L’ESERCITO ITALIANO e
LA GUERRA di LIBERAZIONE
L’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito ha
realizzato, in occasione del 152° anniversario della nascita dell’Esercito
Italiano, una Mostra dal titolo:
“L’Esercito è\e libertà” realizzata al
Vittoriano di Roma, nel Sacrario delle Bandiere. La Mostra, visitabile fino al 15 settembre, è veramente importante e ricca di
riferimenti storici, in particolare la sezione dedicata ai militari nella
guerra di liberazione.
Un breve cenno storico (ripreso dall’opuscolo della Mostra):
“Il 4 maggio 1861, con
un provvedimento a firma del generale Manfredo Fanti, il regio esercito
assumeva il nome: Esercito Italiano, a seguito della proclamazione, il 17 marzo
1860 a Torino, del regno d’Italia. Nei circa duecento metri lineari della
mostra vengono esposti alcuni dei cimeli più rappresentativi delle Forze Armate,
a partire dagli Stati preunitari, i cui eserciti furono coinvolti nelle vicende
belliche del Risorgimento, dai moti carbonari, alle guerre d’indipendenza,
dalla spedizione dei 1.000, alla breccia di Porta Pia. I reperti storici sono
accompagnati da ricostruzioni scenografiche e provengono in buona parte dai
musei militari. Il primo settore è dedicato al Risorgimento e ai primi,
difficili, anni di vita del neonato Esercito Italiano, impegnato nella lotta al
brigantaggio, specie nel meridione d’Italia, in guerra contro l’Austria e nella
liberazione di Roma nel 1870”.
Il percorso visitabile inizia con il
periodo risorgimentale, sono esposti manichini vestiti con divise d’epoca dei granatieri,
dei bersaglieri e dei garibaldini; poi berretti, armi, disegni, foto e quadri
di famose battaglie, piccole sculture in bronzo raffiguranti militari a cavallo
e a piedi. Seguono alcune teche contenenti divise coloniali, poi le sezioni
incentrate sulle due Guerre Mondiali, tra cui la Guerra di Liberazione,
l’ultimo settore è dedicato alle missioni internazionali.
All’inizio del percorso, merita attenzione una curiosità, le prime missioni internazionali:
1897, Isola di Creta,
insurrezione della popolazione di origine greca. Le potenze europee, diedero
vita ad un corpo di spedizione a cui l’Italia contribuì il 24 aprile 1897, con
un battaglione di bersaglieri uno di fanteria. La forza multinazionale rimase
nell’isola fino al 1906.
1900, maggio, Cina:
rivolta dei Boxer. Le potenze occidentali inviarono a Pechino delle truppe per
la difesa delle ambasciate. L’Italia, a fine agosto, partecipò con 1800
militari, tra bersaglieri e fanti e marinai, ne morirono un centinaio. Gli italiani
tornarono in Patria nell’estate del 1901.
1920, Alta Slesia. In
base alla Conferenza di pace di Versailles, viene insediata una commissione interalleata.
L’Italia partecipa con un contingente militare, formato da quattro battaglioni
di fanteria e un gruppo di artiglieria. Il contingente tornerà in Italia nel
1922, lasciando sul terreno, per scontri, una ventina di morti.
Nel 1934, la Società
delle Nazioni stabilisce lo svolgimento di un plebiscito per l’annessione della
regione della SAAR alla Francia o alla Germania. Per il mantenimento
dell’ordine pubblico, l’Italia invia un reggimento di granatieri, un
battaglione di carabinieri e uno squadrone di carri leggeri. Il corpo di spedizione
internazionale è stato impegnato dal dicembre 1934 al maggio 1935.
1951, Corea. L’Italia
contribuisce al corpo di spedizione dell’ONU, con un ospedale da campo, dal
mese di agosto 1951 al mese di gennaio 1955”.
Percorrendo i 200 metri lineari della Mostra non si può non
vedere le tante bandiere nelle grandi bacheche di vetro, molte delle quali
raccontano gloriose pagine della storia nazionale e del sangue versato dai
nostri soldati, in alcune occasioni, purtroppo, inutilmente.
Si possono vedere teche che ospitano manichini rivestiti con divise della Prima
e Seconda Guerra Mondiale, alle pareti foto, disegni e quadri, che ricordano
eventi bellici e battaglie importanti, ricostruzioni di scene di guerra e di
soccorso alle popolazioni colpite da terremoti.
Continuando il percorso si arriva alla sezione dedicata alla
Guerra di Liberazione.
