30 agosto 2013

Comunicato Stampa. Esequie civili per Giovanna Marturano al Tempio Egizio del Verano, sabato 31 agosto ore 11

Comunicato Stampa
Giovanna Marturano: esequie civili al Tempio Egizio del Verano, sabato 31 agosto ore 11.
L’Anpi di Roma e del Lazio partecipa con i familiari alle esequie civili di Giovanna Marturano, scomparsa il 22 agosto scorso a Roma all'età di 101 anni, che si svolgeranno sabato 31 agosto alle ore 11 presso il Tempio Egizio al cimitero del Verano. Alla cerimonia sarà presente il Gonfalone del Comune di Roma Capitale, città Medaglia d'oro per la Resistenza, il Medagliere dell'associazione dei partigiani, e le istituzioni locali.
Giovanna Marturano, antifascista, partigiana della Brigata Garibaldi, dirigente del Partito Comunista Italiano, protagonista di importanti battaglie politiche e sociali con passione e lucidità ha testimoniato il suo impegno politico e civile nella lotta per la libertà e la democrazia. Era nata a Roma il 27 marzo 1912, Medaglia di bronzo al valore militare, Cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana, Presidente onorario dell’ANPI di Roma.
Roma, 29 agosto 2013


ANPI Roma - via S. Francesco di Sales 5 - 00165 ROMA – www.anpiroma.org

29 agosto 2013

Scomparso il Partigiano Lucio Bruscoli. Venerdì all'Ospedale Santo Spirito la camera ardente

E' venuto a mancare il Partigiano combattente Lucio Bruscoli all'età di 87 anni.
Nato ad Avezzano (L'Aquila) il 18 aprile 1926, partigiano di Giustizia e Libertà.
Attivo a Roma durante la Resistenza, portò all'ospedale lo studente Massimo Gizio colpito a morte dai nazzisti.
La camera ardente è presso l'ospedale Santo Spirito di Roma dalle ore 10.00 alle ore 14.00 di venerdì 30 agosto 2013.

Lucio aveva raccontato la sua vicenda a Radio Popolare Roma

“Carta Canta - La Costituzione stravolta nel silenzio”. Genazzano, 1 settembre 2013

“Carta Canta - La Costituzione stravolta nel silenzio”

Il Comitato Resistenza Democratica in collaborazione con Associazione Culturale Acropoli, Associazione Area Mediterranea, Associazione Senza Frontiere, a sostegno dell’appello “La Costituzione stravolta nel silenzio” de Il Fatto Quotidiano e del Comitato Nazionale Viva la Costituzione invita a partecipare a:

“Carta Canta - La Costituzione stravolta nel silenzio”
che si terrà il 1 Settembre 2013 ore 17:00 a Genazzano presso l'Aula Consiliare

con l’adesione dell’ ANPI Monti Prenestini e Alta Valle del Sacco

Introduce Leonardo RINALDI Presidente Sezione ANPI “G.E. D’Amico L. Ciccognani”
Interverranno:
Antonio INGROIA
Avv. Prof. Giampiero FORTE Vice Procuratore Onorario presso la Procura della Repubblica di Tivoli
Prof. Francesco PITOCCO Ordinario di Storia Moderna Università La Sapienza
Modera Michele CERVO (giornalista – Associazione Articolo 21)

Letture sulla Costituzione di Maurizio MOSETTI (attore e regista) 


8 settembre 2013: 70° Anniversario della Battaglia di Monterotondo

La Presidenza del Consiglio comunale di Monterotondo è lieta di invitarvi alle celebrazioni del 70° Anniversario della Battaglia di Monterotondo del 9 e 10 settembre 1943 che inizieranno domenica 8 settembre 2013, presso la Sala consiliare del Palazzo comunale, secondo il seguente programma:

Apertura manifestazione ore 17,00

Introduce:
MARIO SEIDITA Presidente del Consiglio comunale

Intervengono:
SANDRO PORTELLI Storico, docente dell’Università “La Sapienza”
ENRICO ANGELANI Presidente Università Popolare Eretina
RICCARDO VOMMARO Presidente ANPI Monterotondo
Conclude: MAURO ALESSANDRI Sindaco di Monterotondo

Nel corso dell’incontro:
l’artista ERCOLE FURIA presenta l’opera dedicata alla Battaglia di Monterotondo donata all’Amministrazione comunale;
FRANCO MAGGIO presenta il film – documentario “LA BATTAGLIA DI MONTEROTONDO”

Saranno presenti CESARE BERNARDINI e VALTER SBERGAMO autori del libro “I GIORNI
DEL CENTRO MARTE” di prossima pubblicazione.

