Costituzione e Lavoro: gli articoli 2, 3 e 4 della Costituzione. Contributo della prof.ssa Paola Marsocci. Partigiani e Lavoro: Giuseppe Di Vittorio
Il lavoro nella Costituzione: gli
articoli 2, 3 e 4
Art. 2.
La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
Art. 3.
Tutti i
cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza
distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche,
di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico
e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini,
impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione
di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del
Paese.
Art. 4.
La
Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le
condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di
svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, una attività o
una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.
Il
contributo della prof.ssa Paola Marsocci, docente universitario di Diritto Costituzionale
alla I università di Roma “La Sapienza”.
Partigiani e
Lavoro:
Giuseppe Di
Vittorio
Dicembre 1936. Giuseppe Di Vittorio (col basco scuro) insieme ad altri garibaldini a Vallejas, durante la guerra di Spagna
Discorso di
Giuseppe Di Vittorio per il 1 maggio, dal
Se la
celebrazione del Primo maggio diviene, ogni anno, più grandiosa nel mondo gli è
perché il suo significato esprime le aspirazioni più profonde e più vive
dell’uomo. Il Primo maggio, infatti, esalta la potenza del lavoro e le priorità
e la nobiltà della sua funzione nella vita d’ogni società umana. In pari tempo,
questa giusta esaltazione pone in maggior luce l’ingiustizia rivoltante del
fatto che, in tanta parte del mondo, il lavoro non è libero, essendo sottoposto
al giogo del capitale e subordinato alla legge barbarica del profitto di pochi,
a detrimento di tutti. Non essendo libero, il lavoro non può espandersi,
secondo i crescenti bisogni dell’uomo; non può utilizzare tutta la sua potenza
creatrice, per soddisfare le incessanti esigenze di vita e di progresso
dell’umanità. Ogni possibilità di lavoro e di produzione è condizionata e
limitata dalla convenienza o meno dei detentori del capitale, dei loro trust,
dei loro monopoli.
Di qui, le
mostruosità inumane del sistema capitalistico: immense estensioni di terre
incolte o malcoltivate e masse enormi di braccianti disoccupati; fabbriche che
si chiudono e milioni di famiglie prive dei prodotti più necessari; tonnellate
di grano buttate a mare – per mantenere elevati i prezzi – e milioni di uomini
e di donne e di bambini che scarseggiano o mancano del pane. Da questo sistema
di predominio del capitale, da questo sistema di sfruttamento dell’uomo
sull’uomo, sorgono le crisi, la disoccupazione, la miseria, di cui soffrono le
popolazioni.
Da questo
sistema d’ingiustizia e di sopraffazione, sorgono le cupidigie e le brame di
rapina dei grandi monopoli su altri Paesi, su altri mercati, su altre fonti di
materie prime. Di qui, sorgono le guerre imperialistiche, coi loro inseparabili
e terribili cortei di massacri, di distruzioni, di lutto, di carestia. Il Primo
maggio, pertanto, i lavoratori del mondo intero, celebrando la potenza
invincibile del lavoro, rivendicando il loro diritto alla conquista di migliori
condizioni di vita riaffermano la loro volontà collettiva di accelerare la
marcia verso l’emancipazione del lavoro, che libererà tutta l’umanità dal
timore delle crisi, dalla paura della fame, dall’incubo della guerra, ed aprirà
ad essa la via radiosa del benessere crescente e d’un più alto livello di
civiltà.
Il lavoro è
creatore di beni; il lavoro eleva gli uomini, li rende migliori e li
affratella; il lavoro è pace. Il Primo maggio, i lavoratori d’Italia e del
mondo, esaltando il lavoro, ribadiscono la loro volontà di pace e riconfermano
solennemente il Patto della loro solidarietà internazionale al disopra d’ogni
frontiera di nazioni, di sistemi politici e sociali di razze e di religioni.
Tutti fratelli gli uomini e le donne del lavoro.
All’alba di
Maggio sorridono, quest’anno, fondate speranze di distensione internazionale e
di costruzione d’una pace stabile. Ma i grandi monopoli, profittatori di
guerra, non disarmano. Essi confessano d’aver paura della pace, avendo fondato
le loro fortune sulla guerra. Di fronte a questi vampiri, che vogliono dividere
ad ogni costo il mondo in blocchi nemici, per fomentare l’odio e la guerra, i
lavoratori d’Italia manifestano il Primo maggio la loro volontà di difendere ad
ogni costo la pace e di rinsaldare la loro fraternità coi lavoratori
dell’Unione Sovietica e di tutti i Paesi del mondo.
