05 settembre 2011

8 Settembre. Iniziativa ANPI a Velletri: presentazione libro “Gli internati militari italiani”


Celebrare i 150 anni del’Unità di Italia, può essere anche un occasione per ricordare i momenti più drammatici e le pagine di storia che per ragioni diverse si sono più o meno consapevolmente cancellate o comunque non sono state adeguatamente affrontate nella coscienza collettiva. Tra queste, l’8 settembre 1943, che non fu un mercoledì come tanti altri e dal quale forse ancora oggi dipende parte della nostra storia. Alle ore 19.45 il Gen. Badoglio annuncia l’armistizio con gli Alleati. Poche ore e per le Forze Armate e migliaia di soldati italiani, abbandonati a se stessi, il dramma si trasforma in tragedia e diventa di colpo il momento più tragico dall’inizio della guerra. La corona di Casa Savoia, emblema dell’Unità Nazionale, si dilegua e lascia un intero Paese da Sud a Nord nel caos.
Pochissimi numeri bastano per dare la dimensione della tragedia: 1.090.000 militari uomini in Italia: 10 Div al Nord; 7 al Centro; 4 al Sud e 4 in Sardegna di colpo senza direttive dello Stato Maggiore; 230.000 in Francia e Corsica; 300.000 in Slovenia, Dalmazia, Croazia, Montenegro, Bocche di Cattaro; 100.000 in Albania; 260.000 in Grecia e Mar Egeo, tagliati fuori da ogni collegamento. In totale 2 milioni di uomini male armati, inefficienti, privi di mezzi corazzati contro 800.000 unità tedesche perfettamente equipaggiate attrezzate e addestrate si trovano letteralmente allo sbando. La Divisione Acqui a Cefalonia, che sceglie la lotta, in poche settimane viene letteralmente annientata con oltre 9000 uomini sono trucidati dalla Werhmact. Il 7 novembre, dopo due mesi nel Rapporto del Capo di Stato Maggiore della Werhmacht a Hitler si conferma che sono stati catturati e disarmati 1 milione di uomini, 60.000 ufficiali, conquistato il 70% della flotta aerea italiana, nonché migliaia di tonnellate di armamenti e munizioni. La Marina militare, la più efficiente tra le tre armi, in parte sarà affondata dai tedeschi, in parte si consegna alle forze alleate e in parte, in porti neutrali, attenderà la fine del conflitto per tornare in patria. Il fallimento di una classe dirigente costa la vita a migliaia di uomini in armi e lascia la popolazione civile per la prima volta pienamente esposta agli eventi bellici. In questo contesto inizia la storia, ancora oggi scarsamente conosciuta, degli IMI, Italiani Militari Internati. Oltre 700.000 uomini impiegati come forza lavoro nell’industria bellica, nelle miniere, nell’edilizia e nel settore alimentare che come schiavi serviranno il III° Reich, senza il riconoscimento dello status di prigionieri di guerra, perché considerati rappresentanti di un Popolo che con l’armistizio aveva tradito. Di questi tra i 30.000 e i 50.000 moriranno prima della liberazione, i superstiti torneranno in patria tra l’estate del 1945 e i primi mesi del 1946. Giovedì 8 settembre 2011, dopo 68 anni assieme a Marco Avagliano autore del Libro “Gli Internati Militari Italiani” cercheremo di aprire questa pagina di storia che coinvolse centinaia di migliaia di uomini e che a buon ragione fu definita, solo successivamente, un vero e proprio atto di Resistenza. Appuntamento quindi a Giovedì 8 settembre alle ore 18.30 presso l’Aula Magna del CRA-Enologia, in Via Cantina Sperimentale 1 a Velletri. Anpi Velletri

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