IL
25 APRILE PER LA PACE, LA LIBERTA’, IL LAVORO, L’ACCOGLIENZA
Documento approvato all'unanimità dal direttivo del comitato provinciale dell'ANPI di Roma nella seduta del 2 marzo 2019
La
crisi economica, politica, sociale, culturale e del diritto interno e
internazionale che attraversa da oltre un decennio le nostre società
contemporanee, ha portato, nel quadro della più generale crisi della
democrazia, alla riemersione di istanze regressive da sempre presenti nel corpo
sociale ma finora tendenzialmente assorbite in uno spazio pubblico ad egemonia
liberale.
La
progressiva erosione e frattura del quadro internazionale definitosi negli anni
post Guerra Fredda ha inoltre finito per aumentare la destabilizzazione
geopolitica globale determinando guerre e conflitti in ogni area del pianeta
con conseguenti movimenti di popolazioni da un paese all'altro e da un
continente all'altro.
La
fase politica e sociale che attraversiamo è tra le peggiori e più pericolose che
la nostra Repubblica abbia mai vissuto. Al governo del paese ci sono
attualmente forze politiche che non hanno nel loro retroterra politico e
culturale i valori dell’antifascismo né si riconoscono pienamente nei valori
universali espressi dalla Costituzione. Allo stesso tempo assistiamo ad un
deteriorarsi della situazione occupazionale, che colpisce soprattutto le fasce
più giovani della popolazione. Oltre a ciò è evidente come le disuguaglianze di
situazione economica siano sempre più accentuate, con ricchi sempre più ricchi
e con un aumento delle famiglie che si posizionano al limite (e a milioni al di
sotto) della soglia di povertà. A fare da sfondo a questa situazione c’è poi
l’attacco ai valori che fondano la Repubblica, ai diritti che da questi valori
sono generati, alle stesse Istituzioni democratiche nate dalla Resistenza e
dalla Guerra di Liberazione. Sono oggi sotto attacco i valori di solidarietà e
di uguaglianza degli esseri umani nella società e le stragi che avvengono nel Mediterraneo
rappresentano al mondo la vergogna delle politiche discriminatorie in atto. Sono
parimenti sotto attacco i diritti democratici, civili, sociali ed economici
conquistati tanto durante la lotta al nazifascismo quanto negli anni successivi
alla Seconda Guerra Mondiale.
Alla
sistematica ricerca del capro espiatorio e alla consapevole costruzione della
“guerra tra poveri”, alcuni esponenti delle forze politiche che oggi guidano lo
Stato Italiano accompagnano una campagna mediatica che punta a costruire un
consenso di massa intorno a convinzioni discriminatorie ed escludenti nei
confronti del “diverso”, sia esso migrante, omosessuale o non conforme al
pensiero e ai modelli dominanti. Questa campagna mediatica esprime chiaramente
un obiettivo politico e culturale caratterizzato dalla emersione di nuove
teorie razziste volte alla diffusione di un clima di intolleranza e diffidenza
il quale a sua volta ha come scopo la netta differenziazione tra il “noi” e
“gli altri”. All'interno di questa operazione politica, sociale e culturale va
innestandosi un’iniziativa legislativa che vuole dare alla discriminazione e
all'intolleranza un terreno giuridico e normativo su cui muoversi. Col recente “Decreto
Sicurezza” si realizza una pratica legislativa indirizzata a ledere gli stessi
diritti umani universalmente riconosciuti. A questo va aggiunto l’attacco
all'ordinamento democratico, il quale ogni giorno è portato avanti attraverso
esternazioni pubbliche che intendono screditare gli strumenti di cui la nostra
democrazia si è dotata sin dalla sua fondazione. L’attacco all'istituto stesso della
Presidenza della Repubblica come organo di garanzia e quello al Parlamento come
Istituzione e luogo in cui si esprime la sovranità popolare, diventa sempre più
incessante e pericoloso. Tra le categorie che oggi si trovano sotto attacco vi
sono poi tanto la stampa quanto la magistratura, le quali continuamente vedono
minacciate rispettivamente la propria indipendenza e la propria libertà di
espressione e la propria autonomia e autorevolezza. È in questo quadro che si
inserisce la, non secondaria, battaglia per la legalità e il rispetto delle Istituzioni,
soprattutto in un momento in cui, come dimostrano inchieste e avvenimenti che
hanno avuto nella nostra Capitale uno dei centri nevralgici, la presenza e
l’azione delle mafie aumenta e costruisce un potere occulto e parallelo. A tal
proposito siamo convinti che la lotta alla sopraffazione e all'oppressione deve
essere anche lotta politica e culturale senza quartiere alle organizzazioni
criminali. Organizzazioni che da quanto emerge sono legate da mille fili alle
organizzazioni fasciste, che riprendono in tutto il Paese la pratica della violenza
– e le aggressioni all'ANPI con le richieste addirittura di scioglimento dell’Associazione
lo testimoniano esemplarmente – in un clima politico che oggettivamente li
incoraggia, a partire dal perdurante scandalo dell’immobile di Via Napoleone
III lasciato in mano ad una organizzazione dichiaratamente fascista.
