01 maggio 2025

1° maggio 1947: la strage di Portella della Ginestra

La mattina del 1° maggio 1947, circa duemila lavoratori, in prevalenza uomini con donne e bambini al seguito, muovono dai paesi di Piana degli Albanesi, San Giuseppe Jato e San Cipirello verso la piana di Portella della Ginestra per festeggiare il 1° maggio. La località montana, circoscritta dalle alture rocciose dei monti Pelavet, Maja e Kumeta, si riempie rapidamente di più di duemila persone, desiderose di ascoltare il comizio tenuto da Giacomo Schirò, calzolaio di San Giuseppe Jato, e di festeggiare il grande risultato conseguito alle precedenti elezioni dell'Assemblea regionale siciliana dal Blocco del Popolo, coalizione formata da candidati del Partito Socialista e del Partito Comunista. È la prima volta dall'avvento del fascismo che la Festa dei lavoratori torna ad essere festeggiata il 1° maggio: sotto il fascismo era infatti stata spostata al 21 aprile perché coincidesse con l'anniversario della fondazione di Roma.

Poco dopo che l'oratore ha cominciato il suo discorso, dal vicino monte Pelavet vengono esplose numerose raffiche di mitra, fucili e mitragliatrici che colpiscono la folla mietendo undici vittime, tra cui quattro bambini, mentre altre ventisette rimangono ferite. A sparare sulla folla inerme sono gli uomini di Salvatore Giuliano, i quali avevano tenuto in ostaggio quattro cacciatori incontrati per caso nella zona della strage al fine di evitare che potessero dare l'allarme, per poi uccidere sulla via del ritorno il campiere Emanuele Busellini, noto per essere un informatore delle forze dell'ordine. Inoltre, elle settimane successive, altre sei persone moriranno a causa delle ferite riportate.

Sebbene i vari processi susseguitisi negli anni immediatamente successivi non siano riusciti a far luce sui mandanti, appare evidente la matrice reazionaria e anticomunista della strage, cui seguirono attacchi contro le sedi delle Camere del Lavoro e del PCI in varie località delle province di Trapani e Palermo: le istanze della mafia e degli agrari si scontrano con le rivendicazioni di contadini e braccianti, che con la vittoria della coalizione social-comunista avevano cominciato a sperare in un moto di rinnovamento politico e sociale. In questo contesto la figura del bandito Giuliano, già militante del Movimento Indipendentista Siciliano e fervente anticomunista, divenne il braccio armato di chi voleva difendere ad ogni costo il mantenimento dello status quo.

La strage di Portella della Ginestra fu la prima delle molte stragi di matrice politica che insanguinarono l'Italia nel secondo dopoguerra.

30 aprile 2025

1 maggio 2025: l'ANPI provinciale di Roma invita iscritti e simpatizzanti al corteo di CGIL, CISL e UIL da Piazza Vittorio a Via dei Fori Imperiali

1 maggio 2025: il comitato provinciale dell'ANPI di Roma invita i propri iscritti e simpatizzanti a partecipare al corteo organizzato a Roma da CGIL, CISL e UIL:

L’appuntamento per il corteo è alle ore 9 in piazza Vittorio, per arrivare in Via dei Fori Imperiali dove, a partire dalle ore 10, si susseguiranno gli interventi dal palco di delegate e delegati, pensionate e pensionati. Concluderà Maurizio Landini intorno alle 12,30




 

Il lavoro nella Costituzione:

Art. 1
L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.


Ed ecco il valore del lavoro, come attributo indispensabile della persona, proprio perché essa possa svilupparsi e realizzarsi. Un valore chiaramente espresso nell’art. 1, che fa del lavoro, addirittura, il fondamento della Repubblica.
Carlo Smuraglia, introduzione a “La Costituzione della Repubblica Italiana” – ANPI, 2015 https://www.anpi.it/media/uploads/files/2015/09/costituzione_anpi.pdf
La dignità sociale del lavoro è una pietra angolare del nostro edificio costituzionale:
“Fino a che non c’è la possibilità per ogni uomo di lavorare e di trarre con sicurezza dal proprio lavoro i mezzi per vivere da uomo, non solo la nostra Repubblica non si potrà chiamare fondata sul lavoro, ma non si potrà chiamare neanche democratica, perché una democrazia in cui non ci sia questa eguaglianza di fatto, in cui ci sia una eguaglianza di diritto, è una democrazia puramente formale”. Piero Calamandrei

gli articoli 2, 3 e 4


Art. 2. 
La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.


Art. 3.
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.


Art. 4.
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, una attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.


Il contributo della prof.ssa Paola Marsocci, docente universitario di Diritto Costituzionale alla I università di Roma “La Sapienza”.





l'Art. 35

La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni.
Cura la formazione e l'elevazione professionale dei lavoratori.
Promuove e favorisce gli accordi e le organizzazioni internazionali intesi ad affermare e regolare i diritti del lavoro.
Riconosce la libertà di emigrazione, salvo gli obblighi stabiliti dalla legge nell'interesse generale, e tutela il lavoro italiano all'estero.


