I fratelli Fioravanti scendono dalle loro macchine assieme ad Anselmi, raggiungono i tre e aprono il fuoco: Roberto è colpito da un proiettile che non lo uccide, ma è raggiunto da Valerio Fioravanti che lo finisce sparandogli alla nuca.
Poche ore dopo, con una telefonata alla sede de "Il Messaggero", l'omicidio è rivendicato dai NAR, che si identificano con la sigla "Gioventù Nazional Popolare"; ciononostante, le indagini si concentreranno su alcuni lievi precedenti penali di Roberto e il suo omicidio verrà descritto dalla stampa come l'esito di un regolamento di conti interno a piccole bande di spacciatori del quartiere. Solo la confessione resa da Cristiano Fioravanti nel 1982 assieme alla meticolosa ricostruzione della dinamica dell'omicidio porrà fine alla campagna di disinformazione condotta da certa stampa e restituirà giustizia a Roberto, vigliaccamente assassinato perché comunista e antifascista.