26 agosto 2016

Solidarietà e vicinanza dell'ANPI alle persone colpite dal terremoto.

L'ANPI di Roma si unisce alla solidarietà ed alla vicinanza espressa dall'ANPI Nazionale agli abitanti delle zone colpite dal terremoto.

L'ANPI esprime forte solidarietà e vicinanza agli abitanti delle zone colpite dal violentissimo terremoto di questa notte. L'ennesima catastrofe naturale per cui si attiveranno, ne siamo certi, tutte le sensibilità e competenze necessarie per risollevare materialmente e moralmente l'esistenza di questa sfortunata porzione d'Italia. Le locali Sezioni dell'ANPI, cui va il nostro pieno sostegno, non faranno mancare la loro fattiva collaborazione.
24 Agosto 2016 - La Segreteria Nazionale ANPI

20 agosto 2016

"Il Pd non ha rispetto della nostra storia" Intervista al Presidente Anpi Carlo Smuraglia. La Repubblica 20 agosto 2016

Il presidente Anpi Carlo Smuraglia: ai tempi di Togliatti e Berlinguer era diverso, perché ci si scambiavano le idee.
"Il Pd non ha rispetto della nostra storia, meglio non andare alle Feste dell`Unità"


di Giovanna Casadio - La Repubblica 20 agosto 2016

articolo su Repubblica.it

(in fondo a questa pagina altro articolo e intervista radiofonica)

ROMA. «Ai tempi di Togliatti o Berlinguer questo non sarebbe accaduto perché la Festa dell`Unità è sempre stata, tradizionalmente, una festa di tutti». Carlo Smuraglia non vorrebbe alzare altri polveroni. Ce n`è già abbastanza. Classe 1923, partigiano combattente, avvocato del lavoro, Smuraglia è il presidente nazionale dell`Anpi, l`associazione dei partigiani che è contraria alla riforma costituzionale di Renzi. L`Anpi non è stata invitata alle Feste dell`Unità o, se chiamata a partecipare, non deve parlare del No. 
Smuraglia, forse lo scontro si sta ridimensionando, ci sono trattative in corso? 
«Non mi risulta nessuna trattativa. Non c`è stato nessun invito formale. In passato nelle Feste dell`Unità veniva dato uno spazio alle locali sezioni dell`Anpi, in cui ovviamente l`Anpi fa quello che vuole». 
Si è sentito tradito dal Pd? 
«Non è una questione di tradimento. Ma è un errore materiale. L`Anpi ha una sua dignità e autorevolezza. Non può andare in un luogo in cui si pongano limi- ti alla manifestazione delle proprie opinioni. Se invito qualcuno a cena, non gli dico di chi deve parlare bene e di chi male. Lo lascio libero di esprimersi». I Democratici però ritengono quella costituzionale la madre di tutte le riforme. Non trova normale che blindino la loro battaglia? 
«Tradizionalmente la Festa dell`Unità è una festa di tutti. Non si possono porre dei limiti. Tranne quello di non ammettere i fascisti. Con noi è normale un rapporto franco e ragionevole». 
Quindi l`Anpi non andrà a nessuna Festa? 
«Non c`è una direttiva nazionale. Deciderà ogni sezione localmente. Se però chiedono il mio parere, ebbene io non andrei per rispetto di se stessi. Non vado in un posto dove non posso esprimere liberamente le mie idee». 
In altri tempi non sarebbe successo, secondo lei, nonostante il centralismo del Pci, l`espulsione dei dissidenti? 
« Ai tempi di Togliatti e Berlinguer si andava alle feste dell`Unità perché si incontravano gli amici e si scambiavano le idee. Quest`anno si è cominciato a dire che era la festa del Sì, quindi con
una forte contrapposizione. Tuttavia non è inimicizia la nostra: è una divergenza su un punto specifico che poteva essere risolto con ragionevolezza». 
Come poteva essere risolto? 
«Semplicemente dicendoci: "Venite e dite pure quello che vi pare". Potevano immaginare che l`Anpi non sarebbe andata a fare sfoggio delle proprie idee in casa di chi la pensa diversamente, ma a sostenerle con il garbo e il rispetto che ci è abituale». 
L`Anpi ha rimosso il coordinatore emiliano Artioli perchè a favore del Sì? 
«Assolutamente no, si è trattato di un normale avvicendamento. Con il congresso di metà maggio sono decadute tutte le cariche per statuto, anche la mia. Ci sono state riconferme e avvicendamenti». Anche voi siete divisi sul referendum? 
«Ci sono dissensi, ma il No è a stragrande maggioranza». 
È l`ennesima incomprensione tra l`Anpi e il Pd di Renzi? 
«Boschi commise un errore con quelle frasi sui partigiani, il No e Casapound. La storia e la memoria vanno coltivate perché un Paese che perde questo è destinato a decadere».
Box:
Firenze
INVITATI SENZA FARE PROPAGANDA Il Pd ha invitato alla Festa dell`Unità di Firenze l`Anpi a mettere uno stand, ma a patto di non fare propaganda per il No al referendum costituzionale. I partigiani fiorentini non hanno ancora deciso se accettare.
Bologna
IN CERCA DI UNA MEDIAZIONE Bologna è stata l`epicentro dello scontro con il Pd. L`Anpi ha sollevato il caso: non andiamo se non abbiamo libertà di parola. I dem hanno fatto sapere che alla fine si potrebbe tenere un dibattito tra le ragioni del Sì e del No
Milano
SORDINA ALLE POLEMICHE A Milano il presidente Anpi Roberto Cenati sarà presente alla Festa dell`Unitàper la presentazione di un libro sulla Resistenza, ma non ci sarà propaganda per il No. Pizzinato, presidente onorario lombardo, sdrammatizza
IL CASO EMILIA
Il presidente dell`Emilia Romagna avvicendato per fine mandato e non perché schierato a favore del Si

