Lettera del presidente
nazionale dell’ANPI, Carlo Smuraglia, agli studenti di Vasto in occasione della
Giornata della Memoria
Care ragazze e cari ragazzi,
con la legge 20 giugno 2000 n. 211 è stata
istituita la “Giornata della memoria” in ricordo dello sterminio e delle
persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei
campi nazisti. Il 27 gennaio è il giorno in cui furono abbattuti i cancelli del
Campo di Auschwitz ed è stato scelto, simbolicamente, per ricordare la Shoah
(lo sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, le persecuzioni italiane
dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la
prigionia, la morte, nonché coloro che anche in campi e schieramenti diversi,
si sono opposti al progetto di sterminio e, a rischio della propria vita, hanno
salvato altre vite e protetto i perseguitati.
Dunque, si tratta di un giorno dedicato alla
memoria, ad una memoria universale, che logicamente mette al centro lo
sterminio programmato scientificamente di un popolo (la Shoah), ma non rinuncia
a ricordare , nello stesso tempo, i milioni di perseguitati, deportati, uccisi,
sempre in nome di una pretesa “diversità” di razza, di costumi, di sesso, di
idee, rispetto alla razza “superiore”.
E vuole ricordare anche coloro che si sono
adoperati per i perseguitati, cercando di difendere a tutti i costi due beni
preziosi: la libertà e la dignità delle persone. Una giornata importante, che
non va ridotta ad una cerimonia celebrativa, ma al ricordo doveroso delle vittime
deve unire la conoscenza storica e la riflessione. Si è trattato di un periodo
terribile in cui le forze del male hanno cercato di prevalere, colpendo diritti
umani, devastando Paesi e città e conducendo a morte cittadini inermi, colpevoli
solo di essere considerati “diversi” o di avere l’ansia e il desiderio della
libertà.
Sono stati perpetrati, in nome della “razza” e
della potenza, delitti spaventosi, stermini organizzati scientificamente col
solo scopo di annullare le persone e la loro dignità. Gli Alleati che
arrivarono ai campi di concentramento e di sterminio, si trovarono di fronte ad
uno spettacolo di orrore, che nessuno potrà dimenticare. Le vittime, e i loro
familiari, se sopravvissuti, portano ancora sulle loro carni il peso della tortura,
della fame, dell’odio, della violenza.
Bisogna chiedersi come si può arrivare a tanto e se
ha ragione chi pensa che si sia trattato di un’epoca in cui prevaleva il male
assoluto. Non è così; la bestia umana si scatena sempre quando vengono meno il
rispetto della persona e dei suoi diritti, quando al confronto ed alla convivenza
si sostituisce la sopraffazione.
E dire che sui Cancelli di Auschwitz c’era scritto “Il
lavoro rende liberi”. Quale orribile menzogna! Dietro quei cancelli c’erano le
persecuzioni, le torture fisiche e morali, le camere a gas.
Bisogna ricordare, per tanti motivi. Prima di tutto
perché è giusto riflettere e rendersi conto dell’accaduto: i prigionieri
avevano stampati dei numeri sulla carne per identificarli, ma non erano numeri,
erano persone. E quando è stata stroncata la loro vita, insieme sono stati
distrutti i loro ideali, i loro sogni, i loro princìpi, il loro futuro. E i
familiari, che ancora soffrono un dolore insostenibile, devono sentire il
nostro affetto, la nostra vicinanza nel ricordo.
Ma c’è di più. La memoria diventa un valore
soprattutto quando è rielaborazione e ricerca della verità, quando cerca
risposte ad interrogativi; quando, insomma, la cronaca e il ricordo diventano
storia.
C’è ancora un motivo, per ricordare. Ci sono troppi
silenzi in giro, troppe distrazioni, troppe indifferenze, troppa inclinazione a
dimenticare; c’è il decorso del tempo, che favorisce l’oblio; ma ci sono anche
molti (troppi) che cercano ancora di negare l’evidenza, di mistificare, di rivedere
la storia a proprio comodo. Bisogna dunque combattere contro il silenzio, ma
anche contro il revisionismo e il negazionismo.
Ricordiamo lo sterminio degli ebrei; ma quante
manifestazioni di razzismo ci sono ancora oggi, nel nostro e in altri Paesi,
cosiddetti civili? Quante cose orribili si leggono sul web e come si è pronti a
manifestare violenza e odio contro chi è ritenuto diverso! Ricordiamo che i nazisti
e i fascisti perseguitavano prima di tutto gli ebrei, considerati come razza
inferiore, ma calpestavano e volevano sterminare anche i rom, gli omosessuali,
in quanto “diversi” dagli ariani, ed anche coloro che erano portatori di idee
politiche diverse e quelli che aiutavano i perseguitati. Tutto questo non è
finito. Questo male oscuro è ancora dentro il cuore e l’anima di troppi e noi
abbiamo il dovere di cancellarlo, di avviare tutti verso il bene, verso la
solidarietà, la fratellanza, l’amore per il prossimo, il rispetto della dignità
e dei diritti delle persone.
Infine, il ricordo serve anche a creare gli
antidoti perché certi fatti non possano accadere mai più; il maggiore antidoto
è sempre la memoria e la conoscenza; e dunque bisogna farlo crescere e
diffonderlo, per impedire che i populismi, i razzismi, le sopraffazioni possano
ancora farsi valere, con la prepotenza e con l’odio.
La storia può ripetersi; e ce lo dicono con
chiarezza tutti gli studiosi della storia, anche se ci avvertono che non è
detto che i fatti si ripetano sempre nello stesso modo. Bisogna dunque fare
molta attenzione, non solo ricordando quanto è accaduto, ma essendo pronti a
cogliere i sintomi di ogni possibile ritorno alla inciviltà. Bisogna, insomma,
impegnarsi personalmente, senza delegare ad altri ciò che spetta a ciascuno di
noi e senza sperare che le cose vadano a posto da sole.
Vorrei che tutti voi, oggi, nel giorno della
memoria, assumeste un impegno con voi stessi, nel vostro intimo, un impegno di
dedicarvi al culto della pace, della libertà, del rispetto dei diritti e della
dignità umana, della guerra senza quartiere ad ogni forma di odio, di razzismo,
di sopraffazione.
Se lo farete, dentro di voi e riuscirete ad essere
coerenti nella vita di tutti i giorni ed anche nelle piccole cose, allora vorrà
dire che per il nostro Paese, per l’intera umanità, ci sarà davvero la speranza
di un futuro migliore. Con un forte abbraccio e un sincero augurio per tutto
ciò che desiderate.
Roma, 21 gennaio 2014
Prof. Carlo
Smuraglia
Presidente Nazionale dell’ANPI