29 maggio 2016

"I Partigiani (di ieri e di oggi) e il rispetto per la Carta" Lettera di Andrea Liparoto a Il Fatto Quotidiano e a L'Unità

"I PARTIGIANI (DI IERI E DI OGGI) E IL RISPETTO PER LA CARTA
LETTERA DI ANDREA LIPAROTO - SEGRETERIA NAZIONALE ANPI - PUBBLICATA D L'UNITA' DI OGGI 29 MAGGIO (GIA' PUBBLICATA DA IL FATTO QUOTIDIANO DEL 25 MAGGIO) E RISPOSTA DI LUIGI CANCRINI

I partigiani (di ieri e di oggi) e il rispetto per la Carta Mi chiamo Andrea Liparoto, ho 43 anni, non sono un partigiano "vero" ma dal 2011sono un componente della Segreteria Nazionale dell`ANPI. Un fatto del tutto normale derivante dalla scelta che le partigiane e i partigiani fecero nel Congresso di Chianciano del 2006 quando decisero di aprire le porte dell`Associazione anche ai non combattenti per non far disperdere l`immenso patrimonio di valori e principi fondativi della Resistenza. Da allora porto sulle mie spalle un non facile carico di responsabilità che sostengo e conduco supportato da un continuo confronto coi partigiani, tra cui, in primis, Carlo Smuraglia, Presidente Nazionale. Tanti come me, anche molto più giovani, si muovono oggi nell`ANPI, fanno iniziative e si formano alla profondità e all`ampiezza del pensare, alle buone pratiche democratiche insomma ad una direzione di vita e impegno in chiara sintonia con la lezione di civiltà e moralità delle nostre "madri" e dei nostri "padri". Non abbiamo dunque occupato l`ANPI, siamo stati delegati a perpetuarne forza d`ideali e interazione costituzionalmente produttiva con le Istituzioni e il Paese tutto. Ho partecipato alla ormai nota riunione del 21gennaio scorso dove il Comitato Nazionale ANPI deliberò l`adesione dell`Associazione ai Comitati referendari per il No alla riforma del Senato e per il sì alla correzione della legge elettorale "Italicum". Una scelta frutto di un confronto che si è concluso con la condivisione di un dato di grande preoccupazione rispetto alla manomissione in atto di due principi fondamentali della Carta: il bilanciamento dei poteri e il diritto di rappresentanza dei cittadini in Parlamento. Non abbiamo inventato alcuna posizione ideologica o ideologizzata, semplicemente ci siamo allineati all`antica cura della Costituzione e del presidio dei suoi pilastri che ha caratterizzato l`intera esistenza dei protagonisti della Guerra di Liberazione. Abbiamo fatto il nostro dovere statutario. Nulla che abbia prodotto divisioni e spaccature nella nostra Associazione come continuo a vedere recitato sulla stampa. L`ANPI è oggi unita e salda, sono lì ad attestarlo i numeri dei recenti Congressi provinciali e del Congresso nazionale. Una modesta posizione di dissenso rispetto alla linea è più che comprensibile in un contesto pluralistico come il nostro; e non incide certamente mi rapporti interni che restano sempre fraterni. Sarebbe molto auspicabile che si riuscisse a riportare il doveroso dibattito su un tema delicato per antonomasia, come la riforma della Costituzione, su binari di responsabilità, rispetto, effettiva informazione e magari competenza. Le cittadine e i cittadini hanno diritto alla comprensione piena del tema, e alla possibilità di scegliere in totale libertà e coscienza. Non dimentichiamoci mai che il primo avversario resta per tutti l`astensionismo. 
Andrea Liparoto

Grazie. Andrea Liparoto Grazie a te, caro Andrea, di questa lettera utile per ricostruire alcuni passaggi del dibattito in corso, anche all`interno dell`ANPI, sul referendum previsto per ottobre e sulla distinzione, più volte citata in questi giorni, fra partigiani veri e no, fra chi ha fatto la Resistenza e chi ha aderito all`ANPI più tardi. Permettimi tuttavia, sulla base delle lettere che anche io ho ricevuto e del mio personale convincimento, di proporti anche alcune mie osservazioni di merito. Quello di cui non si può dimenticare l`importanza prima di tutto, è il conflitto in atto, nel Partito Democratico fra il vecchio e il nuovo, fra il "rottamatore" Renzi e la attuale minoranza di sinistra: affrontato ma non risolto con le primarie come sarebbe accaduto in un partito normale perché a questo servono le primarie, a scegliere una leadership ed a ricompattarsi dopo averla scelta in attesa della prossima occasione di confronto. Un conflitto che sta caratterizzando tutta la vicenda politica di questi ultimi due anni anni e che è decisivo, al di là del merito su molte (troppe) questioni, nel definire le scelte dei militanti e degli elettori che votano a sinistra, Dando luogo a scontri spesso assai più passionali che basati sulla riflessione. Fra il vecchio e il nuovo? No, perché a sostenere Renzi e il suo Governo ci sono molti che vengono dal vecchio PCI e perché a protestare contro di lui cì sono tanti giovani che da quella tradizione non provengono. Fra diverse posizioni di economia politica? No, perché è difficile oggi immaginare una posizione più keynesiana di quella sostenuta da Padoan e da Renzi in Europa contro il liberalismo bocconiano di tante Cancellerie europee e perché è difficile oggi immaginare una posizione più a sinistra di quella italiana sulle migrazioni e sui grandi temi di politica internazionale. Che la discussione sul referendum non sia di merito, in queste condizioni, è del tutto evidente e una grande associazione rappresentativa della storia della sinistra non avrebbe dovuto, secondo me, prendere posizione in modo così forte su una questione che sta diventando una vera e propria resa dei conti fra Renzi ed i suoi avversari ma proporsi come luogo aperto ad una discussione di merito fra gli iscritti per dare un contributo di razionalità ad un dibattito fondamentale per il futuro della sinistra e della nostra democrazia. È davvero giusto secondo te, caro Andrea, che un direttivo prenda una decisione così netta in nome di tutti i suoi iscritti, molti dei quali non la condividono (anche se tu pochi e poco li consideri) invece di impegnarsi con loro per far crescere questo dibattito? Io ho i miei dubbi e mi sono permesso qui di proporteli. Invitandoti a riflettere sulla complessità della scelta che stiamo per fare: una scelta che non è fra il bene e il male o fra chi è fedele o no alla Costituzione del nostro paese, ma un pronunciamento sulla opportunità di alcune modifiche, dopo 70 anni, ad un testo per cui tutti abbiamo amore e grande rispetto.
Luigi Cancrini




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