 
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10 agosto 2016

'Una Piazza per Ipazia', a Tor Sapienza intitolato un giardino alla filosofa grazie anche all'ANPI Trullo - Magliana


Il Comitato “Una Piazza per Ipazia”, costituitosi a seguito della raccolta firme lanciata dalla sezione ANPI Trullo-Magliana nel dicembre 2014, e promotore della richiesta di intitolazione di una Piazza o Giardino alla filosofa neoplatonica e filomate Ipazia d’Alessandria comunica che è stata finalmente apposta dalla toponomastica di Roma Capitale la targa, in zona Tor Sapienza, che intitola un giardino ad “Ipazia d’Alessandria”.




Abbiamo più volte sottolineato come Ipazia sia di grande attualità per i significati che veicola la sua singolare esistenza: vittima del fondamentalismo religioso ma anche esempio di donna integerrima, studiosa, scienziata, divulgatrice di conoscenza.
E’ per noi significativa in quanto simbolo di una resistenza morale e non violenta all’ordine dominante al quale rispose con il rifiuto di sottomettersi docilmente alla costrizione. Tale rifiuto legandosi all’impegno positivo di difendere valori fondamentali quali l’uguaglianza e la libertà assume la veste dell’affermazione.
Da uno degli allievi di Ipazia, Sinesio di Cirene, si apprende che Ipazia è stata la madre della scienza moderna in quanto utilizzava la sperimentazione pratica, Fermat la definì “la meraviglia del suo secolo”.
Ci auguriamo che il riconoscimento attribuitole con la dedica di un giardino nella nostra città possa essere uno stimolo per restituirle la visibilità che merita per, parafrasando Sinesio, “tenere desti i semi di sapienza da lei ricevuti”.
Per celebrare l’intitolazione il comitato si farà promotore della cerimonia che si terrà nel Giardino Ipazia d’Alessiandria, in data da definire.


