16 maggio 2025

Teresa "Annuska" Vergalli ci ha lasciato. Ci mancherà la sua testimonianza, fonte di ispirazione e pungolo


 

Il comitato provinciale dell'ANPI di Roma piange la scomparsa della staffetta partigiana Teresa Vergalli, si stringe alla famiglia e alla sezione ANPI Appio della quale era presidente onoraria.

Di famiglia antifascista partecipò da giovanissima alla Resistenza come staffetta, svolgendo delicati e pericolosi incarichi. Dopo la guerra svolse attività politica (partecipò alla fondazione dell'Unione Donne Italiane - oggi Unione Donne in Italia) e di insegnamento, tramandando alle giovanissime generazioni, e non solo, la storia e l'importanza della Libertà, conquistata con durissime lotte dalle partigiane e dai partigiani. Sempre presente, la sua testimonianza, che era fonte di ispirazione e pungolo, ci mancherà.

Che la terra ti sia lieve Teresa "Annuska", R.i.P.

"Vi prego, fate in modo che il futuro si connetta al passato. Indietro indietro, sotto le nostre rughe una volta c’era tutto il nostro coraggio, la nostra impreparazione, la nostra sventatezza. cioè sogni, generosità"

https://teresavergalli.wordpress.com/2025/02/13/vecchiaia/

15 maggio 2025

Nuovo atto intimidatorio all'VIII Municipio. ANPI Roma: nessuno si lascerà intimidire

A pochissimi giorni dall'ultima (di una serie preoccupante) azione intimidatoria nell'VIII Municipio, un nuovo gravissimo atto è stato compiuto contro il CSOA La Strada: un'esplosione ha distrutto l'entrata alla sua sede.

Il comitato provinciale dell'ANPI di Roma, con le sezioni dell'VIII Municipio, esprime la più grave condanna del gesto e la più grande solidarietà ai compagni che da sempre sono un punto di riferimento di solidarietà e antifascismo nel quartiere e nella città, degni figli di coloro che proprio in questo Municipio seppero con coraggio fronteggiare e combattere l'orda nazista. La matrice di quest'ultimo atto non è chiara, ma chiunque ne sia l'autore che come al solito agisce nel buio, deve sapere che nessuno si lascerà intimidire, che nell'VIII Municipio sarà sempre isolato e che la comunità democratica e antifascista di Roma sarà sempre unita e solidale.




Addio ad Ali Rashid



Apprendiamo con dolore dell'improvvisa scomparsa di Ali Rashid, giornalista, scrittore, politico e attivista palestinese, da decenni residente in Italia, dove ha portato avanti con coraggio la battaglia in favore del diritto all'autodeterminazione del popolo palestinese, per l'applicazione delle risoluzioni ONU sulla Palestina, per il rispetto dei diritti umani e per la risoluzione pacifica della questione israelo-palestinese.

L'ANPI saluta un amico, un compagno e un vero uomo di pace.

Che la terra ti sia lieve.


14 maggio 2025

Ci ha lasciati Pepe Mujica

Esponente del Movimiento de Liberaciòn Nacional-Tupamaros, combattente per la libertà e i diritti degli ultimi e per questo detenuto per molti anni in carcere durante il regime militare. Col ritorno alla democrazia fu prima deputato e successivamente, dal 2010 al 2015, Presidente dell'Uruguay eletto con il Frente Amplio. 

Figura centrale in America Latina, la sua esperienza e il suo esempio di combattente e politico sempre vicino alla popolazione rimarranno come monito alle future generazioni.

Ti sia lieve la terra, compagno: non ti dimenticheremo!

09 maggio 2025

9 maggio 1978: l'assassinio di Peppino Impastato

Nella notte tra l'8 e il 9 maggio 1978, il giovane giornalista e attivista politico Peppino Impastato venne assassinato a Cinisi dietro mandato del boss della locale cosca mafiosa Gaetano Badalamenti. Il suo cadavere, posizionato sui binari ferroviari della linea Palermo-Trapani, venne fatto esplodere con una carica di tritolo per simulare un falso attentato e sviare le indagini negli ambienti della sinistra da lui frequentati.

