31 gennaio 2021
31 gennaio 1944 - 31 gennaio 2021: Ricordiamo i Martiri fucilati dai nazisti a Forte Bravetta
30 gennaio 2021
Il sindaco di Nettuno non celebra il Giorno della Memoria ma una delegazione ufficiale omaggia i repubblichini di Salò
La Repubblica e la democrazia italiana, disciplinata dalla carta costituzionale, sono nate da una scelta, quella di chi decise di stare dalla parte della Resistenza, di combattere i nazisti e i fascisti, di impegnarsi nella Guerra di Liberazione nazionale per la libertà e l’indipendenza dell’Italia.
Queste informazioni dovrebbero essere assodate per una Amministrazione comunale, che al momento dell’insediamento giura sulla Costituzione. Giura di servire la Repubblica e di applicarne le leggi, i diritti ad esse connessi ed i doveri cui è chiamata.
Apprendiamo con sdegno che pochi fa una rappresentanza ufficiale si è recata presso il Campo della Memoria, dove sono sepolti i soldati alleati dei nazisti, che invece di scegliere la Resistenza, preferirono collaborare con l’invasore e portare avanti la dittatura fascista rendendosi protagonisti delle persecuzioni razziali, delle deportazioni, delle stragi che solo in Italia hanno causato oltre 25mila vittime.
Come se non bastasse abbiamo poi appreso che il 27 gennaio - Giorno della Memoria in cui tutto il mondo ricorda la deportazione, l’internamento e lo sterminio di ebrei, rom, sinti, disabili, omosessuali, Testimoni di Geova, deportati politici, e di altre categorie e popoli ritenuti dai nazisti e dai fascisti “inferiori” – il Sindaco non si è recato al parco intitolato a Giovanni Palatucci, inviando sul posto una corona deposta dal fioraio cui era stata commissionata piuttosto che dal Sindaco stesso o da un picchetto cerimoniale come è giusto che sia nelle ricorrenze istituzionali. Oltre a ciò il primo cittadino ha dichiarato che l'olocausto è "il crimine più atroce di cui si è macchiata l’umanità nella sua storia". Questa frase la riteniamo gravissima. In quel momento storico l'umanità ha subito le conseguenze di un crimine chiamato fascismo, le cui politiche hanno portato al razzismo e allo sterminio in tutta Europa e ad una guerra mondiale che ha mietuto oltre 50 milioni di vittime. Ricordiamo pertanto al Sindaco che il crimine in questione non è stato commesso dall'umanità nel suo complesso, ma dai fascisti italiani e tedeschi e di questi, solo di questi, è la responsabilità di quanto accaduto.
Questo comportamento da parte dell'Amministrazione vuol dire che il Comune di Nettuno preferisce onorare i soldati nazifascisti piuttosto che le vittime? Vuol forse dire che la fascia tricolore, la quale rappresenta la lotta dei partigiani e dei militari caduti, internati nei lager, condannati al carcere e al confino, trucidati nelle stragi, a Nettuno viene usata per rendere omaggio a chi ha combattuto per tenere in piedi la dittatura fascista e sostenere l’occupazione nazista? Vuol dire che Nettuno, città che annovera tra i suoi figli illustri figure della storia d’Italia come Mario Abruzzese e Remo Comanducci, rende omaggio ai carnefici e non alle vittime? Vuol dire che il Sindaco mette sullo stesso piano l’IMI Enrico Conte (per il quale propone – e ne condividiamo la proposta - la cittadinanza benemerita) e coloro che l’hanno spedito nei campi di concentramento? Ci auguriamo che non sia così e che al più presto l’Amministrazione chiarisca ai cittadini riguardo le gravissime mancanze e gli inaccettabili omaggi ai nazifascisti.