Comitato “Una Piazza per Ipazia”
(ANPI Trullo – Magliana Sez. “F.Bartolini”; Ipazia ImmaginePensiero onlus; Donne di Carta; Associazione Filomati-Philomates Associaton; Associazione Toponomastica Femminile; G.A.MA. DI; UDI Monteverde; Circolo UAAR Roma; Civiltà Laica Roma, Adriano Petta.)

02 agosto 2016

'Cultori della morte': su Il Manifesto analisi del rapporto tra nuovi fascismi e azione politica all'ombra dei cimiteri


‘Cultori della morte’ di Saverio Ferrari
Il Manifesto del 2 agosto 2016


Fra i luoghi ultimamente privilegiati per l`azione politica dei gruppi neofascisti e neonazisti sono sempre più in voga i cimiteri. A Milano in particolare, dove nacque e morì il fascismo. Il cimitero Monumentale, in primo luogo, dove giacciono le spoglie di Filippo Tommaso Marinetti, il padre del Futurismo. E dove, soprattutto, nel 1925 Benito Mussolini inaugurò il cosiddetto monumento ai «martiri della rivoluzione fascista», un sacrario dove furono progressivamente raccolte le salme di tredici squadristi, non solo milanesi, caduti in scontri di strada. A scolpirlo, l`artista di regime Armando Violi, autore, tra l`altro, dei cavalli alati in marmo che spiccano dalla facciata anteriore della stazione Centrale.

Il monumento agli squadristi L`opera, tra il liberty e l`art déco, di qualche metro di altezza, era originariamente composta da una statua raffigurante tre giovinetti seminudi in posa eroica, uno dei quali con in braccio un fascio littorio sormontato da un`aquila con le ali aperte. Nella parte posteriore, attraverso una ripida scaletta era possibile accedere a una cripta. Finita la guerra il fascio e l`aquila furono asportati, così la targa commemorativa. Posto oggi nel «Campo B rialzato di levante», il monumento si confonde fra gli altri, senza particolari segni di riconoscimento. Nella «Storia della rivoluzione fascista 1919-1922» di Giorgio Alberto Chiurco, un`opera di regime edita nel 1929, si menzionano tra i nomi ospitati nel sacrario Ugo Pepe, il figlio ventunenne dell`ammiraglio Gaetano Pepe, autore di diverse spedizioni punitive tra il Veneto e Milano (tentò anche, nel luglio del 1921, di far saltare con tubi di gelatina la sede centrale del partito repubblicano a Treviso). Ferito mortalmente nel capoluogo lombardo la sera del 23 aprile 1922 da due revolverate nei pressi di Porta Romana, spirò all`ospedale. I funerali si tennero al cimitero Monumentale, il 26 successivo, alla presenza di Mussolini e centinaia di squadristi lombardi, liguri e veneti.

