Programma
24 marzo 2019
Ore 11,15 Piazza Ledro
Deposizione
di corone alle lapidi commemorative di
Luigi Pierantoni e
Raffaele Zicconi
Resistenti
uccisi da nazisti e sepolti nelle cave Ardeatine per la loro fede antifascista
Ore 12,00, parco Nemorense, ricordo del partigiano
Mario Bottazzi sdiente
Presidente e
fondatore della sezione ANPI Musu – Regard fino alla sua scomparsa
Parteciperà l’assessora alla Memoria del II municipio
Lucrezia Colmayer
Luigi Pierantoni
Nato a Intra (oggi Verbania) il 2 dicembre 1905,
trucidato alle Fosse Ardeatine il 24 marzo 1944, medico.
Tisiologo, membro del
Partito d'Azione clandestino, il dottor Pierantoni (tenente della Croce Rossa
Italiana), usava la sua casa-ambulatorio in piazza Leandro, nel quartiere
Trieste a Roma, come base per l'attività politica. Il padre, Amedeo, era stato,
nel 1921, tra i fondatori del Partito comunista d'Italia e nella casa dei
Pierantoni si incontravano, così, resistenti azionisti e comunisti. Anche la
moglie del medico, Lea, era a fianco del marito nella lotta contro gli
occupanti tedeschi e i fascisti che li sostenevano. La giovane donna, impavida,
nonostante fosse in attesa di un quarto figlio, trasportava armi e stampa
clandestina, occultandola nel doppio fondo del passeggino del terzo figlio,
Paolo. Il 7 febbraio 1944 il tenente Pierantoni fu arrestato, per delazione,
mentre era in servizio nel presidio romano della CRI a Tor Fiorenza. Portato in
una cella di via Tasso, superati gli abituali, pesanti interrogatori, fu
trasferito nel III braccio del carcere di Regina Coeli, dove improvvisò una
infermeria e si prodigò nell'attività di medico a favore dei detenuti. Stava
appunto praticando un'iniezione a un malato, quando fu interrotto bruscamente
da due agenti della "feld polizei" e trascinato, senza spiegazioni,
alle Fosse Ardeatine. Luigi Pierantoni fu una delle prime vittime dell'atroce
rappresaglia, tanto che quando le salme furono, nel dopoguerra, recuperate, a
quella del medico antifascista, riportata tra le ultime in superficie, fu
assegnato il numero 334. Quando si costituì l'associazione dei familiari dei
martiri (ANFIM), proprio il padre di Pierantoni fu chiamato a
presiederla. A Luigi Pierantoni è stata intitolata una via di Roma; portano il
suo nome anche la caserma della CRI di Roma e l'ospedale di Forlì, che sorge in
frazione Vecchiazzano. In una aiuola posta lungo un viale interno
dell'ospedale, una colonna alta 2 metri riporta un'epigrafe sul medico e
patriota antifascista. Anche sulla casa dove Pierantoni abitava, in piazza
Ledro, a Roma, una lapide lo ricorda.
Raffaele Zicconi
Dopo l’armistizio con
gli Alleati e l’occupazione tedesca di Roma, Zicconi è tra i primi ad entrare
nella Resistenza e l’8 ottobre aderisce al Partito d’Azione. Nel frattempo
lascia la casa di Piazza Ledro, dove nascondeva in cantina una famiglia di
ebrei che gli ha chiesto aiuto. Non vuole mettere a rischio i suoceri e allora
prende casa in affitto, trasferendosi lì con la famiglia e i nuovi amici ebrei.
Il 7 febbraio 1944, alla vigilia di un’azione di sabotaggio della sua squadra
ad alcuni pali postelegrafonici, viene tradito da un sedicente compagno di nome
“Albertini”, che consegna lui e l’amico Pierantoni nelle mani delle SS. «A fine
guerra Albertini fu processato – racconta il nipote Massimo – ma uscì indenne
dal processo». Portato a via Tasso, il carcere diretto da Herbert Kappler,
Raffaele viene picchiato e rinchiuso in
cella d’isolamento, al buio e senz’aria, ma non rivela i nomi dei compagni.
