Massimo Rendina, il Comandante Max

Massimo Rendina, 4/1/1920 - 8/2/2015

Massimo Rendina, «Max», da Federico e Maria Manara, nacque il 4 gennaio 1920 a Mestre (VE). 


Durante il fascismo visse a Venezia e dopo la maturità si trasferì a Bologna per gli studi universitari alla facoltà di giurisprudenza.




Nel capoluogo emiliano iniziò la carriera giornalistica: giovanissimo iniziò a scrivere per Il Popolo del Friuli, collaborando poi con il Resto del Carlino; suo collega era Enzo Biagi. In quel periodo fece parte anche di una compagnia teatrale amatoriale. 










Allo scoppio della guerra si arruolò divenendo sottotenente dei bersaglieri e venne inviato in Russia con lo CSIR. Rimpatriato per una licenza di convalescenza, nel dicembre 1942 divenne condirettore insieme a Eugenio Facchini (anch'egli reduce dal fronte russo) del mensile Architrave, rivista del GUF (Gruppo Universitario Fascista) bolognese. 

Nelle intenzioni dei gerarchi fascisti bolognesi i due reduci avrebbero dovuto dare un tono più fascista al giornale, considerato un foglio della fronda. Pio Marsilli e Vittorio Chesi, il direttore e il condirettore della gestione precedente, erano stati destituiti d’autorità e proposti per il confino di polizia, perché considerati antifascisti. Ma i due nuovi giornalisti diedero al giornale un contenuto e un tono di aperta contestazione del regime e della guerra.
Nella nota Motivo ideale, siglata M.R. (Massimo Rendina) si legge: «Ormai la retorica illusione di una vittoria facile e di una guerra lampo è sprofondata nell’abisso del passato». La nostra «è sempre stata, sin dal primo colpo di cannone, una guerra difensiva» e «Ora soltanto il conflitto appare definitivamente difensivo nella sua intima essenza e si trasmuta in una lotta integrale, assoluta, di vita o di morte, estranea ad ogni altro pensiero che non sia di sopravvivere alla distruzione di tutto il mondo» (Architrave, 31 gennaio 1943).
Nello stesso numero, in una nota dal titolo Indagine sulla Russia, parlando dell’esperienza fatta sul fronte orientale, si chiese: «a) come mai il popolo russo, che non è convinto della bolscevizzazione, la tollera come un gioco, resiste, non si ribella, combatte con valore?; b) come mai dopo un’improvvisa e stupefacente disfatta militare, creduta da tutto il mondo irreparabile, ha opposto un’accanita resistenza e proprio sul principio dell’ultimo atto del grande dramma riconquistando parte delle posizioni perdute con un successo che ha del soprannaturale?». «Noi non crediamo - proseguiva - in una serie di astute ed avvedute manovre da parte del governo rosso: le ragioni sono piuttosto da ricercarsi nel sistema organizzativo e nelle vicende naturali della guerra che vedono l’alternarsi della fortuna, da una parte e dalla altra dei combattenti». Concludeva che se i russi «hanno sorpreso chiunque, la situazione delle armate tedesche non va considerata assolutamente nel campo del “disastroso”».


Partigiani comandati da Massimo Rendina













Dopo il 25 luglio 1943 tornò a lavorare a Il Resto del Carlino
Quando, dopo l’8 settembre 1943, al giornale fu nominato un direttore repubblichino, intervenne all'assemblea dei redattori per annunciare pubblicamente che non avrebbe collaborato con la RSI. Abbandonò il giornale e si trasferì in Piemonte, a Torino, dove conobbe Corrado Bonfantini, aderì alla Resistenza e partecipò alla Lotta di Liberazione con il nome di battaglia di Max il giornalista. Militò prima nella 19ma brigata Giambone Garibaldi con funzione di capo di Stato Maggiore e successivamente nella 103ma brigata Nannetti della 1a divisione Garibaldi, della quale fu prima comandante e poi capo di Stato Maggiore. Prese parte alla liberazione di Torino. Nell'autunno 1944 venne ferito nelle campagne torinesi e salvato da alcuni contadini. Fu in seguito riconosciuto invalido di guerra e riconosciuto partigiano combattente dal 1 novembre 1943 al 7 maggio 1945.

Il 24 marzo del 1944 suo zio, il colonnello Roberto Rendina, veniva ucciso nel massacro delle Fosse Ardeatine.