Nato a Cinisi nel 1948 da una famiglia fortemente legata alla mafia locale, iscrittosi al Partito Socialista di Unità Proletaria nel 1965 e successivamente passato a Lotta Continua, aveva fondato nel 1977 l'emittente radiofinanziata Radio Aut, dai cui microfoni aveva condotto un'importante campagna di controinformazione volta a colpire i potentati mafiosi della zona, denunciando fenomeni di corruzione, abusivismo, soprusi, clientelismi e scempi ambientali.

«Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. All’esistenza di orrendi palazzi sorti all’improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità, si mettono le tendine alle finestre, le piante nel davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre. È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione a rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore».

8-9 maggio: la capitolazione della Germania nazista

Il 7 maggio 1945, alle ore 2:41, dopo aver ricevuto precise istruzioni in merito da parte dell'ammiraglio Karl Dönitz, divenuto Presidente del Reich in attuazione delle volontà testamentarie dello stesso Hitler, venne firmata a Reims dal generale Alfred Jodl, capo di stato maggiore della Wehrmacht, la resa incondizionata della Germania alle forze alleate: a partire dalle ore 23:01 del successivo 8 maggio, le forze armate tedesche avrebbero dovuto cessare ogni atto di ostilità contro le armate alleate in tutto il teatro di operazioni europeo.

Su pressione dei sovietici, che intendevano far sì che la capitolazione tedesca avvenisse nella capitale del Reich ormai ridotta in maceria, il comandante supremo delle forze alleate in Europa, il generale Eisenhower, acconsentì ad un atto di resa più formale e completo: il testo presentato a Reims venne perciò sottoposto a delle modifiche che sancirono l'obbligo per i tedeschi di deporre le armi e consegnarsi agli Alleati, permettendo tuttavia ai rappresentanti di ciascuna delle forze armate tedesche di firmare l'atto di resa. Fu così che, poco dopo la mezzanotte del 9 maggio, il feldmaresciallo Wilhelm Keitel in rappresentanza della Wehrmacht, l'ammiraglio Hans-Georg von Friedeburg in rappresentanza della Kriegsmarine e il generale Hans-Jürgen Stumpff in rappresentanza della Luftwaffe firmarono la resa della Germania al cospetto del maresciallo sovietico Georgy Zhukov, del maresciallo capo dell'aeronautica Sir Arthur William Tedder, britannico, del comandante delle forze aeree strategiche Carl Spaatz, statunitense, e del generale francese Jean de Lattre de Tassigny.

Seppur siglata alle prime ore del 9 maggio, la firma della capitolazione fu retrodatata alle 23:01 del precedente 8 maggio al fine di allinearla con l'orario inizialmente previsto dalla resa incondizionata di Reims, quando a Mosca era però già passata la mezzanotte: è questo il motivo per cui vari Paesi occidentali (Francia, Regno Unito, Slovacchia, Repubblica Ceca) e l'Ucraina festeggiano il Giorno della Vittoria l'8 maggio, mentre in Russia e in altri Stati dell'Europa orientale lo si festeggia il 9.

04 maggio 2025

Il 4 maggio del 1945 cadeva il partigiano Giorgio Marincola, nella Val di Fiemme, nei giorni dell'ultima strage nazista sul suolo italiano.



Giorgio Marincola nacque in Somalia a Mahaddei Uen da un sottufficiale italiano, Giuseppe Marincola e da una donna somala Aschirò Hassan.
A Roma Giorgio Marincola fu allievo del professor Pilo Albertelli, comandante del Partito d’Azione assassinato dai nazifascisti alle Fosse Ardeatine il 24 marzo 1944.
La sua formazione culturale all’antifascismo si intrecciò con la sua vicenda personale, facendo di Marincola non solo un partigiano italiano dalla pelle nera ma un esempio «visivo» dei valori di libertà, uguaglianza, emancipazione sociale e democrazia che la Resistenza oppose irriducibilmente, come idea alternativa di società, contro la barbarie nazifascista.
Entrato in clandestinità nel 1943 nelle fila del Partito d’Azione, Giorgio Marincola divenne uno dei protagonisti della Resistenza a Roma proseguendo poi la lotta antifascista sia nel viterbese sia nelle fila dell’intelligence militare britannica, lo Special Operations Executive.
Aviolanciato nell’agosto 1944 nella zona di Biella per alimentare la guerriglia partigiana in Piemonte venne catturato dai nazisti nel gennaio 1945 e successivamente deportato a Bolzano da dove venne liberato il 30 aprile 1945.
Aggregatosi ad una banda partigiana della Val di Fiemme venne ucciso il 4 maggio del 1945 a Stramezzino nel corso di uno scontro a fuoco contro un’autocolonna di SS in ritirata.

