La Sezione Anpi 'Martiri di Valle Aurelia' vi invita alla posa della “pietra d’inciampo” alla
Memoria del partigiano Alberto Di
Giacomo nei pressi della sua abitazione dinnanzi all’ex Casa del Popolo in via
di Valle Aurelia 37 A, lunedì 13 gennaio 2014 alle ore 10.
Saranno presenti i familiari di Alberto Di Giacomo e l'autore delle pietre Gunter Demnig.
La Sezione Anpi
'Martiri di Valle Aurelia partecipa alla quinta edizione di Memorie
d’inciampo per tenere viva, alla luce dei valori democratici ed antifascisti
della nostra Carta Costituzionale, la memoria di quanti agirono concretamente
per la rinascita democratica del nostro Paese prendendo parte attiva alla
Resistenza che si sviluppò, in Italia a partire dall’8 settembre del 1943 sino
al 25 Aprile del 1945 come il fornaciaio Alberto
Di Giacomo, ardito del popolo, antifascista, detenuto e confinato durante
il ventennio, partigiano fino all’arresto, alla deportazione, alla morte.
Di Giacomo è il sesto
martire di Valle Aurelia.
La Sezione ha
organizzato l’evento pubblico assieme all’ANED (Associazione Nazionale ex
Deportati), all’ANEI (Associazione Nazionale ex Internati), alla Federazione
delle Amicizie Ebraico Cristiane Italiane, alla Fondazione CEDEC (Centro di
Documentazione Ebraica Contemporanea), al Museo Storico della Liberazione di
Via Tasso, all’Irsifar (Istituto romano per la storia d’Italia dal fascismo
alla Resistenza) sotto l’Alto Patronato del Presidente della
Repubblica.All’evento sarà presente l’artista austriaco Gunter Demnig, autore
del progetto “Stolpersteine” che dal 1993 ha installato in vari Paesi
europei centinaia di pietre d’inciampo in memoria delle vittime del nazismo.
Di Giacomo, detenuto
nel Carcere di Regina Coeli, il 4 Gennaio del 1944, venne prelevato - insieme
ad altri 291 detenuti - e trasportato alla Stazione Tiburtina dove i 292
detenuti furono caricati su di un convoglio ferroviario. Il treno – composto di
10 carri ferroviari – iniziò un viaggio durato nove giorni, con una sola sosta
nel Campo di concentramento di Dachau e destinazione finale il Campo di
sterminio di Mauthausen, dove Di Giacomo giunse il 13 Gennaio 1944 e venne
immatricolato con il numero 42101. insieme con altri 256 deportati.
Risulta deceduto il 15.09.1944 ad Hartheim. una dipendenza del Campo principale di
Mauthausen.
Sezione ANPI “Martiri di Valle
Aurelia” viale di Valle Aurelia 92 Roma
Approfondimento su Alberto Di Giacomo
Di Giacomo nacque nel 1886 ed il suo fascicolo, conservato nel Casellario
Politico Centrale presso l’Archivio centrale dello Stato, recante sulla
copertina in colore rosso il timbro “Attentatore”, testimonia di una precoce militanza sindacale ed anarchica ,
sanzionata da numerosi arresti, il primo dei quali nel 1907, per manifestazioni
sovversive. Tra il 1911 e il 1920 Di Giacomo fu consigliere della lega dei
fornaciai, rappresentandone la parte più
intransigente nelle lotte rivendicative. Nel primo dopoguerra proprio a
Trionfale ebbe uno dei suoi punti di
forza il movimento degli Arditi del Popolo, raccolto intorno a Vincenzo
“Cencio” Baldazzi, ex combattente, che degli Arditi fu esponente molto
autorevole, per l’esattezza fu eletto
responsabile amministrativo degli Arditi nel loro Congresso nazionale a
Roma nel luglio 1921 . Da testimonianze sull’attività di Baldazzi, sappiamo che
Di Giacomo fu tra i fornaciai, che nel novembre 1921 parteciparono con gli
Arditi del Popolo ai duri scontri con i fascisti, venuti a Roma a celebrare il
primo congresso dei Fasci Combattenti. Un anno dopo anche gli squadristi della marcia
su Roma incontrarono una forte
resistenza a Trionfale, della quale i
fornaciai della Valle dell’inferno furono tra i protagonisti, come è ricordato
da numerose testimonianze. Con il fascismo al potere Di Giacomo continuò ad
opporsi ed a subirne le conseguenze: arresti preventivi, carcere, confino a