Massimo Rendina nel dopoguerra
sul set di un film 
Nel dopoguerra riprese la sua attività di giornalista nell'edizione piemontese de l'Unità.
Si occupò di cinema scrivendo film con Piero Tellini, curò poi la Settimana Incom con Luigi Barzini junior e successivamente, nel 1950, entrò in RAI dove fu dapprima corrispondente da Parigi, quindi fu designato al neonato terzo canale radiofonico, un canale culturale al quale collaborarono, fra gli altri, Corrado Alvaro, Giuseppe Berto e Carlo Emilio Gadda. Fu responsabile dei servizi giornalistici, lavorò come redattore di Radio Sera e come inviato speciale, realizzò documentari fra i quali "La strada più conosciuta del mondo" (dedicato alla romana via Veneto), "Gli ultimi testimoni del passato remoto", "La civiltà delle macchine" (con Leonardo Sinisgalli), "La provincia" (con Sergio Zavoli), "L'Italia e il progresso scientifico", "Esuli in Italia", "Gli strani collezionisti". 

Nel 1957 divenne direttore dell'unico telegiornale allora esistente. Allontanato dal governo Tambroni, venne in seguito reintegrato nella TV pubblica. Negli anni '60 fu condirettore delle relazioni con l'estero. Negli anni '70 sarà amministratore delegato dell'ERI e quindi direttore centrale per lo sviluppo tecnologico. Sempre in quegli anni scrisse per il settimanale Le Ore, diretto da Enzo Peri. 

Lavorò anche nel cinema come sceneggiatore (Uno fra la folla con Eduardo De Filippo), e come attore nel film Giordano Bruno (regia di Giuliano Montaldo) con Gianmaria Volontè. In seguito condusse per Rai1 il programma "La telefonata". Lasciò la Rai per raggiunti limiti di età nel 1985. 


Gruppo (compagia De Filippo)
Massimo Rendina, prima fila, quarto da destra in piedi.















Dalla seconda metà degli anni '80 insegnò Teoria e tecnica della comunicazione alla II Università di Roma.




Fu attivo presso l'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia (ANPI): fu presidente del Comitato Provinciale di Roma e dal 2011 vicepresidente dell'ANPI nazionale. Fu membro del Comitato scientifico dell'Istituto Luigi Sturzo per le ricerche storiche sulla Resistenza.


Massimo Rendina alla Casa della Memoria e della Storia

Rendina alla Casa della Memoria e della Storia, sede dell'ANPI provinciale di Roma




















Morì a Roma l'8 febbraio 2015 all'età di 95 anni.



Pubblicazioni:







Italia 1943-45. Guerra civile o Resistenza?, Newton, Roma 1995; 












Dizionario della Resistenza italiana, Editori Riuniti, Roma 1995.














Cronache della prima Repubblica, Odradek, Roma 2010.








Sitografia:

https://www.anpi.it/donne-e-uomini/2070/massimo-rendina

https://it.wikipedia.org/wiki/Massimo_Rendina

https://www.storiaememoriadibologna.it/rendina-massimo-500274-persona

https://www.brogi.info/2015/02/massimo-rendina-un-grande-italiano-breve-riassunto-delle-sue-imprese.html

https://www.giannellachannel.info/25-aprile-guerra-dei-ragazzi-nel-ricordo-di-ex-capo-partigiano-massimo-rendina/

https://www.articolo21.org/2015/02/massimo-max-rendina-giornalista-partigiano-con-una-profonda-fede-di-liberta/

https://ilmanifesto.it/biografia-di-massimo-rendina-il-comandante-max/

https://www.ladige.it/news/italia/2015/02/08/addio-partigiano-massimo-rendina-fu-comandante-max

https://www.remocontro.it/2016/05/21/i-distratti-i-fascisti-e-i-migranti-massimo-rendina-partigiano/

http://www.storiaradiotv.it/MASSIMO%20RENDINA.htm

http://www.roninfilmproduction.com/1/comandante_max_6792548.html

https://www.facebook.com/comandantemaxrendina/

https://video.repubblica.it/cronaca/rendina-l-intellettuale-partigiano-il-ritratto-dello-storico-gentiloni/191292/190231



R. con il presidente dell'ANPI Nazionale Raimondo Ricci al Congresso dell'ANPI provinciale di Roma del 2011

R. con il partigiano Mario Fiorentini al Congresso dell'ANPI provinciale di Roma del 2011

R. con il pres. dell'ANPI Nazionale Raimondo Ricci e Marisa Ferro al Congresso dell'ANPI prov.le di Roma del 2011

Rendina al Congresso dell'ANPI provinciale di Roma del 2011



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