vedi anche:



03 maggio 2025

3 maggio 1944: l'assassinio di Caterina Martinelli: "una madre che non poteva - sentir piangere dalla fame - tutti insieme - i suoi figli


    
A seguito della riduzione a 100 grammi della razione giornaliera di pane per ogni abitante di Roma decretata dal generale Malzer, comandante della piazza di Roma, il 26 aprile del 1944, tra aprile e maggio di quell'anno si susseguirono sempre più numerosi gli assalti ai forni della capitale da parte delle donne romane, spesso protette in queste rischiose azioni da nuclei armati delle locali formazioni partigiane.
    Il 3 maggio 1944, dopo aver dato l'assalto ad un forno della borgata di Pietralata, Caterina Martinelli e altre donne furono bloccate all'altezza di Via del Badile da un plotone della Polizia dell'Africa Italiana mentre tentavano la fuga. Al rifiuto di restituire quanto avevano preso per poter sfamare i propri figli, uno dei militi esplode una raffica di mitra che uccide sul colpo Caterina, che stringeva al petto una pagnotta e la figlia appena nata, ferita gravemente. 
    Il giorno dopo, il partigiano e poeta Mario Socrate appose sul luogo dell'eccidio un cartello che così recitava: «Qui i fascisti hanno ammazzato / Caterina Martinelli / una madre che non poteva / sentir piangere dalla fame / tutti insieme / i suoi figli». Prontamente rimosso dalle autorità occupanti, il testo venne ripreso nella lapide che ancora oggi ne ricorda l'assassinio per mano fascista, in Via del Badile, 16.

02 maggio 2025

2 maggio 2014: la strage di Odessa


Il 2 maggio del 2014, elementi neonazisti ucraini appiccarono il fuoco alla Casa dei Sindacati di Odessa, dove si erano rifugiati diverse decine di manifestanti filorussi a seguito degli scontri avuti in precedenza con i sostenitori della rivoluzione di Maidan. Le cifre ufficiali parlando di almeno quarantadue vittime arse vive e massacrate a colpi di spranghe, bastoni e coltelli, anche se il bilancio potrebbe essere stato assai maggiore.

01 maggio 2025

1° maggio 1947: la strage di Portella della Ginestra



La mattina del 1° maggio 1947, circa duemila lavoratori, in prevalenza uomini con donne e bambini al seguito, muovono dai paesi di Piana degli Albanesi, San Giuseppe Jato e San Cipirello verso la piana di Portella della Ginestra per festeggiare il 1° maggio. La località montana, circoscritta dalle alture rocciose dei monti Pelavet, Maja e Kumeta, si riempie rapidamente di più di duemila persone, desiderose di ascoltare il comizio tenuto da Giacomo Schirò, calzolaio di San Giuseppe Jato, e di festeggiare il grande risultato conseguito alle precedenti elezioni dell'Assemblea regionale siciliana dal Blocco del Popolo, coalizione formata da candidati del Partito Socialista e del Partito Comunista. È la prima volta dall'avvento del fascismo che la Festa dei lavoratori torna ad essere festeggiata il 1° maggio: sotto il fascismo era infatti stata spostata al 21 aprile perché coincidesse con l'anniversario della fondazione di Roma.