Gli articoli 36, 37 e 38 

Art. 36.
Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa.
La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge.
Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi.

Art. 37.
La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione.
La legge stabilisce il limite minimo di età per il lavoro salariato.
La Repubblica tutela il lavoro dei minori con speciali norme e garantisce ad essi, a parità di lavoro, il diritto alla parità di retribuzione.

Art. 38.
Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all'assistenza sociale.
I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria.
Gli inabili ed i minorati hanno diritto all'educazione e all'avviamento professionale.
Ai compiti previsti in questo articolo provvedono organi ed istituti predisposti o integrati dallo Stato.
L’assistenza privata è libera.



articoli 39, 40, 41, 45 e 46. 


ART. 39.
L'organizzazione sindacale è libera.
Ai sindacati non può essere imposto altro obbligo se non la loro registrazione presso uffici locali o centrali, secondo le norme di legge.
È condizione per la registrazione che gli statuti dei sindacati sanciscano un ordinamento interno a base democratica.
I sindacati registrati hanno personalità giuridica. Possono, rappresentati unitariamente in proporzione dei loro iscritti, stipulare contratti collettivi di lavoro con efficacia obbligatoria per tutti gli appartenenti alle categorie alle quali il contratto si riferisce.

ART. 40.
Il diritto di sciopero si esercita nell'ambito delle leggi che lo regolano.
ART. 41.
L'iniziativa economica privata è libera.
Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.

ART. 45.
La Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata.
La legge ne promuove e favorisce l'incremento con i mezzi più idonei e ne assicura, con gli opportuni controlli, il carattere e le finalità.
La legge provvede alla tutela e allo sviluppo dell'artigianato.

ART. 46.
Ai fini della elevazione economica e sociale del lavoro in armonia con le esigenze della produzione, la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende.

28 aprile 2025

28 aprile 1945: Mussolini è giustiziato a Giulino di Mezzegra dietro ordine del CLNAI



Nelle prime ore del 27 aprile 1945, un posto di blocco della 52ᵃ Brigata Garibaldi "Luigi Clerici" ferma poco oltre l'abitato di Musso, sulle sponde del lago di Como, un'autocolonna tedesca in ritirata composta di una trentina di automezzi e forte di duecento uomini. Dopo lunghe trattative, ai tedeschi viene concesso di proseguire verso nord, mentre i fascisti presenti a bordo dovranno essere trattenuti in custodia dai partigiani. Nel corso dell'ispezione, il partigiano Giuseppe Negri nota sotto il pianale del camion numero 34 uno strano tedesco, rivestito di un lungo pastrano militare tedesco e con l'elmetto calcato sugli occhi: è Benito Mussolini. Nel tentativo di scappare ingloriosamente alla giustizia popolare, il duce del fascismo non aveva esitato a travestirsi da sergente tedesco e a fingersi ubriaco. Mussolini viene prontamente consegnato a Urbano Lazzari "Bill", vicecomandante della brigata, il quale lo porta nella sede comunale della vicina cittadina di Dongo e gli sequestra la borsa che aveva portato con sé. Durante la perquisizione, sugli altri camion vengono trovati Claretta Petacci, amante del duce, e numerosi esponenti del governo della RSI, tra cui Alessandro Pavolini, segretario del Partito Fascista Repubblicano, Francesco Maria Barracu, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio della RSI, e Fernando Mezzasoma, Ministro della Cultura Popolare. Nelle ore successive, la responsabilità della custodia di Mussolini passa direttamente a Pier Luigi Bellini delle Stelle "Pedro", comandante del distaccamento "Puecher" della 52ᵃ Brigata Garibaldi che aveva fermato l'autocolonna tedesca, e il duce viene trasferito assieme alla Petacci prima a Germasino, nelle montagne sopra Dongo e infine, la notte tra il 27 e il 28 aprile, non senza notevoli difficoltà, a Bonzanigo.

