Il presidente dell’Anpi lancia l’allarme sulle riforme:
È con un’agenda più fitta del solito che quest’anno l’Associazione nazionale dei partigiani si avvicina all’anniversario della Liberazione. In programma c’è ovviamente la grande manifestazione del 25 Aprile a Milano, accompagnata dalle tante altre che si svolgeranno in contemporanea in tutta Italia. E poi appena qualche giorno dopo, il 29 aprile a Roma, una grande iniziativa per parlare di riforme costituzionali e lanciare un allarme rispetto al progetto che sta prendendo forma in queste settimane. «Il 25 Aprile è sempre una grande festa, con tanti appuntamenti, ed è una festa di tutti. Certo non lo è per il sindaco di Bellaria che scelto questa data per rimuovere il monumento alla Liberazione dalla piazza. Ma per fortuna ci sono tanti altri che credono in queste manifestazioni e sono contenti di stare insieme in una giornata così significativa», riflette il presidente nazionale dell’Anpi, Carlo Smuraglia, citando il caso scoppiato appena prima di Pasqua nella cittadina romagnola.
Presidente Smuraglia, che sapore ha questo 25 Aprile?
«Quest’anno ha un significato tutto particolare. Si celebra il settantesimo anniversario della Liberazione, ovvero di quel periodo che finisce con l’insurrezione, dopo un anno cruciale per lo sviluppo della lotta partigiana intesa come lotta armata, ma non solo, grazie all’impegno di tante donne, contadini e cittadini non armati. Sono settant’anni dall’anno delle repubbliche partigiane e delle grandi e terribili stragi nazifasciste. Ciò che è accaduto quando i tedeschi hanno cominciato a sentire l’odore della sconfitta e le tante stragi sono un lato della storia che va tenuto sempre presente, pur nella giornata di festa».
«Infatti quest’anno il 25 Aprile è anche l’occasione per celebrare in modo particolare un momento di unione, di fratellanza e di quella che Claudio Pavone ha chiamato “moralità della resistenza”, di cui c’è tanto bisogno anche oggi nei comuni, nelle regioni. La correttezza della amministrazione pubblica e la moralità indiscutibile di chi pensa agli interessi collettivi e non ai propri devono essere tra i cardini fondamentali delle nuove amministrazioni. Ma insieme alle amministrative ci sono anche le elezioni europee. E quando noi pensiamo all’Europa pensiamo all’Europa della Resistenza, dei tanti che furono perseguitati e reagirono al regime, pensiamo a un’Europa unita, democratica e antifascista, come quella che era nei sogni di tanti che hanno combattuto e spesso sacrificato la propria vita. Pensiamo a un’Europa che unisca gli antifascisti di sempre e riesca a sconfiggere ogni tentazione di far riemergere forze fasciste e neonaziste, insieme a una destra xenofoba e razzista».
«Come sempre ci sarà la manifestazione nazionale a Milano, quest’anno con un elemento di novità. Una delle oratrici centrali sarà la senatrice a vita Elena Cattaneo, una scienziata. Una presenza con cui vogliamo segnalare che c’è bisogno di cultura e di un grande impegno per cambiare un Paese che fa molta fatica sul campo dell’innovazione e della cultura. C’è bisogno che si rinnovi la cultura politica e anche la cultura democratica, che qualche volta incontra qualche inciampo. Ma, pure, la cultura senza aggettivi, che è alla base della nostra storia e che si colleghi alla scienza, all’innovazione e alla ricerca, per i tanti che oggi, in questo campo, sono costretti a cercare lavoro fuori dall’Italia». Ma veniamo all’appuntamento del 29 aprile al teatro Eliseo. «Al Senato si sta lavorando molto intensamente sulle riforme costituzionali e noi abbiamo pensato a una manifestazione nazionale per far sentire, per tempo, la nostra voce. Nella nuova legge elettorale vediamo aspetti negativi che riguardano il complesso degli spazi di democrazia riservati ai cittadini. Siamo convinti che sia stata concepita al di fuori di quanto ha affermato la Corte costituzionale e che non dia ai cittadini la possibilità di esprimere le proprie opzioni né gli garantisca di essere adeguatamente rappresentati. Speriamo possa essere modificata, perché questo difetto di parola ai cittadini in prima persona riduce uno spazio di democrazia».
«La riforma del Senato è un grande tema. Non si tratta di cambiare la rotellina di un ingranaggio, ma di toccare uno dei pilastri del nostro sistema. Non diciamo che non si possa riformare, va modificato ciò che si è rivelato difettoso, ma in linea di coerenza con il complesso della Costituzione. È vero che il sistema attuale ha allungato il procedimento legislativo, ma ha anche reso possibile ripensamenti su temi importanti. Ebbene, ci sono tanti sistemi di altri Paesi che correggono il bicameralismo perfetto senza eliminare la seconda Camera. Un modello possibile è quello di una Camera che faccia le leggi principali ed è l’unica a votare la fiducia, però con un Senato ugualmente elettivo, affinché non diventi una Camera di serie C, per poter influire sulle leggi di bilancio, di carattere costituzionale e su questioni di particolare importanza. Penso a quei sistemi che ad esempio prevedono, su richiesta, di poter coinvolgere la seconda Camera su questioni di particolare interesse».
«Si può pensare a un sistema che unisca l’elezione diretta dei cittadini all’inserimento di rappresentanze di carattere regionale o locale, che invece dai modelli di cui si parla ora non si capisce bene cosa dovrebbero fare, visto che questi rappresentanti avrebbero già un mestiere, quello di amministratori locali. Riflettiamo poi sulla possibilità di attribuire al Senato quel ruolo di equilibrio che è necessario per evitare un concentramento di poteri eccessivo in una sola Camera, eletta oltretutto con il premio di maggioranza. Penso a un modello di garanzia, come previsto dai padri costituenti. Il punto fondamentale è che il cittadino sia rappresentato da organismi equilibrati. Mentre con un Senato di non eletti euna legge elettorale già squilibrata si riducono i necessari spazi di democrazia».
«Ricordo che si parla di riforme costituzionali, la materia più delicata su cui ci si possa esprimere. È necessaria una riflessione attenta, la fretta è una cattiva consigliera. Noi chiediamo che si ascolti la voce di tanti costituzionalisti. E ora c’è anche l’Anpi che entra in campo e propone di rispettare la quota di democrazia che spetta ai cittadini. Il 29 aprile, insieme a me, ci saranno costituzionalisti come Lorenza Carlassarre, Gianni Ferrara e Stefano Rodotà. Forniremo materia di discussione e vorremmo dare il nostro contributo. Dispiacerebbe non essere ascoltati perché le date di scadenza fissate sono troppo ravvicinate. Né le voci di esperti meritano di essere liquidate con ironia dicendo che sono i “soliti” professori».