18 giugno 2019

19 giugno 2019 ore 21,15 tutti al cinema America a Piazza San Cosimato

Oggi, mercoledì 19 giugno tutti al Cinema America a piazza San Cosimato
Il comitato provinciale dell'ANPI di Roma invita tutti i sinceri democratici ed antifascisti ad essere presenti domani, mercoledì 19 giugno, alla ripresa delle attività del cinema. L'arte e la bellezza sono la prima risposta all'ignoranza e alla volgarità della violenza.
Riteniamo importante che in un moto corale di solidarietà e di sdegno per la violenza fascista, si ritrovino accanto a questi ragazzi tutti i movimenti antifascisti, i sindacati dei lavoratori, i partiti democratici, le Associazioni della società civile e le Associazioni della memoria, con le Istituzioni e le assemblee elettive, tutti in piazza con la maglietta del cinema America, ormai simbolo appartenente a tutti gli antifascisti e non solo ai ragazzi del cinema, o comunque maglietta rosso bordeaux, o comunque antifasciste, per ribadire che non permetteremo che tornino gli anni della violenza fascista che rimane impunita.

Hanno aderito già, oltre a numerosissime associazioni e comitati, l'ANED (Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti), l'ANPPIA (Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti), la FIAP (Federazione Italiana Associazioni Partigiane).


16 giugno 2019

Solidarietà ai ragazzi aggrediti a Trastevere perché antifascisti. Le autorità individuino e sanzionino gli autori dell'aggressione.

Gravissimo episodio in Trastevere: le autorità individuino prontamente gli autori dell'aggressione di stamattina, perpretata in un'area ipersorvegliata e piena di telecamere di sicurezza e li sanzionino per legge. E' evidente l'appartenenza degli aggressori all'estrema destra fascista, alla quale, oltre alle leggi previste per l'aggressione e le lesioni, debbono applicarsi le norme delle leggi Scelba e Mancino. Nessuna aggressione può essere tollerata, è necessaria una risposta ferma e rigorosa al rigurgitare della violenza fascista.


La Tiburtina nel 75° della Liberazione Lunedi 17 giugno ore 17.30 Parco Petroselli viale Rousseau 90

75° della Liberazione di Roma dal nazifascismo.
Nel territorio della Tiburtina dal settembre del 1943 al giugno del 1944 si affermò la contestazione e la disobbedienza contro l’occupazione tedesca; si formarono gruppi di resistenza e di guerriglia urbana, si costruì la resistenza civile. Il prezzo pagato dalla popolazione fu alto: stragi, deportazioni, assassinii. Nell’Anniversario della Liberazione, che quest’anno assume ancor più valore grazie al conferimento della medaglia d’oro al valore militare alla città di Roma per la guerra di Liberazione, il ricordo di quelle stragi e il rispetto per le donne e gli uomini che ne furono vittime non può venire meno.
Assemblea Pubblica
La Tiburtina nel 75° della Liberazione Lunedi 17 giugno ore 17.30
Parco Petroselli viale Rousseau 90
Intervengono:
AUGUSTO POMPEO Storico Della Resistenza Romana
GIANNI FOCACCI Ass. Naz. Ex Deportati Nei Campi Nazisti
FLAVIA GARZIA Sez. Anpi Tiburtino-Pietralata “Caterina Martine
CLAUDIO GRAZIANO Arci
Partecipa Presidente del Consiglio IV Municipio di Roma Sono invitati: la Presidente e l’Assessore alla Cultura del IV Municipio di Roma


14 giugno 2019

14 giugno 2019: iniziative: "Il razzismo italiano" all'ISS e "La cartolina di Gramsci" alla Casa della Memoria

14 giugno:
·    ore 10.00 Ist. Superiore di Sanità - aula Marotta - via di Castro Laurenziano 10: "Il razzismo italiano - le leggi del 1938: conseguenze culturali nella scienza e nella società". Intervengono: Stefano Ossicini (Prof. ordinario di Fisica Sperimentale Università di Modena e Reggio Emilia e Ist. di Nanoscienze del CNR), Davide Conti (Storico e consulente presso l'Archivio del Senato), Stefano Lamorgese (giornalista RAI e Docente c/o il Dipartimento Studi Storici dell'Università di Ferrara).




·    ore 17.30 Casa della Memoria e della Storia: presentazione del libro “La cartolina di Gramsci” di N. Ghetti. Intervengono: Ada Donno (Ass. Donne Regione Mediterranea), Gabriella Pandinu (Resp. Scuola ANPI Roma), Alexander Hobel (Storico), Noemi Ghetti (Autrice), Milena Fiore (AAMOD), Marina Pierlorenzi (Vicepresidente ANPI Roma).


