Antifascismo, un
antidoto per l’Europa.
Anpi. L’associazione dei partigiani si interroga sull’avanzata continentale
dell’estrema destra.
di Davide Conti, Il Manifesto 01.04.2014
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Lo spettro che s’aggira per l’Europa per le prossime elezioni
di maggio è quello dell’avanzata continentale dell’estrema destra. Dal Fronte
Nazionale in Francia ad Alba Dorata in Grecia, dal Pvv dell’olandese Geert Wilders
ai Perussuomalaiset (Veri Finlandesi) di Timo Soini la crescita di movimenti a
tendenza populistico-autoritaria attraversa il vecchio continente modificando
il loro tratto residuale e configurandoli, per la prima volta dal dopoguerra,
come fenomeno di rappresentanza degli umori profondi di corpi sociali scossi da
oltre un lustro di crisi economica.
Attenzione precipua al tema viene riservata, come sempre,
dall’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia che all’osservazione e al contrasto
delle risorgenti forme dei neofascismi europei sta dedicando molte attività e
iniziative, l’ultima delle quali si è svolta a Roma lunedì scorso, aperta dai
messaggi dei presidenti di Camera e Senato, con l’intervento del presidente
nazionale Carlo Smuraglia.
In un paese a bassa cifra di memoria storica, dove si è riusciti
nell’impresa di costruire un monumento pubblico a un criminale di guerra come
Rodolfo Graziani nella sua città natale di Affile, l’antifascismo cerca così di
uscire dalla ridotta reduci stico-celebrativa fungendo da richiamo non nominale
a una politica costituzionale intesa come rilancio dell’azione pubblica volta
alla riduzione delle disuguaglianze economiche e alla promozione delle forme di
democrazia sostanziale, unico antidoto reale alla disgregazione del corpo
sociale emersa dalle piaghe della crisi.
L’esaurimento dei margini, anche residui, della struttura
socioeconomica del novecento ha finito per porre in crisi oggettiva anche il
profilo politico del paradigma antifascista tendendo da un lato a ridurlo a
struttura memoriale e dall’altro guardandolo come corpo estraneo alle grandi
questioni imposte dalla crisi. In questo senso il rilancio dei valori costituzionali
che l’Anpi si propone di fare sul territorio nazionale, e in una prospettiva
europea insieme alle altre associazioni corrispondenti nel continente, diviene
la condizione essenziale del consolidamento della democrazia come antidoto —
afferma Smuraglia — «alla ancora poca cultura antifascista presente nello Stato
italiano» ed alle «difficoltà di coagulo dell’antifascismo europeo di fronte al
riemergere di fenomeni e movimenti politici di carattere xenofobo ed
antidemocratico».
L’azione che l’associazione dei partigiani promuove guarda
al rilancio delle forme mature e partecipate della politica e all’adozione di
misure economiche e sociali, dal lavoro al welfare dal multiculturalismo
all’allargamento dei diritti civili, come risposta a quella diffusa paura che
oggi rappresenta il vero alimento della crescita dell’estrema destra in Europa
e la principale causa di sfiducia nel concetto stesso di democrazia rappresentativa
raffigurata, non solo dall’estrema destra in verità, come elemento distante,
costoso, lento e poco incisivo sul piano del governo delle grandi questioni contemporanee.
Questo è il senso nuovo che l’antifascismo si può dare e l’attualità
pubblico-politica che deve rivendicare considerandosi, a ragione, come uno dei
principali caratteri storico-identitari emersi dalle macerie dell’Europa postbellica,
che dal confino di Ventotene si è fatta poi lentamente, nel corso dei decenni,
unitaria.
Sempre che a maggio lo spettro non si sia già tramutato in
incubo reale.