ANPInews - Newsletter a
cura dell'ANPI nazionale
n.
134 – 24 settembre / 1 ottobre 2014
Periodico
iscritto al R.O.C. n.6552
APPUNTAMENTI
"Semidi Costituzione. La bella storia delle repubbliche partigiane": martedì 30
settembre, dalle ore 15.00, alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università
La Sapienza di Roma – aula 1 (Magna), presentazione del secondo numero speciale
di Patria Indipendente, il mensile dell'ANPI Nazionale.
ARGOMENTI
NOTAZIONI DEL PRESIDENTE NAZIONALE
ANPI
CARLO SMURAGLIA:
► Sono andato a Sant’Anna di Stazzema ed ho parlato nel corso
del raduno
promosso dalle ANPI della Toscana e organizzato dal
loro Comitato regionale, ai numerosi convenuti, tra cui non pochi Sindaci,
oltre – ovviamente – il sindaco di Stazzema. L’incontro a Sant’Anna è sempre
commovente e la visita all’Ossario sembra, ogni volta, aprire una ferita che
resta aperta dentro di noi. Lo stupore per la barbarie, l’incapacità di
accettare che si possano compiere simili atrocità, sono sempre il segno di un
ricordo che non si estingue e non si estinguerà mai.
Considero, peraltro, assai importante la presenza
massiccia dell’ANPI in una manifestazione direttamente organizzata, che non
aveva nulla di celebrativo e intendeva recare un doveroso tributo alle persone
e alle famiglie colpite e dedicare un abbraccio a chi ancora è riuscito a sopravvivere;
soprattutto, la manifestazione aveva l’intento di riflettere anche e
soprattutto sullo stato delle cose, sull’accertamento della verità, sull’assunzione
delle responsabilità da parte di tutti coloro cui spetta.
Da parte della Germania si insiste molto perché si
arrivi ad una memoria “condivisa”. Ma questo non è e non sarà possibile finché
non saranno realizzati compiutamente quegli obiettivi che più volte ci siamo
posti: verità, giustizia, responsabilità, riparazioni.
Su questa strada ci sono ancora incertezze e
contraddizioni. La Germania ha fatto ampi riconoscimenti anche attraverso i suoi
Presidenti; ma restano ancora troppe zone di incertezza, troppe difficoltà per
capire fino in fondo cosa è accaduto, troppe difficoltà per procedere a “riparazioni” davvero esaustive.
In queste condizioni, è più difficile ricostruire
almeno una memoria collettiva, chiudere la stagione dell’odio e del
risentimento ed aprire la strada della memoria storica e collettiva.
Ma soprattutto è in Italia che manca ancora una
consapevolezza reale delle nostre “responsabilità”: i lunghi silenzi che per
anni hanno riguardato le vicende più gravi e significative (si pensi a
Cefalonia!); la vergogna dell’armadio con i fascicoli abbandonati e
“occultati” che poi ha ostacolato per molti anni l’avvio
del corso della giustizia e in molti casi ha impedito proprio che si avviassero
delle istruttorie, la gravità dei danni cagionati, appunto, dai ritardi; il
silenzio, dal 2006, sui lavori della Commissione parlamentare d’inchiesta
istituita proprio allo scopo di accertare la causa degli occultamenti dei
fascicoli e dunque dei ritardi; la mancata discussione in Parlamento, a tutt’oggi,
non solo delle relazioni della Commissione speciale ma perfino delle
interpellanze presentate in varie occasioni, e l’ultima (ancora in attesa di
calendarizzazione) sottoscritta da tutti i gruppi parlamentari della Camera.
Per questo, per tutto questo, è giusto che le
organizzazioni dell’ANPI si rechino a Sant’Anna, è giusto che vi si portino le
scuole, è giusto che non solo si racconti l’orrore, ma ci si rifletta sopra per
creare gli antidoti perché questo non possa verificarsi mai più. Soprattutto è
giusto pretendere risposte serie e concrete e che finalmente lo Stato italiano
si assuma le sue responsabilità e faccia quanto necessario per riparare a
quanto accaduto.
Bisogna procedere sul cammino avviato con la
Germania, con la consapevolezza che esso
deve avere – necessariamente – alcuni percorsi
comuni, ma bisogna procedere con l’animo sgombro e col desiderio vero della
verità e della giustizia, anche per non sentirsi rinfacciare (un giorno
potrebbe accadere) di aver fatto troppo poco, al di là delle meste
celebrazioni.
Intanto ringrazio sinceramente tutti coloro che sono
venuti a Sant’Anna di Stazzema, magari da zone lontane della Toscana,
affrontando molte ore di viaggio, in una giornata di sciopero dei treni;
ringrazio chi ha contribuito all’organizzazione dell’evento; e ringrazio di
cuore il Sindaco di Sant’Anna di Stazzema, che ha voluto essere presente e
riceverci con calore; e non posso fare a meno di ringraziare ancora una volta,
l’amico Pieri, sopravvissuto, indimenticabile per la sua tenacia e la sua
fermezza.