Poco dopo che l'oratore ha cominciato il suo discorso, dal vicino monte Pelavet vengono esplose numerose raffiche di mitra, fucili e mitragliatrici che colpiscono la folla mietendo undici vittime, tra cui quattro bambini, mentre altre ventisette rimangono ferite. A sparare sulla folla inerme sono gli uomini di Salvatore Giuliano, i quali avevano tenuto in ostaggio quattro cacciatori incontrati per caso nella zona della strage al fine di evitare che potessero dare l'allarme, per poi uccidere sulla via del ritorno il campiere Emanuele Busellini, noto per essere un informatore delle forze dell'ordine. Inoltre, elle settimane successive, altre sei persone moriranno a causa delle ferite riportate.

Sebbene i vari processi susseguitisi negli anni immediatamente successivi non siano riusciti a far luce sui mandanti, appare evidente la matrice reazionaria e anticomunista della strage, cui seguirono attacchi contro le sedi delle Camere del Lavoro e del PCI in varie località delle province di Trapani e Palermo: le istanze della mafia e degli agrari si scontrano con le rivendicazioni di contadini e braccianti, che con la vittoria della coalizione social-comunista avevano cominciato a sperare in un moto di rinnovamento politico e sociale. In questo contesto la figura del bandito Giuliano, già militante del Movimento Indipendentista Siciliano e fervente anticomunista, divenne il braccio armato di chi voleva difendere ad ogni costo il mantenimento dello status quo.

La strage di Portella della Ginestra fu la prima delle molte stragi di matrice politica che insanguinarono l'Italia nel secondo dopoguerra.

30 aprile 2025

1 maggio 2025: l'ANPI provinciale di Roma invita iscritti e simpatizzanti al corteo di CGIL, CISL e UIL da Piazza Vittorio a Via dei Fori Imperiali

1 maggio 2025: il comitato provinciale dell'ANPI di Roma invita i propri iscritti e simpatizzanti a partecipare al corteo organizzato a Roma da CGIL, CISL e UIL:

L’appuntamento per il corteo è alle ore 9 in piazza Vittorio, per arrivare in Via dei Fori Imperiali dove, a partire dalle ore 10, si susseguiranno gli interventi dal palco di delegate e delegati, pensionate e pensionati. Concluderà Maurizio Landini intorno alle 12,30




 

Il lavoro nella Costituzione:

Art. 1
L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.


Ed ecco il valore del lavoro, come attributo indispensabile della persona, proprio perché essa possa svilupparsi e realizzarsi. Un valore chiaramente espresso nell’art. 1, che fa del lavoro, addirittura, il fondamento della Repubblica.
Carlo Smuraglia, introduzione a “La Costituzione della Repubblica Italiana” – ANPI, 2015 https://www.anpi.it/media/uploads/files/2015/09/costituzione_anpi.pdf
La dignità sociale del lavoro è una pietra angolare del nostro edificio costituzionale:
“Fino a che non c’è la possibilità per ogni uomo di lavorare e di trarre con sicurezza dal proprio lavoro i mezzi per vivere da uomo, non solo la nostra Repubblica non si potrà chiamare fondata sul lavoro, ma non si potrà chiamare neanche democratica, perché una democrazia in cui non ci sia questa eguaglianza di fatto, in cui ci sia una eguaglianza di diritto, è una democrazia puramente formale”. Piero Calamandrei

gli articoli 2, 3 e 4


Art. 2. 
La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.


Art. 3.
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.


Art. 4.
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, una attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.


Il contributo della prof.ssa Paola Marsocci, docente universitario di Diritto Costituzionale alla I università di Roma “La Sapienza”.





l'Art. 35

La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni.
Cura la formazione e l'elevazione professionale dei lavoratori.
Promuove e favorisce gli accordi e le organizzazioni internazionali intesi ad affermare e regolare i diritti del lavoro.
Riconosce la libertà di emigrazione, salvo gli obblighi stabiliti dalla legge nell'interesse generale, e tutela il lavoro italiano all'estero.


Gli articoli 36, 37 e 38 

Art. 36.
Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa.
La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge.
Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi.

Art. 37.
La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione.
La legge stabilisce il limite minimo di età per il lavoro salariato.
La Repubblica tutela il lavoro dei minori con speciali norme e garantisce ad essi, a parità di lavoro, il diritto alla parità di retribuzione.