Frattanto, la notizia dell'arresto di Mussolini è stata comunicata a Milano. Si riunisce il Triumvirato insurrezionale, formato da Sandro Pertini, Leo Valiani ed Emilio Sereni, il quale decreta che Mussolini debba essere giustiziato in ottemperanza all'art. 5 del decreto sull'amministrazione della giustizia emanato dal CLNAI il 25 aprile 1945: «i membri del governo fascista e i gerarchi fascisti colpevoli di aver contribuito alla soppressione delle garanzie costituzionali, d’aver distrutto le libertà popolari, creato il regime fascista, compromesso e tradito le sorti del paese e di averlo condotto all’attuale catastrofe, sono puniti con la pena di morte e, nei casi meno gravi con l’ergastolo». Dell'esecuzione della sentenza sono incaricati Aldo Lampredi "Guido" e Walter Audisio, il "Colonnello Valerio", ufficiale addetto al comando generale del CVL il quale viene per l'occasione munito di un lasciapassare firmato dal generale Raffaele Cadorna. Giunto a Bonzanigo con una nutrita scorta, Audisio preleva Mussolini e lo conduce presso Giulino, oggi frazione del comune di Tremezzina, scortato da Lampredi e da Michele Moretti "Pietro Gatti", già commissario politico del distaccamento "Puecher" della 52ᵃ Brigata Garibaldi. Posizionato il duce contro il muro di cinta di Villa Belmonti, in Via XXIV Maggio, Audisio pronuncia la sentenza: «Per ordine del Comando Generale del Corpo Volontari della Libertà sono incaricato di rendere giustizia al popolo italiano». Il Thompson del "Colonnello Valerio" però si inceppa: è Moretti a passargli allora il suo MAS di fabbricazione francese: alle ore 16:30, cinque colpi al cuore pongono fine definitivamente alla vita del duce e della sua amante Claretta Petacci, che aveva fatto scudo con il proprio corpo ai proiettili a lui destinati. Poco più di un'ora dopo, vengono fucilati sul lungolago di Dongo quindici dei gerarchi catturati assieme a Mussolini il giorno precedente, lo stesso numero dei partigiani fucilati a Piazzale Loreto il 10 agosto 1944.


Mussolini ultimo atto film italiano del 1974 diretto da Carlo Lizzani. Narra degli ultimi giorni (tentativo di fuga ed esecuzione) di Benito Mussolini.


27 aprile 2025

Il 27 aprile 1937 moriva Antonio Gramsci


 

A 88 anni dalla sua morte, avvenuta a Roma, rendiamo omaggio al più grande politico italiano dell'era moderna, teorico dei consigli di fabbrica, fondatore del Partito Comunista d'Italia, maestro di Palmiro Togliatti. Il grande uomo che affrontò eroicamente e consapevolmente il martirio inflittogli dai fascisti perché il suo cervello doveva «...smettere di pensare per almeno venti anni...». Il capo dei lavoratori italiani, nel cui ufficio la porta rimase sempre aperta per discutere spesso tutta la notte per convincere anche un solo operaio in più. L'uomo che voleva costruire il partito individuandolo nella parte migliore della classe operaia, dei lavoratori, degli studenti e degli intellettuali. Immortale rimane il suo appello ai più giovani: «Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la vostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il vostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la vostra forza».

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25 aprile 2025 80° della Liberazione: le foto e i video della splendida giornata antifascista

Le bellissime foto del grandioso 25 aprile dell'ANPI provinciale di Roma e di tutte le associazioni, partiti e sindacati, di tutti i cittadini e le cittadine che hanno condiviso questa splendida giornata antifascista (n.b.: questa pagina è in aggiornamento):

Cliccare sul nome dell'album e NON sulla foto per aprire gli album:

Foto ufficiali dell'ANPI provinciale di Roma:

- Foto di Alice Ciangottini:

Le foto dell'omaggio ai Martiri delle Fosse Ardeatine






- Foto di Stefano Bonifazi:

Le foto del palco di Parco Schuster dalla mattina con gli artisti ai comizi



Le foto della grande Marcia della Liberazione da Parco Schuster a Porta San Paolo per l'omaggio ai partigiani



Le altre bellissime foto che gentilmente ci sono state concesse dagli autori: 

Le foto di Lino Le Noci



Le foto di Antonio Sassu



Le foto di Ivano Dei Giudici





Le foto di Luciano Di Meo







26 aprile 2025

25 aprile 2025 - il discorso della presidente dell'ANPI provinciale di Roma Marina Pierlorenzi, dal palco di Parco Schuster


    

Siamo qui oggi a celebrare l'ottantesimo della Liberazione dal nazifascismo. Il 25 aprile è festa di popolo. La più importante Festa del nostro calendario civile, fu istituita da De Gasperi nel '46.  E' la festa di tutte e di tutti grazie a coloro che lottarono per riscattare l'Italia dal fascismo e dalla atroce guerra di aggressione scatenata e combattuta a fianco dei nazisti. 

    Questa giornata cade a pochi giorni dalla morte di Francesco, il Papa degli Ultimi, colui che iniziò il pontificato andando a Lampedusa, dove parlò per la prima volta della globalizzazione, dell'indifferenza nei confronti dei bisognosi e che proseguì il suo apostolato chiedendo accoglienza per i migranti, il rispetto per le persone più fragili e povere, considerate "scarti" della società, operando per la conservazione del Creato, definendo la guerra come il male assoluto e come un grande business mondiale, che causa la morte di milioni di esseri umani. Pace e disarmo le sue parole, identiche alle nostre, in questo ottantesimo che cade in un contesto nazionale ed internazionale carico di incertezze, di paura, per la “guerra mondiale a pezzi", sempre più vicina, sempre più estesa, che appare inarrestabile, ineludibile.