La sezione ANPI “M. Abruzzese e V. Mallozzi” Anzio-Nettuno
Il Comitato Provinciale dell'ANPI di Roma
2 febbraio 2021: presentazione libro "L'antifascismo non serve più a niente"
In questi ultimi anni si sono moltiplicate un po’ ovunque le avvisaglie di un ritorno agli anni venti del secolo scorso. In Europa e nel mondo sono fioriti i cosiddetti partiti “sovranisti” che si ispirano, più o meno apertamente, all’ideologia nazionalista che ha condotto il Vecchio continente sull’orlo dell’abisso negli anni ’40 del XX secolo. I cavalli di battaglia di questi movimenti, alcuni dei quali al governo di alcuni Paesi dell’Unione, sono il rifiuto dell’immigrazione, la difesa dei confini e della nazione, la centralità della famiglia tradizionale e il nazionalismo economico.
Nel frattempo, sono in aumento nel nostro Paese le aggressioni ascrivibili alla galassia dell’estrema destra: raid contro attivisti politici di sinistra, incursioni contro neri e rom, pestaggi di esponenti delle comunità LGBT o anche solo di semplici cittadini che vogliono passare una serata con il proprio partner.
Nonostante questo si continua a parlare di “casi isolati” e buona parte degli storici è concorde: il fascismo non può tornare, è un residuo storico del passato, è improprio tirare in ballo la creatura di Mussolini per descrivere fenomeni completamente diversi.
Ha ancora senso parlare di fascismo e soprattutto di antifascismo negli anni venti del XXI secolo? Sono due categorie attuali oppure solamente due contenitori vuoti specchio di un periodo storico che oramai ci siamo lasciati alle spalle? E che senso ha fare gli antifascisti in assenza di fascismo?
Per approfondire e riflettere sull’attualità della Resistenza, martedì 2 febbraio, alle ore 18.15 il circolo Anpi “Ragazze della Resistenza” di Roma organizza la presentazione del libro “L’Antifascismo non serve più a niente” dello storico Carlo Greppi.
Il libro decostruisce quel nucleo concettuale che dipinge la memoria storica e l’antifascismo come concetti sorpassati e divisivi. Attraverso un rigoroso ragionamento storico, il testo di Carlo Greppi fornisce degli strumenti utili per smascherare fake news e falsi miti che circolano sul fascismo – in primis quella che, in fondo, il regime non fosse nemmeno una dittatura, “anzi, ha fatto pure qualcosa di buono”. Il testo dello storico smonta la narrazione che vede l’antifascismo come un qualcosa di inutile e obsoleto, se non dannoso, ribadendone l’attualità.
Nel testo, l’autore ripercorre attraverso grandi figure di donne e uomini, la parabola ventennale dell’antifascismo storico, partendo dagli anni venti sino alla fine del secondo conflitto mondiale. E raccontandoci l’autentica testimonianza di coloro – Matteotti, Gramsci, Parri, Concetto Marchesi, per citarne alcuni – che dedicarono anni della propria vita a combattere un regime sanguinario e criminale che portò il Paese alla rovina.
L'evento si terrà in modalità online sulla pagina Facebook Anpi Ragazze della Resistenza (@ANPIRagazzedellaResistenza)
27 gennaio 2021
Il 27 gennaio 1945 i soldati sovietici liberavano il campo di concentramento di Auschwitz
Nei regimi fascisti il terrore e il genocidio furono funzionali ad un modello di società senza conflitti e senza diversi, e in cui il razzismo e la disuguaglianza costituivano il fondamento dell’ordine interno, dell’imperialismo, della sottomissione e dell’annientamento di altri popoli sul piano internazionale.
I campi di concentramento sorsero sul territorio tedesco dopo poche settimane dalla presa del potere da parte di Hitler e la costruzione dell’universo concentrazionario seguì i successivi sviluppi della politica nazista di esclusione e persecuzione che investì prima gli oppositori politici (quando non furono ammazzati subito), poi i portatori di handicap, i devianti e gli “asociali”, e infine gli ebrei.
Portatori di handicap e malati incurabili furono i primi ad essere uccisi in camere a gas e poi cremati, pratica che verrà utilizzata su vasta scala a partire dal 1942 nei campi di sterminio, nell'ambito della “soluzione finale” contro gli ebrei.
