17 marzo 2012

Comunicato Stampa: L’Anpi Roma replica all’ANGVD: “I crimini italiani nei Balcani un fatto storico innegabile. Nessun giustificazionismo per le Foibe”

“Il comunicato dell'ANGVD ci lascia stupiti ed amareggiati. Ci pare che i crimini commessi dagli italiani nei Balcani, su ordine del Regime fascista, siano un fatto storico innegabile”. E’ quanto ha dichiarato l’Anpi Roma Lazio, replicando a una nota dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, che aveva criticato la mostra organizzata dalla stessa Anpi al Museo Ostiense di Roma, avente ad oggetto i “Criminali di guerra italiani. Fatti, personaggi e documenti”.
“Questa pagina di storia – sostiene l’Anpi – deve essere portata alla conoscenza dell'opinione pubblica nazionale, come antidoto contro la possibilità, sempre presente, che questi fatti abominevoli si possano mai ripetere e contro il fatto che un regime liberticida possa mai ripresentarsi nel nostro Paese. Ci pare quindi che la volontà di negarli sia gravissima. Ci pare inoltre indiscutibile che questi fatti siano stati l'origine di odi che sono poi sfociati nelle violenze successive, che certamente condanniamo ma che non possono essere spiegati nella grezza logica dell'ANVG, senza tenere conto di ciò che è successo in precedenza. Se un Paese, che ha mostrato nella sua larga maggioranza di avere avuto la volontà di opporsi, con eroismo e con spirito di sacrificio, agli orrori del nazi-fascismo rifiuta di prendere coscienza anche dei crimini compiuti da una minoranza della sua popolazione, non potrà mai riscattarsene. Ci pare infine che il volere spiegare quanto è accaduto sul Confine Orientale in termini di contrapposizione etnica non sia solo storicamente sbagliato, e politicamente scorretto, ma pericolosissimo in un momento nel quale, in un ottica di unità europea, questi drammatici avvenimenti si avviano ad essere storicizzati e quindi superati per sempre".
L’Anpi Roma Lazio ha contestato punto per punto i rilievi dell’ANGVD:
- Cosa c'entra una mostra che si intitola "Criminali di guerra italiani. Fatti, personaggi e documenti" con il giustificazionismo sulle foibe?
- Appare francamente inammissibile accusare l'ANPI cioè l'associazione dei combattenti per la libertà (che ha da sempre difeso la memoria storica "di" e "in" questo Paese contro negazionismi; riabilitazioni del fascismo; tentativi di parificazione partigiani-salotini; difesa della Costituzione ) di “giustificazionismo”.

- La mostra parla dei crimini di guerra italiani perpetrati in Grecia, Albania, Jugoslavia, Francia, Russia e contro i soldati inglesi e americani torturati in violazione della convenzione di Ginevra sul trattamento da riservare ai prigionieri di guerra. Cosa c'entra questo ampio contesto con il concetto di “giustificazionismo” sulle foibe (a cui non viene fatto in alcun modo riferimento) che restringe il campo alla sola Jugoslavia?
Gli interventi dello storico e curatore della mostra Davide Conti e del Presidente dell'Anpi Vito Francesco Polcaro durante l'inaugurazione della mostra hanno sottolineato più volte che affrontare la questione dei crimini di guerra italiani nei Balcani non significa giustificare gli eccidi delle foibe.

Perché non si dovrebbe parlare dei crimini di guerra italiani all'estero e contro i soldati Alleati? e chi ed in base a quale motivazione lo deciderebbe?
Perché non si dovrebbe parlare dei destini, dell'impunità e delle carriere di personaggi accusati di crimini di guerra nell'Italia repubblicana? e chi ed in base a quale motivazione lo deciderebbe?
- Sarebbe possibile sapere in quale parte o pannello della mostra si sostiene (e citiamo il comunicato della ANVGD) "la tesi giustificazionista secondo la quale gli eccidi delle Foibe e l’esodo della popolazione italiana dalla Venezia Giulia altro non furono che la reazione spontanea di sloveni e croati alle prevaricazioni del regime fascista nelle aree di confine"?
- Qual è il motivo per cui una contestualizzazione storica degli eventi della seconda guerra mondiale, che riconduca ad una riflessione critica sulle responsabilità italiane nelle aggressioni militari contro le popolazioni civili e le formazioni partigiane nei Balcani, produce l'effetto di chiusura e l'accusa di “giustificazionismo” anziché aprire spazi di approfondimento storico declinato sulla ricerca metodologica e scientifica propria della disciplina?
“Rivendicando, nel solco della sua storia pluralista, democratica e costituzionale, la propria funzione ed il proprio ruolo all’interno della sfera pubblica della società italiana”, l’Anpi ha ribadito infine “l’utilità dell’esercizio critico della disciplina storica, rappresentato da questa come dalle molte altre iniziative realizzate nel corso degli anni, sottolineandone la centralità nella costruzione di una cittadinanza consapevole del proprio passato e cosciente del presente e del futuro”.
Roma, 17 marzo 2012

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