Saranno esposti cimeli dell’epoca e acquerelli originali del maestro GOFFREDO LUBRANI conservati presso la Biblioteca comunale “Paolo Angelani”.


Il Presidente del Consiglio comunale
Mario Seidita  

24 agosto 2013

Comunicato Stampa: a 101 anni ci ha lasciato la Partigiana Giovanna Marturano. Ciao 'Bimba col pugno chiuso'

E' con estremo dolore che l'ANPI di Roma ha appreso la notizia della scomparsa della Partigiana Giovanna Marturano, avvenuta il 22 agosto scorso a Roma. Antifascista, partigiana della Brigata Garibaldi, dirigente del Partito Comunista Italiano, Giovanna 'Bimba col pugno chiuso' si è spenta a 101 anni lasciando, soprattutto alle nuove generazioni, un enorme e prezioso testamento, avendo continuato fino a pochi mesi fa a testimoniare con grande passione e lucidità il suo impegno politico e civile e di quello dei suoi famigliari nella lotta per la libertà e la democrazia. Era nata a Roma il 27 marzo 1912, Medaglia di bronzo al valore militare, Cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana, Presidente onorario dell’ANPI di Roma. La Presidenza dell'ANPI di Roma si stringe attorno ai familiari esprimendo loro le più sentite condoglianze.


"Non c'è altra via che combattere, questo è il fatto" Giovanna 'Bimba' Marturano.


Giovanna aveva 24 anni quando, nel 1936 aveva aderito a Milano, (dove la famiglia di origini sarde si era trasferita da Roma), al PCI clandestino. Ma era ancora bambina quando, nella casa romana di via Monte della Farina, faceva con la sorella Giuliana (classe 1914), i turni di guardia per evitare sorprese della polizia fascista mentre i Marturano Pintor (la madre di Giovanna era appunto una Pintor), preparavano in casa la stampa e i volantini antifascisti che avrebbero poi diffuso nella Capitale. Col trasferimento a Milano, Giovanna aveva dovuto interrompere gli studi di architettura che seguiva a Roma ed aveva preso a lavorare in fabbrica. Con l’arresto di uno dei suoi fratelli anche Giovanna fu arrestata. Scarcerata dopo un mese di detenzione rimase schedata come “sovversiva”, tanto che nel 1941, quando chiese di andare a Ventotene per sposarvi Pietro Grifone (che vi era confinato e che aveva conosciuto ai tempi degli studi romani al “Visconti”), la polizia tentò inutilmente di impedire quello che sarebbe poi stato ricordato come “il matrimonio di Ventotene”.Sulla storia di Giovanna Marturano e dei suoi famigliari nel 1972 è stato pubblicato un libro, con prefazione di Giorgio Amendola dal titolo “I compagni”.Dopo il matrimonio con Grifone, quando il marito aveva terminato di scontare il confino, Giovanna era tornata a Roma e qui, durante l’occupazione nazifascista era entrata nella Resistenza, meritando la medaglia al valore. Giovanna è stata particolarmente attiva nei quartieri popolari della Capitale, svolgendovi un’attività antifascista, soprattutto tra le donne, che non ha mai cessato. Nel 2006 ha raccontato a Filomenilde Castaldo della specificità femminile durante la lotta contro i nazifascisti e durante la ricostruzione dell’Italia. Nel 2008 è uscito il libro da lei scritto intitolato: “Giovanna – Memorie di una famiglia nell’Italia del Novecento”. Nel 2013 Giovanna Marturano ha raccontato la sua vita nel documentario “Bimba col pugno chiuso” di Di Mambro, Mandrile e Migliaccio, prodotto da Todomodo e Produzioni dal Basso.
 Roma, 24 agosto 2013

20 agosto 2013

A Roma una mostra sull'Esercito italiano. Molti i soldati che divennero Partigiani.