Riconosco che il tema è stato trattato con rigore storico,
grazie alla professionalità e la conoscenza storica del capo dell’Ufficio
Storico dell’Esercito Italiano, Colonnello Antonino Zarcone, evidenziata dalle
precise spiegazioni storiche riportate
nei pannelli esplicativi, oltre alla ricchezza di materiale fotografico, manichini
con divise dei soldati italiani dei Gruppi di Combattimento ( Cremona, Friuli,
Folgore,Legnano, Mantova, Piceno) manichini vestiti da partigiani, con armi e
fazzoletto, divise del regno del Sud, militari italiani partigiani in
Jugoslavia, donne del C.A.F. (Corpo di Assistenza Femminile) volontarie adibite
a compiti ausiliari e logistici. L’insieme è di forte impatto emotivo ed aiuta
a capire l’Italia militare del 1943 – 45.
La sezione dedicata alla Guerra di Liberazione, vuoi perché mi
ricorda mio padre partigiano combattente, vuoi perché è nel mio cuore, posso
dire che è sicuramente la sezione migliore. La storia viene raccontata con
pienezza di riferimenti datati e storici.
Voglio solo ricordare
un episodio sconcertante:
L’8 settembre 1943. dopo l’annuncio di Badoglio dell’avvenuta
firma dell’armistizio con gli alleati, a Roma il 9 settembre, in Via Adda 5, i
partiti delle opposizioni diedero vita al C.L.N. per organizzare una resistenza
contro l’occupante nazista e mentre la città si opponeva ai tedeschi, il re
Vittorio Emanuele III, la casa reale, Badoglio, Roatta e alcuni generali e
ministri in fuga verso Ortona, per
imbarcarsi e raggiungere quello che è passato alla storia come “Regno del Sud”, a Brindisi, si
fermarono a pranzo al castello di Crecchio, ospiti della nobile famiglia de
Riseis. Lasciando Roma, i suoi abitanti e i soldati, in balia dei tedeschi!
I giorni 9 e 10
settembre 1943, sono i giorni della difesa della Patria da parte di civili e
militari, i giorni del primo grande prezzo pagato con il sangue di oltre 400
militari e oltre 200 civili, tra cui 27 donne. La partecipazione dei militari italiani alla
Guerra di Liberazione, come partigiani, a fianco degli Anglo-americani, è una
pagina incancellabile che dimostra come l’esercito italiano volle concorrere
alla liberazione del Paese e la decisione di inserire nella Mostra una sezione
che ricorda la partecipazione dell’Esercito alla Resistenza, proprio in
occasione del 70° anniversario di quei giorni, è dovuta, proprio per ricordare
ai giovani, e non solo, il sacrificio di chi ha donato la propria vita per la
libertà dell’Italia. Il ricordo del passato troppo spesso, oggi, viene offeso
da manifestazioni di nostalgia verso un periodo che la storia ha condannato,
come avviene ad Affile (piccolo paese della Valle dell’Aniene) dove il sindaco
ha deciso (utilizzando fondi della
Regione Lazio, destinati al completamento del parco di Radicondi) di
erigere un mausoleo a Rodolfo Graziani, noto fascista e collaborazionista dei
tedeschi, ministro della guerra nella RSI, macellaio di etiopi e nonostante
proteste interne e internazionali, denuncia dell’ANPI per apologia di fascismo, blocco dei
finanziamenti regionali, interpellanze parlamentari e manifestazioni di
dissenso, il sindaco, continua ad
operare per far nascere una “Predappio del Lazio” ad Affile!
Sicuramente non tutti
i militari sono come Graziani e oggi possiamo dire che l’Esercito italiano
è legato allo spirito democratico della Costituzione nata dalla Guerra di liberazione, proprio per
gli 80.000 militari tra caduti, feriti e dispersi in combattimenti contro i
tedeschi, in internamento e nelle formazioni partigiane, con 39 medaglie d’Oro
al V.M alle bandiere di reparti, 299 medaglie D’Oro e centinaia d’argento e di
bronzo a militari singoli, senza mai dimenticare che nel febbraio del 1945,
venne emanata una legge che riassumeva tutta una regolamentazione per
trasformare le formazioni partigiane in regolari unità militari raggruppate nel
Corpo Volontari della Libertà, al comando del generale Cadorna, per cui venne richiesto
al Governo democratico italiano il riconoscimento come parte integrante delle
forze armate italiane.
In conclusione, io che non mi considero un “militarista”ma
che ho rispetto per i soldati, posso dire che per fortuna,oggi, l’Esercito
italiano è ben rappresentato dall’Ufficio storico dello Stato Maggiore, e
questo lo posso dire con cognizione di causa,avendo fatto delle ricerche
all’Archivio storico, dove ho trovato cortesia, professionalità e conoscenza
storica che fa onore all’Esercito e ad i suoi uomini, con un riconoscimento dovuto
al Colonnello Zarcone, per come dirige l’Archivio Storico dello Stato Maggiore
dell’Esercito.
Ernesto Nassi
Vice Presidente Vicario ANPI di Roma
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