“Due Tragedie, una sola memoria, 24 Marzo 1944 – 24 Marzo 1976: ricordare per battere l’indifferenza”.Sono stati invitati:
Carla Di Veroli,dello staff del Sindaco di Roma Capitale
Giovanni Sabato, giornalista scientifico, autore del volume: “Come provarlo? La scienza indaga sui diritti umani”, Laterza Roma-Bari.
Queste due date importanti per la Storia e la Memoria e della nostra città e di un grande Paese dell’America Latina, l’Argentina, che ha visto nel tempo – e vede tutt’ora – la presenza attiva sulla sua terra di molti nostri connazionali. Con essa intendiamo, da un lato ricordare l’eccidio delle “Fosse Ardeatine” del 24 Marzo 1944, successivo all’attacco partigiano di Via Rasella, del 23 Marzo 1944 - strage nazista durante la quale 335 innocenti furono barbaramente trucidati, colpevoli solo di voler vivere liberi e di credere nella Libertà e nella Democrazia - che ha lasciato, e lascia tutt’ora, un segno indelebile nella Memoria e nella Storia della nostra città; e dall’altro, partecipare idealmente alla “Giornata Nazionale della Memoria per la Verità e la Giustizia” che, in Argentina, ricorda la presa del potere da parte dei militari golpisti (24 Marzo 1976) e tutti i lutti e le sciagure che quell’avvenimento ha portato al popolo di una Nazione da sempre amica del nostro Paese.In particolare con questa iniziativa – che si inquadra all’interno di uno dei compiti della nostra Associazione quello di fare memoria degli avvenimenti che, dalla nascita della dittatura fascista nel nostro Paese fino al giorno della sua liberazione, hanno connotato la Storia di Roma e dell’Italia – intendiamo ricordare uno degli avvenimenti più sanguinosi accaduti durante i 271 giorni dell’occupazione tedesca della nostra città e le vicende successive che hanno portato a dare un nome, un volto ed una storia alla maggior parte delle vittime di quella strage. Nel contempo vogliamo porre la nostra attenzione su come avvenimenti del genere si siano ripetuti nel tempo in molte parti del mondo, prendendo come esempio per tutti quello della tragedia dei 30.000 desaparecidos argentini (tra i quali molti cittadini italiani) di cui quel Paese porta ancora oggi, a distanza di oltre 35 anni, il segno, anch’esso indelebile.