10 giugno 2019

15 giugno 2019: giornata di chiusura del 75° della Liberazione di Roma e della Medaglia d'Oro al Valor Militare

  • ore 11.00 Piazzale Caduti della Montagnola: Omaggio ai caduti della battaglia di Montagnola. Saranno presenti: Fabrizio De Sanctis (Presidente ANPI Roma), Amedeo Ciaccheri (Presidente VIII Municipio), le partigiane e i partigiani.

  • ore 12.30 Parco Caravaggio – Festa "Roma non si ferma": Pranzo popolare dell’ANPI provinciale di Roma.


  • dalle ore 17.00 alle ore 00.00 Piazza dell’Immacolata - San Lorenzo: ROMA PARTIGIANA: Festa di chiusura delle celebrazioni del 75° della Liberazione di Roma. Artisti e musicisti si alterneranno sul palco dell’ANPI. Porterà il suo contributo Vauro Senesi. Intervento conclusivo della Presidente Nazionale dell’ANPI Carla Nespolo. Si alterneranno sul palco il sassofonista Nicola Alesini, gli Iguana & Friends (blues), il Quadracoro, il cantautore Piero Brega accompagnato da Oretta Orengo (canzone popolare e Canzoniere del Lazio), Artisti Resistenti con Ruggero Artale e Ismaila Kante (danze e le percussioni), l'attrice, regista e autrice Chiara Becchimanzi (reading). La festa si chiuderà con il concerto dei Funkallisto.

08 giugno 2019

12 giugno 2019 : insegnare la libertà

 Insegnare la libertà

Mercoledi 12 giugno 2019 alle ore 18.00 presso la Baccelli di Idee in via Orciano Pisano 9 a Roma (Montecucco-Trullo), l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia sezione Trullo-Magliana “Franco Bartolini” presenta:

 “Insegnare la libertàè. Maestri e docenti per la libertà di insegnamento”

 I giornalisti Paolo Brogi e Luca Bertazzoni parleranno della libertà di insegnamento e di apprendimento necessarie per sviluppare negli studenti la libertà di pensiero dialogando con docenti e maestre del territorio, che porteranno le loro esperienze dirette, per ricordare ancora una volta che la Costituzione Italiana garantisce sia la libertà di pensiero che quella di insegnare l'arte e la scienza, garanzie fondamentali per fornire agli studenti coscienza critica e comprensione della realtà.

Dove sta andando la scuola italiana? Quale il compito dell’istruzione? Come sviluppare nei ragazzi una coscienza critica e fornigli gli strumenti necessari a comprendere la realtà? Esiste ancora l’autonomia e la libertà di insegnamento dei docenti?

In un periodo in cui si vive un clima irrespirabile all’interno del paese e nelle scuole italiane, dove la libertà d’insegnamento è sempre più vilipesa, il diritto di critica violato, e docenti vengono sanzionati semplicemente per aver svolto il loro ruolo di insegnanti e non aver limitato la libertà di espressione dei propri alunni, diviene sempre più necessario insegnare la Costituzione e la storia recente del nostro Paese.

Sono solo alcuni dei quesiti e dei ragionamenti a cui proveranno a rispondere i giornalisti e gli insegnanti presenti all’incontro.

Paolo Brogi giornalista, traduttore, scrittore. Per la carta stampata ha lavorato per una decina d’anni all’Europeo e altri quindici al Corriere della Sera. In precedenza a Reporter e Lotta continua. Autore di diversi libri fra cui “La lunga notte dei Mille”, “Uomini e donne del Sud”, “Eroi e poveri diavoli della Grande Guerra”, e l’appena uscito : “Pinelli, l'innocente che cadde giù” .

Luca Bertazzoni giornalista televisivo classe 1977, romano di Roma, dopo una laurea in sociologia alla Sapienza ha intrapreso la carriera del giornalista, diventando ben presto un inviato di punta nel programma di Michele Santoro, prima a Annozero e poi a Servizio Pubblico. Nel 2010 vince il Premio Ilaria Alpi nella sezione ‘giovani’ per alcuni servizi sulla situazione degli immigrati in rivolta a Rosarno, una cittadina calabrese di quindicimila abitanti e tante contraddizioni.