    E noi oggi dobbiamo ricordare la storia della Liberazione dal nazifascismo, che dimostrò come lo sforzo collettivo sconfisse quel mostro terribile che aveva divorato paesi, donne e uomini in tutta Europa. L'antifascismo rifondò quel patto collettivo che si concretizzò nella nostra Costituzione. La Repubblica democratica antifascista incluse per la prima volta le donne, finalmente cittadine. Le donne avevano fatto la Resistenza armata come partigiane e staffette, e quella disarmata, meno conosciuta ma altrettanto importante. Avevano dato riparo e sostegno ai perseguitati dal nazifascismo, agli ebrei, agli oppositori politici, ai renitenti alla leva fascista, a tutti coloro che avevano un buon motivo per nascondersi. Nel contempo le donne avevano continuato a lavorare nei campi e nelle fabbriche, si erano ingegnate per la sopravvivenza nelle città. La nostra bella Costituzione, che pone al centro la sovranità popolare, il lavoro, l'uguaglianza sostanziale, la funzione sociale delle proprietà privata, il diritto di tutti alla salute e all'istruzione, la PACE, fu il lascito di giovani e meno giovani donne e uomini che sacrificarono la vita. Il grande partigiano Aldo Tortorella, durante la celebrazione in Campidoglio degli 80 anni della nascita dell'ANPI (6/6/44) ci ricordò il loro sacrificio e come la pietà ci debba sì portare a rispettare tutti coloro che caddero durante la Guerra di Liberazione, i partigiani e i fascisti, ma che fermo deve restare il nostro giudizio: ci fu chi sacrificò la vita per la libertà e la democrazia e chi è caduto per la dittatura, le deportazioni, gli stermini, la sopraffazione dell'uomo sull'uomo, l'abominevole mito della razza.

    Quanti anni, quante storie di uomini e donne morti per affermare la democrazia e la giustizia sociale!! A partire dal biennio rosso, dalla presa del potere di Mussolini, dalle leggi fascistissime! quanti morti in dieci anni di guerre volute da colui che si faceva chiamare duce! quella macchia indelebile che segna la nostra Patria, l'aggressione coloniale che colpì le popolazioni africane e le feroci repressioni razziste che provocarono la morte di decine di migliaia di persone già prima delle famigerate leggi razziali del '38 e del contributo fascista al genocidio degli ebrei! Il presidente partigiano Sandro Pertini affermò con vigore che il FASCISMO NON È UN OPINIONE, È UN CRIMINE; occorre riaffermarlo con lo stesso vigore ora e sempre. Dai primi anni '20 al periodo della dittatura quanti antifascisti aggrediti, picchiati, uccisi, arrestati, confinati, esiliati e deportati! Lo squadrismo, dapprima confinato in alcune zone rurali, presto dilagò ovunque, nelle campagne come nelle città grazie alla complicità e all'appoggio delle classi privilegiate, della monarchia e degli apparati dello Stato. I fascisti uccisero Matteotti, Don Minzoni, i fratelli Rosselli, Amendola, e questi sono che pochissimi nomi tra le migliaia. Come dimenticare Gramsci che muore di stenti in carcere? È doveroso ricordare oggi tutti coloro che pagarono col sangue la nostra libertà: qui a Roma, ad esempio, tutti i fucilati a Forte Bravetta, coloro che furono assassinati alle Fosse Ardeatine, coloro che furono torturati a Via Tasso e negli altri luoghi di tortura nazisti e dei loro accoliti macellai fascisti. Tutti i deportati nei campi di sterminio e di lavoro, i quasi 2000 carabinieri, per ordine del criminale Rodolfo Graziani, la Razzia del Ghetto, il rastrellamento del Quadraro, tutti i caduti in combattimento, nelle azioni gappiste, ovunque in città, al centro come nelle borgate ribelli. Qui a Roma, città medaglia d'oro al valore militare per i fatti della Resistenza e della Guerra di Liberazione, che iniziarono subito dopo l'armistizio in questa zona, alla Montagnola, l'Ostiense, alla Garbatella, alla Magliana, a Porta San Paolo e altrove, la popolazione romana combatté gli invasori nazisti a fianco dei militari lasciati soli al proprio giudizio e alla propria coscienza da un re e da tanti generali che scapparono vilmente per salvare la vita (ma non l'anima). Roma non dimentica, siamo qui a ricordare anche quello che accadde il 4 febbraio del '44 dentro l'Abbazia di San Paolo, dove i fascisti della banda Koch entrarono proditoriamente e catturarono ebrei, patrioti e renitenti alla leva che i monaci aiutarono dando loro rifugio. Roma non dimentica, ma guarda al futuro seppure gravido di incognite e incertezze.

