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ARGOMENTI
Notazioni del Presidente Nazionale ANPI, Carlo Smuraglia:
- La più importante legge sul lavoro di questo periodo (il c.d. Jobs Act) approda alla Camera dopo essere stata approvata al Senato col voto di fiducia.
Ci sono molti rilievi e molte critiche, perfino sul piano della costituzionalità (si tratta di una legge delega, che in realtà è molto generica e affida troppa discrezionalità al Governo, contrariamente al disposto dell’art. 76 della Costituzione), ma anche sul merito, perché da varie parti se ne contesta la idoneità a risolvere il problema principale, cioè quello della creazione di nuovi posti di lavoro. Ma si dichiara, da parte governativa, che la legge è “blindata”, non ci saranno – cioè - modifiche e se continuerà una certa dissidenza, si ricorrerà, anche alla Camera, al voto di fiducia.
Così la discussione sarà stroncata e ancora una volta il Governo imporrà la sua volontà al Parlamento, col “ricatto” del voto di fiducia.
Tutto questo in luogo di ciò che occorrerebbe: una discussione seria e partecipata, un confronto serrato sul modo di uscire da una crisi che attanaglia il mondo del lavoro, provocando disoccupazione, precarietà, perdita di professionalità e di dignità delle persone e delle famiglie.
- Viene annunciato un giro del Presidente del Consiglio in alcune importanti città d’Italia, per illustrare agli industriali (raccogliendone possibilmente il plauso) il Jobs Act. Non ci si accontenta, peraltro, di andare nelle sale della Confindustria o delle Associazioni degli industriali, o in sale da convegno, ma si vuole una diversa scenografia: gli incontri debbono avvenire in una fabbrica. Ma poiché nelle fabbriche ci sono gli operai, a Brescia li si mette in ferie. Così il Presidente potrà parlare indisturbato agli industriali, in una sede che fa simbolicamente notizia. Naturalmente, di un giro nelle fabbriche o nelle sedi delle Organizzazioni sindacali, per confrontarsi con i lavoratori sulla legge in questione, non se ne parla nemmeno.
- Continua l’atteggiamento sprezzante del Governo e del suo Presidente nei confronti dei Sindacati e – in particolare – della CGIL. La volgarissima, sciagurata, battuta di una parlamentare europea, appartenente al più rilevante partito governativo, la dice lunga sul clima, perché di tessere “false” per la CGIL e magari anche per altri sindacati, ne avevano parlato, finora, solo i più virulenti giornali della destra. Come mai da una parlamentare europea può uscire una battuta simile? L’unica spiegazione, per non far torto alla suddetta, sta nel “clima”, che si è creato e si sta creando, contro tutto ciò che sa di sindacato (e soprattutto di CGIL, vista come un “nemico” che merita solo battute e ironia).
► Sono andato ad Alba, nelle Langhe, a “celebrare” l’anniversario dei “23 giorni di Alba” e il 70° della Liberazione. Ad Alba, come in tutto il Cuneese e in buona parte del Piemonte, si respira ancora aria di Resistenza; esistono tuttora, sulla facciata di alcune case, i buchi dei proiettili sparati dai partigiani, mantenuti a ricordo di una guerra ed una guerriglia duramente combattute; resiste ancora lo spirito della Resistenza, soprattutto in luoghi in cui tutto parla di Beppe Fenoglio, dei suoi racconti realistici e – a tratti – commossi, costantemente contrari ad ogni forma di mitizzazione di un fenomeno vissuto da tanti con passione, ardore e spregiudicatezza giovanile.
ma si è fatto, giustamente, in modo che ci siano, nei pressi, delle targhe che spiegano, in parole semplici ed efficaci, di che cosa si tratta, qual è il significato dell’opera e a chi va il merito di averla ideata e costruita. Quello che viene chiamato “l’albero della memoria” (un metro e settanta per quasi tre metri e mezzo di cemento armato) è il prodotto di un lungo e appassionato lavoro condotto dalla classe 5A , figurativo, del Liceo Artistico Pinot Gallizio di Alba. Venticinque ragazze e ragazzi hanno dedicato a questo lavoro diversi mesi del loro ultimo anno scolastico, sotto la guida della professoressa Marina Pepino.
Nel caso specifico, per i ragazzi e le ragazze della scuola, si è trattato di un momento di crescita e di formazione; per tutti noi, è stata ed è un’esperienza altamente positiva, un vero insegnamento, da non dimenticare. Per tutti quelli che passeranno davanti al
monumento e leggeranno le targhe esplicative, sarà un contributo al ricordo ed alla
memoria attiva.
Riflettiamo su questo, traiamone motivo di comportamento e di azione; e certamente gli orizzonti, oggi troppo oscuri, si rischiareranno.
►L’asportazione della cancellata del campo di Dachau, con la famosa scritta (“Arbeit macht frei” – Il lavoro rende liberi) non è che uno dei tanti episodi pressoché quotidiani in cui nostalgici, negazionisti, razzisti, filonazisti sfogano il loro odio inestinguibile nei confronti dei “diversi”. Si tratta, però, in questo caso, anche di un atto simbolico (che ha un precedente: quello di Auschwitz) destinato ad avere anche un notevole impatto mediatico(...)