L’ESERCITO ITALIANO  e  LA GUERRA  di  LIBERAZIONE


L’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito ha realizzato, in occasione del 152° anniversario della nascita dell’Esercito Italiano, una Mostra dal titolo:
“L’Esercito è\e libertà” realizzata al Vittoriano di Roma, nel Sacrario delle Bandiere. La Mostra, visitabile fino al 15 settembre, è veramente importante e ricca di riferimenti storici, in particolare la sezione dedicata ai militari nella guerra di liberazione.


Un breve cenno storico (ripreso dall’opuscolo della Mostra):
“Il 4 maggio 1861, con un provvedimento a firma del generale Manfredo Fanti, il regio esercito assumeva il nome: Esercito Italiano, a seguito della proclamazione, il 17 marzo 1860 a Torino, del regno d’Italia. Nei circa duecento metri lineari della mostra vengono esposti alcuni dei cimeli più rappresentativi delle Forze Armate, a partire dagli Stati preunitari, i cui eserciti furono coinvolti nelle vicende belliche del Risorgimento, dai moti carbonari, alle guerre d’indipendenza, dalla spedizione dei 1.000, alla breccia di Porta Pia. I reperti storici sono accompagnati da ricostruzioni scenografiche e provengono in buona parte dai musei militari. Il primo settore è dedicato al Risorgimento e ai primi, difficili, anni di vita del neonato Esercito Italiano, impegnato nella lotta al brigantaggio, specie nel meridione d’Italia, in guerra contro l’Austria e nella liberazione di Roma nel 1870”.

Il percorso visitabile inizia con il periodo risorgimentale, sono esposti manichini vestiti con divise d’epoca dei granatieri, dei bersaglieri e dei garibaldini; poi berretti, armi, disegni, foto e quadri di famose battaglie, piccole sculture in bronzo raffiguranti militari a cavallo e a piedi. Seguono alcune teche contenenti divise coloniali, poi le sezioni incentrate sulle due Guerre Mondiali, tra cui la Guerra di Liberazione, l’ultimo settore è dedicato alle missioni internazionali.

All’inizio del percorso, merita attenzione una curiosità, le prime missioni internazionali:
1897, Isola di Creta, insurrezione della popolazione di origine greca. Le potenze europee, diedero vita ad un corpo di spedizione a cui l’Italia contribuì il 24 aprile 1897, con un battaglione di bersaglieri uno di fanteria. La forza multinazionale rimase nell’isola fino al 1906.
1900, maggio, Cina: rivolta dei Boxer. Le potenze occidentali inviarono a Pechino delle truppe per la difesa delle ambasciate. L’Italia, a fine agosto, partecipò con 1800 militari, tra bersaglieri e fanti e marinai, ne morirono un centinaio. Gli italiani tornarono in Patria nell’estate del 1901.
1920, Alta Slesia. In base alla Conferenza di pace di Versailles, viene insediata una commissione interalleata. L’Italia partecipa con un contingente militare, formato da quattro battaglioni di fanteria e un gruppo di artiglieria. Il contingente tornerà in Italia nel 1922, lasciando sul terreno, per scontri, una ventina di morti.
Nel 1934, la Società delle Nazioni stabilisce lo svolgimento di un plebiscito per l’annessione della regione della SAAR alla Francia o alla Germania. Per il mantenimento dell’ordine pubblico, l’Italia invia un reggimento di granatieri, un battaglione di carabinieri e uno squadrone di carri leggeri. Il corpo di spedizione internazionale è stato impegnato dal dicembre 1934 al maggio 1935.
1951, Corea. L’Italia contribuisce al corpo di spedizione dell’ONU, con un ospedale da campo, dal mese di agosto 1951 al mese di gennaio 1955”.

Percorrendo i 200 metri lineari della Mostra non si può non vedere le tante bandiere nelle grandi bacheche di vetro, molte delle quali raccontano gloriose pagine della storia nazionale e del sangue versato dai nostri soldati, in alcune occasioni, purtroppo, inutilmente.  
Si possono vedere teche che ospitano manichini rivestiti con divise della Prima e Seconda Guerra Mondiale, alle pareti foto, disegni e quadri, che ricordano eventi bellici e battaglie importanti, ricostruzioni di scene di guerra e di soccorso alle popolazioni colpite da terremoti.  