La repressione contro tutte le minoranze non assimilabili fu sempre più violenta: i Testimoni di Geova furono deportati in massa perché la loro fede non consentiva il servizio militare; nei Lager finirono anche molti esponenti cristiani e sacerdoti cattolici. Intere categorie di individui, “asociali” – alcolizzati, vagabondi, mendicanti, rom, prostitute, omosessuali, delinquenti abituali - erano ritenuti dal Terzo Reich irrecuperabili, portatori di tare sociali ereditarie e quindi destinati al lavoro forzato nei Lager e all’eliminazione fisica immediata, come per i portatori di handicap.
In Italia Mussolini, conquistato il pieno controllo e il consenso nel paese attraverso l’uso massiccio della violenza, il monopolio sui mezzi di informazione e una martellante propaganda politica, ottenuto anche il riconoscimento della Chiesa cattolica, nel 1935 decide la conquista dell’Etiopia, conclusasi nel 1936. La guerra di Etiopia fu affiancata dalla diffusione di una cultura razzista, sostenuta dal concetto della superiorità della razza e dalla missione civilizzatrice che spettava all’Italia. Furono varate quindi le prime norme antiebraiche. La persecuzione degli ebrei si protrasse fino al 1945 e riguardò tutti gli ambiti della vita sociale: esclusione dall’insegnamento, divieto di iscrizione a scuole statali, espulsione dalle Accademie, Istituti Scientifici, ecc.
A partire dal 1943, con la costituzione della Repubblica di Salò, iniziò anche in Italia la deportazione di massa verso i Lager degli ebrei italiani, ormai sottoposti alle leggi del Terzo Reich.
Furono circa 40mila i deportati dall’Italia, di cui solo 4.000 tornarono per testimoniare. Di questi circa 12mila erano operai accusati di boicottaggio della produzione bellica, di collaborazione con la Resistenza e di aver partecipato a scioperi. Gli ebrei deportati dall’Italia furono circa 8.000; soltanto pochi di loro fecero ritorno.
Ci furono poi gli internati militari italiani, cioè i militari rastrellati e arrestati dai tedeschi dopo l’armistizio dell’8 settembre ’43. I circa 600mila militari italiani catturati dai tedeschi furono messi di fronte ad una scelta: o aderire alla Repubblica Sociale di Salò e continuare a combattere o essere inviati al lavoro coatto. Solo un’esigua minoranza aderì alla RSI; gli altri furono privati della dignità militare e furono considerati “schiavi militari”. Almeno 70mila di loro morirono per le condizioni disumane di vita, le angherie e le violenze.
23 gennaio 2021
27 gennaio: Giorno della Memoria - per non dimenticare
25 gennaio 2021: Teresa Noce: la lotta antifascista, la Resistenza, la deportazione politica, la Costituente.
Nata a Torino il 29 luglio 1900, deceduta a Bologna il 22 gennaio 1980, organizzatrice politica e sindacale.
