I SETTE di BABINA
GLAVA
Un libro che racconta la storia di sette giovani,
socialisti, repubblicani e massoni, che nel 1914 a seguito della aggressione
austriaca alla Serbia, decisero di andare volontari per combattere a fianco dei
serbi. I giovani erano quattro di Marino Laziale: Cesare Colizza, Ugo Colizza e
Arturo Reali, anarco-socialisti con tendenze repubblicane, un loro amico, il
marinese Mario Corvisieri, oltre il viterbese Nicola Goretti, il salernitano
Francesco Conforti e il siciliano Vincenzo Bucca. Decisero di andare a
combattere per rivendicare le “TerreIrredenti” e per smuovere le coscienze dei
giovani italiani. I sette partono da Roma il 29 luglio 1914 per imbarcarsi a
Bari, però, la polizia preavvertita non lo permette, quindi il 1 agosto
s’imbarcano clandestinamente a Brindisi, sul vapore greco “Minxhae”. Scoperti,
il capitano della nave, dimostra simpatia per loro e non li denuncia, li tiene
a bordo, facendogli pagare solo il biglietto. Dopo una serie di peripezie e
località greche, arrivano il 9 agosto arrivano a Kraguijevac, da cui inviano
cartoline agli amici con scritto “Morituri te
salutant”.
L’11 agosto sono presentati al colonnello A.Popovich.
Vengono armati alla meglio, con le “Ciocie”
di pelle ai piedi e mandati alla frontiera, presso Veliki Storaz, dopo
alcune azioni i sette partecipano, il 20 agosto 1914, a scontri con gli
austriaci, nella “Battaglia di Monte Zer” , con altre due bande di volontari,
si scontrano sull’altura di “Babina Gora” (Monte della Vecchia), con gli
austriaci, mettendoli in fuga e si attestano sulla collina di “Babina Glava”
(Testa di Vecchia) per resistere fino
all’ultimo. Nel pomeriggio si scontrano contro tre battaglioni di austriaci,
con 3.000 uomini. La legione di poche centinaia di uomini, si scontrano “corpo
a corpo” e i garibaldini incitano i
serbi ad attaccare ma vengono investiti da uno sbarramento di fuoco, che
colpisce i garibaldini. Si salveranno solo Ugo Colizza e Arturo Reali, che
torneranno in Italia battendosi per l’interventismo. Il 14 settembre 1914,
radicali, repubblicani, socialisti, anarchici, si riuniscono nella “Casa del
Popolo” per commemorare i cinque di Babina Glava. I caduti vengono inumati sul
posto e i loro nomi sono incisi in una
lapide, all’ingresso del cimitero di Belgrado.
Intanto in Francia, Peppino Garibaldi, sta formando una
Legione garibaldina. Ugo Colizza e Arturo Reali, con l’Italia entrata in
guerra, si arruolano nell’Esercito italiano, Reali il 16 gennaio 1916, viene
ferito a Oslavia e perde la mano sx e il 16 marzo 1917 viene congedato, perché
inabile al servizio militare. Ugo Colizza il 14 giugno 1915 è asegnato ai 51°
rgt di fanteria Alpi, erede dei “Cacciartori delle Alpi” costituito da
Garibaldi nel 1859.
I sette di “Babina Glava” vengono insigniti di M.O. al V.M.
di Serbia. Il 9 settembre 1917 una missione militare serba viene in Italia per
consegnare le medaglie ai parenti dei cinque caduti e ai due superstiti
(Colizza è al fronte) in una cerimonia solenne a Roma, in Piazza di Siena, i
repubblicani,socialisti, garibaldini e liberali, vengono consegnate le
medaglie. Il 17 febbraio 1918, Ugo Colizza, è nominato sottotenente , poi entra
come volontario negli Arditi. Affronta vari combattimenti e viene ferito,
poi viene decorato con due Medaglie di
Bronzo e promosso tenente. Viene congedato il 10 gennaio 1919 e torna alla
politica.
Ugo Colizza e Reali, fondano il il fascio di combattimento a
Marino laziale, Ugo è iscritto al partito fascista dal 1922, partecipa alla
“Marcia su Roma”, fa una carriera veloce nella federazione fascista di Roma, si
iscrive alla Massoneria. Ugo Colizza con la scelta di aderire al fascismo, con
i molteplici incarichi, come quello di giudice del Tribunale Speciale Fascista
e l’8 settembre 1943, aderisce alla RSI. Muore il 15 aprile 1946.
Arturo Reali, è diverso da Ugo, nel 1946è membro della ANVRG
(volontari e reduci garibaldini) e nel 1950 è Presidente della sezione di La
Spezia. Al Consiglio Nazionale della associazione, il 5 marzo 1950, gli viene
consegnata una targa in bronzo riproducente la frase scritta nella “famosa
cartolina” dei sette con scritto “Morituri te sallutant”. L’ultimo di “Babina
Glava” muore a Marino il 23 luglio 1966. A lui e Ugo Colizza, vengono dedicate
due strade a Marino.
Il libro prosegue con la storia dei volontari democratici garibaldini
di Peppino Garibaldi (repubblicani, socialisti, anarchici, massoni e radicali) che
si arruolano con l’esercito francese per combattere contro l’Austria e per mandare un messaggio in Italia, affinché
il Paese si decida per l’intervento e a fianco dell’”Intesa”. La Legione
garibaldina, combatte con coraggio ed ha 93 morti, 337 feriti, 136 dispersi, 75
ricompense tra promozioni, citazioni, medaglie e croci della Legione d’Onore.
Partecipano alla battaglia delle Argonne. Tornati in Italia, alcuni di loro
credono al fascismo, mentre ex volontari socialisti, repubblicani e massoni,
lasciano l’Italia e tornano da esuli in Francia, per non vivere in Paese
Fscista.
Il libro di Antonino Zarcone, è un libro molto
interessante e che aiuta a capire
l’Italia pre - Prima Guerra Mondiale, con i fermenti che hanno condotto allo
scontro più duro in Europa i cittadini delle nazioni europee, in nome della
libertà o della sottomissione agli imperi centrali. I “sette” democratici e massoni, sono stati i
“Precursori” dei volontari combattenti per la libertà e l’autodeterminazione
dei popoli, pagando i più, con la vita, il loro sogno di liberttà.
Ernesto Nassi, Presidente dell'Anpi Provinciale di Roma