    Come già detto, l'Ottantesimo anniversario della insurrezione delle forze partigiane e della Liberazione cade oggi in un contesto nazionale ed internazionale segnato da profonde linee di frattura che attraversano la società contemporanea:

    1 - il ritorno della guerra su scala globale come strumento con cui vengono cancellati i principi di cooperazione e affermate le politiche di potenza. In una logica che presuppone non il prevalere del diritto, dei valori democratici, dell'uguaglianza, della libertà e dell'autodeterminazione dei popoli (che sono l'eredità della Resistenza) ma il criterio della legge del più forte che impone con le armi il proprio volere. La condizione in cui è costretto l'intero popolo palestinese (a Gaza come in Cisgiordania) rappresenta agli occhi del mondo la vergogna di questo ritorno della guerra tra noi. Si contano decine di migliaia di morti (di cui 2/3 donne e bambini) e milioni di sfollati cui non sono rimaste che le macerie delle case distrutte in uno scenario di devastazione rispetto a cui nessun organismo internazionale (e nemmeno l'accusa di crimini di guerra e contro l'umanità) riesce ad intervenire per fermare il massacro voluto dal governo Netanyahu. L'autodeterminazione e la libertà per il popolo palestinese; la fine dell'occupazione dei territori (secondo il dettato delle risoluzioni dell'ONU) e la nascita dello Stato di Palestina sono state da sempre e sempre rimarranno i punti chiave che l'ANPI riconosce come imprescindibili per il raggiungimento della Pace in Medio-Oriente e per la sicurezza dello Stato d'Israele.

    La guerra in Europa, intanto, continua in Ucraina con morte e distruzione tra la popolazione civile senza che la UE riesca ad operare come soggetto politico-diplomatico di pace rispetto al rapporto con la Russia che pure ha invaso l'Ucraina nel febbraio 2022 al culmine di una crisi internazionale lungo quei confini che data almeno dal 2014.

    La crisi che attraversa il nostro continente si va acuendo in ragione delle scellerate linee politiche adottate dalla stessa classe dirigente europea che si è dimostrata incapace di affrontare le gravi difficoltà che attraversano l'Unione:

- una crisi prima di tutto sociale, segnata dall'aumento delle disuguaglianze; dal proliferare del lavoro precario e povero; dalla discriminazione salariale contro le donne; dall'aumento della povertà.

- Una crisi umanitaria segnata dalle politiche antimigranti che condannano milioni di donne e uomini, che fuggono da pericoli o abbandonano condizioni di vita drammatiche, alla clandestinità, alla detenzione nei centri di permanenza per i rimpatri, all'espulsione dal territorio europeo.

- Una crisi politica evidenziata dall'avanzare delle estreme destre in tutta l'UE e dalla crisi degli istituti democratici e di rappresentanza segnalata dalla sempre minore partecipazione politica della cittadinanza al voto e non solo.

- Una crisi a cui la classe dirigente europea pensa di far fronte con una riconversione dell'economia in economia di guerra tramite un enorme stanziamento di 800 miliardi di euro destinati non allo Stato sociale, non all'istruzione, non alla sanità, non alle politiche del lavoro ma al riarmo e alla spesa militare.

    2 - In Italia un governo di estrema destra guidato da un'esponente politica proveniente dal partito, il MSI, erede della repubblica di Salò, colloca internazionalmente il nostro Paese e la nostra democrazia al fianco dell'estrema destra globale (da Trump a Orban passando per Vox in Spagna o Marine Le Pen in Francia) e si propone di stravolgere la Costituzione nata dalla Resistenza deformandola con il  premierato e l'autonomia differenziata.

Un governo che sul piano economico-sociale trasferisce risorse verso le classi ricche e agiate, impoverendo sempre più lavoro e ceti popolari. Taglia finanziamenti a sanità, scuola, università, infrastrutture pubbliche. E nello stesso tempo obbedisce a Trump che pretende l'aumento delle spese militari.

Un governo che attraverso il decreto sicurezza si propone di reprimere il dissenso, criminalizzare il conflitto sociale, punire con il carcere i giovani, i lavoratori, le donne che manifestano contro condizioni di vita sempre più insostenibili.

Un governo che, nascosto dietro l'etichetta delle “politiche per la famiglia”, sostiene e promuove la discriminazione tanto di genere quanto nei confronti delle comunità LGBTQ+.

Un governo che svuota gli istituti della democrazia costituzionale pretendendo di violare i dettami della Costituzione in ragione di un presunto consenso popolare che tutto renderebbe lecito. 

    Invece il nostro ordinamento, proprio perché antifascista, prevede l'esercizio legittimo e democratico del potere “entro i limiti e le forme” previste dalla Costituzione stessa. Quei limiti e quelle forme che il governo vorrebbe sovvertire ponendo in discussione l'indipendenza e l'autonomia della magistratura attraverso la riforma presentata in Parlamento.