Prima di Ugo Pepe erano comunque morti per "incidenti sul lavoro" Aldo Sette, di diciassette anni, rimasto ucciso il 20 marzo 1921 nel corso di una spedizione al quartiere Greco, all`epoca roccaforte socialista, e Franco Baldini di 48 anni, colpito a morte con arma da fuoco a Roma, in trasferta, nel novembre 1921, durante gli scontri, proseguiti per quattro giorni, in occasione del congresso costitutivo del Partito nazionale fascista. L`anno successivo, nella notte fra il 15 e il 16 luglio, era invece rimasto ucciso a Milano lo squadrista ventenne Eliseo Bernini, mentre, poche settimane dopo, il 4 agosto 1922, erano cadute tre camicie nere: il venticinquenne Cesare Melloni, il ventiduenne Emilio Tonoli e il trentenne Edoardo Crespi. I primi due durante l`assalto con bombe e fucili alla sede dell`Avanti!, il terzo in piazzale Procaccini. Attraverso altre fonti sappiamo anche della fine del sansepolcrista Paolo Grassigli, ferito a pugnalate in uno scontro con i socialisti, spirato 1129 ottobre del 1922. A lui venne anche intitolata una piazza a Dergano poi cancellata nel dopoguerra. Vittorio Agnus, iscritto al Fascio di Milano, morì invece il 26 dicembre 1924 a Musocco, colpito da arma da fuoco, durante una «ispezione». Loris Socrate, dal canto suo, cadde il 22 maggio del 1924 in Libia, ucciso da un ascaro "impazzito". Luca Mauri venne meno il 30 marzo del 1930, come «grande invalido della Rivoluzione». Della morte violenta di Orazio Porcù (accoltellato in una cascina fuori Milano), avvenuta nel luglio 1930, dette invece notizia Il mattino illustrato. Sulla rivista comparve anche un servizio sulle sue esequie. Enzo Meriggi, del fascio di Mantova, protagonista di numerose «spedizioni punitive», cessò di vivere, infine, il 2 giugno del 1934 per le conseguenze sulla sua salute derivanti dal "servizio". Da qualche anno, in occasione del 23 marzo, data di fondazione nel 1919 dei Fasci di combattimento, gruppi di neofascisti si ritrovano davanti a questo monumento, seppur azzoppato, per omaggiare coloro che bastonarono e assassinarono con fe- rocia operai, contadini, assaltarono le Camere del lavoro e le sedi dei partiti democratici, cacciarono dai Comuni i sindaci regolarmente eletti, "marciarono" su Roma.

Il campo 10 Il secondo riferimento è invece rappresentato dal Campo 10 al Cimitero Maggiore, dove nel corso degli anni successivi alla guerra sono stati riuniti i resti di alcune centinaia di caduti della Repubblica sociale italiana, per la precisione 921. Tra gli altri, nove volontari italiani nelle 24ma e 29ma Divisione Granadier delle SS, oltre 150 delle Brigate nere, più di 100 della Legione Ettore Muti e oltre 40 della Decima Mas. Qui sono state tumulate alcune delle figure che hanno fatto la storia del ventennio fascista e della Rsi: Alessandro Pavolini l`ultimo segretario nazionale del Partito fascista repubblicano, oltre che comandante generale delle Brigate Nere, i gerarchi Francesco Maria Barracu e Carlo Borsani, Francesco Colombo il capo della Ettore Muti, che operò come "polizia fascista" nella caserma di via Rovello (poi sede del Piccolo Teatro), dove furono allestite camere di tortura e una «cella della morte», e che offrì gli uomini per il plotone di esecuzione che fucilò il 10 agosto del 1944 in Piazzale Loreto quindici patrioti. Oltre a loro, Armando Tela uno dei luogotenenti della «banda Koch», partecipe diretto di torture e sevizie nella sede di Villa Triste di via Paolo Uccello (Villa Fossati), dove si fece uso di corde per appendere i prigionieri, di tenaglie per strappare unghie, daghe di ferro da arroventare e mettere sotto i piedi dei partigiani. Tra Roma e Milano la «banda Koch» arrestò 633 antifascisti, 40 dei quali furono assassinati. Il capo, Pietro Koch fornì tra l`altro una lista di 50 nomi per completare l`elenco delle persone da trucidare alle Fosse Ardeatine. Fu fucilato come «criminale di guerra» il 10 giugno 1945 a Forte Bravetta a Roma. Nello stesso campo è stato anche sepolto molti anni dopo, nel 1974, l`ultimo federale di Milano, Vincenzo Costa, non dunque un caduto, ma qui accolto per la sua militanza neofascista nel dopoguerra.
Al Campo 10, da almeno tre anni, neofascisti, in prima fila quelli di Lealtà azione, sfilano il 125 aprile, il giorno della Liberazione in trecento, inquadrati come un reparto militare, sventolando l'aquila di Salò, tra la colpevole inerzia delle istituzioni. Non sono più solo atti simbolici. Il culto della morte, quasi una ossessione, è sempre appartenuto all’identità fascista. Ora sta diventando per le nuove leve terreno d’azione politica.


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