Di famiglia poverissima, per lavorare aveva dovuto lasciare la scuola, prima ancora di aver conseguito la licenza elementare. Autodidatta, aveva 17 anni quando era stata assunta alla Fiat Brevetti come tornitrice e ne aveva 20 quando aveva fondato, con altri ragazzi, il Circolo giovanile socialista torinese di Porta Palazzo. Fu qui che conobbe uno studente di Ingegneria (Luigi Longo), che avrebbe sposato, dal quale avrebbe avuto tre figli (uno morto in tenerissima età) e col quale avrebbe condiviso lunghi anni di lotte. Nel 1926, Teresa Noce - che nel 1923 (redattrice de La voce della gioventù), ha già subito un arresto a Milano - espatria col marito. Prima a Mosca, poi a Parigi. Per anni è un andirivieni di Teresa tra le due città, con frequenti puntate clandestine in Italia, per organizzarvi la lotta antifascista. Nel 1936 - dopo aver fondato a Parigi, con Xenia Sereni, il mensile Noi Donne - ecco che la Noce è, con Longo, in Spagna. Col nome di battaglia di "Estella" cura la pubblicazione de Il volontario della libertà, il giornale degli italiani accorsi a combattere, nelle Brigate internazionali, in difesa della legittima Repubblica spagnola. Rientrata in Francia, Teresa Noce pubblica a Parigi (è il 1938) l'autobiografico Gioventù senza sole, che sarà ristampato a Roma nel 1950 da Macchia e nel 1973 dagli Editori Riuniti. Allo scoppio della Seconda guerra mondiale, Teresa è internata nel campo di Rieucros. Quando, per intervento dei sovietici, è liberata e dovrebbe ricongiungersi ai figli, a Mosca, per il cambiamento delle alleanze militari non può farlo. Resta così a Marsiglia, dove, per conto del Partito comunista francese, dirige il MOI (l'organizzazione degli operai immigrati) e s'impegna nella lotta armata condotta contro i tedeschi e i collaborazionisti dai "Francs-tireurs-et-partisans". Durante una missione a Parigi, all'inizio del 1943, l'antifascista italiana è arrestata. Mesi di carcere, ma i nazisti non scoprono chi sia veramente la donna caduta nelle loro mani. Così la Noce è deportata, prima nel lager di RavensbrŒck, poi in Cecoslovacchia dove, a Holleischen, le toccano i lavori forzati in una fabbrica di munizioni. Tornerà in Italia soltanto dopo che l'Armata rossa avrà liberato il campo e il 2 giugno 1946 sarà tra le 21 donne italiane dell'Assemblea costituente. Nel 1948 è eletta deputato e sarà proprio Teresa Noce a proporre quella che, nell'agosto 1950, diventerà la legge per la "Tutele fisica ed economica delle lavoratrici madri". La legge 860 diverrà così la base della successiva legislazione sul lavoro femminile. Dopo il divorzio da Longo, Teresa Noce si allontanò progressivamente dalla vita politica. Dal 1959 fece parte, per alcuni anni, del CNEL in rappresentanza della CGIL. Tra i suoi scritti ricordiamo ancora, del 1952, Ma domani farà giorno (con prefazione di Pietro Nenni), Rivoluzionaria professionale (La Pietra, 1974, rieditato nel 2003), Vivere in piedi (Mazzotta, 1978).
20 gennaio 2021
19 gennaio 2021
Solidarietà alla Casa delle Donne Lucha y Siesta. Comunicato dell'ANPI di Roma e del Coordinamento Donne provinciale dell'ANPI
Il Comitato Provinciale dell'ANPI di Roma, insieme al Coordinamento Donne provinciale esprime piena solidarietà alla Casa delle Donne Lucha y Siesta e alle residenti. Ieri agenti del commissariato Tuscolano sono entrati nella Casa senza preavviso e hanno identificato le donne vittime di violenza ospiti nella Casa. Non hanno risposto alla richiesta di conoscere i motivi dell'irruzione e non hanno aspettato l'arrivo delle avvocate chiamate prontamente. Cosa cercavano in un luogo dove le donne sono protette, lo ripetiamo, perché vittime di violenza? Per quali motivi far loro subire anche questa violenza da chi rappresenta quelle Istituzioni che dovrebbero invece sentire sempre al loro fianco? Quanto accaduto non va sottovalutato, in una fase in cui violenze domestiche e femminicidi sono aumentati spaventosamente. Luoghi come "Lucha y Siesta" vanno sostenuti dalle Istituzioni e non intimiditi: sono un esempio di quanto si possa fare per aiutare concretamente le donne in difficoltà.
18 gennaio 2021
14 gennaio 2021
Clemente Scifoni, partigiano combattente, gappista dell'VIIIª zona, non è più qui con noi. Onore ad un grande uomo.
Apprendiamo con estremo dolore che ci ha lasciato il partigiano combattente Clemente Scifoni, gappista dell’VIIIª zona al comando del commissario politico Nino Franchellucci e del comandante Luigi Forcella. Iscritto alla sezione "Giordano Sangalli" di Centocelle.
