La Repubblica, nata dalla Guerra di Liberazione e dalla saggezza dei Padri Costituenti, è in grave pericolo.
L’attuale indirizzo politico è portatore di connotazioni di egoismo, illegalità, ignoranza, futilità, intolleranza, arroganza, volgarità, antisocialità.
A tali perniciosi e disgreganti disvalori si devono contrapporre gli ideali che hanno ispirato la Carta fondamentale dello Stato, frutto di un meditato confronto e di una mirabile sintesi del pensiero politico socialista, liberale e cattolico : rigore morale, serietà, sobrietà, legalità, socialità, accoglienza, dialogo, equilibrio dei poteri, libertà religiosa e di pensiero, senso dello Stato, equa tassazione con criteri di progressività.
Il modello politico che viene proposto è caratterizzato da un solo padrone al comando, una corte di servi, proni ed osannanti, un contorno di oche starnazzanti e di bei rampolli dalla zucca vuota. Il suo potere si fonda sulla seduzione e sull’inganno, sull’ignoranza e sulla corruzione.
Il culto della personalità, indotto con i subdoli ed insinuanti strumenti della comunicazione di massa, ripropone, seppure sotto altre forme, tristi esperienze del passato, con l’aggravante di una mentalità aziendale e padronale, del tutto priva del senso dello Stato.
L’antifascismo, pertanto, non ha esaurito la sua funzione : esso non è lotta contro una persona, che di per sé costituisce uno squallido ed insignificante accidente della storia, bensì contro un sistema politico diretto a trasformare lo Stato in azienda, a mortificare il Parlamento, la Magistratura ed i Sindacati, a sopire la dialettica democratica in un clima di giuliva ilarità, che mal cela il disprezzo per le esigenze dei cittadini e la cura esclusiva dell’interesse di uno o di pochi.
Tale proposta politica deve essere combattuta anche in quanto visceralmente antidemocratica. La democrazia, infatti, non si risolve nella mera investitura, una volta per tutte, dei poteri istituzionali, insuscettibili poi di confronto e di discussione, ma richiede un continuo e costante equilibrio di poteri ed una diffusa partecipazione dei cittadini, in ogni istanza di formazione degli atti di governo e di pubblica amministrazione. In tal senso - si disse – “la nostra Costituzione è degna di governare un popolo di dei”……, ma non si previde che sarebbe finita in mano a mercanti senza scrupoli.
La democrazia non si risolve neppure nel semplice calcolo della maggioranza ovvero, come si suol dire, “nel governo dei più”, che si riduce, a ben guardare, in un semplice e necessario strumento tecnico di governo, richiedendo anche e soprattutto che tutti i cittadini siano uguali davanti alla legge, senza particolari privilegi o immunità.
Un altro valore fondante della nostra Costituzione repubblicana è quello della laicità, tanto che illustri studiosi hanno elaborato un principio più evoluto rispetto al tradizionale discrimine che voleva “libera Chiesa in libero Stato”, proponendo invece di affermare “libere chiese in Stato sovrano”.
La sancita laicità dello Stato viene ora gravemente lesa dall’insano connubio fra ateodevoti e baciapile democratici, che trova riscontro nella perfetta consonanza fra gli zucchetti rossi (espressione di Scalfaro) ed uomini politici oscenamente immorali, uniti non certo da un’improbabile comunione di aneliti spirituali, bensì dal reciproco interesse, volto alla conservazione ed al consolidamento delle rispettive posizioni di potere.
La descritta situazione esige, oggi più che mai, che vengano poste in essere tutte le forme di lotta democratica e sociale, in difesa della Costituzione e dei supremi ed inalienabili valori di Libertà, Uguaglianza e Fraternità, nati dalla Rivoluzione francese ed assunti quali fondamento dello Stato moderno.
La Resistenza, che già allora venne definita “incompiuta”, è ancora necessaria per la salvezza della Repubblica !