04 giugno 2019

La Liberazione di Roma: 4 giugno 1944 - di Rosario Bentivegna


La Liberazione di Roma: 4 giugno 1944
di Rosario Bentivegna


La dura offensiva partigiana del febbraio e del marzo 1944, richiesta dagli Alleati dopo lo sbarco di Anzio e condotta dai partigiani romani che operavano in città contro le forze militari germaniche, i loro comandi, i loro trasporti, le loro vie di comunicazione in città, nelle periferie e in tutto il Lazio, provocò inevitabilmente un allentamento delle misure di cautela cospirativa proprie della guerra clandestina. Bloccate da Kesserling le forze alleate sulla spiaggia di Anzio, i tedeschi e i collaborazionisti repubblichini recuperarono con sanguinosi rastrellamenti e con l’aiuto di infiltrati delle diverse polizie, pubbliche e private (le SS di via Tasso, i banditi di Koch alla pensione Jaccarino, la Pubblica Sicurezza di Roma guidata dal questore Caruso, le formazioni repubblichine Muti, Onore e combattimento, Roma o morte, ecc.) il controllo del territorio, arrestarono e deportarono migliaia di romani, ne fucilarono alcune centinaia, massacrarono nei dintorni di Roma le popolazioni civili (ricordo, per tutte, la Pasqua di sangue della Sabina), riuscendo così a liquidare le formazioni partigiane più efficienti e aggressive.
Anche i Gap Centrali caddero alla fine di aprile nelle mani del questore Caruso, che li trasferì alla pensione Jaccarino e di qui a Via Tasso dove, dopo un sommario processo, furono condannati a morte.  L’esecuzione era stata fissata proprio per il 4 giugno, che sarà invece il giorno della liberazione di Roma. Solo pochi di noi, inquadrati nei Gap Centrali, riuscimmo a sfuggire alla caccia spietata che ci veniva condotta (avevamo tutti, tra l‘altro, taglie miliardarie ai valori attuali della moneta: "Spartaco", Carlo Salinari, il nostro comandante, fu "pagato sull’unghia", a chi l’aveva arrestato, un milione di lire del 1944)
Ai primi di maggio Francesco Curreli, ex combattente delle Brigate Internazionali in Spagna, Carla Capponi e io fummo inviati dal nostro Comando Militare nella zona che, da Cassino a Roma, era contenuta lungo le due strade consolari Prenestina e Casilina, dove si svolgeva il massimo dei collegamenti tra i comandi di Roma e il fronte. A me fu affidato il comando militare (si stava arrivando alla unificazione della Resistenza, nel Corpo Volontari della Libertà) di tutte le formazioni militari della zona, interne ed esterne al C.L.N., con il compito di attaccare in tutti i modi il nemico e i collaborazionisti, anche ai fini di preparare le avanguardie partigiane, che, armate dai lanci aerei degli Alleati, avrebbero dovuto precedere le formazioni anglo-americane e partecipare alla insurrezione di Roma.
Analoghi compiti furono affidati a Mario Fiorentini, che aveva come vice Lucia Ottobrini (eravamo gli unici, dei Gap centrali, che erano sfuggiti alla cattura), nella zona di Tivoli, con in più il compito di preparare campi di lancio sul Monte S. Gennaro per avere armi dagli Alleati da portare anche ai partigiani di Roma.
Il 15 maggio gli Alleati sfondarono a Cassino, e la battaglia per Roma, bloccata dopo il fallimento dello sbarco di Anzio, ricominciò. Le nostre formazioni ripresero con più intensità gli attacchi ai tedeschi (nella zona di Palestrina, per il nostro orgoglio, furono affissi dai comandi nemici i famosi cartelli "Acthung! Banditen!"), i tedeschi risposero con la nota brutalità, anche con rappresaglie che ci colpirono direttamente (la famiglia Pinci – il padre, i tre figli e le due figlie, che facevano parte della nostra formazione - furono massacrati davanti alla vecchia madre).
Stavamo in una situazione che non era certo invidiabile: infatti, mentre combattevamo contro i tedeschi, subivamo insieme a loro i bombardamenti e i cannoneggiamenti degli Alleati, ma, soprattutto con l’aiuto di una formazione di carabinieri, riuscimmo a infliggere perdite al nemico, a catturare parecchi prigionieri e perfino gli approvvigionamenti per un battaglione, che ci permisero di sfamarci e che distribuimmo alla popolazione, disperata e dispersa nelle campagne.
Il primo di giugno, privo di collegamenti con il Comando e di notizie sull’andamento delle operazioni militari, decisi di rientrare a Roma per avere notizie e ulteriori istruzioni dal Comando a proposito del trasferimento a Roma, in appoggio dei partigiani romani, delle formazioni che erano al mio comando. Vennero con me Carla Capponi e Dante Bersini, comandante militare della formazione di Palestrina. Francesco Curreli, intanto, operava nella zona della Sgurgola e di Paliano, con il compagno Giannetti, anche lui ex combattente delle Brigate Internazionali durante la Guerra Civile, e comandante delle formazioni garibaldine della zona.
Il due giugno presi contatto con Valentino Gerratana, del comando centrale garibaldino, il quale la sera del tre mi consegnò quattro pesanti batterie con riflettori, che avrei dovuto portare a Tivoli, a Fiorentini, per essere utilizzati come segnali luminosi dei limiti del campo di lancio sul Monte San Gennaro. La parola d’ordine, che ci doveva pervenire da Radio Londra, era "La neve è caduta". La sera in cui l’avessimo sentita bisognava mettere in sito quei fari e attendere il lancio. Si dà il caso che quella missione aerea (lo seppi molti anni dopo) sarebbe stata portata a termine da Ruggero Orlando, il noto giornalista televisivo, ingaggiato dagli Stati Uniti.
