Nelle prime ore del 27 aprile 1945, un posto di blocco della 52ᵃ Brigata Garibaldi "Luigi Clerici" ferma poco oltre l'abitato di Musso, sulle sponde del lago di Como, un'autocolonna tedesca in ritirata composta di una trentina di automezzi e forte di duecento uomini. Dopo lunghe trattative, ai tedeschi viene concesso di proseguire verso nord, mentre i fascisti presenti a bordo dovranno essere trattenuti in custodia dai partigiani. Nel corso dell'ispezione, il partigiano Giuseppe Negri nota sotto il pianale del camion numero 34 uno strano tedesco, rivestito di un lungo pastrano militare tedesco e con l'elmetto calcato sugli occhi: è Benito Mussolini. Nel tentativo di scappare ingloriosamente alla giustizia popolare, il duce del fascismo non aveva esitato a travestirsi da sergente tedesco e a fingersi ubriaco. Mussolini viene prontamente consegnato a Urbano Lazzari "Bill", vicecomandante della brigata, il quale lo porta nella sede comunale della vicina cittadina di Dongo e gli sequestra la borsa che aveva portato con sé. Durante la perquisizione, sugli altri camion vengono trovati Claretta Petacci, amante del duce, e numerosi esponenti del governo della RSI, tra cui Alessandro Pavolini, segretario del Partito Fascista Repubblicano, Francesco Maria Barracu, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio della RSI, e Fernando Mezzasoma, Ministro della Cultura Popolare. Nelle ore successive, la responsabilità della custodia di Mussolini passa direttamente a Pier Luigi Bellini delle Stelle "Pedro", comandante del distaccamento "Puecher" della 52ᵃ Brigata Garibaldi che aveva fermato l'autocolonna tedesca, e il duce viene trasferito assieme alla Petacci prima a Germasino, nelle montagne sopra Dongo e infine, la notte tra il 27 e il 28 aprile, non senza notevoli difficoltà, a Bonzanigo.
28 aprile 2025
28 aprile 1945: Mussolini è giustiziato a Giulino di Mezzegra dietro ordine del CLNAI
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