Lipari nel 1931 per un anno fino all’amnistia per il decennale della marcia su
Roma. Nel 1933 un rapporto di polizia del Commissariato Trionfale lo definì
“uno dei più pericolosi anarchici della Capitale” da rimandare al confino, perché difficile da
sorvegliare. Ma Di Giacomo rimase a Roma, sempre oggetto di stretta
sorveglianza poliziesca, che comportava il suo arresto preventivo in occasione
di manifestazioni e festività fasciste, che
registrava la sua presenza a funerali di militanti anarchici , considerati
come potenziali manifestazioni sediziose. Il duro lavoro della fornace si
interruppe definitivamente per Di Giacomo, quando subito dopo l’entrata in
guerra dell’Italia, fu inserito nell’elenco nazionale dei sovversivi pericolosi
da internare a scopo preventivo in campi di lavoro. Il 30 luglio 1940 Di
Giacomo fu inviato al confino a Ventotene. Del suo internamento compaiono nel
fascicolo regolari rapporti. Dopo il 25 luglio 1943 ritornò a Roma nella
seconda metà di agosto presumibilmente con l’ultimo contingente di internati,
date le direttive poliziesche di rinviare il più possibile il rilascio degli
internati anarchici e comunisti. Solo pochi giorni dopo ci fu l’armistizio ed i successivi scontri con i tedeschi segnarono l’inizio
della lotta di Resistenza: Di Giacomo, secondo i ricordi della nipote Paolina,
figlia del fratello Tancredi, si diede
subito alla clandestinità, dopo aver ripreso i contatti con i compagni di
Trionfale come Cencio Baldazzi, divenuto militante di Giustizia e Libertà, e
con i comunisti della Valle
dell’Inferno. Di Giacomo dalla modesta stanza in subaffitto di di via Candia si
trasferì nell’abitazione dei familiari, a via dei Laterizi, nella Valle
dell’Inferno. Dell’attività partigiana
di Di Giacomo non sappiamo niente di preciso, anzi a lui vengono attribuite due
diverse appartenenze organizzative: il
sito web dell’Archivio Anarchico Nazionale e gli elenchi dei partigiani
combattenti riconosciuti lo dicono
appartenente a “Giustizia e Libertà”, lo schedario dell’ANPI di Roma e
Antonello Trombadori nei “Quaderni della Resistenza laziale” lo dicono
appartenente al Partito Comunista. Arrestato il 19 dicembre 1943 da agenti di polizia di Trionfale, entra a
Regina Coeli il giorno dopo, per
disposizione.
dell’Ufficio Politico della Questura.
Detenuto nel Carcere di Regina Coeli, il 4 Gennaio del
1944, venne prelevato - insieme ad altri 291 detenuti - e trasportato alla
Stazione Tiburtina dove i 292 detenuti furono caricati su di un convoglio
ferroviario. Il treno – composto di 10 carri ferroviari – iniziò un viaggio
durato nove giorni, con una sola sosta nel Campo di concentramento di Dachau e
destinazione finale il Campo di sterminio di Mauthausen,
Al riguardo del treno
in un Fonogramma della Questura di Roma, inviato il 5 Gennaio ’44, al Comando
delle Forze di Polizia ed alla Direzione Generale di Pubblica Sicurezza del
Ministero dell'Interno:
“Alle ore 20,40 di
ieri dallo Scalo Tiburtino è partito treno numero 64155 diretto a Innsbruck con
a bordo n. 292 individui, rastrellati tra elementi indesiderabili, i quali,
ripartiti in dieci vetture, sono stati muniti di viveri per sette giorni. Il
treno sarà scortato fino al Brennero da 20 Agenti di Pubblica Sicurezza ed a
destinazione da un Maresciallo e 4 militari della Polizia Germanica. Durante le
ultime 24 ore sono stati rastrellate dalla locale Questura, a scopo preventivo,
n. 162 persone.”.
Di Giacomo giunse il 13 Gennaio 1944 e venne
immatricolato con il numero 42101. insieme con altri 256 deportati. Risulta deceduto
il 15.09.1944 ad Hartheim. una dipendenza del
Campo principale di Mauthausen,
Note tratte da:
“Valle dell’Inferno
Valle Aurelia Antifascismo e Resistenza”
di Donatella Panzieri per l’Associazione culturale Le Fornaci e la Provincia di Roma, 2005 Roma.
Archivio dell’ANED