sempre più cruente in concomitanza con l'intensificazione dell'offensiva alleata tra l'agosto e il settembre 1944: Monte Sole viene a trovarsi nelle immediate retrovie del fronte e si impone la necessità di spezzare il forte legame di solidarietà tra partigiani e popolazione locale. Ogni forma di sopruso e violenza ai danni dei civili è incoraggiata e legittimata dalla circolare del feldmaresciallo Kesselring, comandante supremo della Wehrmacht in Italia, emanata il 17 giugno di quell'anno.
Il 29 settembre 1944, reparti della 16. SS-Panzergrenadier-Division "Reichsführer-SS" agli ordini del maggiore Walter Reder, con l'aiuto decisivo di guide e delatori italiani nonché di reparti della Guardia Nazionale Repubblicana, scatenano in un'area compresa tra le valli del Setta e del Reno avente come epicentro Monte Sole una vastissima operazione di rastrellamento, bruciando case e cascinali, ammazzando animali e trucidando donne, uomini e persino bambini con inusitata crudeltà. Individuato il comando della "Stella Rossa" da parte dei nazifascisti, il comandante "Lupo" muore nel combattimento, mentre parte della brigata riesce ad effettuare delle operazioni di sganciamento e a disperdersi in parte sulle montagne circostanti, in parte in prossimità delle vicine linee alleate. Il bilancio dell'eccidio, che si conclude il successivo 5 ottobre, è di 770 vittime di cui 216 bambini, 142 ultrasessantenni, 316 donne.
Come le vicende di Marzabotto dimostrano con chiarezza, le stragi di civili da parte dei nazifascisti non rappresentano - come vorrebbe certa vulgata revisionista - la risposta diretta a singole azioni condotte dai partigiani, ma si configura piuttosto quale strumento privilegiato per affermare il proprio dominio su un territorio la cui popolazione forniva in varia misura sostegno e appoggio alle bande dei ribelli.