22 gennaio 2010

Il Giorno della Memoria. Un messaggio di Massimo Rendina


Il 27 gennaio –Giorno della Memoria- si carica quest'anno di particolare significato nell' indurre a considerare la memoria -delle tragedie del 900 e della vittoria sul nazifascismo e imperialismo giapponese- riferimento comparativo di istanze e ideali in rapporto alla situazione politica e sociale , mondiale e nazionale, per valutarla obbiettivamente e trarne le conseguenze culturali e operative.
Questione che impegna 1' ANPI, inducendo i nostri circoli e sezioni a una riflessione sul ruolo che la nostra associazione ha nella società per mandato storico, dovendo essa riproporre in termini attuali gli imperativi politici e morali che la memoria promuove. Memoria quindi attiva e propulsiva per il conseguimento di una società più giusta nella quale libertà, democrazia, partecipazione si coniughino con la giustizia sociale.
Problema, questo dell'analisi politica, che diventa premessa all'impegno che si pone in modo permanente all' ANPI con i partiti, sindacati, movimenti democratici, reso evidente, pubblicizzato dalla giornata della Memoria.
Dobbiamo rendere partecipi i cittadini irretiti dalla demagogia populista alla constatazione che diritti e doveri sono sottomessi, -con le istituzioni- al pragmatismo demagogico e populista del gruppo di potere al governo che si propone il cambiamento della Costituzione intimamente legata alla Memoria, così che anche questa venga cancellata o modificata ad uso del potere politico oggi predominante.
Materia prioritaria del dibattito in atto nei circoli e sezioni dell' ANPI al fine duplice della partecipazione alla politica contingente (senza soggezioni partitiche, con la volontà di favorire 1'unità delle forze democratiche di opposizione) e della progettazione della nuova cultura -superate le remore ideologiche- come richiedono la situazione internazionale dominata dai centri finanziari e la denuncia della degenerazione democratica italiana a quella collegata e con peculiarità parafasciste.
Temi da affrontare riconducendoli alla centralità della persona nella società. Se il "secolo breve" concentra nella "Giornata della Memoria"la rievocazione dell' olocausto degli ebrei, del genocidio di slavi, omossessuali, nomadi, di etnie orientali, di militari prigionieri, e in Italia di un numero elevato di antifascisti o solo supposti tali, denunciati da collaborazionisti prezzolati per riscuotere la taglia, la memoria va considerata fattore indispensabile alla crescita democratica protraendola, quale ricerca di verità e quale riflessione, al presente, facendole assumere funzione propedeutica e testimoniale, per indurci a realizzare, ripeto, una società compiutamente democratica in opposizione ferma e responsabile all'autoritarismo che si sta stabilendo nel Paese a protezione immorale di interessi privati e garanzia di immunità dalle sanzioni giudiziarie ad atti delinquenziali.

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