Continuando il percorso si arriva alla sezione dedicata alla Guerra di Liberazione  
Riconosco che il tema è stato trattato con rigore storico, grazie alla professionalità e la conoscenza storica del capo dell’Ufficio Storico dell’Esercito Italiano, Colonnello Antonino Zarcone, evidenziata dalle precise spiegazioni  storiche riportate nei pannelli esplicativi, oltre alla ricchezza di materiale fotografico, manichini con divise dei soldati italiani dei Gruppi di Combattimento ( Cremona, Friuli, Folgore,Legnano, Mantova, Piceno) manichini vestiti da partigiani, con armi e fazzoletto, divise del regno del Sud, militari italiani partigiani in Jugoslavia, donne del C.A.F. (Corpo di Assistenza Femminile) volontarie adibite a compiti ausiliari e logistici. L’insieme è di forte impatto emotivo ed aiuta a capire l’Italia militare del 1943 – 45.   

La sezione dedicata alla Guerra di Liberazione, vuoi perché mi ricorda mio padre partigiano combattente, vuoi perché è nel mio cuore, posso dire che è sicuramente la sezione migliore. La storia viene raccontata con pienezza di riferimenti datati e storici.

Voglio solo ricordare un episodio sconcertante: 

L’8 settembre 1943. dopo l’annuncio di Badoglio dell’avvenuta firma dell’armistizio con gli alleati, a Roma il 9 settembre, in Via Adda 5, i partiti delle opposizioni diedero vita al C.L.N. per organizzare una resistenza contro l’occupante nazista e mentre la città si opponeva ai tedeschi, il re Vittorio Emanuele III, la casa reale, Badoglio, Roatta e alcuni generali e ministri in  fuga verso Ortona, per imbarcarsi e raggiungere quello che è passato alla storia come “Regno del Sud”, a Brindisi, si fermarono a pranzo al castello di Crecchio, ospiti della nobile famiglia de Riseis. Lasciando Roma, i suoi abitanti e i soldati, in balia dei tedeschi!   
I giorni 9 e 10 settembre 1943, sono i giorni della difesa della Patria da parte di civili e militari, i giorni del primo grande prezzo pagato con il sangue di oltre 400 militari e oltre 200 civili, tra cui 27 donne.  La partecipazione dei militari italiani alla Guerra di Liberazione, come partigiani, a fianco degli Anglo-americani, è una pagina incancellabile che dimostra come l’esercito italiano volle concorrere alla liberazione del Paese e la decisione di inserire nella Mostra una sezione che ricorda la partecipazione dell’Esercito alla Resistenza, proprio in occasione del 70° anniversario di quei giorni, è dovuta, proprio per ricordare ai giovani, e non solo, il sacrificio di chi ha donato la propria vita per la libertà dell’Italia. Il ricordo del passato troppo spesso, oggi, viene offeso da manifestazioni di nostalgia verso un periodo che la storia ha condannato, come avviene ad Affile (piccolo paese della Valle dell’Aniene) dove il sindaco ha deciso (utilizzando fondi della Regione Lazio, destinati al completamento del parco di Radicondi) di erigere un mausoleo a Rodolfo Graziani, noto fascista e collaborazionista dei tedeschi, ministro della guerra nella RSI, macellaio di etiopi e nonostante proteste interne e internazionali, denuncia dell’ANPI  per apologia di fascismo, blocco dei finanziamenti regionali, interpellanze parlamentari e manifestazioni di dissenso, il  sindaco, continua ad operare per  far nascere una “Predappio del Lazio” ad Affile!

