Nella tarda serata del 28 febbraio otto fascisti si avviano con tre auto verso Cinecittà, il loro scopo è ammazzare i “compagni” . L’obiettivo è lo Stabile Occupato di Calpurnio Fiamma, luogo di aggregazione di centinaia di giovani del quartiere. A quell’ora, sono circa le 23, davanti lo stabile non trovano nessuno; i fascisti allora puntano verso Piazza S. G. Bosco altro posto storico d’incontro dei compagni della zona. Due auto vengono lasciate in una stradina vicina e con una FIAT 132, in cinque, raggiungono la piazza; sono Valerio e Cristiano Fioravanti, Alessandro Alibrandi, Franco Anselmi e Francesco Bianco. Dall’auto scendono i due fratelli Fioravanti e Anselmi, puntano verso un gruppetto di giovani, seduti a parlare su una panchina, ritenuti di sinistra per i capelli lunghi e l’abbigliamento. Sparano quasi subito, colpiscono due fratelli, Nicola e Roberto Scialabba. Nicola riesce a mettersi in salvo. Roberto (24 anni) ferito cade a terra, Valerio Fioravanti gli monta sopra e gli spara due colpi alla testa.
Il vile e criminale raid è compiuto. Qualche ora dopo i fascisti rivendicano l’assassinio con una telefonata al “Messaggero” a nome della “Gioventù Nazional Popolare”.
«Una lacrima scivola sul viso,
una lacrima che non doveva uscire,
il cuore si stringe,
si ribella,
i suoi tonfi accompagnano slogan che si alzano verso il cielo
"non basta il lutto pagherete caro pagherete tutto"».