    Ottanta anni dopo l'ANPI è ancora qui, forte e numerosa di centinaia di migliaia di iscritti ed iscritte in tutta Italia. Lo vollero le partigiane e i partigiani quando decisero di aprire l'associazione a tutte e tutti le antifasciste e gli antifascisti. Lo vollero per dare continuità a quella gloriosa storia che, proveniendo da lontano, dalla gloriosa Repubblica Romana, le lotte risorgimentali, le lotte per la libertà e la giustizia sociale contadine ed operaie, le battaglie per la difesa delle conquiste contro lo squadrismo fascista e lo stato monarchico che lo appoggiava, l'antifascismo che operò nella clandestinità e nelle galere della dittatura e la Lotta di Liberazione che prese forma qui a Roma l'8 settembre 1943 e uscì vittoriosa con la primavera di Liberazione del 1945. Noi siamo qui oggi grazie a loro. E pur sentendo tutto il peso di quella straordinaria eredità faremo di tutto per esserne degni. Difendendo la Costituzione, la democrazia ed i principi di Libertà e Giustizia sociale che guidarono le figlie ed i figli migliori d'Italia sulle montagne, nelle strade di città, nelle pianure alla lotta contro il nazifascismo.

W la Resistenza, W il 25 aprile, W la Repubblica, W la Costituzione antifascista.


Resistenza, Pace, Libertà, Costituzione. Per un 25 aprile unitario e plurale. Corteo da Largo Bompiani a Parco Schuster






 







Per un 25 aprile unitario e plurale

Quest'anno cade l'ottantesimo anniversario della insurrezione partigiana, della Liberazione nazionale e della sconfitta definitiva del nazifascismo. Il 25 aprile 1945 è il giorno in cui il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI) proclamò l'insurrezione generale in tutti i territori ancora occupati dai nazifascisti, indicando a tutte le forze partigiane attive nel Nord Italia, facenti parte del Corpo Volontari della Libertà, di attaccare i presìdi fascisti e tedeschi, imponendo la resa, giorni prima dell'arrivo delle truppe alleate. «Arrendersi o perire!» fu l'intimazione che i partigiani quel giorno diedero ai nazifascisti ancora in armi. Entro i primissimi giorni di maggio tutta l'Italia fu liberata mettendo fine all'occupazione nazista, a vent'anni di durissima dittatura fascista e alla guerra; la data del 25 aprile simbolicamente rappresenta il culmine della fase militare della Resistenza e l'avvio effettivo di una fase di governo da parte dei suoi rappresentanti, che porterà prima al referendum del 2 giugno 1946 per la scelta fra monarchia e repubblica, poi alla nascita della Repubblica Italiana secondo i dettami della Costituzione democratica e antifascista.

Quest'anno il 25 aprile cade in un momento storico di profonda crisi internazionale capace di produrre da un lato il ritorno della guerra come stato costante e de facto del sistema globale e dall'altro la messa in discussione (fino alla loro stessa contestazione di legittimità) dei principali istituti di governo e di azione globale come l'ONU, la Corte Penale Internazionale o l'UNRWA (Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei profughi palestinesi in Medio Oriente).

È in questo contesto e per queste ragioni che l'ANPI promuove la grande manifestazione del 25 Aprile prossimo richiamando la centralità della Costituzione nata dalla Resistenza come lettura critica e indirizzo di azione nel presente. 

I temi posti al centro della manifestazione e del dibattito pubblico richiameranno:

1) il ripudio e la mobilitazione contro le guerre (da quella russo-ucraina nel cuore d'Europa a quella in medio-oriente che si traduce nel massacro sistematico del popolo palestinese e nella occupazione illegale della Palestina).

2) Il rifiuto della transizione verso una economia di guerra, promossa dalle classi dirigenti europee, centrata su ingenti investimenti nel comparto militare; sulla riconversione bellica delle produzioni e del lavoro; sull'ulteriore smantellamento della spesa sociale e delle politiche di Welfare.

3) Il rifiuto di un nuovo ordine europeo centrato su un asse franco-tedesco organizzato attorno alla disponibilità atomica di Parigi ed al riarmo di Berlino.

4) La proposta di un grande piano europeo di rilancio degli investimenti pubblici su lavoro, istruzione, sanità, casa, trasporti, accoglienza dei popoli migranti.

5) L'opposizione alle ipotesi di deformazione della Costituzione repubblicana proposte dal governo in ordine: alla trasformazione in senso presidenziale (o di "premierato forte") del nostro ordinamento; allo stravolgimento del rapporto di indipendenza del potere giuridico da quello politico; alla costruzione di sistemi di controllo e repressione del dissenso e del conflitto democratico presentati all'interno del cosiddetto "decreto sicurezza"; all'introduzione della c.d. "autonomia differenziata" che pur depotenziata dalla Corte Costituzionale, tende alla disgregazione della Repubblica e ad una "secessione" delle regioni più ricche.

Nel contempo non dimenticheremo che il 25 aprile è una Festa Nazionale, festa di tutto il popolo italiano e non solo, richiamo ai valori della Libertà, della Democrazia, della Giustizia Sociale e della Pace anche per quei popoli che in questo periodo soffrono le atrocità delle guerre, delle occupazioni straniere, delle dittature e degli autoritarismi.