Art. 38.
Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all'assistenza sociale.
I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria.
Gli inabili ed i minorati hanno diritto all'educazione e all'avviamento professionale.
Ai compiti previsti in questo articolo provvedono organi ed istituti predisposti o integrati dallo Stato.
L’assistenza privata è libera.



articoli 39, 40, 41, 45 e 46. 


ART. 39.
L'organizzazione sindacale è libera.
Ai sindacati non può essere imposto altro obbligo se non la loro registrazione presso uffici locali o centrali, secondo le norme di legge.
È condizione per la registrazione che gli statuti dei sindacati sanciscano un ordinamento interno a base democratica.
I sindacati registrati hanno personalità giuridica. Possono, rappresentati unitariamente in proporzione dei loro iscritti, stipulare contratti collettivi di lavoro con efficacia obbligatoria per tutti gli appartenenti alle categorie alle quali il contratto si riferisce.

ART. 40.
Il diritto di sciopero si esercita nell'ambito delle leggi che lo regolano.
ART. 41.
L'iniziativa economica privata è libera.
Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.

ART. 45.
La Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata.
La legge ne promuove e favorisce l'incremento con i mezzi più idonei e ne assicura, con gli opportuni controlli, il carattere e le finalità.
La legge provvede alla tutela e allo sviluppo dell'artigianato.

ART. 46.
Ai fini della elevazione economica e sociale del lavoro in armonia con le esigenze della produzione, la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende.

28 aprile 2025

28 aprile 1945: Mussolini è giustiziato a Giulino di Mezzegra dietro ordine del CLNAI



Nelle prime ore del 27 aprile 1945, un posto di blocco della 52ᵃ Brigata Garibaldi "Luigi Clerici" ferma poco oltre l'abitato di Musso, sulle sponde del lago di Como, un'autocolonna tedesca in ritirata composta di una trentina di automezzi e forte di duecento uomini. Dopo lunghe trattative, ai tedeschi viene concesso di proseguire verso nord, mentre i fascisti presenti a bordo dovranno essere trattenuti in custodia dai partigiani. Nel corso dell'ispezione, il partigiano Giuseppe Negri nota sotto il pianale del camion numero 34 uno strano tedesco, rivestito di un lungo pastrano militare tedesco e con l'elmetto calcato sugli occhi: è Benito Mussolini. Nel tentativo di scappare ingloriosamente alla giustizia popolare, il duce del fascismo non aveva esitato a travestirsi da sergente tedesco e a fingersi ubriaco. Mussolini viene prontamente consegnato a Urbano Lazzari "Bill", vicecomandante della brigata, il quale lo porta nella sede comunale della vicina cittadina di Dongo e gli sequestra la borsa che aveva portato con sé. Durante la perquisizione, sugli altri camion vengono trovati Claretta Petacci, amante del duce, e numerosi esponenti del governo della RSI, tra cui Alessandro Pavolini, segretario del Partito Fascista Repubblicano, Francesco Maria Barracu, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio della RSI, e Fernando Mezzasoma, Ministro della Cultura Popolare. Nelle ore successive, la responsabilità della custodia di Mussolini passa direttamente a Pier Luigi Bellini delle Stelle "Pedro", comandante del distaccamento "Puecher" della 52ᵃ Brigata Garibaldi che aveva fermato l'autocolonna tedesca, e il duce viene trasferito assieme alla Petacci prima a Germasino, nelle montagne sopra Dongo e infine, la notte tra il 27 e il 28 aprile, non senza notevoli difficoltà, a Bonzanigo.