Sicuramente non tutti i militari sono come Graziani e oggi possiamo dire che l’Esercito italiano è legato allo spirito democratico della Costituzione  nata dalla Guerra di liberazione, proprio per gli 80.000 militari tra caduti, feriti e dispersi in combattimenti contro i tedeschi, in internamento e nelle formazioni partigiane, con 39 medaglie d’Oro al V.M alle bandiere di reparti, 299 medaglie D’Oro e centinaia d’argento e di bronzo a militari singoli, senza mai dimenticare che nel febbraio del 1945, venne emanata una legge che riassumeva tutta una regolamentazione per trasformare le formazioni partigiane in regolari unità militari raggruppate nel Corpo Volontari della Libertà, al comando del generale Cadorna, per cui venne richiesto al Governo democratico italiano il riconoscimento come parte integrante delle forze armate italiane.
In conclusione, io che non mi considero un “militarista”ma che ho rispetto per i soldati, posso dire che per fortuna,oggi, l’Esercito italiano è ben rappresentato dall’Ufficio storico dello Stato Maggiore, e questo lo posso dire con cognizione di causa,avendo fatto delle ricerche all’Archivio storico, dove ho trovato cortesia, professionalità e conoscenza storica che fa onore all’Esercito e ad i suoi uomini, con un riconoscimento dovuto al Colonnello Zarcone, per come dirige l’Archivio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito.

Ernesto Nassi
Vice Presidente Vicario ANPI di Roma

l'articolo è pubblicato su ANPInews (formato .pdf)

17 agosto 2013

No alle 'grazie politiche', si alla vera solidarietà

In un Paese in cui c'è chi si adopera affinché non venga applicata a un leader politico una sentenza definitiva emessa dai tribunali in nome del popolo italiano, c'è gente che soccorre i migranti in mare.

In un Paese in cui ogni giorno esponenti della Lega attaccano, offendono e denigrano il ministro della Repubblica, Cécile Kyenge, c'è gente che a Ferragosto fa una catena umana per salvare quei migranti.

In un Paese dove i responsabili di una fabbrica, la Firem di Modena, saluta i suoi dipendenti per le ferie e poi di notte in gran segreto carica i macchinari sui camion per trasferire la produzione i Polonia, ci sono i bagnanti di una spiaggia siciliana che salvano 164 esseri umani tra cui 68 bambini.

In un Paese in cui sono sempre più spesso i furbi a farla franca, ci sono dei cittadini di Pachino che avvistano un barcone di migranti in panne e non esitano a gettarsi nel mare agitato per nuotare in loro aiuto e salvare vite umane, dando un grande esempio di civiltà e solidarietà, ma anche una grande e semplice lezione all'Italia razzista.

E proprio per valorizzare e sostenere quel solidale e prezioso esempio, auspico che le istituzioni competenti possano farsi carico di questo riconoscimento e concedere alla città di Pachino una medaglia al valore civile.

Lancio questo appello agli iscritti dell'ANPI e a tutti i cittadini democratici e antirazzisti affinché si esprimano in tal senso.


Ernesto Nassi,
vice presidente vicario ANPI Roma.

08 agosto 2013

Distrutta la targa in memoria di Valerio Verbano: il clima di odio non va in vacanza.

Comunicato stampa
ANPI Roma - Distrutta la targa in memoria di Valerio Verbano: il clima di odio non va in vacanza.
Non sappiamo se la distruzione della targa intitolata a Valerio Verbano sia stata compiuta per un gesto di odio politico o vandalismo, motivazioni da condannare comunque con determinazione, perchè figlie di disvalori culturali che minano le basi fondamentali della convivenza civile. Valerio Verbano è stato ucciso dai fascisti per 'colpa' della sua militanza democratica. Speriamo che gli assassini siano presto identificati.
Roma, 8 agosto 2013

Articolo su La Repubblica

06 agosto 2013

Rodolfo Graziani - Ministro della guerra della RSI - di Ernesto Nassi, Vice presidente vicario ANPI Roma