Il Primo
maggio è anche una giornata di rassegna delle forze organizzate del lavoro, di
bilancio dei risultati conseguiti dalle loro lotte, di precisazione delle prospettive
della loro marcia in avanti. ue fatti positivi sono da registrare: le forze
della grande CGIL sono intatte e in pieno sviluppo; nuovi miglioramenti, anche
se lievi, sono stati strappati, in favore dei lavoratori.
Ma è troppo
poco. Le condizioni di vita dei lavoratori italiani sono tuttora misere,
intollerabili. Bassi salari, insufficienti prestazioni previdenziali e il
flagello della disoccupazione, sono tuttora i principali fattori delle
privazioni e della miseria di cui soffrono i lavoratori, e che continuano a
restringere il mercato interno, a ripercuotersi negativamente sulla produzione,
ad intristire l’economia nazionale.
I ceti
privilegiati e il Governo, lungi dall’accogliere le proposte concrete avanzate
dal Congresso confederale di Napoli, dirette a promuovere un grande sviluppo
della produzione e la piena occupazione, si sono posti sulla via del loro
predominio assolutista sulla vita del Paese, sulla via della reazione e della
guerra.
L’attacco
sferrato dal grande padronato e dal Governo contro il diritto di sciopero e
contro tutte le libertà democratiche del popolo; la disciplina terrorista
imposta ai lavoratori in numerose fabbriche, hanno lo scopo di curvare i
lavoratori e di sottoporli ad uno sfruttamento sempre più intenso, per addossare
loro le crescenti spese improduttive del riarmo e della crisi economica. Ma su questa via, il Governo e le classi
dirigenti non potranno che aggravare la situazione economica e politica, e
acutizzare i contrasti, esporsi ad amare delusioni. I lavoratori italiani non
si piegano.
Mentre tutte
le bandiere dei nostri sindacati unitari sventolano al sole di maggio, i
lavoratori dei settori decisivi del lavoro italiano – dell’industria,
dell’agricoltura, del pubblico impiego, ecc. – sono in agitazione, per una
serie di rivendicazioni economiche, urgenti e improrogabili. A queste, sono
intimamente legate la difesa del diritto di sciopero e di tutte le libertà
democratiche garantite dalla Costituzione.
Il Primo
maggio, ribadendo le proprie rivendicazioni più urgenti, una parola d’ordine si
leverà da tutte le piazze: Avanti, sempre più avanti, sulla via della conquista
di migliori condizioni di vita e della difesa vigorosa e inflessibile del
diritto di sciopero, del lavoro, della libertà, della pace, verso la conquista
d’un avvenire migliore, per il popolo e per l’Italia!
Un’occasione
non frequente si presenta prossimamente ai lavoratori italiani per sconfiggere
la reazione e la guerra: le elezioni politiche del 7 giugno. Il Comitato
direttivo della CGIL ha fissato la sua posizione, sulle prossime elezioni. Fate
che una copia della nostra risoluzione giunga in ogni casa. La posta in giuoco
è grossa.
Nella misura
in cui i lavoratori d’ogni opinione politica e fede religiosa comprenderanno il
significato di queste elezioni, voteranno con noi, contro i partiti della
coalizione governativa e contro i partiti neo fascisti e monarchici che
rappresentano la coalizione del grande padronato, schierata contro le rivendicazioni
più sentite e le aspirazioni più profonde del popolo. Tutti i lavoratori
voteranno con noi, coi partiti del lavoro, della libertà e della pace.
La festa del
lavoro sia la festa dell’unità, dell’amicizia, della fiducia. L’avvenire è del
lavoro e dei lavoratori. L’umanità vuoi vivere e progredire nella pace, nella
libertà, nella fraternità. Solamente il trionfo delle forze del lavoro potrà
soddisfare appieno queste esigenze imperiose dell’umanità.
Da tutte le
piazze d’Italia parta, il Primo maggio, il saluto fraterno dell’Italia che
lavora ai lavoratori del mondo intero, quale pegno di solidarietà e di pace!