23 marzo 2020

Lettera di un anestesista rianimatore - riceviamo e pubblichiamo

"Spero che impareremo dai cubani che la vita di un solo paziente è più importante del budget di un'intera azienda ospedaliera"

"Noi anestesisti rianimatori abbiamo sempre lavorato nell'ombra, ritratti che leggiamo un giornale in sala operatoria mentre il chirurgo opera e salva le vite. L'anestesista ti addormenta e poi quando l'intervento è finito ti risvegli. Invece l'anestesista rianimatore era lì e c'è sempre stato. C'era in sala parto quando siete nati, c'era quando vi hanno tolto le tonsille, c'era quando avete fatto l'incidente col motorino e l'ortopedico vi ha messo due viti nella gamba, c'era quando il cugino dell'amico tuo dopo essersi cappottato con la macchina è finito in Rianimazione, c'era quando tua nonna non riusciva a respirare e l'hanno portata all'ospedale. Comprendete bene che l'anestesista non può mancare in ogni scenario dell'ospedale. C'è sempre stata la grande necessità di queste figure anche quando per anni non sono stati banditi concorsi pubblici per anestesisti rianimatori e sono stati dirottati nelle cliniche private o private convenzionate, con la partita IVA, pagati 30 euro lorde l'ora. Poi qualcuno per tenerseli stretti diceva pure più lavori e più ti pago.  Eccola la mercificazione del lavoro, professionisti spogliati dell'aureola come direbbe un vecchio saggio. Gli anestesisti, che sono medici specialisti, hanno continuato a lavorare nell'ombra, sottopagati con responsabilità immense. Addormentare un paziente vuol dire controllarne il respiro e quindi la vita.




L'emergenza sanitaria, determinata dalla diffusione del nuovo coronavirus, ha messo in evidenza alcune delle falle del Sistema Sanitario Nazionale. Oggi medici e pazienti, quindi tutti i cittadini, pagano le scellerate scelte neoliberiste, che in nome del pareggio di bilancio, hanno anteposto il profitto di pochi alla salute e al benessere di tutti. Era solo il 1978 quando la Partigiana Tina Anselmi istituì il Sistema Sanitario Nazionale perché la salute potesse essere un diritto fondamentale dell'individuo e interesse della collettività.
Oggi quei pochi medici del SSN si trovano soli a fronteggiare una catastrofe annunciata dalla Cina e dalla OMS. Medici, infermieri, ausiliari, addetti alle pulizie, soccorritori sono stati lasciati soli allo sbaraglio con un SSN inadeguato e non preparato perché anche quando il virus era nell'aria abbiamo continuato ad impiantare protesi d'anca. Il budget è sempre tiranno. Il budget è stato più importante della salute dei pazienti, dei medici e di tutti gli operatori sanitari che dovevano essere i primi ad essere sottoposti a prevenzione e protezione. Invece gli operatori sanitari, quelli in prima linea, sono stati lasciati senza dpi o con dpi di scarsa qualità. Questo ha esposto non solo tantissimi operatori al contagio, ma ha fatto si che essi siano oggi fonte di diffusione del virus all'interno degli ospedali, delle RSA, delle cliniche di riabilitazione che stanno diventando veri e propri focolai. I lavoratori della sanità sono esenti dalla quarantena, devono continuare a lavorare anche se potenzialmente positivi, questo li rende degli untori e mette colleghi, pazienti e tutta la collettività in pericolo.
Gli operatori della sanità, da furbetti e vittime di denunce per malasanità , sono diventati eroi e soldati al fronte per salvare l'Italia da una crisi sanitaria ed economica senza precedenti. Non sono eroi, ma sono martiri, vite sacrificabili. Non sono soldati, non sono volontari, i medici come gli infermieri e gli operatori sanitari sono professionisti, lavoratori e per questo vanno retribuiti e  protetti sul posto di lavoro con adeguati dispositivi. Invece l'Italia ha risposto alla crisi con l'appello al volontariato, facendo leva sui sentimenti più nobili dell'animo. Non si può pensare di superare un'emergenza del genere col volontariato. Bisogna avere un'organizzazione forte. Agli anestesisti hanno proposto contrattini Covid di tre, sei, dodici mesi senza possibilità di rinnovo. Il sistema sta permettendo che medici appena laureati o neospecialisti  o addirittura tirocinanti siano buttati tra i malati covid positivi esponendo i professionisti al contagio e non garantendo assistenza di qualità ai malati. Non ci si improvvisa intensivisti, ma mi chiedo... se fossero state date maggiori garanzie e tutele lavorative agli anestesisti rianimatori non saremmo riusciti a sottrarli al privato?  Se solo si fosse deciso di investire sui professionisti ci troveremmo in questa situazione? Tutto ciò dimostra che il piano diabolico di distruggere l'assistenza sanitaria universale non si ferma, non ci raccontassero frottole. Si perpetua anche in questa fase emergenziale la mancanza di volontà di investire nella sanità pubblica. Sconcertante l'incapacità dei sindacati di categoria, assordante il silenzio politico di partiti, sindacati e movimenti. In Italia non esiste una soggettività in grado di incrociare le lotte degli operai e degli operatori della sanità. Eppure ci sono le nostre vite in gioco, quelle dei nostri cari, quelle dei figli degli operai che vorranno essere dottori e che magari tra vent'anni non avranno neanche la possibilità accedere ai servizi sanitari e alle università.
E' notizia che medici cubani stanno venendo ad aiutarci. Mi auguro che avranno poco da insegnarci su come curare i malati. Spero che i cubani ci insegnino come curare un sistema corrotto e piegato al profitto di pochi, un sistema che ha investito poco nella prevenzione, che ha accreditato per l'emergenza nuovi posti letto ai privati convenzionati garantendo loro altri fondi per la sopravvivenza nel futuro, fondi che potevano essere investiti nelle strutture sanitarie pubbliche e sui lavoratori del settore, in particolare medici e infermieri. Spero che impareremo dai cubani che la vita di un solo paziente è più importante del budget di un'intera azienda ospedaliera."





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