In
Italia come in Europa, molte volte diversi governi trovano una vera e propria
convergenza con programmi e ideali portati avanti da movimenti e partiti di
estrema destra che si richiamano direttamente al fascismo e al nazismo. In
questo quadro è di fondamentale importanza ribadire fortemente le comuni radici
europee, che possono essere ravvisate solo nell'antifascismo, nella Resistenza
e nella Guerra di Liberazione, mentre la creazione dell’Unione Europea e della
moneta unica sono state finora usate solo come strumenti per l’attuazione di
politiche liberiste ed antipopolari, in un sistema istituzionale comunitario
ancora molto lontano dal sistema di equilibri e divisioni di poteri proprio
delle democrazie parlamentari, basti pensare alla gravità del fatto che a 25
anni dalla sua fondazione il Parlamento Europeo è ancora privo di effettivo potere
legislativo. Né l’Europa unita è stata finora messa in condizione di porsi come
caposaldo geopolitico di un equilibrio internazionale che garantisca e sviluppi
la fratellanza e la solidarietà tra i popoli e l’emancipazione delle classi
lavoratrici.
Il
rischio di una vittoria elettorale europea della estrema destra, porta con sé
il pericolo di una saldatura coi poteri economici e la saldatura politica
unitaria della destra reazionaria e conservatrice. Di fronte a questo scenario
è necessario ribadire le sue contraddizioni con le larghe aspirazioni popolari
e ribadire che l’antifascismo torna ad assumere da un lato un carattere di
“resistenza valoriale” intesa come difesa dei principi cardine sanciti dalla
Costituzione Repubblicana e opposizione a tutte le forme di discriminazioni
etnico-razziali, sociali, di genere, omofobe, religiose o culturali, e dall'altro
di teoria e istanza politica di rinnovamento della società, di lotta per la
promozione della giustizia sociale e dell’uguaglianza sostanziale. È in questo
quadro che oggi, partendo dall'antifascismo inteso come vera e propria teoria
dello Stato e come impostazione politica di costruzione della società, dobbiamo
opporci con forza ai recenti tentativi volti a minare l’unità del Paese, la
quale, insieme alla sovranità popolare e al progresso sociale, è l’architrave
su cui si regge la Carta Costituzionale e lo stesso ordinamento democratico
della Repubblica.
È
per questo che oggi si rende necessaria nel panorama politico, sociale e
istituzionale, un’azione incisiva e unitaria della totalità delle forze
politiche, sociali, associative e sindacali democratiche antifasciste, che pongano
come bussola del loro agire i valori espressi nei principi fondamentali della Carta
Costituzionale, l’antifascismo e la cultura tramandata dalle Resistenze e dalle
Guerre di Liberazione.
Questa
nuova situazione ci impone anche di riflettere sui nuovi compiti ed obiettivi,
politici ed organizzativi, che deve porsi il mondo dell’antifascismo, dalla
vigilanza e mobilitazione unitaria contro la violenza fascista, che tende a
riprendere posto nel panorama politico; alla destrutturazione e smascheramento
della politica del capro espiatorio, sia essa rivolta contro i migranti che
contro i poveri o contro i conflitti sociali, come quando essa si rivolge
contro il giornalista che critica il potere o il magistrato che lo indaga; per
finire con la ripresa di una generale politica tesa alla integrale e completa
attuazione dei principi fondamentali della Costituzione.
Ogni
rivendicazione per la cittadinanza, per i diritti sociali ed economici, per
l’accoglienza stessa, ha in sé una straordinaria portata antifascista e
democratica. In questo quadro, “L’umanità a potere” è la frase più adatta a
descrivere quale deve essere il nostro cammino.
Come
non può oggi esistere antifascismo senza antirazzismo, non può esistere oggi
antifascismo senza antisessismo. Non può esserci antifascismo senza
un’impostazione della proposta politica e sociale che muova dalla questione di
genere intesa come lotta agli stereotipi discriminatori. Non è un caso a tal
proposito che il Roma Pride 2018 e la manifestazione delle donne dello scorso
24 novembre, oltre ai contenuti propri e specifici di quelle battaglie, siano
state entrambe caratterizzate da un forte, consapevole, esplicito significato antifascista
e da un’eccezionale richiamo ai valori della Costituzione e alla storia della
Resistenza. Le tante grandi manifestazioni svolte in tutta Italia contro la
deriva reazionaria infondono speranza e coraggio.
Per
una nuova grande risposta corale, in memoria dei nostri caduti, della
Resistenza e della Guerra di Liberazione, per la pace e la libertà, il lavoro e
l’uguaglianza, la solidarietà e l’accoglienza, in una parola per l’applicazione
della Costituzione Repubblicana, la città di Roma, che quest’anno si prepara ad
accogliere la Medaglia d’Oro al Valore Militare,
si dà appuntamento il 25 aprile 2019 alle ore 9,30 al Mausoleo
delle Fosse Ardeatine per raggiungere in Corteo Porta San Paolo, dove tutto
cominciò.