La mattina del 4 rimandai Bersini a Palestrina, e, all’alba, Carla e io con due biciclette e due pesanti zaini in cui avevamo disposto i fari prendemmo la via Tiburtina. All’altezza di Ponte Mammolo fummo fermati da reparti tedeschi in ritirata, disposti in posizione di combattimento. Un ufficiale ci chiese dove stavamo andando. "Abbiamo il nostro bambino a Tivoli, dalla balia, gli dicemmo, e siamo molto preoccupati: vogliamo raggiungerlo". "Impossibile, ci rispose, a due chilometri ci stanno gli americani". Carla e io ci consultammo, non potevamo credergli. Ma come, se ieri sera ci hanno dato le disposizioni per i campi di lancio, è chiaro che gli alleati non saranno qui prima di dieci, quindici giorni. Insistemmo per proseguire, l’ufficiale tedesco credette alle nostre giustificazioni, non ebbe nemmeno la curiosità di controllare i nostri zaini, e ci lasciò passare.
Il fatto fu che dopo due chilometri incontrammo effettivamente gli americani, e allora tornammo indietro, attraversammo di nuovo, questa volta verso Roma, le linee tedesche e raggiungemmo il centro militare in Roma, cui demmo la notizia che gli alleati stavano effettivamente arrivando, e che li avremmo visti in serata in città. Per tutto il giorno, sulla via Tiburtina, dove ci eravamo fermati presso il comando di zona, vedemmo sfilare i tedeschi in ritirata, e ci sembrava ancora un esercito imponente, con le sue artiglierie pesanti e i suoi carri armati. Ma quando arrivarono gli americani, con le loro attrezzature e le loro armi, i tedeschi che erano passati poco prima ci sembrarono dei pezzenti, né riuscimmo mai a capire perché, malgrado l’enorme sproporzione di mezzi e la grande quantità di uomini che avevano a disposizione, gli Alleati ci avessero messo tanto tempo ad arrivare a Roma.
Il primo incontro con loro, che lì fecero sosta, fu la sera sul piazzale Tiburtino, e Roma esplose in tali manifestazioni di gioia, dopo nove mesi di buio e di fame, di paura e di morte, che possono essere descritti solo dalle immagini dei cine giornali, e tornarono a vedersi per le strade della città i ragazzi e gli uomini a rischio che Roma aveva nascosto e protetto per ben nove mesi. Fu un secondo 25 luglio, alla faccia di quei quattro sgallettati, più o meno in camicia nera, che parlano della guerra di liberazione solo in termini di guerra civile.
I partigiani romani avevano avuto l’ordine di non attaccare: erano appostati, armati dentro i portoni o dietro gli angoli delle vie secondarie, pronti a reagire ad eventuali tentativi dei tedeschi di aggredire in qualche modo la popolazione civile. Tra i piani farneticanti di Mussolini e del generale Wolff, vero padrone della cosiddetta Repubblica Sociale e comandante in capo delle SS, erano state elaborati piani di punizione dei romani, che avevano così duramente resistito ai tedeschi soprattutto con una straordinaria rete di solidarietà per i perseguitati e con la più intransigente disobbedienza civile (solo il 10 per cento dei romani chiamati alla leva militare e del lavoro risposero ai bandi nazisti, contro il 40 per cento dell’Italia occupata). Nella città e nei suoi dintorni si era sviluppata inoltre una guerriglia che, nei primi nove mesi della Resistenza, e cioè fino al giorno della liberazione della città, era stata la più intensa di qualsiasi altra città d’Italia. Dollmann, comandante delle SS in Roma, scrisse dopo la guerra, nelle sue memorie, che Roma era stata la Capitale dell’Europa occupata che aveva dato più filo da torcere ai tedeschi occupatori. Mahlausen, console tedesco in Roma, sempre nelle sue memorie, riporta che Kappler aveva paura dei romani, e lo stesso Kappler, per giustificare la fretta e la segretezza con cui aveva portato a termine la strage delle Ardeatine, disse durante il processo che gli fu intentato dal Tribunale militare di Roma che non si poteva fidare dei romani, che non lo avevano mai aiutato contro i partigiani, malgrado le promesse di consistenti premi in denaro, e che quella segretezza era dovuta alla paura delle reazioni dei romani e della Resistenza ove fossero stati a conoscenza del delitto che i nazisti stavano per commettere.
I partigiani romani hanno lasciato sul terreno, dall’8 settembre del ‘43 al 4 giugno del ‘44 circa 1700 caduti; oltre diecimila sono stati i romani deportati in Germania. Senza dubbio la ritirata frettolosa dei nazisti da Roma, frutto di probabili accordi presi tra gli Alleati, il Vaticano, i nazisti e il governo italiano di Badoglio, fu dovuta anche alla combattività dimostrata dai romani, di cui si stupisce perfino Kesserling nelle sue memorie, dagli stretti rapporti tra la resistenza passiva, disarmata, della popolazione, e la durezza degli attacchi militari e dei sabotaggi condotti dai partigiani in città e nel Lazio.
Comunque il piano di Mussolini e di Wolff, di difendere Roma casa per casa e di deportare tutta la popolazione maschile valida dalla città fu abbandonato come irrealizzabile anche per la risposta che i romani avevano dato, oltre che con le armi dei loro partigiani, con la protezione offerta ai combattenti e ai perseguitati di qualsiasi colore, avendo non solo impedito ai repubblichini di sviluppare una qualche iniziativa politica, ma anche avendo isolato gli occupatori nazisti da ogni contatto umano con la popolazione. I nazisti ebbero tutto il tempo di capire che un’iniziativa antipopolare di massa sarebbe finita, a Roma, molto peggio che a Napoli.
Fu anche per questo che se ne andarono con la coda tra le gambe, non senza, però, lasciare dietro di loro la consueta striscia di sangue, con i massacri della Storta e del mercato di Poggio Mirteto.