Il 24 febbraio, dopo
diciassette terribili giorni di prigionia e di torture in via Tasso («mi hanno
ormai collaudato come incassatore di primo ordine anzi fuori classe», ironizza
lui stesso), è trasferito a Regina Coeli.
Il 24 marzo 1944, il
giorno dopo l’attacco dei Gap comunisti a Via Rasella, per rappresaglia le SS
assassinano barbaramente 335 detenuti politici ed ebrei alle Fosse Ardeatine,
prelevandoli da via Tasso e da Regina Coeli. Tra questi, c’è anche Raffaele
Zicconi.
Mario Bottazzi
Nato a Piacenza il 2
luglio del 1928. Ancora giovanissimo Mario prende parte alla Resistenza nella
Brigata partigiana Inzani assumendo il nome di battaglia di Icaro e combatte
contro i fascisti e i nazisti nelle montagne della Val di Nure insieme con il fratello
più grande. Dopo la Liberazione si iscrive al Partito Comunista Italiano
divenendo segretario della Federazione giovanile comunista di Piacenza ed è
eletto consigliere comunale della sua città.
Dipendente dell’Arsenale
militare viene allontanato dall’azienda nel 1952 nel corso della repressione
contro le sinistre che ha caratterizzato gli anni del primo dopoguerra. Mario
si era reso colpevole di aver fatto suonare alle dieci del mattino la sirena
dello stabilimento dando così avvio allo sciopero proclamato dalla Cgil per
protestare contro l’adesione dell’Italia alla Nato. Diviene segretario
generale della Camera del Lavoro di Piacenza nel 1957 fino al 1961 quando è
chiamato a Roma al centro confederale ad operare al Dipartimento di Organizzazione
della Cgil a fianco di Rinaldo Scheda.
Nel 1963 è stato eletto
nella segreteria nazionale della Fila-Cgil, il sindacato del comparto
dell’abbigliamento; poi nel 1966 nella segreteria del sindacato nazionale
chimici .Durante l’autunno caldo è stato protagonista di impegnative trattative
sindacali così come di una interminabile serie di comizi che ha tenuto a Milano
in Piazza Duomo parlando in numerosissime occasioni alle famose "tute
bianche", a quei lavoratori della Pirelli Bicocca che nel corso delle loro
lotte avevano eletto il loro Consiglio dei Delegati, il primo organismo
unitario nella storia del sindacato italiano votato su scheda bianca dove tutti
i componenti del reparto di produzione erano elettori ed eleggibili. Mario
è poi stato per lunghi anni il responsabile dell’Ufficio Organizzazione come
dell'Ufficio Internazionale della Filcea-Cgil e dalla Fulc, il sindacato
unitario dei lavoratori chimici. Dal 1981 viene chiamato nuovamente alla Cgil
nazionale in qualità di responsabile dell’ufficio di segreteria e ad operare
alle dirette dipendenze di Luciamo Lama. Sarà proprio Mario Bottazzi a dare la
parola al segretario generale della Cgil al termine della grandiosa
manifestazione del 24 marzo 1984 convocata a Roma in Piazza San Giovanni contro
il taglio dei quattro punti di scala mobile decisi dal Governo Craxi a San
Valentino. Sulla sua voce squillante che annuncia ai
settecentocinquantamila manifestanti il comizio finale si dissolvono le ultime
immagini del noto film-documentario "Sabatoventiquattromarzo" curato
da Citto Maselli.Lo stesso Lama lo nominerà un anno dopo responsabile della
Amministrazione della Cgil nazionale, un incarico che svolgerà anche durante la
segreteria generale di Antonio Pizzinato. Nel 1990 Mario Bottazzi ha lasciato
questo impegnativo incarico ed è stato nominato nel Comitato Economico e
Sociale Europeo a Bruxelles, fino al
1994. Nel 2002 è stato eletto presidente del Collegio dei sindaci revisori
della Fondazione Giuseppe Di Vittorio guidata da Sergio Cofferati. Dal 2006 è
chiamato a ricoprire l’incarico di vice-presidente dell’Anpi di Roma. Nel 2012
è tra i fondatori della sezione ANPI Marisa Musu – Maria Teresa Regard, della
quale è presidente prima, presidente onorario poi, fino alla scomparsa, il 17
marzo 2018.