Sfuggì all’arresto a Piazza Bologna mentre le SS con un’imboscata
catturarono i compagni Valerio Fiorentini, Paolo Angelici, Carlo Camisotti e
Luciano Sbrolli; tradotti a via Tasso, dopo alcuni giorni i primi tre furono
uccisi alle Cave Ardeatine. "Col fatto che andavamo all'appuntamento
arrivavamo da più parti mi salvai, sennò pure io, forse, sarei finito alle Cave".
Fu autore di numerose azioni nell’VIIIª zona, tra cui l’operazione
contro il commissario Stampacchia, amico dei nazisti, nominato commissario al
Quadraro dal questore Caruso proprio per organizzare la repressione in quel
quartiere considerato "covo" di antifascisti.
Dopo l’azione, poiché sulla sua testa pesava una grossissima
taglia (200 mila lire) con una quindicina di compagni di Torpignattara e l’amico
Giordano Sangalli, si rifugiò sul Monte Tancia, dove proseguì a combattere i
nazifascisti nella formazione garibaldina "Giuseppe Stalin" (partecipò tra l'altro alla Battaglia del Monte Tancia*).
Tornato a Roma, a causa di una delazione fu arrestato e
tradotto a Via Tasso, quindi trasferito a Regina Coeli fino alla Liberazione di
Roma.
“La cosa più bella mi è arrivata il 9 ottobre del 1946, la
qualifica di partigiano e di patriota, rilasciata dalla Commissione laziale ai
sensi del decreto legge 518. E le deposizioni rese alla stessa da Luigi e Nino,
che dichiarano che facevamo parte dell'organizzazione militare, anzi ne eravamo
l'avanguardia in quanto facevamo parte delle formazioni gappiste, di aver
partecipato ad assalti a colonne motorizzate tedesche sulla via Tuscolana, allo
spargimento di chiodi sulle strade provinciali e ad altri atti di sabotaggio. E
insieme al compagno Aldo Ferri alla uccisione di un tedesco che terrorizzava la
popolazione in piazza dei Mirti. Poi le dichiarazioni di Giorgio Amendola e
Luigi Longo, il quale affermò, nella qualità di comandante generale delle
Brigate Garibaldi e di vice comandante del Corpo Volontari della Libertà che le
azioni da me eseguite (la soppressione di Armando Stampacchia) erano decise dal
Centro Militare Cittadino di Roma del Partito Comunista Italiano. Sta tutto
agli atti, su carta intestata dell'Assemblea Costituente".
Ci stringiamo con affetto alla famiglia e ai compagni.
Clemente, la terra ti sia lieve, R.i.P. Bella Ciao.
Il comitato provinciale dell’ANPI di Roma
I funerali si svolgeranno domani, 15 gennaio alle ore 15,00 al Tempietto Egizio del cimitero monumentale del Verano
A Bruno Bruni comandante di quel manipolo di ragazzi fu concessa la medaglia d’oro al valor militare. Al marinaio Giordano Sangalli d’anni sedici, giovane di Torpignattara, renitente alla leva coercitiva e poi diventato partigiano, gli fu intitolato, nel dopoguerra, un campo di calcio in Viale dell’Acquedotto Alessandrino che ora è stato demolito e, più recentemente, un giardino pubblico. (nella foto la visita dei gappisti Paolo Morettini, Eugenio Meneghino e Clemente Scifoni al monte Tancia. Clemente e Paolo erano gappisti de l'VIII Zona Eugenio della prov di Rieti. Tutti e tre inquadrati nella formazione garibaldina "Giuseppe Stalin", come emerge dai documenti che portarono all'assegnazione di una medaglia di guerra alla formazione e al titolo di partigiani combattenti)
13 gennaio 2021
Solidarietà a Lia Tagliacozzo dall'ANPI di Roma e dal Coordinamento donne dell'ANPI provinciale: presenteremo al più presto il suo libro
