23 settembre 2025

23 settembre 1943: l'eccidio di Cefalonia

La sera dell'8 settembre 1943, l'intercettazione di una trasmissione della BBC informa gli 11.500 soldati e ufficiali della Divisione "Acqui", di stanza sull'isola greca di Cefalonia, nel Mar Ionio, della stipula dell'armistizio tra il governo italiano e i comandi militari alleati del Mediterraneo. Quando iniziano a giungere le prime notizie relative al disarmo e alla deportazione in Germania dei reparti dell'esercito di occupazione italiano, il generale Gandin, comandante della "Acqui", cerca di guadagnare tempo per poter trattare il rimpatrio dei suoi soldati con il tenente colonnello Barge, comandante della guarnigione tedesca di stanza sull'isola, prospettiva che si rivelerà ben presto irrealizzabile. Frattanto alcuni soldati scelgono di cedere le armi e arrendersi, mentre alcuni ufficiali - tra cui i capitani Renzo Apollonio e Amos Pampaloni - scelgono di resistere ai tentativi di disarmo. 

Il 13 settembre, dopo che il giorno precedente alcuni artiglieri di una batteria costiera erano stati presi prigionieri dai tedeschi, che già stavano tentando uno sbarco nella zona di Argostoli, si avvia una consultazione tra tutti i soldati e gli ufficiali della "Acqui", i quali scelgono a maggioranza di non arrendersi. Sebbene sussistano alcuni dubbi sulla reale storicità di questa votazione, il giorno stesso arriva dai comandi italiani l'ordine di combattere.

La battaglia inizia il 15 settembre e durerà per un'intera settimana, sino al successivo 22 settembre: nonostante la schiacciante superiorità numerica, la ritirata dei reparti italiani dallo strategico promontorio di Kardakata verso l'interno dell'isola favorirà le truppe tedesche della 104. Jäger-Division, cui si uniranno i reparti da montagna della 1. Gebirgs-Division, al comando del generale Lanz. Le truppe tedesche hanno ricevuto direttamente da Hitler l'ordine di non fare prigionieri: i soldati italiani che si arrendono vengono fucilati sul posto. 

Il 23 settembre, all'indomani della resa, iniziano le fucilazioni di massa: il generale Gandin, dopo un processo sommario, è ucciso il 24 settembre assieme ai suoi ufficiali nel cortile della famigerata Casetta Rossa, presso Capo San Teodoro, mentre anche nella vicina Corfù i soldati italiani cadono vittime dei plotoni di esecuzione tedeschi. I soldati superstiti, imbarcati su navi appena in grado di galleggiare e cariche sino all'inverosimile, annegheranno in gran parte a seguito del loro affondamento; i restanti 6500 verranno trasportati nei campi di detenzione in Germania, da dove in molti non faranno ritorno.

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