Frattanto, la notizia dell'arresto di Mussolini è stata comunicata a Milano. Si riunisce il Triumvirato insurrezionale, formato da Sandro Pertini, Leo Valiani ed Emilio Sereni, il quale decreta che Mussolini debba essere giustiziato in ottemperanza all'art. 5 del decreto sull'amministrazione della giustizia emanato dal CLNAI il 25 aprile 1945: «i membri del governo fascista e i gerarchi fascisti colpevoli di aver contribuito alla soppressione delle garanzie costituzionali, d’aver distrutto le libertà popolari, creato il regime fascista, compromesso e tradito le sorti del paese e di averlo condotto all’attuale catastrofe, sono puniti con la pena di morte e, nei casi meno gravi con l’ergastolo». Dell'esecuzione della sentenza sono incaricati Aldo Lampredi "Guido" e Walter Audisio, il "Colonnello Valerio", ufficiale addetto al comando generale del CVL il quale viene per l'occasione munito di un lasciapassare firmato dal generale Raffaele Cadorna. Giunto a Bonzanigo con una nutrita scorta, Audisio preleva Mussolini e lo conduce presso Giulino, oggi frazione del comune di Tremezzina, scortato da Lampredi e da Michele Moretti "Pietro Gatti", già commissario politico del distaccamento "Puecher" della 52ᵃ Brigata Garibaldi. Posizionato il duce contro il muro di cinta di Villa Belmonti, in Via XXIV Maggio, Audisio pronuncia la sentenza: «Per ordine del Comando Generale del Corpo Volontari della Libertà sono incaricato di rendere giustizia al popolo italiano». Il Thompson del "Colonnello Valerio" però si inceppa: è Moretti a passargli allora il suo MAS di fabbricazione francese: alle ore 16:30, cinque colpi al cuore pongono fine definitivamente alla vita del duce e della sua amante Claretta Petacci, che aveva fatto scudo con il proprio corpo ai proiettili a lui destinati. Poco più di un'ora dopo, vengono fucilati sul lungolago di Dongo quindici dei gerarchi catturati assieme a Mussolini il giorno precedente, lo stesso numero dei partigiani fucilati a Piazzale Loreto il 10 agosto 1944.


Mussolini ultimo atto film italiano del 1974 diretto da Carlo Lizzani. Narra degli ultimi giorni (tentativo di fuga ed esecuzione) di Benito Mussolini.


27 aprile 2025

Il 27 aprile 1937 moriva Antonio Gramsci


 

A 88 anni dalla sua morte, avvenuta a Roma, rendiamo omaggio al più grande politico italiano dell'era moderna, teorico dei consigli di fabbrica, fondatore del Partito Comunista d'Italia, maestro di Palmiro Togliatti. Il grande uomo che affrontò eroicamente e consapevolmente il martirio inflittogli dai fascisti perché il suo cervello doveva «...smettere di pensare per almeno venti anni...». Il capo dei lavoratori italiani, nel cui ufficio la porta rimase sempre aperta per discutere spesso tutta la notte per convincere anche un solo operaio in più. L'uomo che voleva costruire il partito individuandolo nella parte migliore della classe operaia, dei lavoratori, degli studenti e degli intellettuali. Immortale rimane il suo appello ai più giovani: «Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la vostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il vostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la vostra forza».

Leggi anche:

https://www.patriaindipendente.it/terza-pagina/gramsci-la-condizione-umana-lindifferenza/

25 aprile 2025 80° della Liberazione: le foto e i video della splendida giornata antifascista

Le bellissime foto del grandioso 25 aprile dell'ANPI provinciale di Roma e di tutte le associazioni, partiti e sindacati, di tutti i cittadini e le cittadine che hanno condiviso questa splendida giornata antifascista (n.b.: questa pagina è in aggiornamento):

Cliccare sul nome dell'album e NON sulla foto per aprire gli album:

Foto ufficiali dell'ANPI provinciale di Roma:

- Foto di Alice Ciangottini:

Le foto dell'omaggio ai Martiri delle Fosse Ardeatine






- Foto di Stefano Bonifazi:

Le foto del palco di Parco Schuster dalla mattina con gli artisti ai comizi



Le foto della grande Marcia della Liberazione da Parco Schuster a Porta San Paolo per l'omaggio ai partigiani



Le altre bellissime foto che gentilmente ci sono state concesse dagli autori: 

Le foto di Lino Le Noci



Le foto di Antonio Sassu



Le foto di Ivano Dei Giudici





Le foto di Luciano Di Meo







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