Questa festa inizierà con l'omaggio ai Martiri delle Fosse Ardeatine. Da Largo Bompiani, dove è sito il monumento ai Valori futuribili della Resistenza, partirà il corteo che attraverserà quei quartieri popolari che vissero i primi eroici momenti della Resistenza romana, per arrivare a Parco Schuster, (vicino all’abbazia di San Paolo fuori le Mura dove nella notte fra il 3 e il 4 febbraio 1944, la polizia fascista, sotto il comando delle SS, fece irruzione arrestando tutte le persone che vi erano rifugiate, molte delle quali indossavano l’abito religioso) luogo in cui si terranno i comizi e, fin dalla mattina i momenti culturali e artistici con musiche e letture. Questa sarà una grande mattinata di festa, convivialità e condivisione che si concluderà con la Marcia della Liberazione che ci porterà a Porta San Paolo per rendere omaggio ai partigiani e alle partigiane presso il Memoriale della Resistenza.

VIVA LE PARTIGIANE, VIVA I PARTIGIANI, ORA E SEMPRE RESISTENZA!

Associazione Nazionale Partigiani d’Italia – Comitato Provinciale di Roma



Video sul canale Youtube dell'ANPI provinciale di Roma:

La playlist "25 aprile 2025"

23 aprile 2025

23 aprile 1945: comincia l'insurrezione di Genova


L'importanza delle infrastrutture marittime e portuali di Genova, snodo nevralgico delle infrastrutture viarie e ferroviarie che lungo la dorsale tirrenica mettono in collegamento l'Italia centro-meridionale con quella settentrionale, aveva spinto le truppe di occupazione tedesca a fare della città una piazzaforte interamente militarizzata, specialmente alla luce dei timori per un possibile sbarco alleato nella zona. Il movimento partigiano, di cui erano espressione i GAP cittadini e le brigate di montagna operanti nell'entroterra montuoso, subì nei mesi che vanno dal settembre 1943 all'aprile 1945 una spietata e ferocissima repressione per mano dei tedeschi e delle formazioni collaborazioniste della Repubblica di Salò, tra le quali si distinse per crudeltà il reparto della Xª Flottiglia MAS; gli eccidi di antifascisti e partigiani, così come le massicce deportazioni degli operai in sciopero, non valsero tuttavia ad annientare la resistenza genovese. In vista dell'insurrezione venne istituito nel febbraio 1945 il Comando piazza, il quale decretò la confluenza di tutte le formazioni armate operanti in città nel dispositivo delle SAP (Squadre di Azione Patriottica).

Quando i primi convogli tedeschi iniziarono a ritirarsi verso nord, il CLN cittadino, riunito in seduta permanente nella notte tra il 23 e il 24 aprile, decise di porre in atto il piano d'insurrezione precedentemente concordato con gli Alleati attraverso i rappresentanti delle missioni alleate britannica e statunitense presenti nella zona sin dal gennaio 1945, il cosiddetto "Piano A": esso prevedeva che le brigate di montagna avrebbero precluso a tedeschi e fascisti in ritirata le vie di fuga verso la Pianura Padana, mentre le SAP avrebbero provveduto a contrastare le sacche di resistenza nel centro urbano, disarmare le formazioni armate nemiche e impedire il sabotaggio delle principali infrastrutture cittadine, in primis quelle del porto. Nei quartieri operai del Ponente, tuttavia, gli operai delle fabbriche avevano già dato avvio ai primi scontri senza attendere l'ordine del CLN. L'azione comportava un rischio particolarmente alto, dal momento che le forze d'occupazione tedesche erano superiori in rapporto di 7 a 1 rispetto alle formazioni partigiane e disponevano di artiglieria pesante e mezzi corazzati, ma si rivelò un successo: l'interruzione di tutte le vie di comunicazione viarie e telefoniche costrinse il generale Günther Meinhold, comandante della piazza di Genova, a cercare un accordo con il CLN genovese. 

Il pomeriggio del 25 aprile, mentre nel resto dell'Italia occupata divampava l'insurrezione generale e in città proseguivano furiosi i combattimenti, Meinhold firmò l'atto di resa dei 9000 uomini al suo comando al cospetto dell'operaio comunista Remo Scappini, presidente del CLN ligure, nei locali di Villa Migone, residenza dell'arcivescovo di Genova, il cardinale Pietro Boetto. Quando, due giorni dopo, le armate alleate entrarono a Genova, si trovarono di fronte a una città in cui i servizi essenziali e l'ordine pubblico erano direttamente amministrati dalle autorità nominate dal CLN: il piano tedesco di distruggere il porto era stato sventato e la città era scampata a un'immane distruzione, al punto che gli Alleati ebbero a definire l'intera operazione partigiana «A wonderful job», un ottimo lavoro.

