17 aprile 2025

17 aprile 1944: il rastrellamento del Quadraro


     

Intorno alle 4 del mattino di lunedì 17 aprile 1944, unità delle SS e della Gestapo al comando del colonnello Herbert Kappler diedero avvio al piano per la deportazione dell'intera popolazione maschile del Quadraro, nome in codice "Operazione Balena" (Unternehmen Walfisch) circondando il quartiere e bloccando le vie di accesso. Procedettero poi al rastrellamento casa per casa degli uomini abili al lavoro.
    Da mesi, ormai, l'intensa attività di guerriglia urbana e sabotaggio portata avanti  dalle squadre partigiane della borgata con il decisivo supporto della popolazione locale stava dando filo da torcere agli occupanti tedeschi e ai collaborazionisti fascisti, tanto che da mesi non osavano avventurarsi nelle strade del quartiere. 
    Il 31 marzo, un provvedimento particolarmente restrittivo aveva imposto agli abitanti del Quarticciolo, del Quadraro, di Torpignattara e di Centocelle il coprifuoco alle ore 16: il comando tedesco voleva in tal modo garantirsi piena libertà di movimento nel quadrante sud-orientale della capitale, nelle immediate retrovie del fronte, in un momento in cui l'avanzata alleata si faceva sempre più pressante. Il 10 aprile 1944, inoltre, i partigiani socialisti di Giuseppe Albano, detto "il gobbo del Quarticciolo", avevano assalito tre soldati tedeschi in un'osteria sulla Tuscolana, uccidendoli. Il "nido di vespe" del Quadraro andava definitivamente soppresso.
I quasi 2000 rastrellati, ammassati come bestie nel cinema Quadraro, furono poi portati a Cinecittà e lì, dopo una selezione in cui alcuni furono scartati in quanto inabili al lavoro, suddivisi in quattro gruppi: trasferiti a Grottarossa, vennero infine caricati su un treno diretto al campo di transito di Fossoli. Da lì raggiunsero i campi di concentramento in Germania e in Polonia, dove furono costretti al lavoro coatto per sostenere lo sforzo bellico del Reich. In molti morirono di fame e di stenti per via delle durissime condizioni di lavoro.
Dei quasi mille deportati, poco più della metà fece ritorno alle proprie case.

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