Rodolfo Graziani - Ministro della guerra della RSI

di Ernesto Nassi, Vice presidente vicario ANPI Roma

La notizia della firma dell’Armistizio con gli Alleati, l’8 settembre 1943, comunicata via radio dal maresciallo Pietro BADOGLIO, su disco precedentemente registrato presso l’EIAR  (la radio del regime, antenata della RAI) creò confusione tra i soldati italiani, lasciati senza ordini dagli alti comandi fuggitivi, (la “famosa Memoria 44 op” elaborata dallo stato maggiore, non fu seguita, dava indicazioni ) e molti dismisero la divisa per tornarsene a casa, aiutati dai civili, contadini in primis, con abiti borghesi, per sfuggire alla cattura da parte dei tedeschi; altri andarono in montagna o si nascosero, solo una piccola parte aderì alla Repubblica Sociale Italiana di Mussolini.  Il 1 ottobre 1943, a Roma, al teatro Adriano, GRAZIANI lanciò un appello a ufficiali e soldati italiani per aderire alla RSI, ottenendo un risultato modesto. GRAZIANI, viste le difficoltà per far nascere l’esercito,  emanò dei bandi di arruolamento con Leva Obbligatoria, minacciando pena di morte per chi non si fosse presentato.
Il 28 ottobre 1943, il Governo repubblichino emanò due Decreti Legge:
1) Scioglimento delle FF.AA regie e la creazione di quelle della RSI.

2) Legge fondante del nuovo esercito repubblichino, cui dovevano farne parte soldati e ufficiali dell’ex-esercito regio e le reclute degli anni 1924 e 1925. I soldati di Salò, secondo le fonti dell’Archivio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito italiano, tra GNR, volontari e coscritti, non superavano le 558.000 unità; invece secondo fonti della RSI, senza gli uomini della GNR, erano 780.000 unità, compresi 260.000 lavoratori militarizzati.

L’opera di costituzione delle FF.AA della RSI, incontrò serie difficoltà per il rifiuto di adesione di grossa parte della popolazione, tanto che, la diffidenza dei Comandi tedeschi nei confronti della capacità dei comandi RSI, portò ad imporre l’affiancamento di loro ufficiali, quali istruttori delle nascenti truppe. Dei circa 700.000 IMI (Internati Militari Italiani) deportati nei lager nazisti, 43.000 scelsero di combattere e 60.000 come ausiliari. I rimanenti rifiutarono l’adesione alla RSI e circa 50.000 di loro morirono per gli   stenti della prigionia. E’ importante tenere conto delle molte diserzioni delle reclute che si unirono alle bande partigiane per  combattere contro i nazifascisti.

Rodolfo Graziani
Rimpatriato dall’Africa,11 febbraio 1941, si ritirò nelle sue proprietà sugli Altipiani di Arcinazzo, nella tenuta di Casal Biancaneve, dedicandosi alla bonifica agraria. Mussolini, nel novembre del 1941, dopo aver appianato le “grane in Cirenaica”, grazie all’aiuto tedesco, decise di addossare le responsabilità delle sconfitte in Africa al Maresciallo GRAZIANI. Venne istituita una commissione d’inchiesta, presieduta dall’Ammiraglio Thaon di Ravel, commissione che ebbe ordine di non interrogare nessuno e di agire separatamente. GRAZIANI, venuto a conoscenza che si stava indagando su di lui, scrisse a Mussolini chiedendogli di poter presentare un suo memoriale, la richiesta venne accolta.   Intanto la commissione era giunta a un’intesa sfavorevole a GRAZIANI, non ancora comunicata. La presentazione del memoriale troncò il procedimento, senza ragioni apparenti! Il 25 luglio 1943, la caduta del fascismo, non sorprese GRAZIANI che, probabilmente, se lo aspettava. Invece rimase stupito dalla nomina, a Capo del Governo, di Badoglio. Colpevole, secondo lui, della impreparazione delle nostre FF.AA e della insensata condotta militare dal primo e decisivo periodo della guerra.

