Nota biografica di Ferdinando de Leoni
Ferdinando dei Leoni nato a Roma il 15 ottobre 1924, studente del liceo Tasso a Roma entra nel Partito d'Azione clandestino appena costituitosi nel luglio del 1942.
Dopo l'8 settembre a Porta San Paolo, arrestato a Roma dalla Polizia Africa Italiana (P.A.I.) alla fine del novembre 1943 e rinchiuso verso la metà di dicembre al Forte Pietralata a Roma, con l'accusa di renitenza alla leva, ribellione e cospirazione. E ‘condannato a morte. Evaso il 23 gennaio del 1944 in concomitanza con lo sbarco di truppe alleate ad Anzio. In clandestinità fino al 19 marzo dello stesso anno, quando in corso di trasferimento di alloggio viene fermato da una pattuglia tedesca. È condotto a Firenze. Da quella località (caserma di Scandicci) centinaia di giovani lì concentrati, moltissimi romani, vengono tradotti in Germania per costruire l'esercito repubblichino.
Invece, insieme ad altri venti, venticinque romani viene condotto a La Spezia per formare un presidio dell’esercito. Alloggiato nell'ex Ospedale militare marittimo in Via dell’Arsenale, vuoto ed abbandonato dall'8 settembre del 1943.
Il presidio è costituito da: due ufficiali Alberto Maurizio e Gaetano Falciola, il sergente Sante Ruggeri; 20 25 giovani romani. Ferdinando prende contatto con la Resistenza a Bolano, (incontra Vero del Carpio “Boia”, segretario provinciale del partito d'azione di La Spezia) si fa riconoscere ed è incaricato di organizzare la diserzione del reparto dei soldati ufficiali dell'esercito della Repubblica Sociale Italiana, dov'era stato forzatamente inserito, impossessarsi delle armi e delle munizioni e della cassaforte del reparto stesso.
Si confida con Alberto Moizo, sottotenente nel reparto militare, lo convince, diventano amici e lo resteranno per sempre.
Svolge opera di propaganda tra gli altri componenti del reparto militare.
Tutto è pronto per la fine di maggio. Si ammala viene ricoverato per più di un mese al senatorio di Filettino, ospedale di La Spezia fuori della città. Esce ai primi di luglio, Alberto Moizo gli dà carta bianca, lui penserà solo a convincere l'altro ufficiale Gaetano Falciola. Prende contatto con una cellula del P.C.I. della Spezia la guida un certo Orazio Montefiore, prendono un appuntamento presso la stazione ferroviaria di La Spezia, avvisa il distaccamento composto da 10 uomini a Levanto. Si reca al carcere di Migliarina a La Spezia e convince altri 10 uomini custodi di servizio, libera tutti i detenuti (tutti politici e quasi tutti jugoslavi e ucraini due russi due jugoslavi). L'evasione si concretizza con l'adesione di due ufficiali, un sergente 25 uomini e le forniture costituite da armi e munizioni. Dalla Spezia guidati da un componente della cellula del partito comunista sono portati in prossimità di Ponzanello di Fosdinovo, sul lato orientale di Monte Grosso nella formazione Garibaldi comandata da Bruno Caleo detto “Fiume” e successivamente nella Brigata “Falco” di Giustizia e Libertà, comandata da Alfredo Contri, nella Bassa Lunigiana ai Campacci sopra Tenerano.
Poi, dopo il rastrellamento nazi-fascista del 24 Agosto 1944, si inserisce nella ricostituita Brigata “II Carrara”, sempre comandata da Alfredo Contri con la sede del comando di Brigata a Castelpoggio di Carrara e che lungo il crinale della “Spolverina” copriva il territorio fino a Pulica di Fosdinovo e alla Valle della Pesciola.
Dopo il rastrellamento nazi-fascista del 29 e 30 novembre 1944 passa il fronte alla metà del mese di Dicembre e dopo un periodo di detenzione a Napoli nei campi Americani torna a Roma.
A Roma svolge un’intensa attività politica e di organizzazione dell’ANPI romana, diventando Presidente del Comitato provinciale di Roma.
Continua, per tutta la vita, una costante, tenace ed appassionata militanza in tutta Italia per i diritti umani e per i valori della resistenza, nell’ANPI ed in ogni ambito della sua vita. Si prodiga per i giovani e per la trasmissione della Memoria, un maestro amato da moltissimi giovani. Ci ha lasciato il 14 novembre 2011
Accolto nel Giardino dei giusti nel 2012
Amatissimo dai suoi cari e ricordato oggi dai suoi figli Maria, Francesco, Elisabetta, dagli amici e dai compagni dell’ANPI…