Domenica mentre si stava svolgendo la presentazione del nuovo libro di Lia Tagliacozzo, organizzato da Gruppo di Sudi ebraici - Istoreto di Torino, attraverso la piattaforma Zoom, c'è stata una vera e propria incursione squadrista che ha cominciato a ricoprire di insulti antisemiti la scrittrice. Non abbiamo intenzione di ripeterli. Sì, si tratta di squadrismo nel mondo dei social e dei nuovi strumenti per stare insieme e fare iniziative ai tempi della pandemia. Il tentativo gravissimo d'interruzione è stato bloccato e la presentazione è continuata. Il libro presentato "La generazione del deserto. Storie di famiglie, di giusti e di infami durante le persecuzioni razziali in Italia" (Manni) è un libro particolarmente interessante. E' un libro che parla dei figli e dei figli dei figli di quanti hanno vissuto l'orrore della Shoah, dei silenzi e delle paure che sono passati da una generazione all'altra. Un libro nato da interrogativi importanti. Scrive l'autrice "Nella mia famiglia le storie della guerra sono sempre state taciute. Per tutta la mia infanzia e la prima età adulta la loro ricostruzione ha richiesto anni di scoperte occasionali, di orecchie tese a cogliere indizio e esplorazioni clandestine nelle carte di casa. Questa dunque è la storia della mia famiglia". Un libro da leggere e presentare. Esprimiamo la nostra nostra solidarietà a Lia Tagliacozzo e condividiamo la sua determinazione ad andare avanti sulla strada della memoria e dell'antifascismo e la condanna più secca a tali atti indegni. Come scrive Lia Tagliacozzo su il Manifesto "è una questione di asticella: quella che non si deve superare. Non possiamo continuare a spostarla di volta in volta e rischiare di fare la fine della rana bollita che non si era accorta che l’acqua si stava scaldando. Il clima si va appesantendo, la storia e la memoria sospinte in un passato che si sostiene non abbia niente da dirci, il linguaggio dell’odio – antisemita, razzista, omofobo – avallato dal sentire comune e da parte della politica. Domenica ci hanno provato e non ci sono riusciti. Sono stati denunciati. Questo è quanto abbiamo da dire."
Speriamo di avere quanto prima Lia Tagliacozzo come nostra ospite e presentare il suo libro.
Il Comitato provinciale ANPI di Roma
il Coordinamento Donne ANPI Provinciale Roma
12 gennaio 2021
03 gennaio 2021
3 gennaio 2021: il partigiano combattente Nando Cavaterra compie 92 anni
3 gennaio 2021: il partigiano combattente Nando Cavaterra compie 92 anni. Gli auguri più sentiti dall'ANPI provinciale di Roma.
"L'ANPI non morirà mai": intervista al partigiano Nando Cavaterra su Il Fatto Quotidiano del 24 aprile 2017
01 gennaio 2021
Auguri di inizio anno di Fabrizio De Sanctis, presidente dell'ANPI provinciale di Roma
Carissime compagne e carissimi compagni dell’ANPI,
l’anno che va terminando è stato veramente duro per tutti e
la nostra Associazione non fa eccezione.
Quest’anno abbiamo perso tante compagne e tanti compagni
preziosi, a cominciare dalla nostra presidente nazionale, l’on. Carla Nespolo e
con lei tanti partigiani, da ultime le compagne Lidia Menapace e Gianna
Radiconcini. Purtroppo quella contro il tempo che passa è l’unica battaglia che
l’ANPI non può combattere e i partigiani iscritti non sono ormai molti più di
duemila in tutta Italia.
Eppure di fronte a qualsiasi dolore il nostro lavoro deve
continuare e così non posso che ringraziarvi per il tanto lavoro svolto e i
tanti risultati conseguiti nelle difficili condizioni del 2020.
L’anno che passa ci consegna ad un bivio che è anche
un’occasione storica. O la pandemia da covid 19 ci porterà in un domani fatto
di diritti e di giustizia sociale, alla realizzazione del disegno di giustizia
sociale portato dai principi della Costituzione repubblicana, oppure quello che
abbiamo davanti a noi è un disastro sociale di proporzioni storiche, sul quale
pascoleranno i parassiti dell’estrema destra italiana e del fascismo
internazionale.
