"L'ANPI non ha mai avuto e non può avere esitazioni nel
condannare tutto ciò che di violento e odioso sia accaduto dopo la
Liberazione"
Nota di Carlo Smuraglia dalla newsletter dell'ANPI Nazionale "ANPInews" n.257 (20/26 settembre 2017)
Non voglio tornare nuovamente sul
caso orribile di Giuseppina Ghersi, su cui si è molto discusso in questi
giorni. Su di esso, l'ANPI nazionale (che certamente conta un po' di
più rispetto alle manifestazioni di singoli iscritti), si è pronunciata
praticamente subito, con un comunicato netto, preciso ed inequivocabile,
sul quale anche i più forti detrattori non hanno potuto trovare
alcunché da obiettare, tanto era chiara la condanna netta, ferma e senza
riserve della drammatica vicenda che ha condotto alla violenza e alla
morte una bambina, nel lontano 1945. Vogliamo solo ribadire, forte e
chiaro, che l'ANPI non ha mai avuto e non può avere esitazioni nel
condannare tutto ciò che di violento e odioso può essere accaduto dopo
la Liberazione d'Italia e la splendida giornata del 25 Aprile. Per noi
quello fu un momento emozionante e festoso, la riconquista della libertà
e l'avvio alla democrazia, dove non c'era e non ci poteva essere spazio
per l'odio, la brutalità e la violenza. C'è, però, un commentatore che,
pur riconoscendo che il comunicato era chiaro almeno nella prima parte,
non ci ha perdonato di aver detto nella seconda parte che nulla può
incrinare la bellezza e l'importanza della Resistenza. Si è detto che si
trattava di una frase “inutile”; e invece, come i fatti e le
strumentalizzazioni di questi giorni hanno dimostrato, era soltanto una
frase presaga di ciò che sarebbe puntualmente avvenuto, una serie di
commenti che hanno tentato di rimettere in discussione la stessa
Resistenza, come è abitudine e prassi “normale” dei revisionisti e dei
nemici dell'ANPI, da sempre. Ho personalmente sostenuto, più volte, che
la Resistenza, ricca di tante luci ha avuto anche qualche ombra, qualche
pagina “oscura”; ma ho sempre ribadito la necessità di considerare il
fenomeno nel suo complesso senza approfittare, appunto, di qualche
“ombra” per rimettere in discussione tutto, a partire da quello che lo
storico Pavone chiamava il valore etico della Resistenza. Questo vale
per ciò che è accaduto nel periodo dal '43 al 25 aprile '45, pur nella
necessità di contestualizzare alcune vicende nell'orrore complessivo di
una guerra. Ma questo vale ancora di più per il “dopo” perché la
violenza e la brutalità non hanno più giustificazioni o
contestualizzazioni possibili, quando – appunto – l'evento fondamentale
(la Liberazione) si è realizzato e compiuto. Su questo non abbiamo avuto
e non abbiamo esitazioni, convinti come siamo che l'odio, la brutalità e
la violenza sono e devono restare totalmente estranei rispetto al
nostro modo di essere e di pensare. Inutili, dunque, i soliti tentativi
di strumentalizzare una vicenda orribile (per le modalità e per l'età
della vittima), che noi stessi abbiamo fermamente condannato e
continuiamo a condannare.
Carlo Smuraglia
(da ANPInews n.257 - 20/26 settembre 2017)
http://www.anpi.it/articoli/1815/lanpi-non-ha-mai-avuto-e-non-puo-avere-esitazioni-nel-condannare-tutto-cio-che-di-violento-e-odioso-sia-accaduto-dopo-la-liberazione