24 marzo 2017

24 marzo 1944: erano le 15,30

(...) Giunti alle cave, i camion transitarono a marcia indietro, ponendo così l’uscita dei todeswurdige (meritevoli di morte) direttamente verso l’ingresso delle gallerie. Schutz radunò tutto il personale a sua disposizione e lo invitò ad entrare nel primo corridoio. Giunti nella penombra fece una dimostrazione su come dovevano essere giustiziati i detenuti facendo inginocchiare davanti a se un soldato e puntando la sua pistola mitragliatrice alla nuca, ma senza poggiarla. Dopo gli esecutori, arrivarono le vittime. I primi autocarri furono quelli che partirono dal carcere di via Tasso. Quelli del carcere di Regina Coeli arrivarono successivamente. Massimo Parris, autista italiano assunto dalle Schutzstaffel il mese precedente l’eccidio, accompagnò Kappler fino al bivio della strada tra le catacombe di San Callisto e le cave. Prima di partire da via Tasso, dal finestrino, vide i prigionieri che, con le mani legate dietro la schiena, venivano fatti salire sui camion per i quali, come testimoniò, non furono utilizzati autisti italiani . Lasciato lì Kappler, non ebbe accesso per poter proseguire oltre. Le strade furono bloccate e, tutto intorno, la zona fu circondata da truppe tedesche con transenne e posti di blocco. Da un colle sopra le Ardeatine il guardiano di porci Nicola D’Annibale, che di nascosto stava spiando ciò che accadeva nello spazio sotto di lui, udì gli spari. Prese nota dell’ora. Erano le 15,30. (...)

da SABATO MARTELLI CASTALDI. IL GENERALE PARTGIANO.
di Edoardo Grassia, Mursia Editore.

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