► Sono stato, lunedì, all’inaugurazione dell’anno scolastico,
avvenuta, come di consueto, al Quirinale, con la presenza di tremila ragazzi e
con l’organizzazione di un pomeriggio di intrattenimento assai vivace. La
presenza di tante ragazze e ragazzi è sempre motivo di gioia e di speranza per
il futuro. Tuttavia non sono uscito dalla manifestazione con l’animo sereno e
soddisfatto di chi ha trovato ciò che credeva e sperava di trovare. Devo fare
due rilievi, pur se di diversa importanza.
Nei discorsi, così come negli spettacolini e nello
scorrere di immagini sul grande schermo si è fatto riferimento più volte al
fatto che l’anno scolastico che ha ora inizio sarà caratterizzato dall’anniversario
della guerra mondiale del 1914-1918. Nessuno, dico NESSUNO, ha ricordato che l’anno
che viene sarà caratterizzato dal 70° anniversario della Liberazione e dunque anche
della Resistenza.
E questo mi è parso grave, perché questo evento deve
parlare ai giovani molto di più di
quello della prima guerra mondiale, non solo perché a
quest’ultimo sono stati dedicati molti ricordi, anche letterari e
cinematografici e di esso si è parlato anche in quelle scuole che sono riuscite
ad arrivarci col programma, ma anche perché si insiste sempre piuttosto sugli
orrori della guerra in trincea e dei milioni di Caduti e non sulle ragioni del
conflitto e sul suo significato per la vita e il futuro dell’Europa. L’anniversario
della Liberazione è più “vicino” e quindi, come accade, meno conosciuto, perché
di rado se ne parla ( sul serio) nelle scuole. E poi la seconda guerra
mondiale, oltre all’enorme quantità di Caduti militari è contraddistinta da
quella che è stata definita la “guerra civile” ed ha rappresentato, con le
stragi del 1943-1945, l’essenza stessa dell’orrore e del male. Ma ancora, a
quell’evento ha contribuito un movimento di popolo, la resistenza armata,
quella non armata, gli antifascisti, le donne, i contadini, i sacerdoti, la
cosiddetta “gente comune”. E da quella Resistenza e dalla Liberazione è
scaturita la Costituzione che ancora, nonostante i molti attacchi, regola impavidamente
le nostre istituzioni e la nostra convivenza civile.
Questo dovrebbe essere l’oggetto principale della
riflessione, in un anno come il prossimo,
che ci ricorderà, appunto, il 70° anniversario. Su
questo, lo stesso Ministero dell’Istruzione ha assunto, in varie sedi, solenni
impegni, che è lecito dubitare che vengano mantenuti, se si procederà sulla via
del silenzio che ha contrassegnato il pomeriggio al Quirinale. E’ vero che nello
zainetto donato ai ragazzi e alle ragazze è stato inserito un fascicolo di “PATRIA”
il mensile dell’ANPI, dimenticando però di informare che non si trattava di un
fascicolo qualsiasi ma di quello “speciale” interamente dedicato al 70°; dunque
un importante e utile strumento di conoscenza, di comunicazione, di formazione,
che dovrebbe essere utilizzato anche dagli insegnanti come base per le ricerche
ed i lavori che si faranno sul tema.
Sono dunque uscito dal Quirinale un po’ sconsolato e
preoccupato, se devo essere sincero. Ma, per essere sincero fino in fondo, ho
notato anche l’enorme risalto che si è dato allo sport ed ai campioni sportivi;
giustissimo, ma perché non parlare, per esempio, di cultura e di scienza,
insieme allo sport? Ne abbiamo tanti di esempi splendidi, di persone e
scienziati che lavorano in Italia e all’estero e non sarebbe stato difficile
presentarne alcuni, anche se capisco che lo sport fa più “spettacolo”. Ma è il
messaggio quello che conta: e dunque se si vuole lanciare un messaggio
positivo, se è giusto esaltare le nostre vittorie nello sport, non sarebbe
opportuno ricordare che c’è un’italiana, scienziata, che dirige un’importante
Sezione del CERN, c’è una Senatrice a vita che è una notissima scienziata (e
faccio solo pochissimi esempi, fra i tanti possibili), e così via? Parliamo a
menti giovani ed aperte e penso sia giusto “aprirle” anche agli orizzonti
sconfinati della cultura, della ricerca, della scienza.
Non lo dico per fare una critica a chi ha certamente
lavorato con passione alla preparazione di una manifestazione complessa, ma per
esprimere un’altra delle ragioni di disagio che mi hanno fatto uscire un po’
sconsolato da un pomeriggio che mi auguravo festoso, e per proporre a tutti una
più ampia riflessione sui giovani e sul loro futuro.
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