I nostri compiti si fanno pertanto più stringenti, nelle
scuole e nelle università come nelle piazze e nel web. È in gioco infatti la
stessa sopravvivenza delle Istituzioni repubblicane come le abbiamo conosciute
per decenni. Non potrà semplicemente tornarsi indietro e riprendere la vita di
prima della pandemia. Questa gravissima crisi sanitaria, economica e sociale ha
messo a nudo tutte le falle del nostro sistema, tutti i ritardi nell’attuazione
dei principi costituzionali, aggravando le povertà, le ingiustizie, le
difficoltà del lavoro, della condizione femminile e di quella giovanile.
Eppure è proprio ora che necessita il nostro intervento
culturale e politico per un profondo cambiamento del nostro paese e dell’Europa
unita nell’UE.
La nostra Associazione venne fondata il 6 giugno 1944, nel
pieno dei combattimenti della Seconda Guerra Mondiale e si è portata nel terzo
millennio grazie alla lungimiranza dei partigiani che hanno voluto che essa non
morisse ma continuasse la sua opera per un’Italia diversa da quella del regime
fascista e diversa dall’attuale. Per questo aprirono l’Associazione al
contributo dei non partigiani, perché la sua lotta per le libertà nel nostro
paese non cessasse e per questo si sono dedicati negli ultimi 30 anni anche al
futuro dell’Associazione, il cui destino è ormai nelle mani dei giovani.
Portiamo quindi tutti insieme la responsabilità non solo
della vita dell’Associazione ma del perseguimento dei suoi scopi, che
proponiamo a tutti mentre lottiamo per essi.
L’anno che verrà sarà un altro anno molto duro, abbiamo le
armi contro la pandemia sanitaria e dovremo vigilare che siano per tutti, ma
non abbiamo ancora impugnato quelle contro la crisi economica che il covid ha
aggravato. Esse armi sono ancora negli ideali della Resistenza, nei principi
che Essa consacrò nella Costituzione.
Parafrasando ciò che amava dire la nostra cara compagna Tina
Costa, che quest’anno non abbiamo potuto onorare come avremmo voluto, abbiamo
il futuro dalla nostra parte, perché siamo tanti e non abbiamo torto.
Vi auguro un nuovo anno pieno di felicità e di
soddisfazioni, come donne e uomini dell’ANPI lo meritate, senza riserve, perché
un altro anno è passato e con la testimonianza e l’opera collettiva che
l’Associazione rappresenta, avete rafforzato l’antifascismo.
Buon anno!
Il Presidente dell’ANPI provinciale di Roma Fabrizio De
Sanctis
Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7/03/2001. Il blog è strumento di comunicazione degli eventi (e i relativi commenti) organizzati dal Comitato Provinciale e dalle Sezioni dell’A.N.P.I. Provinciale di Roma; promuove la libertà di pensiero, aderisce ai principi della Costituzione repubblicana, è antifascista e antitotalitario.
Ripudia intolleranza, razzismo e antisemitismo.
Le foto contenute in questo blog sono da intendersi a puro carattere rappresentativo, divulgativo e senza alcun fine di lucro. Sono © dei rispettivi autori, persone, agenzie o editori detenenti i diritti. In qualunque momento il proprietario può richiederne la rimozione tramite mail qui indicata. Tutto il materiale letterario/fotografico che esula dalle suddette specifiche è invece di proprietà © del curatore del presente blog e soggetto alle leggi sul diritto d'autore. Se ne vieta espressamente l'utilizzo in qualsiasi sede e con qualsiasi modalità di riproduzione globale o parziale esso possa essere rappresentato, salvo precedenti specifici accordi presi ed approvati con l'autore stesso e scrivente del blog medesimo, e alle condiizoni Creative Commons.© Copyright - Tutti i diritti riservati.