19 maggio 2011

Riflessioni: Sgarbi, Ferrara e la RAI. Un articolo di Massimo Rendina

La sospensione dai palinsesti della RAI della trasmissione di Vittorio Sgarbi ieri sera sulla prima rete, giudicandone insufficiente il numero dei telespettatori per interessare gli sponsor pubblicitari, veri arbitri della programmazione televisiva, ha un significato che trascende il fatto stesso. Gli spettatori che hanno chiuso l'apparecchio ricevente o cambiato canale hanno visto in Sgarbi la presunzione esibizionistica e nel programma l'offesa all’intelligenza e sensibilità degli utenti propinando loro un funambolismo mediatico i cui artifici proposti come geniali rivelavano 1' incapacità professionale del comunicare e intrattenere ma soprattutto denunciavano il metodo insopportabile che in molti casi fa dei conduttori , presentatori, giornalisti dell'ente pubblico radiotelevisivo, altrettanti proprietari degli spazi non usati per informare e divertire, istruire, rispettando i doveri del contratto che la RAI ha con la collettività che oltre tutto, paga il canone, ma per fare di se stessi quelli che gli anglosassoni chiamano arpionatori del pubblico in quanto tali strapagati dall' emittente che si rivale sulle aziende pubblicitarie.
La questione non riguarda quindi solo Sgarbi che disistimiamo anche per le offese fatte alla Resistenza, e anni or sono, a uno dei nostri eroi ed eroi della nazione Arrigo Boldrini, il comandante Bulow allora senatore della Repubblica e nostro Presidente nazionale. La questione riguarda la RAI che soggetta al potere politico, succube come non mai, lo serve privilegiando con la gestione personale dei programmi quanti sono stati arruolati da Berlusconi per difenderlo ed esaltarlo. La punizione inflitta a Sgarbi col crollo degli ascolti può essere il segnale del pubblico che riprende, con incidenza del giudizio, la dignità democratica.
Un arbitrio della RAI è anche quello di consentire a Giuliano Ferrara di usare la sigla “Qui radio Londra” sminuendone il valore storico, falsandone la natura e la funzione entrate nel patrimonio documentale, ideale e operativo della Seconda Guerra Mondiale. Con tale titolo si attualizza infatti in modo improprio il richiamo alla trasmissione radiofonica che alimentava la Resistenza italiana anche per conto dei servizi britannici i quali rifornivano di armi e munizioni i partigiani. Un artificio questo di Ferrara per dare parvenza di verità e coraggiosa obbiettività ai commenti di parte.
Massimo Rendina

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