Il 24 settembre 1943 Mussolini firmò il Decreto di nomina di ministro della guerra della RSI del Maresciallo GRAZIANI, il quale, in collaborazione con il colonnello Emilio Canevari, fece approvare da Mussolini lo schema del nascente esercito repubblichino, dove era chiaro che l’esercito non nasceva basato solo sui volontari, ma anche sulla COSCRIZIONE (Leva obbligatoria) da addestrare in Germania. Il 16 ottobre 1943 (Giorno del rastrellamento del Ghetto di Roma) i tedeschi s’impegnarono ad armare e istruire le prime 4 divisioni italiane e in seguito altre 4 divisioni, infine una nona divisione, corazzata, addestrata in una scuola di motorizzazione tedesca.  Il 7 ottobre 1943, GRAZIANI fece deportare nei campi di concentramento in Germania 2.000 Carabinieri romani, che scelsero di non aderire alla RSI (Repubblica sociale italiana).
La legislazione che permise la creazione delle FF.AA repubblichine ben presto cedette il passo ai fascisti. i fascisti crearono la GNR (Guardia Nazionale Repubblicana) che, secondo il progetto primario, doveva essere formata da 30.000 Carabinieri. Invece le unità della GNR furono 150.000 fascisti che a loro volta fecero nascere le “Brigate nere”, tristemente note per le atrocità commesse.  Il nucleo dell’esercito della RSI, formato da quattro divisioni di fanteria: Italia-San Marco-Monterosa e Littorio, addestrate in Germania, tornarono in Italia nell’estate del 1944 e formano con alcune divisioni tedesche “l’Armata Liguria”, che fu schierata dalla Garfagnana al San Bernardo. Il 15 aprile 1944, il Ministro GRAZIANI assunse il comando della “Armata Liguria”, sotto le dipendenze del feldmaresciallo Kesserling, con 68 battaglioni costieri e territoriali, di circa 80.000 uomini.  Gli uomini di GRAZIANI si distinsero nella caccia ai partigiani e ai renitenti di leva.

La divisione, alpina fascista, “Monterosa” venne addestrata in Germania nel paese di Muensingen.  La forza complessiva della divisione era di 19.800 uomini, di cui un esiguo numero proveniente dai lager. Dopo l’addestramento, la “Monterosa” tornò in Italia a giugno-luglio 1944, schierandosi nel levante ligure, inserita nelle divisioni tedesche già presenti nel territorio, in seguito le altre tre divisioni, addestrate dai tedeschi, furono dislocate: la “San Marco” nel ponente ligure, la “Littorio” nel settore alpino di confine sino ad Aosta e Vercelli, l’”Italia” in Garfagnana, con le 34°-42° divisioni di fanteria tedesche e la 5° divisione “Alpenjager”, costituendo “ l’Armata Liguria” al comando di Rodolfo GRAZIANI e si articolò sul 75° Corpo d’Armata, comandato dal generale Schelemmer e sul gruppo “Lombardia” comandato dal gen. Jahn, ricoprente l’intera Liguria e appendici delle regioni confinanti.
I compiti assegnati all’Armata furono di repressione del Movimento partigiano, infatti oltre a compiti presidiari, furono impiegati in Piemonte e Liguria, contro le formazioni partigiane. Era il tempo dei massacri, delle razzie, delle “Brigate nere”, dei bandi di arruolamento della RSI, delle imposizioni ai militari sbandati di presentarsi ai comandi fascisti e tedeschi, dei manifesti  indirizzati a partigiani e sbandati da Giorgio Almirante, capogabinetto del ministro Mezzasoma, annuncianti la fucilazione se non si fossero presentati.

La “Monterosa” da subito cominciò l’attacco alle forze partigiane, con imboscate e operazioni di maggiore impegno, grazie all’addestramento e all’armamento forniti dai tedeschi, assunse un ruolo nelle operazioni di rastrellamento di partigiani e negli attacchi alle popolazioni nelle zone partigiane, con incendi  e razzie, fucilazioni dei civili; oltre il sostegno ai tedeschi e alle “Brigate nere” fasciste, nelle rappresaglie! Non ci furono dubbi circa l’uso di queste truppe, in funzione di repressione. Comunque, aprendo gli occhi, molti militari “repubblichini” disertarono per andare con i partigiani o per tornare a casa. Interi reparti armati passarono con i “Ribelli” (Come i tedeschi chiamavano i partigiani) per esempio ad inizio settembre 1944, la maggior parte dei militari della colonna leggera della “Monterosa” passò ad una formazione di Giustizia e Libertà (Partito d’Azione) della VI° zona, ed il battaglione “Vestone” passò nelle file della divisione garibaldina “Cichero”.  Emblematico l’episodio del tenente Gai che, con il nome di “Carrel” divenne comandante di una brigata partigiana, dopo il passaggio con i suoi uomini ai partigiani, fu condannato a morte dal comando della “Monterosa”, ma fu lui stesso a ricevere la resa degli ufficiali di un forte contingente della divisione “Monterosa”.   
Graziani, nella notte tra il 29 e 30 aprile 1945, si arrese presso il comando del IV corpo d’armata americano. Dopo circa un mese di prigionia presso il campo di Cinecittà (Studi cinematografici) il 12 giugno venne trasferito ad Algeri presso il P.O.W. 211 come prigioniero di guerra, matricola A.A.252533.  La prigionia in Algeria si concluse il 16 febbraio 1946, venne trasferito in Italia,  come prigioniero di guerra e non in qualità di “Criminale di guerra”, fu processato e condannato a 19 anni di reclusione per la  collaborazione con il nemico!

