11 febbraio 2010

La Giornata del Ricordo - Comunicato Stampa

Soldati italiani e fascisti in Kosovo, 1941



In occasione della Giornata del Ricordo dedicata ieri ai martiri occultati nelle foibe carsiche dai partigiani di Tito e dalla popolazione locale, l' ANPI di Roma e Lazio ha riconfermato la condanna delle azioni criminali compiute nella ex Jugoslavia durante il secondo conflitto mondiale e a pace conclusa. Ha anche espresso solidarietà ai famigliari delle vittime e a quanti italiani furono costretti ad abbandonare terra e averi per rifarsi una vita altrove. Non può tuttavia esimersi dal riconoscere l'apporto degli italiani alla Guerra di Liberazione nei Balcani, non rievocare il sacrificio di oltre sessantamila nostri militari là caduti, come non può tacere sulla strumentalizzazione dei crimini fatta ieri dalla destra per indurre a qualificare nello stesso modo i combattenti della libertà e i nazifascisti quasi che i delitti delle foibe, incerto il numero degli uccisi -non oltre i diecimila nella stessa storiografia fascista- possano equipararsi a quelli dei campi di sterminio tedeschi e giapponesi ove perirono 26 milioni di esseri umani

L'ANPI di Roma e Lazio non indugia certamente sul conteggio dei morti, ma rileva come nella Giornata del Ricordo si sia data alla storia una interpretazione parziale tacendo sugli orrori commessi dal fascismo in Jugoslavia durante il Ventennio con la forzata accolturazioine della popolazione diventata italiana alla fine della Prima Guerra Mondiale, e poco prima della Repubblica Sociale, e durante il suo corso, mediante fucilazioni di massa e distruzione di villaggi in Slovenia e Croazia sulla base di semplici sospetti di collusione con la Resistenza. .

Ritiene pertanto che alla completezza dell'informazione mancata ieri si provveda facendo piena luce sugli avvenimenti, rendendo finalmente note anche le conclusioni delle commissioni italojugoslave istituite con il Trattato di Osimo,in parte secretate. Manca inoltre la ricostruzione storica della protezione offerta ai criminali nel dopoguerra rifiutando la richiesta della Jugoslavia che voleva processarli, e va rilevata la tolleranza verso il colpevole più noto, il generale Roatta lasciato fuggire dall' Italia per rifugiarsi nella Spagna. di Franco.

Tali vuoti storici e tali ambiguità si accompagnano alla omissione relativa alla commissione interparlamentare sulle stragi nazifasciste nel nostro Paese, scoperto l'"armadio della vergognosa", non ricostituita in questa legislatura, conclusa la precedente con un nulla di fatto.

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