La guerra coloniale condotta da Israele in tutto il Medio Oriente (con azioni militari e bombardamenti in Siria, Libano, Iran e Palestina) giunge, dunque, al pieno e diretto coinvolgimento del governo di Washington. L'attacco statunitense è un’azione intrapresa non contro ciò che l’Iran aveva fatto, ma contro ciò che avrebbe potuto fare e riporta l'orologio della storia alle "guerre preventive" della destra Usa e internazionale già tragicamente sperimentate in Afghanistan, Iraq, Libia. Si varca, così, un nuovo limite d'altro canto già ampiamente superato dal governo di Israele a Gaza e in Cisgiordania dove, sempre con il sostegno statunitense, si consuma il genocidio dei palestinesi finalizzato ad una politica imperialista e di conquista e di ridisegno complessivo dell'intera regione mediorientale.
L'Unione Europea, sotto la guida di una classe dirigente in tutta evidenza colpevolmente inadeguata alle grandi questioni del presente, parallelamente alla retorica della forza propagandata per giustificare programmi di riarmo e di riconversione economico-bellica, si mostra in tutta la sua incapacità di incidere come soggetto politico globale e democratico. Avanza così in tutto il mondo l’idea che l'ordine globale non possa che essere gestito con l'uso della forza militare. La lotta per la pace che rivendica lo stop al riarmo e il ritorno allo "spirito di Helsinki" (manifestatasi con massicci cortei in tutta Europa, non ultimo il grande raduno a Roma di sabato 21 giugno) resta l'unica istanza di conflitto e spazio democratico capace di esprimere la volontà popolare contro la guerra. Per questo contro il movimento per la pace si levano attacchi e tentativi strumentali (come le accuse di antisemitismo o di vicinanza ai regimi teocratici) tanto dalla stampa quanto dal governo postfascista e alleato di Trump guidato da Meloni. Un esecutivo che ha siglato con il governo di Israele accordi economici, bellici e di intelligence che ne fanno a tutti gli effetti un sostenitore e complice delle politiche del ricercato per crimini di guerra Benjamin Netanyahu. Il presidente nazionale ANPI ha ribadito con forza che l'Iran è il paese aggredito e Israele l'aggressore. Esprime preoccupazione per la possibile espansione del conflitto al Pakistan e chiede al governo italiano di non dare disponibilità per l'uso delle basi Nato e americane che sono nel nostro territorio.
Nel frattempo la situazione è in rapido sviluppo, sono giunte le notizie di un attacco iraniano a basi americane e annunci di tregua. Auspichiamo che venga accettata da tutti una de-escalation delle tensioni e venga ripristinato il governo delle stesse da parte di tutta la Comunità Internazionale con senso di giustizia e di responsabilità.