 
Alcune formazioni fasciste, collaboratrici dei nazisti:
Le SS italianeIl “Furore teutonico”, è stata la copertura usata dai fascisti per coprire la loro partecipazione a delle stragi di civili commesse dai nazisti, come a Sant’Anna di Stazzema, Vinca e altre. Non si possono e non si devono dimenticare le responsabilità della RSI nel legittimare la presenza delle truppe naziste nel Paese, le deportazioni degli antifascisti nei campi di concentramento nazisti, le prigioni delle SS tedesche e italiane, dove venivano torturati gli antifascisti, i rastrellamenti di ebrei, partigiani e antifascisti, mandati a morire ad Auschwitz, Mauthausen, Gusen, Ebensee ecc.

Le brigate nereDopo l’8 settembre 1943, alla riapertura delle sedi ritornò un attivismo squadri stico, con delle prove inconfutabili in diverse province; la logica quadristica era la ricerca del consenso, una partecipazione attiva alla guerra fascista e chiunque si rifiutava era da considerare un nemico. Nell’estate del 1944, lo squadrismo ebbe un nuovo impulso con la creazione delle “Brigate nere”, ovvero la trasformazione del partito in partito armato.
“Banda Koch”Nata a Roma nel gennaio 1944 e guidata dall’ex ufficiale dei Granatieri Pietro Koch, si distinse per agire al limite della legalità, usando metodi banditeschi, sevizie fisiche e psicologiche a danno di antifascisti e partigiani, comunisti, socialisti, azionisti, in massima parte. La banda riuscì ad infiltrare suoi uomini nelle formazioni antifasciste, facendo catturare uomini e donne della resistenza romana. Kappler ottenne da Koch (assieme al questore fascista Caruso) alcuni nominativi per essere uccisi alle Fosse Ardeatine, il 24 marzo 1944.  In primavera, il reparto delle SS italiane, si trasferì a Milano in una palazzina denominata “Villa Triste” in via Paolo Uccello, dove continuò la sua ignobile attività contro gli antifascisti milanesi. Poco dopo la liberazione, Koch fu arrestato e portato a Roma, processato e condannato a morte, fece domanda di grazia che fu respinta e il 5 giugno 1944 venne fucilato a Forte Bravetta.

 
La Legione TagliamentoL’ex ufficiale delle camicie nere, Merico Zuccari, nell’autunno 1943, riorganizzò la legione d’assalto “Tagliamento” adibita esclusivamente alla repressione antipartigiana, nelle province di  Pesaro, Vicenza, Brescia e Vercelli, sotto il comando tedesco. La “Tagliamento” attuò rappresaglie contro partigiani e civili, su ordine dei tedeschi o di sua iniziativa. L’inclinazione filonazista del Zuccari, dopo pochi mesi dalla nascita della Tagliamento, gli fece fare richiesta di entrare nelle SS con tutto il reparto, chiedendo di essere mandati al fronte. Il generale Wolf, invece,  continuò a usarla con funzioni antipartigiane e nel 1945 fu inviata nel bresciano, in Alta Valcanonica, contro le “Fiamme Verdi”.  Il Zuccari, durante la ritirata tedesca, se la batté poco gloriosamente, facendo perdere le sue tracce, grazie alla copertura di fascisti e nazisti, fuggendo in Argentina.

Biblioteca:
Angelo Del Boca:  Italiani, brava gente?   Neri Pozza editore                                                                                                                                                                                                                                                                                                    

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Ripudia intolleranza, razzismo e antisemitismo.
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