21 aprile 2025

La morte di Papa Francesco è un duro colpo per l'umanità intera




 Papa Francesco sarai sempre con noi!               Il Papa del popolo ha dedicato la sua vita a coloro che sono scartati, dimenticati, oppressi, a coloro che migrano  per avere un futuro. Il primo a cogliere che si era di fronte ad una guerra mondiale a pezzi, e si è appellato  a tutte le parti belligeranti chiedendo il  cessate il fuoco, la liberazione di ostaggi e prigionieri e  per prestare aiuto a tutti coloro  che hanno fame e che aspirano ad un futuro di pace. 

Ieri sofferente in Piazza San Pietro è stato letto quello che può  considerato il suo testamento spirituale e con grande fatica e amore ha dato la sua ultima benedizione Urbi et Orbi.

20 aprile 2025

20 aprile 1945: ha inizio l'Operazione Herring

Nel tardo pomeriggio del 20 aprile 1945, 14 aerei da trasporto truppe Douglas C-47 Dakota decollarono dall'aeroporto di Rosignano, in provincia di Livorno, diretti verso le immediate retrovie della Linea Gotica: a bordo, 226 paracadutisti italiani appartenenti al 183° Reggimento paracadutisti "Nembo" e del 1° Squadrone da Ricognizione "Folgore", unità dell'Esercito Cobelligerante Italiano dipendenti dal XIII Corpo d'Armata britannico e al comando del capitano Carlo Francesco Gay e del tenente Guerrino Venier. 

Seppur sparpagliati entro un'area ben più vasta della zona di lancio inizialmente prevista a causa del furioso fuoco della contraerea tedesca e dell'inesperienza dei piloti statunitensi e costretti a lanciarsi ad un'altitudine ridottissima, i paracadutisti italiani gettarono scompiglio tra le truppe tedesche e repubblichine, portando a compimento importanti operazioni di guerriglia e sabotaggio oltre le linee nemiche in stretta collaborazione con le formazioni partigiane locali. In tre giorni di violentissimi combattimenti, tra i quali quello avvenuto a Ca' Brusada, nel territorio di Poggio Rusco, in cui caddero 14 militari, i paracadutisti italiani fecero 2000 prigionieri, attaccarono autocolonne tedesche in ritirata, distrussero 77 linee telefoniche e 44 mezzi corazzati nemici, conquistando inoltre 3 ponti di vitale importanza per l'avanzata delle armate alleate.

L'Operazione "Herring" costò alle forze cobelligeranti italiane 21 caduti, 14 feriti e 10 dispersi e rappresentò l'unico lancio in zona di guerra compiuto da formazioni aviotrasportate italiane durante la Seconda guerra mondiale, nonché l'ultimo in assoluto mai realizzato nel medesimo conflitto.

20 aprile 1944: i GAP coprono l'assalto ai forni di alcuni donne dei quartieri Prati e Trionfale

Il 1° aprile 1944, la razione giornaliera di pane per gli abitanti di Roma venne ridotta ad appena 100 grammi. Lo stesso giorno, alcune donne misero in atto una protesta di fronte al forno Tosti, nel quartiere Appio: sarà solo la prima di una lunga serie di manifestazioni che spesso sfoceranno in veri e propri assalti ai forni, compiuti anche grazie alla protezione di nuclei di partigiane e partigiani.

Uno degli episodi più eclatanti si verifica il successivo 20 aprile, quando le donne di Prati e del Trionfale danno l'assalto ai forni di Via Candia, Via Andrea Doria, Viale Giulio Cesare e Via Leone IV con la copertura di un nucleo di gappisti.

Nella lotta per il pane protagoniste assolute furono le donne: nella Roma occupata, dove la maggior parte degli uomini adulti viveva nascosta per timore di retate, rastrellamenti e deportazioni, a loro spettava il compito di provvedere ogni giorno al sostentamento delle proprie famiglie.

17 aprile 2025

17 aprile 2025: Corteo in memoria del rastrellamento del Quadraro, promosso dalle sezioni ANPI del V e del VII Municipio

17 aprile 2025: Corteo in memoria del rastrellamento del Quadraro, promosso dalle sezioni ANPI del V e del VII Municipio per il III anno consecutivo.



Il rastrellamento del Quadraro fu il più imponente di quelli che subì Roma; non rientrò nel quadro previsto dalle Forze Armate per procacciarsi mano d’opera. Fu un’operazione diretta della polizia nazista responsabile della sicurezza di Roma, la quale vedeva nel Quadraro - "il rifugio di tutti gli elementi contrari, degli informatori, dei partigiani, dei comunisti, di tutti coloro che essa combatteva. Il comando della città era dell’opinione, più volte manifestata, che quando qualcuno non riusciva a trovare rifugio o accoglienza in conventi o al Vaticano, si infilava al Quadraro, dove spariva. Voleva finirla una buona volta con quel "nido di vespe”-. Queste sono le parole dell’allora console generale tedesco a Roma Friedrich Eitel Moellhausen.
Il rastrellamento del Quadraro determinò dapprima la cattura di circa 2.000 uomini compresi tra i 15 e i 55 anni e poi la deportazione di 947 persone.















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