giornalista, parlamentare e dirigente comunista. Antifascista, perseguitato politico.
La guerra di Spagna aveva significato per lui (che si era classificato terzo con una poesia ai Littoriali della cultura e dell'arte e che da poco si era iscritto ai corsi del neonato Centro sperimentale di cinematografia), una sorta di spartiacque tra fascismo e antifascismo. Lasciato il Centro di cinematografia, il 1939 vede il giovane Ingrao attivo nei gruppi antifascisti studenteschi dell'Università di Roma. Nel 1940 entra nell'organizzazione comunista clandestina. Ricercato dalla polizia e denunciato al Tribunale speciale ripara in Calabria, dove continua l'attività politica. Passa poi a Milano, dove redige l'Unità clandestina. Il 25 luglio 1943, alla caduta del governo di Mussolini, è Pietro Ingrao che, in una improvvisata manifestazione ai bastioni di Porta Venezia, tiene in piazza Oberdan il primo comizio antifascista. Dopo l'armistizio, prende parte alla Guerra di liberazione nelle file della Resistenza. Tornato nella Capitale nel marzo 1944, Ingrao entra nel comitato clandestino della Federazione comunista romana. Dopo la Liberazione, il suo partito gli affida incarichi di sempre maggior rilievo: direttore de l'Unità di Roma dal 1947 al 1956; membro del CC del PCI dal VI Congresso del 1948; membro della Direzione dalla IV Conferenza nazionale del 1955; deputato dal 1948 per dodici legislature fino a quando, nel 1992, chiede di non essere ricandidato; nella Segreteria del PCI dal 1956 al 1966, quando al Congresso del suo partito (nel quale rappresenta la sinistra), rivendica il diritto al dissenso. Spiegherà poi: "...in quella mia rivendicazione di libertà del dissenso c'era non solo il drammatico stimolo che era venuto dalla rivelazione dei delitti di Stalin, ma una convinzione più profonda che aveva anche a che fare con una riflessione sull'esistere. Mi muoveva non solo la tutela della libertà di opinione, ma ancor più la convinzione che il soggetto rivoluzionario era un farsi del molteplice...". Presidente del gruppo parlamentare comunista alla Camera nel 1968, Ingrao presiederà, succedendo a Sandro Pertini, l'Assemblea di Montecitorio dal 5 luglio 1976 al 1979, quando chiederà di non essere confermato. Alla presidenza della Camera dei deputati, gli succederà Nilde Iotti. Nel 1989 Pietro Ingrao si oppone alla "svolta" di Achille Occhetto (che trasformerà il PCI in Partito Democratico della Sinistra), ma è contrario a ogni ipotesi scissionista, tanto che nel 1991 aderirà al PDS come leader dei comunisti democratici. Lascerà il PDS nel 1993 e nel 2004 (dopo le elezioni europee), aderirà al Partito della Rifondazione Comunista. Autore di molti libri, Pietro Ingrao ha pubblicato nel 1995, con Rossana Rossanda,Appuntamenti di fine secolo e, nel 2006, il volume autobiografico Volevo la luna. - Biografia dell'A.N.P.I. nazionale - le foto sono del sito www.pietroingrao.it