(da "Liberazione", 5 giu. 2001)

4 giugno 1944 - 4 giugno 2019: 75° della Liberazione di Roma

4 giugno:
·    ore 12.00 Campidoglio – Aula Giulio Cesare: "75° anniversario della Liberazione - Roma Medaglia d'Oro per la Resistenza". Intervengono: Virginia Raggi (Sindaca di Roma), Fabrizio De Sanctis (Presidente ANPI Roma), Davide Conti (Storico, responsabile ricerca Medaglia d'Oro), Claudio Betti (Presidente Confederazione italiana fra Associazioni combattentistiche e Partigiane), Carla Nespolo (Presidente Nazionale ANPI). Parteciperanno le scuole: ITC Di Vittorio-ITI Lattanzio, IIS Giorgi-Woolf, Ist. Mag. Margherita Di Savoia, Liceo E.Q. Visconti, Liceo B. Touschek.



·    ore 17.00 Casa della Memoria e della Storia: "I martiri de La Storta e la figura di Bruno Buozzi". Intervengono: Ugo Mancini (Storico), Fabrizio De Sanctis (Presidente ANPI Roma), Duccio Pedercini (sez. ANPI Martiri de La Storta), Michele Azzola (Segr. Gen. CGIL Roma e Lazio), Angelo Coco (Vicepresidente Fondazione Buozzi), Carla Nespolo (Presidente ANPI Nazionale).

02 giugno 2019

Solidarietà al pres. dell'VIII Municipio Amedeo Ciaccheri


Il comitato provinciale dell’ANPI di Roma esprime la più dura condanna per il vile gesto intimidatorio messo in atto contro il presidente dell’8° Municipio Amedeo Ciaccheri.
Si stringe allo stesso e alla cittadinanza del Municipio e si augura che gli autori vengano prontamente individuati e assicurati alla legge.
Insieme, nessuno riuscirà ad intimidirci e a impedirci di lottare per la democrazia e la giustizia sociale, come ci hanno insegnato i partigiani e i combattenti per la libertà e come i padri costituenti sancirono nella Costituzione della Repubblica Italiana di cui festeggiamo oggi la 73ma ricorrenza.




15 giugno 2019 - Pranzo coi partigiani - al Parco del Caravaggio


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Ripudia intolleranza, razzismo e antisemitismo.
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